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venerdì 10 gennaio 2014

PREMIO MILLELIRE non sensi, viaggi e segreti

foto a corredo: Massimo Righetti ("S"Kiro) 

Recensioni dei corti teatrali AMARO CALAMARO - FARI – GIALLO PER STANZE
Premio Millelire, terza serata
Nove Gennaio Duemilaquattordici, Teatro Millelire – Roma


Prosegue il percorso del premio mentre Lorenzo De Feo e Antonio Lupi lasciano entrare al TEATRO MILLELIRE rappresentazioni complesse, di ricerca, di sperimentazione teatrale, capovolgimenti di senso, così tutto quello che appare sul palco si lascia palesare solo nei segreti delle identità, delle intimità di ciascun personaggio.

Da principio in AMARO CALAMARO – Sapore ignaro
l’escamotage della presentazione di un’ improbabile bevanda digestiva, nata da un’idea brillante, poi elaborata con cura tanto da essere in grado di tramutarsi in vero elisir adatto a qualsiasi occasione, diventa pretesto per evidenziare complessità, falsità, contemporanee e aberrazioni, sociali, individuali, massmediatiche.
Nell’elegante sceneggiatura  di Marcello Paesano è il gioco tra le coppie ad essere confezionato con bravura, a delineare un dialogo fresco, brillante, ironico al punto giusto, contrassegnato da tratti di continua ambiguità.
L’autore qui anche regista muove bene i personaggi, lasciando far emergere le qualità recitative in un ritmo ricco di varie alternanze.
Così, se i tre attori che recitano accanto a lui nel corto, Valeria Panepinto, Max Zanuzzi e Sara Francesca Spelta emergono in modo molto naturale ed adeguato attraverso incastri relazionali ben costruiti durante questa farsa casalinga, forse è proprio lo stesso direttore attoriale a non riuscire sul palco ad evidenziare una capacità espressiva alta quanto quella delle altre sue due identità artistiche.

Proseguendo il cammino è FARI
a dare una luce particolare al palcoscenico con belle dimensioni surreali, oniriche, lontane. E’ quasi il trovarsi di fronte a delle ambientazioni fiabesche e favolistiche, per nulla concrete, dove tutto è racchiuso in frammenti di dialogo costruiti solo per lasciare intuire, percepire, intravedere.
L’autrice del testo Micol Graziano tenta di delineare un viaggio con essenza visionaria, mite, pacato ma profondo, che però sulla scena stenta a chiarirsi del tutto, pena forse lo scarso tempo a disposizione, tanto da rimanere interessante ma sfuggente.
I registi della pièce anche interpreti Paolo Giommarelli e Cristina Gardumi sono molto bravi e riescono a
dare corpo ad una sceneggiatura con significati nascosti, il cui culmine si evidenzia in una pantomima scenica tra assurdi animali, forse rappresentazioni interiori, che ci riportano indietro a racconti quasi di fedriana memoria attualizzata.
Eccellente l’interpretazione, il carisma, la padronanza del movimento e della mimica soprattutto facciale di entrambi con una nota di merito in più verso la protagonista femminile creatrice anche delle particolari maschere che animano la parte centrale del corto, la più intensa.

A concludere la kermesse è GIALLO PER STANZE
una vera sfida teatrale, in equilibrio tra la cantata in lingua siciliana e la narrazione teatrale in italiano.

Una filastrocca densa di profondità, di contenuto, una storia che dal passato riemerge e si lascia concretizzare attraverso parole e suoni pizzicati ritmicamente su una chitarra, ripetuti, alternati ad un continuo intimo dialogo tra varie identità, interiore, esteriore, lontana, vicina,  vari punti di visione di una stessa cruda vicenda di violenza.
Evaporano in racconti i pensieri dell' autrice, attrice e regista Marica Roberto,  escono da lei tanti ricordi racchiusi in un diario che si palesa sulla scena.
Cresce molto lievemente la storia forse in alcuni momenti troppo lontana, troppo sussurrata, prima di arrivare ad un culmine d’intensità poetica quasi inafferrabile.
In una scenografia minimale costruita con due sedie bianche e fogli disegnati da una mano infantile, delicatamente lasciati cadere lì sulla terra per raccontare luoghi mentali e materiali, si aprono porte, attraversano stanze, dove riaffiorano nascoste memorie, paure, dolori di un passato impossibile da dimenticare.


E’ così che si conclude la serata… in poesia…


                                                                                                                 Autore: Andrea Alessio Cavarretta
Foto a corredo Massimo Righetti 




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