
E’ una storia comune, una realtà con la quale si potrebbe entrare in contatto facilmente nonostante abbia in sè qualcosa di speciale che –secondo me – è rappresentata dal modo in cui l’autrice racconta le vicende di Maria e di sua figlia Irene, nata prematura e quindi non ancora del tutto venuta alla vita.
Alla quotidianità di Maria, al suo lavoro di insegnante in una scuola serale, si aggiunge l’ambiente dell’ospedale: le speranze e i timori, suoi e delle altre madri, che l’attesa genera.
Attesa che credo sia il tema centrale del romanzo: un tempo dilatato e fermo all’interno del quale si è impotenti e l’unica risorsa è avere pazienza.
Scenario di questa storia tragica e bella in modo semplice è Napoli, che Maria guarda da una finestrella angusta alla quale si affaccia per fumare e pensare che, se anche sua figlia non dovesse sopravvivere, niente sarà più come prima.
Se volete leggere “Lo spazio bianco” - è stato edito dalla casa editrice Einaudi nell’anno 2008 - .
di
Silvia Di Giambernardino
(BreeKira)