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martedì 10 agosto 2010

QUANDO LA MORTE DIVENTA FOLKLORE

 

Oggi fantasticavo sulle mie vacanze ma d’altronde
chi in questo periodo non sta sognando le tanto sospirate ferie?

Parlando con una mia amica le ho detto che come al solito sarei andata a rilassarmi nella mia amata Toscana. Quei luoghi mi hanno stregata non posso farci nulla. In particolare ho un folle amore per il Monte Amiata. Immergersi in quel meraviglioso bosco di faggi con il “rischio” di vedere un capriolo, uno scoiattolo o un cinghiale a circa mezzo metro di distanza per me è qualcosa di unico. Gli animali nel loro essere semplicemente sé stessi, liberi e selvaggi, sono uno spettacolo da non perdere. Insomma, mi basta poco per essere felice e divertirmi. Quando però la mia amica ha saputo che quest’anno avevo affittato una casetta in provincia di Siena è quasi saltata sulla sedia urlando “Ma che fortuna!! Puoi andare al palio”. Chi mi conosce immaginerà già la mia faccia sbigottita dopo la sua esclamazione, ma in fondo lei mi conosce pochissimo e non poteva sapere.
Sono sicura che non raccoglierò molti consensi riguardo questo argomento ma voglio dire la mia: “ODIO IL PALIO”. Che sia di Siena, o di qualsiasi altra città, se comporta la partecipazione forzata di animali per me è da boicottare, anzi se dipendesse da me sarebbe una manifestazione da abolire. Negli ultimi 30 anni solo per il palio di Siena sono morti circa 50 cavalli, quasi sempre feriti durante le gare e uccisi in seguito per mano dell’uomo lontano dagli occhi degli spettatori. Cosa dovrei trovarci di bello in una manifestazione che è solo teatro di morte e sofferenza?

D’accordo non metto in dubbio che i toscani siano affezionati alle loro tradizioni ma la morte può essere considerata una tradizione popolare?
Il giorno del palio l’atmosfera è magica, la città è gremita di gente che aspetta con ansia l’inizio della corsa, ma dietro una parvenza di festa si nasconde una gara pericolosa dove vengono impiegati cavalli veloci ma fragili e di conseguenza drogati con dei farmaci e dopati per migliorare le loro prestazioni. Il percorso, che deve essere concluso in un minuto, è pieno di curve strette e rischiose.
Ho ancora impresse nella mente le immagini del Palio dell’Assunta del 2004.
Un cavallo cade a terra, è stremato, esanime, ma la gara deve continuare, il palio non può fermarsi per un inutile animale che ormai servirà solo al boia di turno.
I fantini con i loro cavalli lo scavalcano, alcuni gli passano direttamente sopra e lo travolgono. Una scena agghiacciante, una tortura per i miei occhi e per quelli di chi ha a cuore gli animali e la vita in ogni sua forma, ma come si dice in questi casi “The show must go on”. Ad ogni modo il palio di Siena è solo una delle terribili e macabre manifestazioni che l’uomo ha inventato, ad esempio, solo per citarne una delle peggiori, come la corrida. Ovviamente anche qui i tori sono drogati, tenuti al buio e sottoposti a purghe. Gli vengono conficcati degli aghi enormi nella carne, vaselina negli occhi, stoppa nelle narici e trementina sulle zampe. Una volta che è stato tramortito dal matador, mentre esala i suoi ultimi respiri, gli vengono tagliate le orecchie e la coda come trofeo.
Non so se molti di voi conoscono Orvieto, una città davvero bella non c’è che dire, se non fosse per quel loro “vizietto” di infilare una palombella viva (ancora per poco aggiungerei) in un tubo di plexiglass e lanciarla lungo un filo tra lo scoppio di petardi. Beh, in fondo per festeggiare la Pentecoste bisognerà pur fare qualcosa no? E come non citare Santa Maria di Sala dove dei ragazzi della parrocchia (no comment) fanno a gara per staccare con le mani la testa ad un'oca che è stata appesa morta ad un filo. In un altro simpatico paese, Tonco, si gareggia a cavallo per decapitare a randellate un tacchino. La lista potrebbe proseguire all’infinito con buoi, asini e altri animali maltrattati per puro divertimento, ma mi fermo qui.
Come accennavo prima il divertimento è una cosa soggettiva ma quando questo mette a rischio la vita di un essere vivente non può più essere considerato tale. Non mi stancherò mai di ripeterlo, gli animali sono nati liberi e liberi devono rimanere fino alla fine dei loro giorni, una fine che non può essere dettata dagli esseri umani.

Citazione: “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali”
M. K. "Mahatma" Gandhi

di Valentina Saurini (NaturalKira)