Kiri, continuano anche per questa nuova stagione, le segnalazioni di Kirolandia blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale.
Di settimana in settimana vari suggerimenti tra teatro, musica, arte e tanti altri eventi selezionati accuratamente sulla base delle vostre importanti indicazioni.
Dunque ecco per sognare con voi...
TEATRO
DEBUTTI...
Teatro r1, Franco Parenti
Diretto da Andree Ruth Shammah
presenta
"Per strada"
di Francesco
Brandi
con Francesco Brandi e Francesco Sferrazza Papa
regia Raphael Tobia Vogel
OFF OFF THEATRE - Roma
dal 10 al 22 aprile 2018 ,
orario: serali ore 21.00,
pomeridiane ore 18.00
La Pièce è un
affresco divertente ma anche tragico dei trentenni di oggi, incapaci di trovare
una collocazione nella vita e convinti dell'impossibilita di cambiarla.
Jack e Paul, due individui molto diversi - uno bello, ricco, a giorni
sposo, l'altro, brutto, povero, infelice e sull' orlo del suicidio - si
ritrovano bloccati in una bufera di neve. Entrambi non possono permettersi di fermarsi, perchè
hanno fretta e urgenza di camminare.
E allora la strada, il cammino, le ore che passano inesorabili, trasformano
questo scontro casuale di due solitudini in un incontro che modificherà per sempre le loro vite, fino ad invertirne i destini.
Per Raphael Tobia Vogel, formazione e lavoro cinematografico alle spalle, questa è la prima regia teatrale che costruisce immergendo la storia di Jack e Paul in uno spazio/tempo intimamente
evocativo.
La pièce ha
debuttato al Parenti a gennaio 2016 e grazie al consenso del pubblico e al
veloce passaparola, è stata programmata più volte durante lo stesso anno.
Inquieta e attrae
la regia di Raphael Tobia Vogel, che immerge i turbamenti di due giovani
d' oggi in un quadro
generazionale gelido e ovattato come la neve. Maria Grazia
Gregori - delteatro.it
di Francesco Brandi - con Francesco Brandi e Francesco Sferrazza Papa - regia Raphael Tobia Vogel - video e foto di scena Cristina Crippa -
assistente alla regia Gabriele
Gattini Bernabò - direttore dell’allestimento Lorenzo Giuggioli – responsabile
sartoria Simona Dondoni - costruzione scene Marco Pirola – elettricista Stefano
Chiovini - tecnico luci/audio/video Davide Marletta – sarta Laura Fantuzzo
Costo: Biglietto intero 25 €
- ridotto 18 € - 10 € per gruppi e under
26
Indirizzo: Via
Giulia 19/21 – Roma
Informazioni:
06 89239515 - info@off-offtheatre.com
Siti di riferimento: www.off-offtheatre.com
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Qualcosa di personale
di Enrico Maria Falconi
regia Enrico Maria Falconi
Teatro Cyrano - Roma
dal 12 al 15 aprile 2018, ore 21.00_dom. ore 18.00
A
seguito di una storia d'amore finita, Luigi decide di diventare frate
missionario in Africa, mentre la sua ex riesce nel frattempo a trovare un nuovo
amore. Ma quando torna a Roma gli amici, pur di non dargli l'ennesima
delusione, preferiscono non raccontargli che la donna sta per sposarsi: gli
fanno credere che non ha più trovato nessuno e che quindi ci sono ancora
speranze per il loro sentimento. Da qui un susseguirsi di bugie a cui partecipa
la stessa ex fidanzata di Luigi e da cui riemerge, a poco a poco, un passato
mai esaurito. Una storia in cui, come nella vita, la menzogna nasconde sempre
una sottile verità.
di Enrico Maria Falconi - regia
Enrico Maria Falconi - con Enrico Maria Falconi, Vicky Catalano, Patrizio De
Paolis, Monica Falconi, Andrea Polidori, Virginia Serafini, Riccardo Benedetti,
Jessica Brancaccio, Valerio De Negri, Flavio Benedetti, Valentina Ghetti
Costo: Biglietti poltronissima 20 € - poltrona 15 € - III settore 8 €
Informazioni: 3481012415 botteghinocyrano@gmail.com
Dettagli: Parcheggio interno a disposizione
Indirizzo: via Santa Maria Mediatrice, 22 - Roma
Indirizzo: via Santa Maria Mediatrice, 22 - Roma
Sito di riferimento: www.teatrocyrano.net
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"GENERAZIONI
SCORRETTE"
STORIE DI ILLOGICA REALTA’
di e con Alessandro Martorelli, Antonio Pellegrini, Francesco Di Cicco
Con la partecipazione straordinaria
di ENRICO
SORTINO
SPAZIO DIAMANTE - Roma
13 e
14 aprile 2018 - venerdì e sabato ore
21.00
Invadono
il palcoscenico le storie di illogica realtà di Generazioni Scorrette.
Lo
spettacoloè composto da una raccolta di storie i cui protagonisti sono persone
che si trovano ai limiti o all’esterno di quella sfera inviolabile e sacra in
cui l’individuo fin dalla nascita viene spinto per evitare l’esclusione dalla
società. Una sfera con un nome preciso: normalità. Generazioni Scorrette parla del
diverso, che in tutte le sue forme ci spaventa e ci allarma. Il diverso, in
quanto tale, non può far parte del nostro mondo sociale. Ma al giorno d’oggi,
fare affermazioni di questo tipo, potrebbe comportare accuse e recriminazioni
da cui è difficile difendersi. Che fare allora? Evitare facendo finta di
avvicinare. Più precisamente avvicinare con le parole, ma evitare con i
fatti. E questo lo sanno bene i personaggi di Generazioni Scorrette che
con i loro racconti, ironici, comici e a volte drammatici ce lo ricordano,
gettandoci addosso senza alcun filtro la scomoda verità.
Uno
spettacolo composto da brevi monologhi e dialoghi intervallati e accompagnati
da commenti musicali ad hoc, il cui filo conduttore è la quotidianità,
tagliente, a volte amara, ma soprattutto reale.
Lo spettacolo non è adatto ai
minori di 13 anni.
Costo: Biglietto intero
14 € + prevendita; ridotto 10 € +
prevendita
Info
& Prenotazioni: 06 – 80687231 / 393 – 0970018
Indirizzo: via Prenestina 230/ b - Roma
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PROSEGUONO...
