Kiri, proseguono per questa stagione 2022-2023 le
KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente
culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in
redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce
sguardo fuori porta e qualche anticipazione sugli eventi successivi.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
Dunque per sognare con voi...
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Dunque per sognare con voi...
LA MOGLIE PERFETTA
di e con Giulia Trippetta
Regia e drammaturgia: Giulia Trippetta
Compositore: Andrea Cauduro
Tecnico luci e suono: Giulia Bartolini
TEATRO BASILICA - Roma
Dall’8 al 13 novembre 2022, dal martedì al sabato ore 21.00 - domenica ore 17.45
Sarà in scena al TeatroBasilica dal 8 al 13 novembre lo spettacoloLA MOGLIE PERFETTA di e con Giulia Trippetta. Una lavagna in scena, uno sgabello, qualche sedia, una donna vestita anni ’50.Ci racconta la storia di una ragazza giovane e piena di sogni, in un mondo vecchio quanto un cartellone pubblicitario ormai sbiadito, diventa poi la docente di un singolare corso di comportamento e buone maniere: il suo è un seminario intensivo (solo per donne) di preparazione al matrimonio dal titolo “Si può far”.
Il corso è volto all’istruzione delle giovani aspiranti sposine affinché comprendano e imparino le regole base per poter diventare delle mogli perfette, totalmente al servizio del proprio uomo. Chi è questa donna? Qual è la sua storia? Cosa si nasconde dietro la maschera di donna perfetta?Crede davvero alle regole che impartisce con tanta dedizione, o è semplicemente vittima di un sistema che la accetta solo perché sottomessa a stereotipi e chili di mascara? E può questa donna, uscita da un’epoca che sembra non appartenerci più, parlare alle donne di tutti i tempi?
Biglietti 18€
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Associazione Culturale Teatro Trastevere
presenta
UNA PRODUZIONE TEATRO TRASTEVERE
Cronache del petrolio
Scritto e diretto da Roberto Nugnes
Con
Giuseppe Ragone, Ilaria Orlando, Francesca Innocenti, Cristiano Arsì
Costumi
Sandra Albanese
Luci
Luca Pastore
TEATRO TRASTEVERE - Roma
Dal 10 al 13 novembre 2022, feriali ore 21.00, festivi ore 17.30
Lo spettacolo si divide in due storie, con alcuni protagonisti in comune. Nella prima storia, 'Big Crunch', una pioggia di sangue si sta abbattendo sul pianeta terra. Scienza e religione si interrogano sulle cause e i possibili effetti catastrofici. Nella seconda, 'Storia d'Aurora', un uomo chiede a Dio un miracolo che possa risolvere i suoi numerosi problemi, e di fatto qualcosa di incredibile accade...
On n’échappe pas de la machine
cit. Gilles Deleuze
Cronache del petrolio, attraverso il racconto di accadimenti altamente improbabili, si fa carico di voler raccontare i tempi moderni, in particolar modo il consumismo esasperato. Non si sfugge alla macchina, sosteneva Gilles Deleuze, e noi ne siamo parte integrante, anelli collegati di una interminabile catena di montaggio. Le due storie, “Big Crunch” e “Storia d’Aurora”, si soffermano su questi aspetti e il loro rapporto con la fede; la messa in scena è inoltre formata da proiezioni video che vanno ad integrarsi e a sostenere il racconto.
Biglietto: intero 13€ , ridotto 10€ (prevista tessera associativa)
CONSIGLIATA PRENOTAZIONE
via Jacopa de' Settesoli 3
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FREAK SHOW…
E ci chiamano fenomeni da baraccone
Di Massimo Roberto Beato
Con Simone Chiacchiararelli e Aron Tewelde
Regia Jacopo Bezzi
Teatro Spazio 18b - Roma
Debutta in prima assoluta al Teatro Spazio 18b, dal 10 al 20 novembre, FREAK SHOW….E ci chiamano fenomeni da baraccone, spettacolo scritto da Massimo Roberto Beato e diretto da Jacopo Bezzi.
La vera storia dei gemelli siamesi Tocci, uniti per la vita da una malformazione genetica e resi unici dalle esibizioni della loro “mostruosità”. Se fisicamente erano compromessi, dal punto di vista intellettivo probabilmente brillarono per spiccato acume, e impararono a parlare tre lingue oltre l’italiano riuscendo a interagire col pubblico in modo brillante e arguto.
