Recensione critica dello spettacolo TANGERI scritto Silvano
Spada
e diretto da Gianni De Feo
Prima replica, martedì cinque marzo duemiladiciannove,
OFF OFF THEATRE - Roma.
Pubblico questa recensione con inerzia e
chiedo scusa ma nel contempo ringrazio perché TANGERI ha parlato al mio cuore
più di quanto avessi pensato in un primo istante, ha parlato così bene tanto da
dovermi sospendere almeno un attimo prima di scrivere d'arte e di libertà.
TANGERI di Silvano Spada è
un racconto scenico dalle tinte profonde ed aspre che lentamente si apre in
palpitante rappresentazione verso un pubblico sempre più rapito.
Raffigurazione poetica di un'esistenza
si sostanzia in tasselli di vita, frammenti di storia, briciole di realtà che
si avvicendano tra parola e canto con quella massima eleganza del dire che
raramente si è soliti incontrare, un soffio d'esistere che parla allo
spettatore con sommo rispetto e tatto. Teatro di narrazione corposa ed intensa,
intimità del vivere, si apre con limpidezza su di un palco, quello dell'
OFF/OFF THEATRE di Roma, che spettacolo dopo spettacolo, si sta
dimostrando sempre più attento alla vicenda
umana in ogni sua accezione e sfaccettatura.
A raccontarsi è Miguel de Molina che,
dalla sua già inquieta nascita e lungo tutto il suo colmo arco vitale, narra di
sé, il desiderio d'essere, non solo la sua arte, ma anche la sua identità
più intima contro ogni pregiudizio, ogni abuso e sopravvenuta atroce violenza
interiore e fisica, così rialza la testa, sempre, e vive.
Attraverso il narrare, il cantare, il danzare, si
dischiude una porta sulla Spagna del secolo scorso, rivolta anche verso quelle bramate
sponde marocchine, dove il protagonista si dirige prima di percorrere tutto il
resto della sua esistenza pregna d'identità artistica poi, con grande
coraggio, portata avanti durante la repressione della dittatura
franchista.
Tra dominanze di potenti colori e tra semplici
oggetti che si fanno identificativi simbolici, il racconto va avanti, e
lambisce il contemporaneo, mentre la luce s'accosta come a narrare anch'essa le
profondità e le sfaccettature dell'essere nell'avvicendarsi con un inquieto
parallelo alter ego dei nostri giorni.
Snodo emblematico del racconto è lo sfiorarsi
interiore tra il cantante spagnolo
e Federico Garcia Lorca, la cui iconica
figura fa risiedere nell'animo dell'artista un violento impulso emotivo.
Ad interpretare, con grande capacità, questo
emblematico personaggio e la sua proiezione futura è Gianni
De Feo, dalla voce tanto carismatica da
meritarsi continui forti applausi a scena aperta. Convincente nelle due anime
narrative, in lui risiede l'artista di ieri e di oggi, rappresentati con continuità
espressiva.
La bella drammaturgia di Silvano
Spada, in ogni passaggio sempre molto pulita, lascia spazio
soprattutto all'essenza dei due intersecati racconti, senza mai invadere le
tracce del dire ma anzi sottolineandole con vari accorgimenti registici.
Uno spettacolo che consegna agli spettatori più di un
messaggio, più di un pensiero, più d'una riflessione e su cui sovrasta sempre
l'idea della libertà e dell'essere se stessi.
- Andrea Alessio Cavarretta -
_Kirolandia_
di Silvano
Spada
diretto e interpretato da Gianni De Feo
scenografia Roberto Rinaldi - costumi Gianni
Sapone - coreografie Giulia Avino
voce off Irma Ciaramella