"CIRCUS DON CHISCIOTTE"
Testo e regia di Ruggero Cappuccio
Con Ruggero Cappuccio | Giovanni Esposito
e con Giulio Cancelli | Ciro Damiano | Gea Martire | Marina Sorrenti
TEATRO ELISEO - Roma
dal 3 al 22 aprile 2018 , martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20.00_ primo sabato di programmazione ore 16.00 e 20.00_merc. e dom. ore 17.00
Ambientato a Napoli nei giorni nostri, Circus Don Chisciotte è uno spettacolo che narra la storia di Michele Cervante (Ruggero Cappuccio), una singolare figura di vagabondo colto che esplora le ombre urbane della città. Presunto discendente dell’autore del Don Chisciotte della Mancia, il professor Cervante attiva una lotta personalissima contro il processo di disumanizzazione che sta attanagliando il mondo. In una delle sue peregrinazioni notturne lungo il binario morto di una stazione ferroviaria abbandonata, si imbatte in Salvo Panza (Giovanni Esposito), un girovago nullatenente fuoriuscito dalla sfera della cosiddetta società civile. Tra Michele Cervante, studioso di letteratura e Salvo Panza, ancora segnato dalla saggezza di antiche suggestioni orali assimilate nell’entroterra napoletano, nasce un pirotecnico rapporto immaginativo.
Sul binario morto, intanto, scivolano vagoni sospinti dal vento con a bordo singolari viaggiatori. I nuovi arrivati vivono esistenze sospese tra buffi deragliamenti sociali e impennate poetiche. Almerindo Buonpasso (Ciro Damiano) e Letizia Celestini (Gea Martire) due ex ristoratori, Vinicio Meraviglia (Giulio Cancelli) un prestigiatore di provincia e l’apparizione finale di una principessa siciliana (Marina Sorrenti), intrecciano con Cervante e Salvo Panza una sinfonia di sorprese interiori destinate a culminare in un’amicizia fulminante.
In un crescendo irresistibile si farà strada un profondo e comico progetto di rivoluzione per riconquistare l’essenza spirituale dell’umanità.
Testo e regia di Ruggero Cappuccio - Con Ruggero Cappuccio | Giovanni Esposito e con Giulio Cancelli | Ciro Damiano | Gea Martire | Marina Sorrenti - scene Nicola Rubertelli - costumi Carlo Poggioli - musiche Marco Betta - disegno luci e aiuto regia Nadia Baldi - assistente costumi Enrica Jacoboni - direttore di scena Errico Quagliozzi - macchinista Sebastiano Cimmino - Sartoria Tirelli Costumi - Organizzazione Sabrina Codato - Ufficio Stampa Maya Amenduni - produzione Teatro Segreto srl e Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
Durata: 1 ora e 30 minuti
Costo: Biglietto da 20 € a 40 €
Informazioni: Tel. 06.83510216
Indirizzo: via Nazionale 183 –Roma
Sito di riferimento teatro: www.teatroeliseo.com
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"CHE CLASSE"
scritto da Veronica Liberale
regia di Marco Simeoli
TEATRO DE' SERVI - Roma
dal 3 al 22 aprile 2018, ore 21.00_sab 17.30 e 21.00_dom. 17.30
Al Teatro de’ Servi la scuola diventa un’occasione di riscatto
Quattro studenti, una professoressa, una bidella: bastano e avanzano a comporre una classe tutta particolare dove si incrociano, con ritmo incalzante,
Come è difficile fare il professore, oggi. Ma anche come è difficile fare lo studente, specie se si lavora e ci si è iscritti a un liceo serale, con il miraggio dell'agognato diploma. Questo sembrano dire i personaggi che si muovono sul palcoscenico per la regia di Marco Simeoli.
In primo luogo lei, Nora Cosentino de Cupis, la prof, interpretata dalla stessa autrice, colta, sensibile, ma è una sognatrice che non sa e forse non vuole neppure insegnare. Per di più deve fare i conti con lo spettro ingombrante della madre, ex preside in quella stessa scuola, pedagoga e scrittrice di successo, insomma l'esempio da seguire, da imitare e dal quale sentirsi inesorabilmente annichiliti. Per fortuna c'è Tecla, la bidella, interpretata da Antonia Di Francesco, che con simpatia tutta romana sa uscire dalle situazioni più intricate.
Gli studenti compongono una specie di Corte dei miracoli: non poteva mancare l'extracomunitaria, russa, diplomata in patria ma in Italia costretta, con rabbia, a fare la badante (Alessandra de Pascalis), il ristoratore che non sa assumersi le sue responsabilità (Simone Giacinti), la tipica rappresentante della nuova generazione di smanettoni capaci di inventarsi lavori come fashion youtuber ma pur sempre attaccati al pezzo di carta (Veronica Pinelli) e infine il giovane disadattato e secchione con problemi relazionali (Fabrizio Catarci).
Ne scaturisce un florilegio di frustrazioni. Perché è nell'ordine delle cose, coi tempi che corrono, sentirsi fuori posto.
Ma sono davvero inadeguati Nora e i suoi studenti? Alla fine riusciranno a superare dubbi e indecisioni, conquistando o almeno intravvedendo un riscatto sociale, un miglioramento concreto della propria vita. Non c'è da preoccuparsi. L'happy end è d'obbligo. Si deve uscire dal teatro sorridendo.
Costo: Biglietti platea intero 22 € - ridotto G/A 16 € - galleria intero 18 € - ridotto G/A 14€ (ridotto giovani under 18 e anziani over 65)
Indirizzo: via del Mortaro (ang. Via del Tritone), 22 - Roma
Sito di riferimento teatro: www.teatroservi.it
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TEATRO
RAGAZZI
Compagnia
Ruinart – Artisti Associati
in scena con
"Ernest e Celestine"
Libera
trasposizione teatrale dal racconto di Daniel Pennac
di e con Gaetano
Carducci
CENTRALE PRENESTE TEATRO- Roma
15 aprile 2018, ore 16.30
Teatro d’attore e pupazzi animati
Per la rassegna Infanzie
in gioco 2017/18, arriva da Firenze la libera trasposizione teatrale dell’omonimo racconto
di Daniel Pennac.
Ernest e Celestine sono un
orso e una topolina. Potranno mai diventare amici? Gli orsi, come gli uomini,
non sopportano i topi, non terrebbero mai un topo in casa. Va bene ogni genere
di animale, cani, gatti, conigli, serpenti, criceti, ma un topo no, mai. E i
topi, d’altra parte, come i bambini, sono terrorizzati dal Grande Orso Cattivo
che quando è affamato mangia di tutto - bambini e i topi compresi - in un sol
boccone. E dunque, orsi e topi vivono in due mondi separati: gli orsi nel mondo
di sopra, i topi nel mondo di sotto e, se capita che si incontrino, succede il
finimondo. Così è da sempre, ma siamo proprio sicuri che le cose non possano
mai cambiare?
Libera trasposizione teatrale dal racconto di Daniel
Pennac - di e con Gaetano Carducci -
Luci e - musiche di scena: Claudia Benedettelli / Jacopo Carducci - Pitture
scenografiche: Amanda Abelsen - La voce
di Celestine è di Martina Bello
Costo: Biglietto unico 5 € (prenotazione consigliata)
Informazioni: Adatto
dai 3 agli 10 anni
Prenotazioni: 06
27801063 o info@ruotaliberateatro.191.it
Indirizzo: Via Alberto da Giussano, 58, Roma
Sito di riferimento: www.facebook.com/CentralePrenesteTeatro
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ARTE
APRONO I BATTENTI...
"JOSE WITTEVEEN_
Street Gods and Divine Sinners"
a cura di Marta Bandini e Elettra Bottazzi
GALLERIA PARIONE9
dal 13 aprile al 22 maggio
2018, martedì - sabato 14.00 - 20.00_ domenica
16.00 - 20.00
Inaugura il 13
aprile 2018 alla Parione9 Gallery di Roma Street Gods and Divine Sinners mostra
personale di Jose Witteveen, artista olandese che, negli ultimi anni, ha
dedicato il suo lavoro a Roma: ritratti che raccontano le strade e la gente
della città eterna.
Il
lavoro di Jose trasforma il vuoto di un paesaggio, spesso malinconico e
crudele, in storie mitiche, basate sulla memoria, la realtà e la finzione.
Il
comportamento primitivo e animalesco dell'uomo, per lei è importante,
specialmente i tentativi dell'umanità di "mascherare" i propri
desideri nascosti.
Attraverso
la tecnica dell’acquaforte, suo medium favorito, questi temi tornano nel
recente lavoro focalizzato su una serie di ritratti delle strade di Roma e
della sua gente. L'acquaforte è stata la prima tecnica indiretta in cavo e la
più usata come mezzo espressivo e di
diffusione dagli artisti antichi e moderni. La sua origine risale al Medio Evo,
periodo in cui si usava l'acido nitrico per incidere fregi e decorazioni su
armi e armature. Il suo impiego fu particolarmente in voga tra gli artisti
incisori, specilamente tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. In questo
periodo infatti Roma divenne la meta privilegiata di pellegrinaggio da parte di numerosi
artisti stranieri, originari soprattutto delle Fiandre e dell'Olanda. I pittori
transalpini, come Albrecht Dürer e Marteen Van Heemskerck, dovettero fare i
conti con un patrimonio quanto mai vasto e variegato di modelli artistici,
studiando reperti antichi e le opere dei maestri rinascimentali. La stampa e
l’editoria in generale, con i suoi volumi corredati dalle acquerforti degli
artisti incisori fecero in modo che l’ancitchità classica si propagasse in
tutta l’Europa e oltre. Tuttavia si levarono altre voci di letterati ed
umanisti che cercarono, al contrario, di descrivere alcuni aspetti insoliti
della vita in Italia e a Roma nel Cinquecento, come Karel Van Mander.
Così
la Witteveen, guardando a una Roma contemporanea ma ancora fortemente legata al
suo antico e glorioso passato, rivela l’uomo moderno che la abita: un essere
umano guidato dalla paura e dai suoi demoni, dalla lussuria e dai suoi
desideri; terrorizzato dalla morte e dall’emancipazione sociale, alla ricerca continua
della soddisfazione dei propri bisogni, ma comunque un soldato-armato in grado
di gestire le sue insicurezze.
Incontra
questi individui per caso, camminando per le vie della città, scontrandosi con
i loro demoni e dei, osservando le loro speranze e paure.
Il
risultato del suo lavoro è una serie di incisioni guidate da parole con lo
scopo di catturare il passeggero "che cammina per le strade di Roma".
Costo: Ingresso
GRATUITO
Indirizzo: via di Parione, 9 - Roma (piazza
Navona)
info: 0645615644 - parione9@gmail.com
Sito di riferimento www.parione9.com
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PROSEGUONO...
ROMA ATTRAVERSO L’ARTE DEL
‘900 NELLA MOSTRA
“ROMA CITTÀ MODERNA. Da
Nathan al Sessantotto”
a cura di Claudio Crescentini, Federica Pirani, Gloria Raimondi e Daniela Vasta
Una rilettura ideale della cultura artistica di Roma
GALLERIA
D’ARTE MODERNA DI ROMA - Roma
dal 29 marzo al 28 ottobre 2018, da martedì a domenica ore 10.00 - 18.30
Un
tributo alla Capitale d’Italia attraverso gli artisti che l’hanno vissuta e gli
stili con cui si sono espressi.
Una
rassegna unica che ripercorre le correnti artistiche protagoniste del ‘900 con
in primo piano la città di Roma, da sempre polo d’attrazione di culture e linguaggi diversi.
Presentate
oltre 180 opere, tra dipinti, sculture, grafica e fotografia, di cui alcune mai
esposte prima e/o non esposte da lungo tempo, provenienti dalle collezioni
d’arte contemporanea capitoline, in una rilettura ideale della cultura
artistica di Roma, una città ipercentrica, seppur multiculturale, nella quale,
nei decenni, si sono andate sedimentando diversità e univocità non sempre o non
solo in conflitto fra di loro. Proprio come nella specificità cronologica
individuata che, lungo il Novecento, si svolge fra Modernità e Tradizione, da
Ernesto Nathan, Sindaco di Roma (1907-1913) di dichiarata ispirazione
mazziniana negli anni di complessa gestione della capitale, fino al decennio
dei grandi movimenti di massa e della rivoluzione artistica e culturale ormai
universalmente identificata col nome dell'anno in cui si manifestò in maniera
più preponderante: il Sessantotto.
La
mostra si muove quindi su di un tracciato storicizzato, con il preciso
obiettivo di immergere le opere d'arte selezionate nel contesto geo-artistico,
temporale e sociale in cui sono state create. Con in primo piano la città,
quindi, la sua storia e i suoi luoghi, nelle dissimili ramificazioni
territoriali, dal centro alla periferia e viceversa. Ma anche i suoi stili
artistici, nei diversi periodi che si sono andati affiancando oppure
sovrapponendo e sostituendo, in un avanzamento artistico e intellettuale che ha
fatto di Roma il perno della cultura nazionale e internazionale del Novecento,
molte volte anticipando temi e stili rispetto ad altri capoluoghi italiani così
come per altre capitali europee.
