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sabato 18 novembre 2017

IL PENITENTE di DAVID MAMET al TEATRO ELISEO, LUCA BARBARESCHI e LUNETTA SAVINO in scena con le paure e le emozioni di questo mondo

Autrice: Elena Costa (VeraKira)  



Immersi nelle notizie, indistinguibili quelle vere da quelle false che si accavallano nella nostra quotidianità, in questa miscellanea di informazioni urlate, memorie di un immaginario collettivo nutrito dai Media, s’immerge lo spettatore che entra in sala all’ELISEO per “IL PENITENTE”. 

Led che proiettano i titoli dei giornali e uno schermo che manda in loop servizi giornalistici, dall’omicidio di Meredith Kercher al caso Tortora, dalla Lewinsky fino alla condanna di Sacco e Vanzetti, un’atmosfera da Blade Runner, una palude di suoni ed immagini, mentre un uomo con una Kippah è seduto di spalle, fermo ad un tavolo triangolare. Quell’uomo è Charles, psichiatra, vittima di una gogna mediatica, e, forse, in fondo anche carnefice. Lo interpreta Luca Barbareschi che ancora una volta ci parla del nostro mondo spiazzato e spiazzante con le parole di DAVID MAMET, in cui si inabissa totalmente, curando l’adattamento e la regia dello spettacolo.


All’epoca della mia confusa giovinezza, avevo visto Oleanna, uno dei primi testi di Mamet adattati da Barbareschi, e di quella pièce ricordo scombussolamento, euforia e continuo processo, inteso come flusso di parole, di pensieri continuamente processabili, quindi instabili e mutevoli. Come nel racconto di allora si intrecciavano i temi e gli spunti legati da un filo “rosso” quello della colpa, anche in questo racconto la colpa incombe e schiaccia i protagonisti, forse rappresentata dal cubo rosso che pende inquietante su Charles nella scena. Nel penitente c’è una colpa da appurare, da cercare e da espiare, per prima cosa di fronte a se stessi. E così Charles, accusato di omofobia da un suo giovane paziente sotto processo perché autore di una strage, viene a sua volta processato, rifiutandosi di testimoniare a favore del colpevole, appellandosi al giuramento di Ippocrate. Confusione. È questo il dramma. Confusione di colpe e di ruoli. Confusione di emozioni e paure. Confusione tra bugie e verità. Charles è costretto a salire più volte sul banco degli imputati. Il primo e più intimo processo che subisce è quello innescato dalla moglie Kath, fragile ed incerta Lunetta Savino, che spaesata ripete come un mantra che non dà sollievo “io non capisco”, “spiegami perché io non capisco”. Cosa chiede al marito? Chiede che lui sia ancora un approdo sicuro, una certezza. Ma Charles non ha più appigli, sta sprofondando in quella confusione, e cerca una scialuppa, per quanto instabile, a cui aggrapparsi. È forse questa scialuppa la religione? Lo è per Charles che si abbandona all’ebraismo, alla guida del rabbino, cercando un’etica che ha perso, un senso che la sua professione, che scava incessantemente nella anime o nelle menti – e poi qual'è la differenza? – a cercar ragioni, da tempo, non ha più. Questa religione da approdo sicuro diventa un’arma, quella migliore per farlo cadere, per metterlo in contraddizione con se stesso, come nel fitto duello verbale con il pubblico ministero, un razionale Duccio Camerini, che sembra conoscere la Bibbia quasi meglio di lui. 

È nel finale che tutto si ribalta, quando Kath compie un estremo gesto e non per il motivo più scontato, mentre l’avvocato e l’amico di sempre Richard, un appassionato Massimo Reale, gli verrà meno, stanco di spingerlo verso un comportamento razionale. La razionalità non è più uno strumento praticabile contro una follia collettiva, quella della “Notizia” per la “Notizia”, non più vera o falsa, ma solo accettata collettivamente. Una falsa verità che schiaccia e distrugge, come distrutto è ormai Charles nella sua integrità di uomo, e quasi ci si aspetta che l’apocalittico cubo rosso, che incombe fin dall’inizio sullo psichiatra e sugli altri personaggi, rosso come la kippah che Charles porta in testa si stacchi, schiacciandolo, lasciando un uomo solo, “un uomo buono che ci ha uccisi tutti”, ad espiare la sua colpa.

“IL PENITENTE” è uno spettacolo dalla potente forza visiva che si interroga su di noi.



- Elena Costa -
IL PENITENTE
Di David Mamet 
Traduzione e regia Luca Barbareschi
Con Lunetta Savino Kath, Luca Barbareschi Charles, Massimo Reale Richard e con Duccio Camerini avvocato 
Scene: Tommaso Ferraresi - Costumi: Anna Coluccia - Luci: Iuraj Saleri - Musiche: Marco Zurzolo - Suono: Hubert Westkemper - Video: Claudio Cianfoni, Marco Tursi e Andrea Paolini  - Dramaturg: Nicoletta Robello Bracciforti
Produzione Teatro Eliseo - Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia