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venerdì 28 maggio 2010

UN MONDO MUTO

Presi la sua mano e la leccai con la mia lingua avida di sapori nuovi,
attraversai il suo corpo con uno sguardo sino a trovare le risposte che cercavo,
toccai le sue ginocchia per sentire le forme dei sui pensieri,
annusai i suoi capelli perché il loro odore entrasse dentro di me.
Non parlai.
Non parlammo.
Perché il mondo è muto.
Ma, poi a cosa servono le parole?
Non saprei.
A spiegare, solo a spiegare.
Rotolammo insieme in uno stagno di emozioni, ci contorcemmo sino a cercare la posizione giusta.
Le dita intrecciate una dentro l’altra ed un respiro.
Un solo affanno emotivo…

Ma i nostri sospiri lentamente si affievolirono in una semplice cronaca lineare:
“Mi sembra, infatti, doveroso dire che non era amore nè tanto meno sesso, era perlustrare un’ idea;
ovviamente la mia!”
Volevo a tutti i costi che quell’immagine fosse il più possibile reale.
All’improvviso sentii il rumore del suo cuore.
Allora esistiva, veramente!
Non era un appendice di me.

Aiuto…aiutooooooooooo!!!

Che fare?
Finire, aspettare, interrompere?
Grazie al cielo squillò il telefono.
Mi ricordai che c’è sempre una soluzione quando vuoi scappare, basta afferarla.
“Pronto, pronto… no…no, non disturbi affatto!”
E bla, bla, bla…

Mi rifugiai in un mare di parole.

di
Andrea Alessio Cavarretta (IppoKiro)