In
mostra opere che riproducono paesaggi e figure con valenze simboliste e
decadenti realizzate tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del XX secolo (Duilio Cambellotti, Onorato Carlandi, Nino
Costa, Adolfo De Carolis, Camillo Innocenti, Auguste Rodin, Adolf Wildt, Ettore
Ximenes, ecc.). Si tratta di opere che anticipano quella voglia di rinnovamento
e modernità fondamentale per il lavoro degli esponenti della Secessione romana
negli anni Dieci (Felice Carena, Nicola
D’Antino, Arturo Dazzi, Arturo Noci ecc.), così come per il gruppo dei
futuristi e degli aeropittori degli anni Venti e Trenta (Benedetta Cappa Marinetti, Tullio Crali, Sante Monachesi, Enrico
Prampolini, Tato, ecc.).
Una
parte sostanziale della mostra è dedicata a quella tendenza artistica, per così
dire, di “recupero”, spesso teorico oltre che concettuale, dell’antico e della
tradizione dell’arte italiana che caratterizza, seppur con distinguo, le
molteplici correnti artistiche degli anni Venti-Trenta, dal Tonalismo al
Realismo Magico, dalla Metafisica, al Primitivismo, tramite le quali gli
artisti “guardano” Roma con un nuovo seppur “antico” sguardo (Giacomo Balla, Giuseppe Capogrossi, Felice Casorati, Emanuele Cavalli, Giorgio de
Chirico, Achille Funi, Franco Gentilini, Arturo Martini, Roberto Melli, Fausto
Pirandello, Mario Sironi, ecc.).
Si
prosegue con l’approfondimento della Scuola Romana che offre una notevole rosa
di capolavori dell’arte italiana del Novecento con focus sulle demolizioni che hanno caratterizzato Roma nella
distruzione/ricostruzione del centro città e il conseguente, dissennato,
sviluppo delle periferie (Afro, Mario
Mafai, Scipione, ecc.), per immettersi nella fase della figurazione e
dell’astrazione – il segno – che ha caratterizzato la cultura post-bellica
degli anni Quaranta, Cinquanta e primi Sessanta (Renato Guttuso, Leoncillo, Carlo Levi, Gastone Novelli, Achille
Perilli, Giulio Turcato, Lorenzo Vespignani, Alberto Ziveri, ecc.). A
chiusura, intesa però come apertura verso un’“altra” Roma, i riscontri urbani
della Pop Art romana e delle sperimentazioni concettuali della seconda metà
degli anni Sessanta che hanno definitivamente dilatato il centro dell’arte e
del pensiero artistico di Roma, da Roma oltre la stessa città, per un afflato
internazionale (Franco Angeli, Mario
Ceroli, Tano Festa, Mario Schifano, Pino Pascali, Luca Maria Patella, Mimmo
Rotella, ecc.).
Anche
l’'allestimento della mostra, che coinvolge tutto il museo, è stato pensato
tenendo presente il nesso tra i diversi ambienti artistici, tra luoghi
temporali e iconografici contigui, al fine di rappresentare la vivace e intensa
vita artistica della Capitale. A tal fine anche i tradizionali apparati
didattici sono affiancati, in ciascuna sezione, da strumenti multimediali
realizzati in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma e l’Istituto
Luce. Attraverso l’individuazione di tre concetti chiave – Architettura e
urbanistica / Società/ Arte – sarà consentito visualizzare insieme immagini e
brevi testi scientifici utili a dimostrare le stringenti relazioni fra,
appunto, la città, il suo sviluppo e le arti.
In
occasione della mostra saranno anche organizzate (maggio-ottobre 2018) una
serie di iniziative culturali – incontri, letture, presentazioni, proiezioni,
serate musicali e a tema – atte a rafforzare la forza dirompente dell’arte e
del pensiero culturale a Roma nei suoi “primi” sette decenni della sua
evoluzione.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato
alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Organizzazione Zètema Progetto Cultura.
Immagine a corredo: Tullio Crali - Vita Orizzonatale, 1938 - Olio su Compensato
Costo: Biglietto
di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna: 7,50 € intero e 6,50 €
ridotto, per i non residenti; 6,5€ intero e di 5,50 €
ridotto, per i residenti; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione
vigente.
Informazioni: 060608
- www.galleriaartemodernaroma.it
Indirizzo: via Francesco Crispi, 24 - Roma
Sito di riferimento: www.galleriaartemoderna.it
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"TURNER. Opere della Tate"
A cura di David Blayney Brown
CHIOSTRO DEL BRAMANTE - Roma
dal 22 marzo al 26 agosto 2018 , orario dal lun. al ven. 10.00 – 20.00_ sab. e dom. 10.00 – 21.00/La biglietteria mostre chiude una ora prima.
dal 22 marzo al 26 agosto 2018 , orario dal lun. al ven. 10.00 – 20.00_ sab. e dom. 10.00 – 21.00/La biglietteria mostre chiude una ora prima.
In collaborazione con la Tate di Londra
TURNER.Opere della Tate, una grande esposizione monografica dedicata a uno dei massimi esponenti della pittura inglese: Joseph Mallord William Turner. La mostra, curata da David Blayney Brown, Manton Curator of British Art 1790–1850, segna l’inizio di un’importante collaborazione tra la Tate di Londra e Chiostro del Bramante e sarà un’occasione unica per ammirare alcuni tra i lavori più importanti dell’intero percorso artistico del celebre pittore inglese, assente da oltre 50 anni dalle programmazioni dei musei romani e da 12 anni dai musei italiani. Una collezione unica composta da 92 opere, tra acquerelli, disegni, album, oltre a una selezione di olii, per la prima volta esposte insieme in Italia. Le opere sono state selezionate dal vastissimo lascito che comprende circa 30.000 lavori cartacei, 300 olii e 280 album da disegno, conosciuto come “Turner Bequest”, donato alla Gran Bretagna cinque anni dopo la morte dell’artista nel 1851 e conservato per la maggior parte presso la Tate. Il lascito comprende l’intero corpus di opere custodite presso lo studio personale dell’artista e realizzate nel corso degli anni per il “proprio diletto” secondo la bella espressione del critico John Ruskin.