La loro tournee negli Stati Uniti, che inizialmente doveva durare un anno, fu poi estesa a cinque. Visto l’enorme successo e gli immensi guadagni, la famiglia Tocci rimase in giro con diversi circhi per molti anni. Una storia di umanità e di sofferenza, con uno sguardo ironico sulla ineluttabilità del destino e della vita
biglietto intero 18 € - biglietto ridotto 13 €
tessera associativa euro 2 €
TEL 06.92594210 WAPP 333.3305794
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ANITA AL BUIO
di Priscilla Muscat e Matteo Scarfò
regia di Lucy Bellotti
con Priscilla Muscat
CENTRO CULTURALE ARTEMIA - Roma
Dall’11 al 13 novembre 2022, venerdì e sabato ore 21.00 - domenica ore 18.00
Dopo il grande successo del primo fine settimana di programmazione, prosegue la rassegna teatrale a tematica LGBTQ+ “ARTEMIA+” che ha lo scopo di utilizzare il TEATRO, come mezzo per “raccontare”. Per abbattere pregiudizi, per difendere ogni diritto, per avvicinare storie lontane dalle proprie. Per immedesimarsi e rendersi conto che (chi più e chi meno) forse tutti abbiamo subito qualche discriminazione almeno una volta nella vita e che proprio nella diversità e nell’accettazione di essa, alberga la possibilità di crescita sia personale come culturale e sociale.
Ingresso spettacolo: €12
Ingresso mostra: OMAGGIO
Tessera nuovi soci: €3
Il pubblico è pregato di arrivare quindici minuti in anticipo per non perdere la priorità.
Direttrice Artistica:Maria Paola Canepa
Media Partner: Kirolandia
www.centroculturaleartemia.org
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TUTTO SUA MADRE
tratto da Lesgarçons et Guillaume, à table! di Guillaume Gallienne
Regia di ROBERTO PIANA
Traduzione dal francese ANNA D’ELIA
Adattamento drammaturgico TOBIA ROSSI
Assistente alla regia ANGELO CURCI
Scene YASMIN POCHAT
Costumi AGOSTINO PORCHIETTO
Light designer RENATO BARATTUCCI
Wallpaper designer SIMONE GUIDARELLI
Illustratore MATTHEW LA CROIX
Una produzione BISTREMILA
Teatro di Villa
Lazzaroni
Dall’11 al 13 novembre 2022, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
Dall’11 al 13 novembre 2022, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
Sarà in scena dall’11 al 13 novembre presso il Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo TUTTO SUA MADRE, tratto da Lesgarçons et Guillaume, à table! di Guillaume Gallienne, con Gianluca Ferrato per la regia di Roberto Piana.
Questo esilarante, sottile, profondo monologo, è talmente ricco di personaggi da sembrare una commedia. La particolarità è che tutti questi personaggi sono interpretati da un unico attore in una sorta di girandola da trasformista della parola e della voce. Dunque, una straordinaria prova d’attore. O meglio, una grande opportunità. É un testo nel quale si ride tanto, si fanno le dovute riflessioni sui condizionamenti familiari e si capisce come qualsiasi (ri)nascita sia provvidenziale, auspicabile o addirittura necessaria, anche quando si tratta di un coming-out al contrario. Quello di Guillaume, il protagonista della storia. L’equivoco infatti si crea già nel titolo non tanto in quello cinematografico, Tutto sua Madre, ma nell’originale teatrale, Lesgarçon et Guillaume, à table, perché i garçons, cioè i ragazzi, che altro non sono se non i fratelli di Guillaume, sono maschi, belli e testosteronici, mentre lui, Guillaume è l’esatto contrario, annota il regista Roberto Piana. Il protagonista inviso al padre e ai fratelli, si ritroverà così ad imitare e a far vivere tutte le donne che ha immaginato o conosciuto, diventando via via la Principessa Sissi, l’Arciduchessa Sofia, una perfetta ballerina andalusa, sua nonna, sua zia. Insomma ogni donna che osserva o che ammira.
Scritta e rappresentata nel 2012 da Guillaume Gallienne, attore e regista di punta della ComédieFrançaise, la pièce ha avuto a Parigi uno straordinario successo, una quantità enorme di repliche e successivamente, con il titolo Tutto sua madre, una versione cinematografica del 2014 che ha fatto man bassa di César. Ora per la prima volta in Italia, proseguirà la sua tournée toccando alcune delle più importanti città tra cui Napoli, Trieste, Torino, Bologna, Palermo.
