Al Teatro Sala Umberto di Roma va in scena ROSALYN, di Edoardo Erba, con Marina Massironi ed Alessandra
Faiella per la regia di Serena
Sinigallia.
Appena
le luci della sala lasciano il posto all’occhio di bue sul palcoscenico, il
pubblico si trova immerso in un non luogo straniante ed inquietante: un
pavimento inclinato diviso in cubi bianchi, che nascondono elementi che di tanto
in tanto servono alla scena ed una sedia illuminata. E su quella sedia si
dipanerà il dramma delle due protagoniste, la nota scrittrice americana Esther
O’Sullivan e l’apparentemente innocua donna delle pulizie Rosalyn.
L’incipit
della storia è da giallo classico: Esther viene convocata dalla polizia di
Detroit perché la sua penna stilografica è stata rinvenuta nel risvolto dei
pantaloni di un cadavere, a Toronto. L’uomo, assassinato, è un tale Ben, scomparso
ben quattro anni or sono, che Esther nega di aver mai conosciuto. Quindi la scrittrice rievoca la sua
permanenza della città canadese, risalente proprio a quell’epoca, e per farlo
chiama in causa Rosalyn, a suo dire conosciuta per caso. Partono così sapienti
e ritmati flashback quasi cinematografici che raccontano la conoscenza e la
relazione tra le due donne, così diverse e distanti, e le quarantotto ore
passate insieme a Toronto. Ogni volta che Rosalyn entra in scena si ricompone
un tassello della narrazione, richiamato quasi dalla scenografia, ed ogni
tassello compone un quadro sempre diverso, sempre più spiazzante, fino
all’inaspettata rivelazione finale.
Le
due bravissime attrici, totalmente a loro agio nei ruoli, portano alla luce due
personaggi sfaccettati, due donne diverse, una borghese l’altra proletaria, una
colta l’altra rozza, una consapevole l’altra inconsapevole, capaci però
entrambe di arrivare all’estremo, ribaltando la rappresentazione di se stesse,
alla ricerca di un orizzonte che si sposta sempre più in là: la conoscenza
della “Vera natura del sé”, come il titolo del libro scritto da Esther e da lei
presentato a Toronto in quella fatidica occasione.
La
storia, davvero ben scritta, secondo i canoni tradizionali della letteratura
crime, inanella cambi di prospettiva e
colpi di scena, lasciando allo spettatore una serie di domande aperte, quelle
di sempre, riproposte però con grazia e con ironia, nei convincenti dialoghi
tra le due protagoniste: chi siamo davvero? È preferibile dare sfogo alla
propria vera natura, liberare gli istinti o tenerli nascosti? Sopportare o
ribellarsi?
Per
giungere forse ad una conclusione logica e terribile: dentro di noi ci sono più
anime, più “sé”, luci ed ombre, bene e male, dobbiamo solo accettarlo e tenere
tutto insieme, in una tregua sempre armata, per non
precipitare.
- Elena Costa -
- Foto a corredo di Marina Alessi -
MARINA MASSIRONI - ALESSANDRA FAIELLA
"ROSALYN"
di EDOARDO ERBA
Regia: SERENA SINIGAGLIA
Produzione: NIDODIRAGNO/ COOP CMC con la collaborazione del TEATRO DEL BURATTO