Un piacere estetico e visivo in cui i ricordi di viaggi, le emozioni e i frammenti di paesaggi visti durante i suoi lunghi soggiorni all’estero, sono il mezzo per raccontare l’evoluzione del linguaggio stilistico di Turner e la sua incessante ricerca poetica, volta a sperimentare le potenzialità espressive della luce e del colore. La mostra ci permette quindi di esaminare l’intera produzione artistica di Turner e rivela come, da disegnatore di soggetti topografici e architettonici, abbia sviluppato man mano uno stile estremamente personale, includendo nelle sue opere una straordinaria gamma di nuovi elementi iconografici e stilistici basandosi su una raffinata predilezione per la luce, il colore e gli effetti atmosferici. La mostra al Chiostro del Bramante - suddivisa in sei sezioni tematiche - pone l’accento sull’importanza che gli acquerelli ebbero per la definizione dello stile di Turner, dimostrando come le sue ricerche espressive abbiano di fatto precorso l’arte degli impressionisti. Il carattere intimo e personale delle opere esposte in mostra sarà anche l’occasione per indagare l’uomo oltre che l’artista e per comprendere i radicali sviluppi dello stile di Turner che, di fatto, anticiparono le tendenze stilistiche della fine del XIX secolo. Dalla sua predilezione per le città marinare al suo interesse per la riproduzione di paesaggi atmosferici inglesi o alpini, fino allo studio dettagliato degli interni domestici o dei rilievi architettonici. Memore dei suoi numerosi viaggi, molti dei quali in Italia, e animato da un forte spirito innovativo, l’artista si dedicò incessantemente a sperimentare, soprattutto negli acquerelli, una libertà compositiva e stilistica e un uso dei colori innovativo e sorprendente, che portarono i suoi contemporanei a pensare che Turner “fosse solito di dipingere con gli occhi, con il naso oltre che con le mani”.
Completa il progetto un’installazione immersiva ideata da Fabien Iliou, videoartista francese, che ispirandosi al lavoro di Turner ha creato un video mapping a 360° attraverso cui il visitatore viene trasportato all’interno del mondo dell’artista e nelle atmosfere dell’Inghilterra di quegli anni. L’innovazione tecnologica per raccontare l’opera di Turner, che ha sempre sperimentato con luce e colore, tanto da anticipare ed essere punto di riferimento per la storia dell’arte contemporanea; un video in movimento, con una musica originale creata dal sound designer e produttore musicale Paky Di Maio. La mostra del Chiostro del Bramante è un viaggio di approfondimento storico-artistico sull’influenza di Turner e, grazie a questo progetto, diviene un’esperienza dei sensi.
Un percorso dedicato specificatamente al pubblico, che, come in occasione delle mostre precedenti, sottolinea la vocazione sperimentale e l’attenzione del Chiostro del Bramante per il coinvolgimento del visitatore.
Catalogo: Skira Editore
Costo: Biglietto intero 13 € (audio guida inclusa) - biglietto ridotto 11 € (audio guida inclusa) per specifiche riduzioni, visita il sito.
Informazioni: hastag ufficiale #enjoychiostro - +39 06 68809035 (Lunedì – Venerdì 10.00 / 17.00) numero attivo dal 4 settembre sino a fine mostra. - La Caffetteria Bistrot, il Bookshop e il Chiostro hanno ingresso libero indipendentemente dalle mostre
Indirizzo: Via Arco della Pace 5 - Roma
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"LIU BOLIN. THE INVISIBLE MAN"
COMPLESSO DEL VITTORIANO ALA BRASINI - Roma
dal 2 marzo al 1 luglio 2018, dal lunedì al giovedì 9.30 - 19.30_venerdì e sabato 9.30 - 22.00_domenica 9.30 - 20.30
La prima grande mostra in Italia dedicata a Liu Bolin, l’artista cinese definito “l’uomo invisibile” per le sue straordinarie perfomances nell’arte del camouflage.
Amatissimo dal pubblico internazionale sarà celebrato al Vittoriano con una grande mostra antologica attraverso l’esposizione di oltre 70 opere.
È il 2005: l'amministrazione di Pechino ordina di abbattere il quartiere Suojia Village, dove risiedono molti artisti critici con il governo. Liu Bolin, classe 1973 e ai suoi esordi come artista, si mimetizza con le macerie del suo studio, si fa fotografare e divulga la foto dando il via a una protesta silenziosa e "trasparente", riscuotendo allo stesso tempo un inaspettato successo.
Inizia così la straordinaria carriera di uno degli artisti contemporanei più talentuosi e interessanti, capace di nascondere forti messaggi sociali attraverso immagini apparentemente semplici, in una sintesi di molteplici linguaggi quali la pittura, l'installazione e la fotografia.
Le sue performance vogliono essere un messaggio forte e chiaro di ciò che accade nel presente, tra il peso della storia e le conseguenze del progresso.
Nel tempo Liu Bolin si fa fotografare davanti ai più importanti monumenti del mondo, a librerie, a scaffali dei supermercati, a opere d'arte, a montagne di rifiuti e tra gli immigrati; la sua fama cresce fino a quando le sue immagini diventano un'icona per i grandi brand: uno per tutti Moncler, che utilizza per diverse stagioni un camouflage di Liu Bolin per pubblicizzare il proprio marchio, ma anche Tod's, Ferrari e molti altri.
La mostra al Vittoriano racconta la storia di Liu Bolin, dalla prima perfomance a Pechino fino agli scatti più recenti del 2017 alla Reggia di Caserta e al Colosseo, appositamente realizzati per la mostra romana e qui esposti in anteprima mondiale.
Con il patrocinio della Regione Lazio e Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale e quello della Fondazione Italia Cina, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Galleria Boxart, ed è curata daRaffaele Gavarro.
Sponsor Generali Italia, sponsor tecnico Trenitalia.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Immagine: Colosseo n°2, Roma, 2017- Courtesy Boxart, Verona
Costo: Vedi sito
Informazioni e prenotazioni gruppi: + 39 06 8715111
Indirizzo: San Pietro in Carcere - Roma
Siti di riferimento: www.arthemisia.it - www.ilvittoriano.com
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"MAGNUM MANIFESTO"
Guardare il mondo e raccontarlo in fotografia
a cura di Clément Chéroux
I 70 anni della Magnum Photos
MUSEO DELL’ARA PACIS - Roma
dal 7 febbraio al 3 giugno 2018 - Tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Chiuso 1 maggio
Le celebri immagini e gli storici reportagedella più grande agenzia fotogiornalistica internazionale
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, proposta da Contrasto e Magnum Photos 70 e organizzata in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, ha cominciato il suo tour globale nel giugno 2017 all’International Center for Photography di New York. L’intento è quello di celebrare il settantesimo anniversario della più grande agenzia fotogiornalistica del mondo, Magnum Photos, creata da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David Seymour nell’aprile del 1947. Da quel giorno, la Magnum Photos è diventata un riferimento nel tempo sempre più importante per la documentazione e per il fotogiornalismo. Gli autori di Magnum hanno documentato guerre, testimoniato le tensioni sociali, interpretato il nostro tempo, ritratto tanto le persone comuni quanto i grandi della terra, preconizzato i nuovi drammi del futuro.
