Se
ti fai un bel selfie ora prendi subito 100K di like!
Inutile
negarlo siamo un'affollata società di esibizionisti ed il meno social si mostra
in quantità più o meno ampie di bacheche, e chi per convincimento non fa mai
vedere la sua immagine cede qualcos'altro prodotto da sé, di sé, della sua
anima, del suo lavorare, mangiare, vivere, scelto forse per coincidenza tra i propri
ricordi imminenti, lontani, una qualche intimità, interiorità, una percezione
del presente, del futuro anche remoto.
E se c'è tanto, più o meno consapevole, esibizionismo mediatico c'è molto, più o meno sfrenato, voyeurismo.
Ma
quando tutto questo frastuono tra noi non c'era cosa ci mostravamo?
Ci pensavo proprio in questi giorni, una foto per vederla ci volevano almeno due tre quattro giorni e, se togliamo la parentesi non troppo diffusa dello scatto polaroid, quell'immagine che sarebbe riaffiorata, non si sa precisamente come, faceva parte di un'altra simultanea sensazione e profondità già quasi perduta.
Mi ricordo che quando ti dicevano: "te la consegno entro ventiquattrore" o addirittura "nel pomeriggio se ripassi subito!" e tu rispondevi di sì ma poi andavi sempre il giorno dopo, non potevi nemmeno crederci che avresti potuto vederla e poi mostrarla quasi nell'immediatezza quella rappresentazione dell'essere e del mondo ancora avvolta nel mistero. Avevi appena lasciato dietro una minuta parte del passato e maturavi l'aspettativa di un ritorno spesso tradita da un'inesorabile fuori fuoco o un terribile mosso che forse avrebbero celato per sempre quel ricordo venuto non troppo bene ed alle volte era pure meglio.
Ora
no, ora qualsiasi scattare, dire, dare, fare social-mediatico dopo averlo -appetizzato- alla perfezione ci mette un... ecco è già fuori.
Ma se tutto questo invece si nascondesse, si perdesse prima di uscire allo scoperto, tacesse cosa riusciremmo a far vedere, a far conoscere di noi, e cosa potremmo sperare di scorgere e sapere delle altrui esistenze!? Chissà forse ci guarderemo anche un po' dentro.
Ed anche se non perfettamente e per pochissimi attimi potremmo veramente capirci o perderci nell'assoluto silenzio.
E se c'è tanto, più o meno consapevole, esibizionismo mediatico c'è molto, più o meno sfrenato, voyeurismo.
Ci pensavo proprio in questi giorni, una foto per vederla ci volevano almeno due tre quattro giorni e, se togliamo la parentesi non troppo diffusa dello scatto polaroid, quell'immagine che sarebbe riaffiorata, non si sa precisamente come, faceva parte di un'altra simultanea sensazione e profondità già quasi perduta.
Mi ricordo che quando ti dicevano: "te la consegno entro ventiquattrore" o addirittura "nel pomeriggio se ripassi subito!" e tu rispondevi di sì ma poi andavi sempre il giorno dopo, non potevi nemmeno crederci che avresti potuto vederla e poi mostrarla quasi nell'immediatezza quella rappresentazione dell'essere e del mondo ancora avvolta nel mistero. Avevi appena lasciato dietro una minuta parte del passato e maturavi l'aspettativa di un ritorno spesso tradita da un'inesorabile fuori fuoco o un terribile mosso che forse avrebbero celato per sempre quel ricordo venuto non troppo bene ed alle volte era pure meglio.
Ma se tutto questo invece si nascondesse, si perdesse prima di uscire allo scoperto, tacesse cosa riusciremmo a far vedere, a far conoscere di noi, e cosa potremmo sperare di scorgere e sapere delle altrui esistenze!? Chissà forse ci guarderemo anche un po' dentro.
Ed anche se non perfettamente e per pochissimi attimi potremmo veramente capirci o perderci nell'assoluto silenzio.