MENU

K-HOME | KIROLANDIA | KIRI | REGOLAMENTO | CONTATTI  | corrente culturale | fridaartes | privacy e cookie | disclaimer
Kirosegnaliamo | Kiroalmanacco | Kirosegnaliamo
K-NEWS | PALCOSCENICO | MUSICA | ARTE | CINEMA | LIBRI | COSTUME/SOCIETA' | SCIENZE/NATURA |FOTO | DISEGNI/PITTURE | RACCONTI | POESIE | VIDEO
IppoKiro PutzoKiro MayaKira ManuKira AttiroKira MireKira VeraKira CeresKira VolpocaKiro Krouge

martedì 27 luglio 2010

ASPETTATIVE INESPRESSE



Sappiamo comunicare ciò che desideriamo?



Può sembrare una domanda sciocca, ma spesso diamo per scontato che ciò che abbiamo nella nostra mente, si trasferisca automaticamente nella mente di chi ci sta intorno, per capire e condividere totalmente i nostri vissuti e stati d’animo.
Non parlo del fatto che ognuno di noi ha una mente con pensieri propri che differiscono da quelli del mondo circostante; parlo delle aspettative inespresse che ognuno di noi nutre dentro di sé e che vanno incontro alla frustrazione nell’impatto con il mondo esterno.
A mio avviso, la maggior parte delle delusioni, delle incomprensioni e delle liti che si verificano nelle relazioni umane, dipendono dalle nostre aspettative inespresse.
È quello che si verifica tra una coppia, quando non si dice al partner che ci si aspetterebbe più sostegno affettivo, piuttosto che più aiuto pratico in casa o una maggiore espressione delle proprie emozioni; ma si prova un senso di delusione se non si ha riscontro di queste cose nella vita quotidiana.
Oppure in ufficio quando si pensa di meritare un avanzamento di carriera, un aumento, un riconoscimento verbale, una pacca sulla spalla, un nuovo pc… ma non se ne fa menzione al proprio responsabile e ci si ritrova a sparlarne in bagno o alla pausa caffè con i colleghi perché è un incompetente, non conosce i sui dipendenti, non segue il lavoro, etc.
Capita anche tra amici, per una cena mancata, una telefonata non fatta, un invito non accettato; si può incorrere nell’essere il guastafeste o l’isolato di turno perché non si è condiviso un momento di difficoltà o una critica alle decisione della comitiva.
Ognuno di noi, inevitabilmente, ha un’idea di quelli che dovrebbero essere i comportamenti delle persone che ci circondano, sia per come ci aspettiamo si verifichino, sia per come ci comporteremmo noi nella medesima situazione.
Con il tempo impariamo a riconoscere determinate caratteristiche di chi ci sta vicino, quindi dovremmo essere più agevolati nel “prevedere” al meglio le mosse del nostro prossimo, ma in realtà la predisposizione umana a fare delle fantasie su quello che avverrà è molto più naturale e immediata di una calma razionalizzazione di come si potrebbero svolgere determinati eventi analizzando i dati.
Siamo molto più influenzati da quello che immaginiamo avverrà e da quello che desidereremmo succedesse, piuttosto che dalle nostre reali conoscenze sulla realtà che abbiamo a diposizione per fare i nostri pronostici quotidiani.
Stando così le cose, un modo per evitare continue e profonde “batoste”, potrebbe essere, abbandonare le arti magiche della predizione, a favore della comunicazione con chi ci sta di fronte.
Apriamo i nostri pensieri, le nostre fantasie, i nostri desideri, i nostri bisogni alle persone da cui ci aspettiamo che vengano accolti…naturalmente questo non ci assicurerà affatto l’immediata soddisfazione delle nostre volontà (il mondo infantile è superato da tempo), ma almeno avremo un confronto immediato e diretto con ciò che è realizzabile e ciò che non lo è, i motivi per cui quello che noi immagineremmo realizzabile potrebbe non esserlo e sicuramente una interazione più chiara e onesta con le persone intorno a noi che avranno modo a loro volta di aprire i loro pensieri verso di noi.
Anche ciò che sembra del tutto distaccato dalle nostre scelte, in qualche modo è una scelta; se decidiamo di non aprirci al prossimo nella convinzione che accadrà quello che noi immaginiamo anche se non lo esplicitiamo, ci mettiamo nella condizione non solo che quasi sicuramente non accadrà, ma anche che avremo scelto noi di non farlo accadere perché non abbiamo reso noto che lo desideravamo.

della  
dott.ssa Sabrina Ferrigno (KiroPsicoterapeuta Sabrina)