La mostra raccoglie parte del lavoro realizzato in tutti questi anni e getta uno sguardo nuovo e approfondito sulla storia e sull’archivio dell’Agenzia.
Le immagini celebri e i grandi reportage dei suoi autori permettono di comprendere in che modo e per quale motivo Magnum sia diventata diversa, unica e leggendaria. Dal reportage sui lavoratori immigrati negli USA, realizzato da Eve Arnold negli anni Cinquanta, ai ritratti di “famiglia”, teneri e intimi, di Elliott Erwitt; dalle celebri immagini degli zingari di Josef Koudelka, fino alla toccante serie realizzata nel 1968 da Paul Fusco sul "Funeral Train", il treno che trasportò la salma di Robert Kennedy nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Arlington, attraversando un’America sconvolta e dolente. E ancora, le serie più recenti dei nuovi autori di Magnum: dalla “Spagna Occulta” di Cristina Garcia Rodero, alle osservazioni antropologiche, sotto forma di fotografie, realizzate nel mondo da Martin Parr; dalla cruda attualità del Sud America documentato da Jérôme Sessini, fino al Mar Mediterraneo, tenebroso e incerto nelle notti dei migranti, fotografato da Paolo Pellegrin.
Il curatore, Clément Chéroux – direttore della fotografia al MoMA di San Francisco e già curatore della grande retrospettiva dedicata a Cartier-Bresson realizzata dal Centre Pompidou e ospitata a Roma proprio al Museo dell’Ara Pacis – ha selezionato una serie di documenti rari e inediti, immagini di grande valore storico e nuove realizzazioni, per illustrare come Magnum Photos debba la sua eccellenza alla capacità dei fotografi di fondere arte e giornalismo, creazione personale e testimonianza del reale, verificando come il “fattore Magnum” continui a esistere e a rinnovare continuamente il proprio stile.
Il percorso espositivo è suddiviso in tre sezioni: la prima scruta l’archivio di Magnum attraverso una lente umanista e si concentra sugli ideali di libertà, uguaglianza, partecipazione e universalismo che emersero dopo la seconda guerra mondiale; la seconda mostra la frammentazione del mondo tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento, con uno sguardo particolare rivolto alle minoranze e agli esclusi; la terza, infine, segue le diverse forme espressive grazie alle quali i fotografi Magnum hanno colto i mutamenti del mondo e i pericoli che lo minacciano.
Oltre a raccogliere i progetti individuali e collettivi realizzati nel corso degli anni, la mostra presenta anche proiezioni, copertine di riviste, articoli di giornali, libri realizzati nel corso del tempo, mostrando il contesto originale in cui molte delle fotografie sono state concepite.
La mostra è accompagnata da un libro edito da Contrasto.
Costi: Biglietto solo mostra: 11€ intero; 9€ ridotto + prevendita € 1 Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente
Informazioni: 060608
Indirizzo: Lungotevere in Augusta - Roma
Sito: www.arapacis.it
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"IL TESORO DI ANTICHITÀ.
WINCKELMANN E IL MUSEO CAPITOLINO NELLA ROMA DEL SETTECENTO"
a cura di Eloisa Dodero e Claudio Parisi Presicce
MUSEI CAPITOLINI - Sale Espositive di Palazzo Caffarelli, le Stanze Terrene di Sinistra del Palazzo Nuovo e le Sale del Palazzo Nuovo - Roma
7 dicembre 2017 – 22 aprile 2018 - Orario: tutti i giorni 9.30 – 19.30
Una mostra per celebrare gli anniversari della nascita e della morte
del fondatore dell’archeologia moderna, Johann Joachim Winckelmann (1717-1768)
“Vivo come un artista e come tale sono accolto nei luoghi dove ai giovani è permesso di studiare, come nel Campidoglio. Qui è il Tesoro delle antichità di Roma e qui ci si può trattenere in tutta libertà dalla mattina alla sera”. È il 7 dicembre del 1755 ed è con queste parole che Johann Joachim Winckelmann, giunto a Roma da appena tre settimane grazie a una borsa di studio conferita dal principe Elettore di Sassonia, descrive a un amico la sua prima visita al Museo Capitolino, il primo museo pubblico d’Europa, luogo in cui il vitale rapporto con l’Antico può essere coltivato in assoluta libertà, “von Morgen bis in den Abend” (dalla mattina alla sera).
Nei tredici anni successivi, fino alla tragica morte avvenuta a Trieste l’8 giugno del 1768, Winckelmann, nato a Stendal il 9 dicembre del 1717 in una famiglia molto modesta, definisce i contenuti fondamentali del Neoclassicismo tardo-settecentesco e getta le basi teoriche dell’archeologia moderna, dando vita a un raffinato sistema di valutazione cronologica e stilistica delle opere antiche fondato sull’osservazione diretta dei manufatti e l’attenta lettura delle fonti letterarie. “Novello Colombo”, “scopritore di una terra a lungo presagita, menzionata e discussa, e lo si può ben dire, un tempo conosciuta e poi nuovamente perduta”. Così Johann Wolfgang Goethe esprime l’impatto rivoluzionario dell’opera di Winckelmann, e in particolare della Storia dell’Arte nell’Antichità pubblicata a Dresda nel 1764.
La mostra “Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento”, ai Musei Capitolini dal 7 dicembre 2017 al 22 aprile 2018, intende celebrare gli importanti anniversari winckelmanniani del 2017 (300 anni dalla nascita) e del 2018 (250 anni dalla morte) e si inserisce nel contesto delle manifestazioni europee coordinate dalla Winckelmann Gesellschaft di Stendal, dall’Istituto Archeologico Germanico di Roma e dai Musei Vaticani.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e a cura di Eloisa Dodero e Claudio Parisi Presicce, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, la mostra ha una duplice finalità: la prima, offrire ai visitatori il racconto degli anni cruciali che hanno portato, nel dicembre del 1733, all’istituzione del Museo Capitolino, il primo museo pubblico d’Europa, destinato non solo alla conservazione ma anche alla promozione della “magnificenza e splendor di Roma”; la seconda, presentare le sculture capitoline sotto una luce diversa, ovvero attraverso le intuizioni, spesso geniali, del grande Winckelmann.
Arricchita da una selezione di 124 opere, il Tesoro di Antichità si sviluppa in tre sedi diverse nell’ottica di una “mostra diffusa”: le Sale Espositive di Palazzo Caffarelli, le Stanze Terrene di Sinistra del Palazzo Nuovo e le Sale del Palazzo Nuovo.