Via Appia Nuova 522/Via Tommaso Fortifiocca,71 (parcheggio gratuito) - Roma
www.fondamentateatroeteatri.it
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produzione Fondazione Teatro di Napoli | Teatro Biondo Palermo
DANIELE RUSSO
MAURO MARINO | VIVIANA LOMBARDI | GIACOMO ROSSELLI
EMANUELE MARIA BASSO | ALFREDO ANGELICI | DANIELE MARINO
GILBERTO GLIOZZI | GAIA BENASSI | SERGIO DEL PRETE
ANTIMO CASERTANO | RENATO BISOGNI
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO
di Dale Wasserman
dall’omonimo romanzo di KenKesey
scene Gianluca Amodio | costumi Chiara Aversano
disegno luci Marco Palmieri | musiche originali Pivio& Aldo De Scalzi
videografie Marco Schiavoni
SALA UMBERTO – Roma
dal 3 al 13 novembre 2022, da giovedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00
Qualcuno volò sul nido del cuculo è il romanzo che KenKesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano; racconta, attraverso gli occhi di RandleMcMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera – la vita dei pazienti di manicomio statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato.
Oggi la drammaturgia di Wasserman torna in scena, rielaborata dallo scrittore Maurizio de
Giovanni, che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l’ha avvicinata a noi, cronologicamente e geograficamente.
RandleMcMurphy diventa Dario Danise e la sua storia e quella dei suoi compagni si trasferiscono nel 1982, nell’Ospedale psichiatrico di Aversa.
Il risultato è uno spettacolo appassionato, commovente e divertente, imperdibile, per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale.
La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Temi tutti straordinariamente presenti nello spettacolo che mi accingo a mettere in scena, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di KenKesey, la cui versione cinematografica diretta da Miloš Forman è entrata di diritto nella storia del cinema.
Con Maurizio de Giovanni, che ha curato l’adattamento del testo, abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una clinica psichiatrica italiana nel 1982. Tutto ha inizio con l’arrivo di un nuovo paziente che deve essere “studiato” per determinare se la sua malattia mentale sia reale o simulata. La sua spavalderia, la sua irriverenza e il suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti, porterà scompiglio e disordine ma allo stesso tempo la sua travolgente carica di umanità contagerà gli altri pazienti e cercherà di risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente le loro emozioni e i loro desideri.
Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi.
Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere.
Come sempre lavorerò sui complessi rapporti psicologici tra i vari personaggi, immergendoli in uno spazio scenico realistico e asettico.
In questo caso, le videografie, che spesso utilizzo nei miei spettacoli, mi permetteranno di tradurre in immagini i sogni e le allucinazioni dei cosiddetti “diversi”.
L’obiettivo che mi pongo è, come sempre, quello di riuscire a far emozionare un pubblico di ogni età, soprattutto i più giovani che forse non conoscono quest’opera che è un vero e proprio inno alla libertà.
Alessandro Gassmann
Prezzo biglietto da 25€ a 30€
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TITOLO
VENTI FRESCHI
di e con DAVIDE CALGARO
TEATRO DE’ SERVI – Roma
11 novembre 2022 – ore 21.00
DETTAGLI
Nuovo appuntamento con la stand-up comedy al Teatro de’ Servi venerdì 11 novembre con VENTI FRESCHI, l’inedito show di Davide Calgaro.
Il più giovane stand up comedian italiano ci rivela cosa vuol dire averevent’anni, andare a vivere da solo e i problemi di chi come lui – proprio perché giovane – non viene mai preso sul serio. Dopo aver descritto nel suo primo spettacolo i suoi sedici anni, dalla scuola agli amici fino al rapporto con i genitori, Davide Calgaro alza il tiro e racconta in chiave comica e per esperienza diretta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta e i guai che ne derivano, ridendoci su.
Prezzo biglietto 20€
info: 06 6795130
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CONCERTI
NOVITÁ
TITOLO
KODEX
presenta il disco “Breakdown”
Line-up
Donatello D’Attoma, piano
Massimo Bonuccelli, elettronica
DOVE e QUANDO
Casa del Jazz - Roma
11 novembre 2022 - Inizio concerto ore 21:00
KODEX
presenta il disco “Breakdown”
Donatello D’Attoma, piano
Massimo Bonuccelli, elettronica
Casa del Jazz - Roma
11 novembre 2022 - Inizio concerto ore 21:00
Venerdì 11 novembre presso la Casa del Jazz di Roma il duo Kodex, composto da Donatello D’Attoma al piano e Massimo Bonuccelli all’elettronica, presenterà nell’ambito del Roma Jazz Festival il disco Breakdown di prossima uscita perl’etichetta Filibusta Records. Un progetto in cui il pianoforte classico incontra l’elettronica e in cui il jazz si fonde con una musica minimale, dall’innato senso melodico. Per questo nuovo lavoro i due musicisti hanno sperimentato un live in studio tra composizioni originali, rielaborazione di brani editi e improvvisazione radicale. Sette le tracce estratte da questa lunga sessione in cui mente e anima, tra astrattismo ed esperienze di vita reale, hanno proiettato la musica in una dimensione aperta senza confini: da Debussy ai Kraftwerk, con Elegie e The Model, passando per la splendida ballad scritta da Jimmy Van Heusen, Darn that dream, si attraversa un ponte sonoro di modernità che cattura, invita a restare e a godersi un volo irrazionale (Irrational flight).
