Recensione dello spettacolo teatrale VINCENT di e con Leonardo Losavio, regia Roberto Galano
Ventidue Settembre Duemilatredici, TEATRO MILLELIRE – Roma
Nella grande curiosità si accende finalmente la luce su un bello spettacolo,
composto in una scenografia minimale costruita con semplici esili bianche
cornici tutte protese verso il profondo racconto della vita appassionata
dell’artista Vincent Van Gogh che l’attore e scrittore Leonardo Losavio narra con
potenza e chiarezza.
Il pittore olandese, ben descritto, lascia scoprire il suo complesso vivere,
il suo intimo disagio, la sua disperata ricerca del sé.
Attraverso una piece teatrale sapientemente articolata con continui cambi
di registro e ritmo, si snoda circa un’ora di bel monologo, animato da ricorrenti
intensi fittizi dialoghi, voci di dentro e da fuori, vicine, lontane che
parlano, che urlano, che sussurrano, che scherniscono, deridono e consigliano,
che giungono inaspettate e poi svaniscono.
L’ira spesso avvampa, potente, altre si sopisce placata dai sentimenti,
dagli amori travolgenti, dai fugaci incontri, tanti tentavi falliti, alcuni
riusciti, esperienze umane, di viaggio e la disperazione del vivere cresce
mentre matura l’arte.
La madre, il padre, i fratelli, le sorelle, gli amici, l’amico, il
fratello, le donne semplici, pure, le
meretrici dentro la sua folle creatività, tenuta, poi liberata, quindi
intrappolata ed infine rinchiusa lontana dal difficile mondo.
Uno ad uno sfilano i momenti della vita di Van Gogh ed intanto quelle
cornici bianche si riempiono, divengono quadri emblematici, uno ad uno si
raccontano attraverso i loro potenti colori, i loro soggetti, la loro complessa
identità.
L’interessante regia di Roberto Galano ricompone e rielabora il difficile
testo modulare in un'interpretazione dal complesso incastro in movimento con
picchi e discese, lente, veloci, continui passaggi, sempre accorta nel far
emergere chiaro il forte punto di vista autorale.
Così, tra quei contorni sapientemente arricchiti di significato, si svela il
personaggio di Vincent Van Gogh che, afferrato e tirato a sé, ancor prima del
suo nascere, il pubblico sospeso per l’intero spettacolo tra la commozione ed
il sorriso, a stento trattiene le lacrime quando dentro a quelle mani sporche
di colore assiste al suo piangere.
E mentre la mano macchiata del suo sangue segna un viso già sin troppo
segnato, la nascita e la morte si
confondono ancora come momenti estremi del vivere di Vincent, si mescolano sino
all’ultimo… sinché poi infine su quei colori la luce si spegne.
di e con Leonardo Losavio
Regia Roberto Galano
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