Catalogo: Gangemi Editore
Costi: Intero 15 € biglietto integrato Mostra + Museo (comprensivo della tassa del turismo per i non residenti a Roma) - Ridotto 13 € biglietto integrato Mostra + Museo (comprensivo della tassa del turismo per i non residenti a Roma) - Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente
Informazioni: 060608
Indirizzo: piazza del Campidoglio - Roma
Sito: www.museicapitolini.org
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"TRAIANO Costruire l’Impero, creare l’Europa"
ideata da Claudio Parisi Presicce
a cura di Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro
L’optimus princeps che portò l’impero romano alla sua massima estensione celebrato a 1900 anni dalla morte ai Mercati di Traiano
MERCATI DI TRAIANO MUSEO DEI FORI IMPERIALI - Roma
dal 29 novembre 2017 al 16 settembre 2018. Orario: tutti i giorni 9.30 - 19.30_ 24 e 31 dicembre ore 9.30-14.00 - Giorni di chiusura: 1 Gennaio, 1 Maggio, 25 dicembre
L’esposizione è promossa e prodotta da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Cosa significa costruire un Impero? E in che relazione sta l’Impero Romano con l’Europa attuale?
Politica, economia, welfare, conquiste militari ottenute senza esclusione di colpi; inclusione di popolazioni diverse sotto un unico Stato che governa con leggi che ancora oggi sono alla base della giurisprudenza moderna; la buona amministrazione, influenzata anche da donne capaci, “first ladies” autorevoli; campagne di comunicazione e capacità di persuasione per ottenere il consenso popolare attraverso opere di pubblica utilità, “magnificentia publica” e lusso privato, ma discreto.
Non è la trama di una fiction, né il programma di qualche politico, ma la traccia della mostra Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa, ideata da Claudio Parisi Presicce e a cura di Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro per celebrare la ricorrenza dei 1900 anni dalla morte dell’imperatore che ha portato l’Impero alla sua massima espansione.
I reperti archeologici provengono da musei della Sovrintendenza Capitolina (Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Museo della Civiltà Romana, Museo di Roma a Palazzo Braschi, Antiquarium del Celio, Teatro di Marcello), da molti musei e spazi archeologici italiani (Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano e presso Palazzo Massimo, Museo Ostiense a Ostia Antica, Antiquarium della Villa dei Volusii a Lucus Feroniae, Antiquarium di Villa Adriana a Tivoli, Antiquarium Comunale "Villa di Traiano” di Arcinazzo Romano; Museo Correale di Terranova a Sorrento) e alcuni importanti musei stranieri (Musei Vaticani; Pergamon Museum a Berlino; Museum het Valkhof di Nijmegen; Museo Nazionale di Storia della Romania, Bucarest; Museo Nazionale di Arte romana di Merida, Gliptoteca di Monaco di Baviera).
Ancora, è ospitata presso la via Biberatica anche “Columna mutãtio – LA SPIRALE”, un’installazione monumentale di arte contemporanea, ideata dall’artista Luminiţa Țăranu, che racconta la “mutazione” di significato della Colonna di Traiano nel volgersi della storia.
Il messaggio che l’artista, romena di nascita e italiana di adozione, intende trasmettere, è la “mutazione” di significato che avviene nel volgersi della storia: nata per celebrare la conquista della Dacia da parte dei Romani, la Colonna Traiana è diventata nel tempo il simbolo dell’inscindibile legame storico tra l’Italia e la Romania; se nel passato evocava le due guerre portate dall’Imperatore contro Decebalo, il Re dei Daci, oggi il capolavoro romano è anche testimonianza visiva dell’origine del popolo romeno.
Esempio di come la ricerca contemporanea interagisce con l’archeologia e con la memoria, l’installazione che l’artista propone al pubblico intende rinforzare il filo connettivo tra l’antico e il contemporaneo. L’opera, infatti, ha un’impostazione orizzontale come allusione al reperto archeologico quale oggetto musealizzato, metafora del concetto secondo il quale la storia scorre in orizzontale.
Dopo la mostra a Roma, l’installazione “Columna mutãtio – LA SPIRALE” sarà esposta in uno dei prestigiosi musei di Bucarest, in occasione alla festa del centenario dell’Unità Nazionale della Romania, nell’autunno del 2018.
TRAIANO, imperatore costruttore
La mostra sarà caratterizzata dal racconto della vita “eccezionale” di un uomo “ordinario”, significativamente racchiusa in un “titolo” coniato per lui, optimus princeps, ovvero il migliore tra gli imperatori. Colui che seppe riportare gioia tra i romani! come ricordato dallo storico Plinio il Giovane, suo contemporaneo Traiano ci ha ordinato di essere felici e noi lo saremo.
Ma cos’ha fatto di così diverso e innovativo Traiano per meritare un tale consenso incondizionato dall’esercito, dal senato e soprattutto dalle più disparate popolazioni dell’Impero?
Primo imperatore non romano di nascita bensì ispanico, non appartenente ad alcuna dinastia imperiale, ma di ottima famiglia – Ulpia – Marco Ulpio Traiano segue le orme del padre naturale e percorre velocemente i gradi della carriera militare, dimostrando doti di stratega e combattente sul campo a fianco dei suoi uomini, dei quali guadagna così il consenso e la fedeltà assolute. Non solo per questo l’imperatore Nerva lo “adotta” come successore, ma anche perché ne percepisce la capacità di affrontare anche i temi spinosi delle riforme sociali ed economiche di cui l’Impero ha urgente bisogno: lo nomina mentre lui si trova in Germania, lontano dalla capitale che non ha mai visitato.
Una mostra immersiva grazie alle nuove tecnologie e allo storytelling, protagonisti anch’essi dell’allestimento e dei contenuti. I visitatori si troveranno immersi nel mondo di Traiano. L’ imperatore, o meglio il suo fantasma, impersonato da un attore, introdurrà alla vita dell’optimus princeps. Profumi, petali e il rumore della folla daranno al visitatore le stesse sensazioni che il popolo di Roma provava durante un trionfo; stele di soldati si animeranno per mostrare gli affanni del vivere e del morire dei legionari impegnati nelle guerre di conquista di Traiano; si ascolteranno la descrizione dei nemici di Roma, i barbari - antagonisti prima, protagonisti poi delle sorti dell’impero - e le voci delle donne della famiglia reale, impegnate nel sociale e imprenditrici. E, ancora, grazie alla realtà aumentata e a video immersivi rivivranno i monumenti traianei e il fuoco delle fiamme da cui Traiano venne salvato per intercessione di Gregorio Magno.
