È
appena passato un venerdì 13 di un anno bisestile che ha superato tutte le
aspettative di sfiga cosmica immaginabili, al punto che sarebbe da valutare un
cambio di calendario, insomma siamo certi che quello Gregoriano non sia ormai
superato? Ce ne sono tanti da poter usare in sostituzione, ecco magari
escluderei quello dei Maya, se non altro per l’affidabilità, ci saremmo dovuti
estinguere 8 anni fa a seguir loro! Magari potremmo adottare quello egizio, ha
tre stagioni certo, però si potrebbe fare a meno dell’inverno, oppure seguire i
cicli lunari come i babilonesi. Insomma, tanto per toglierci di mezzo questa
cosa del bisestile che in effetti pure a non essere superstiziosi un po’, ecco,
rompe.
Guardo
fuori dalla finestra, è tardi, e tutto tace più del solito, non passa una
macchina da almeno un’ora credo, che per dove vivo io penso sia una specie di
record, di solito sembra di stare in un circuito di auto da corsa specialmente
nel fine settimana. Mi sono sempre lamentata di quei rumori, eppure oggi mi
mancano, il silenzio è sintomo di un’assenza surreale cui non sono abituata e
che… mi ricorda il mio genere preferito di film.
Io
adoro i film apocalittici… tutti nessuno escluso, mi basta intravedere la
possibilità che il genere umano si estingua. Serie tv, film ne ho visti una
moltitudine: alcuni erano anche
piuttosto belli, altri veramente terribili, ma questo non mi ha fermato.
Invasioni, zombie, glaciazioni, surriscaldamento globale, virus che uccidevano
o trasformavano gli umani in mostri, ho visto di tutto, ma fino ad oggi non mi
ero mai chiesta la motivazione di tanta morbosità, perché insomma, un’ossessione
di questo tipo è quasi da sociopatici.
Però
in questi giorni di forzata reclusione a causa del Covid-19 e in cui peraltro è anche
ricominciato "The walking dead" (“robba de’ zombie” nemmeno a dirlo)
ho avuto modo di riflettere: ciò che amo di questo genere sono gli esseri umani
o meglio le loro reazioni alle catastrofi, all’azzeramento totale delle regole
civili, alla mancanza delle comodità scontate della vita quotidiana, al
cambiamento radicale.
Certi
eventi tirano una linea di demarcazione netta tra prima e dopo, tra ciò che
eravamo e ciò che siamo diventati e ci fanno comprendere meglio le priorità: in
qualche modo le catastrofi sono un’opportunità.
A
questo punto dovrei precisare che in cinese (eh già guarda il caso!) la parola
crisi vuol dire anche opportunità, ma ho scoperto oggi che non è vero, vuol
dire momento cruciale, quando comincia e cambia qualcosa, ecco noi siamo in
quel momento cruciale quello in cui possiamo imboccare la strada giusta o
quella sbagliata. Qualche divinità (immagino non quella dei Maya) ci sta
offrendo la possibilità di cambiare, anche se non senza pesanti sacrifici, ci sta
sbattendo in faccia la nostra fragilità, la nostra superficialità, i nostri
errori, ma da questi possiamo ricominciare.
Andrà
tutto bene? Non lo so, cambierà? Ne sono certa!
Nel frattempo #restiamoacasa assaporando una lentezza quotidiana che forse per molti noi risale ormai ai tempi delle vacanze estive della scuola, quando per tre mesi l’ozio diventava uno dei nostri migliori amici. Se non siete persone sedentarie potete sempre darvi allo sport casalingo. Io, per esempio, ho fatto su e giù per le scale di casa svariate volte per tenermi in allenamento, sono due giorni che ho i polpacci doloranti quindi da domani passerò al bricolage sperando che il mio fisico lo regga, diversamente aumenterò la quota ore di lettura, magari rileggendo qualche “classico” che so un bel Palahniuk del resto quale momento migliore per leggere qualcuno che ha scritto:
La felicità non ci
lascia cicatrici da mostrare. Dalla quiete impariamo così poco.
(DIARY - Chuck Palahniuk)
- Sara Saurini -
_KIROLANDIA®_
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