Ingresso 15 euro
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PASOLINI PITTORE
A cura di
Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Dal 29 ottobre 2022 al 16 aprile 2023
Pasolini Pittore è un progetto espositivo esclusivo completamente inedito nel suo genere, ideato per i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che intende riportare l’attenzione su un aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto creativo complessivo dello scrittore e regista, a oltre quaranta anni dall’ultima antologica completa su Pasolini pittore, del 1978, tenutasi a Palazzo Braschi.
Radio partner: Dimensione Suono Soft
Partner tecnologico: LIEU.city
Roma, Via Francesco Crispi, 24
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
www.museiincomune.it
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Surrealismo Quotidiano
ARTISTI: Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko
TIPOLOGIA: Mostra bipersonale
ART G.A.P. Gallery – Roma
INAUGURAZIONE: sabato 22 ottobre 2022 ore 18:00
In occasione della settimana dell’arte contemporanea romana (RAW 2022), la galleria Art GAP è lieta di ospitare, dal 22 ottobre al 18 novembre 2022, la mostra “Surrealismo Quotidiano” di Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko, a cura di Federica Fabrizi.
Le opere di Olga Volha Piashko nascono dalla vita, in cui sfida le convezioni accademiche scegliendo di dipingere soggetti reali ponendo l’accento sulle ancestrali emozioni che animano la persona ritratta. Nella serie “tra realismo e astrattismo”, Olga decide di andare oltre, di penetrare nello spazio pittorico fisicamente, tagliando la tela. Il supporto sia come voce di un mondo rappresentato sia come piano su cui l’artista agisce, trasponendo in un gesto così minimo tutte le sue emozioni. Superando la bidimensionalità, le opere di Olga Volha Piashko trasmettono un nuovo concetto di tempo e di spazio in cui tutto cambia e tutto passa. Supera la rappresentazione pittorica convenzionale sperimentando la sua personale tecnica dell’incisione della tela per dare forma e vita alla soggettività visiva che ispira lo spazio dell’immagine. Le opere della serie “Surrealismo Quotidiano”, realizzate con una tecnica del tutto personale, sono composte da due dipinti realizzati in momenti diversi della vita per raccontare i segni del passare del tempo. Olga Volha Piashko, mediante il percorso visivo ed emotivo proposto all’osservatore, riesce a ricostruire su un unico supporto il cambiamento, l’evoluzione dei soggetti rappresentati. Queste opere frutto di una tecnica tridimensionale sono in grado di offrire un’originale e inedita visione pittorico-scultorea dei dipinti, coinvolgendo il fruitore in un percorso di 180° in cui l’opera si svela davanti ai suoi occhi. In questo gioco di punti di vista che variano al movimento dell’osservatore è assente un punto focale e le opere si offrono capolavori della profondità, stupefacenti interpretazioni di prospettive inesplorate caratterizzate da stupefacenti rimandi cromatico - prospettici. Si tratta di un vero lavoro psicologico legato all’esperienza individuale del fruitore che viene spinto ad associare o dissociare le due diverse realtà che gli appaiono davanti ai suoi occhi. Olga con la sua visione spazialistica tiene salda la concezione avanguardistica per trasmettere l’evoluzione del mondo emotivo della vita interiore del soggetto rappresentato.
Enti promotori: Art GAP, Modern & Contemporary Art
Indirizzo: Via di Santa Maria in Monticelli 66 - Roma
Orari: ven. / sab. 16:00 – 19:00
Telefono: 06.96115866
E-mail: art@artgap.it
www.artgap.it
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RAOUL DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
PALAZZO CIPOLLA – Roma
Dal 14 ottobre 2022
DETTAGLI
Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre Pompidou, Palais Galliera, la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la Loire, Musée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Sono molto lieto di ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico».
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PROSEGUE
TITOLO
VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dall’ 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023
Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre Pompidou, Palais Galliera, la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la Loire, Musée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Sono molto lieto di ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico».