La mostra si avvarrà anche delle installazioni multimediali e interattive che sono state realizzate grazie alle collaborazioni che la Sovrintendenza Capitolina ha attivato, a scopi di ricerca, studio e divulgazione con la Duke University, Department of Classical Studies, Dig@Lab, con il coordinamento scientifico di M. Forte, la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando (Madrid, Spagna), Laboratorio de Humanidades Digitales con il coordinamento di J. M. Luzon, la Divisione ICT del Dipartimento di Tecnologie Energetiche dell’ENEA nell’ambito del progetto CO.B.R.A. (COnservazione dei Beni culturali, con l’applicazione di Radiazioni e di tecnologie Abilitanti), responsabile A. Quintiliani.
Catalogo: De Luca Editori d’Arte
Costo: Biglietto integrato Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali + Mostra per i non residenti a Roma: 15 € intero; 13 € ridotto - per i residenti a Roma: 13 € intero; 11 € ridotto - Biglietto ridottissimo 2 €
Indirizzo: via Quattro Novembre 94 - 00187 Roma
Informazioni: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00)
Indirizzo: via Quattro Novembre 94 - 00187 Roma
Informazioni: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00)
Sito di riferimento: www.mercatiditraiano.it
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"MONET"
a cura di Marianne Mathieu
Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e della Regione Lazio, la grande retrospettiva è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisiain collaborazione con il Musée Marmottan Monet, Paris.
COMPLESSO DEL VITTORIANO ALA BRASINI - Roma
sino al 3 giugno 2018, dal lunedì al giovedì 9.30 - 19.30_venerdì e sabato 9.30 - 22.00_domenica 9.30 - 20.30
A GRANDE RICHIESTA, DOPO AVER SUPERATO I 200.000 VISITATORI, LA MOSTRA DEDICATA A CLAUDE MONET PROROGA FINO AL 3 GIUGNO 2018 LA MOSTRA
In mostra circa 60 opere, le più care all’artista e che lo stesso Monet conservava nella sua ultima, amatissima dimora di Giverny: prestiti eccezionali tutti provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi che nel 2014 ha festeggiato gli 80 anni di vita e che raccoglie il nucleo più importante e numeroso delle opere del grandissimo artista francese, grazie alle donazioni dei collezionisti dell’epoca e del figlio Michel.
L’inquietante modernità dei salici piangenti, del viale delle rose e del ponticello giapponese ma anche le monumentali ninfee e glicini, i colori evanescenti e sfumati, la campagna francese e la natura in ogni sua fase: tra i capolavori in mostra Ritratto di Michel Monet neonato (1878-79), Ninfee (1916-1919), Le Rose (1925-1926), Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905).
Monet - curata da Marianne Mathieu, storico dell’arte e vice-direttore del museo Marmottan, incaricata della Collezione Monet - dà conto dell’intero percorso artistico del maestro impressionista a partire dai primissimi lavori, le celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800 con cui guadagnò i primi soldi e divenne quasi un personaggio nella sua città natale, Le Havre, passando per i paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville, e delle sue tante dimore, inclusa una parentesi in Liguria testimoniata in mostra dal dipinto del castello di Dolceacqua.
Protagonisti anche i ritratti dei figli e le celeberrime tele dedicate ai fiori del suo giardino - costruito sapientemente negli anni al punto che ebbe a dire che se non avesse fatto il pittore sarebbe stato giardiniere e che senza i fiori non avrebbe dipinto -, fino alla modernissima resa dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, e poi alle monumentali Ninfee, che deflagrano nel pulviscolo violetto e nella nebbia radiosa.
L'iniziativa è promossa da Generali Italia - sponsor della mostra - tramite il programma Valore Cultura, che ha l'obiettivo di avvicinare famiglie, giovani, clienti e dipendenti al mondo dell’arte, attraverso l’accesso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi ed attività di divulgazione artistico-culturale.
La mostra vede come special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia, colore ufficiale Giotto brand icona di F.I.L.A. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini e media partner Radio Dimensione Suono.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Le audioguide della mostra sono offerte da Generali Italia.
Il catalogo è edito da Arthemisia Books.
In mostra circa 60 opere, le più care all’artista e che lo stesso Monet conservava nella sua ultima, amatissima dimora di Giverny: prestiti eccezionali tutti provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi che nel 2014 ha festeggiato gli 80 anni di vita e che raccoglie il nucleo più importante e numeroso delle opere del grandissimo artista francese, grazie alle donazioni dei collezionisti dell’epoca e del figlio Michel.
L’inquietante modernità dei salici piangenti, del viale delle rose e del ponticello giapponese ma anche le monumentali ninfee e glicini, i colori evanescenti e sfumati, la campagna francese e la natura in ogni sua fase: tra i capolavori in mostra Ritratto di Michel Monet neonato (1878-79), Ninfee (1916-1919), Le Rose (1925-1926), Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905).
Monet - curata da Marianne Mathieu, storico dell’arte e vice-direttore del museo Marmottan, incaricata della Collezione Monet - dà conto dell’intero percorso artistico del maestro impressionista a partire dai primissimi lavori, le celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800 con cui guadagnò i primi soldi e divenne quasi un personaggio nella sua città natale, Le Havre, passando per i paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville, e delle sue tante dimore, inclusa una parentesi in Liguria testimoniata in mostra dal dipinto del castello di Dolceacqua.
Protagonisti anche i ritratti dei figli e le celeberrime tele dedicate ai fiori del suo giardino - costruito sapientemente negli anni al punto che ebbe a dire che se non avesse fatto il pittore sarebbe stato giardiniere e che senza i fiori non avrebbe dipinto -, fino alla modernissima resa dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, e poi alle monumentali Ninfee, che deflagrano nel pulviscolo violetto e nella nebbia radiosa.
L'iniziativa è promossa da Generali Italia - sponsor della mostra - tramite il programma Valore Cultura, che ha l'obiettivo di avvicinare famiglie, giovani, clienti e dipendenti al mondo dell’arte, attraverso l’accesso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi ed attività di divulgazione artistico-culturale.
La mostra vede come special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia, colore ufficiale Giotto brand icona di F.I.L.A. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini e media partner Radio Dimensione Suono.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Le audioguide della mostra sono offerte da Generali Italia.
Il catalogo è edito da Arthemisia Books.
Nell'immagine: Claude Monet (1840-1926), Nymphéas, 1916-1919.
Costo: Biglietti- Intero 15 € (audioguida inclusa) - Ridotto 13 € (audioguida inclusa)
Informazioni e prenotazioni gruppi: + 39 06 8715111
Indirizzo: San Pietro in Carcere - Roma
Siti di riferimento: www.arthemisia.it - www.ilvittoriano.com
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