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VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dall’ 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889) sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
Con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra vede come main sponsor Acea, sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, mobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
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SOLO EXHIBITION
a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli
galleria d'arte FABER - Roma
Da 24 settembre al 3 dicembre 2022
Inaugurazione
sabato 24 settembre ore 10.00-21.00
Sabato 24 settembre la galleria d'arte FABER presenta l'esposizione IMPERMANENTE di Roberto Ghezzi.
Il centro concettuale della mostra è rappresentato dal progetto Naturografie©, che ha i suoi prodromi nei primi anni del Duemila e che definisce nuovi criteri di collaborazione tra Uomo e Natura, in cui tempo ed elementi naturali ridiventano protagonisti della creazione insieme all'artista. Una sperimentazione sulla possibilità di delineare un’operazione artistica in stretto contatto con la natura, tale da restituire un’immagine dell’impermanenza della sua azione, del suo divenire incessante.
Il percorso espositivo, interamente pensato in site specific, mira a far immergere lo spettatore in un corpus di opere organico che rifletta un ambiente ecosistemico vivo e pulsante.
Di fatto l'esito della ricerca di Ghezzi equivale a una restituzione, su tela, del fluire degli elementi invisibili che hanno agito su di essa, ricostruendone, così, un ritratto subliminale, estetico e insieme iconico. Le superfici appaiono come textures connotate dallo sfumare di tinte vibranti e pervasive, ottenute dalla stratificazione di sedimenti e minerali, nonché dal trascorrere del tempo; fattore qui costitutivo.
L'esperienza della natura, attraverso le installazioni terrestri o acquatiche realizzate in vari angoli del globo, è percepita in termini sì estetici, ma anche materiali, rendendola il comune denominatore di un’indagine che mira a raccordare il respiro dell'assoluto e del relativo. L'artista ne ricerca l'archetipo più recondito; l'essenza, il noumeno.
Lo spostamento, da parte dell'artista, dell'indirizzo di indagine, sia tematico che operativo, a favore della ricerca sugli enti di natura contrasta con la concezione dominante nella società odierna, drasticamente tecnocratica. L’esempio fornito dal lavoro di Roberto Ghezzi rispecchia come la contemporaneità artistica stia elaborando un linguaggio dove il tempo, la metamorfosi, il ricorso a materie organiche deperibili e la delega parziale della definizione dell’opera agli automatismi degli ecosistemi appaiono essere i termini maggioritari di un alfabeto che esprime un’estetica opposta a quella professata dalla cultura imperante dell'inflazione mediatica, del sovraesposto, del didascalico, dell’iper-visibile.
"Nella mia ricerca assume sempre più importanza l’aspetto della trasformazione.
Le Naturografie, sono intenzionalmente create per non resistere, per cedere al luogo, al passaggio del tempo su di esse. L'impermanenza è per me valore , sia artisticamente, perché ne ammiro le forme incredibili e assolutamente libere; sia eticamente, perché un’opera non eterna porta con se un forte messaggio in una società che ha fatto del residuo imperituro la sua condanna; sia filosoficamente, perché nella esaltazione artistica delle forme della decomposizione intravedo anche un’esorcizzazione della scomparsa, della sparizione del corpo, di un altrove respinto secondo il tipico atteggiamento occidentale che non accetta più l’idea del trapasso.
E allora le parti che spesso mancano alle opere prelevate, le sparizioni che le lacerano attraverso tagli, fori e strappi, assumono un nuovo, molto più alto, significato: quello del ciclo della vita. Da natura a opera d’arte a natura. E se c’è più valore o senso in una nuova vita che in un’opera umana immutevole ed eterna, ecco che ciò che scompare acquisisce più valore di ciò che rimane. Ecco il nuovo primato dell’impermanenza."
martedì - sabato 10:00 - 19:00
domenica su appuntamento
galleria d'arte FABER
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TEATRO
Ruotalibera Teatro
presenta
La grotta del Mutamembra
Testo e aiuto regia Gabriele Traversa
regia Tiziana Lucattini
con Tommaso Lombardo e Fabio Traversa
Centrale Preneste Teatro - Roma
DETTAGLI
Nuovo appuntamento della Rassegna Infanzie in gioco 2022-23: domenica 13 novembre alle ore 16.30 a Centrale Preneste Teatro di Roma (Via Alberto da Giussano, 58) va in scena lo spettacolo “La grotta del Mutamembra” di Ruotalibera Teatro con Tommaso Lombardo e Fabio Traversa e la regia di Tiziana Lucattini.
Il lavoro è il frutto della Residenza Giovani Under 35-Centrale Preneste 2019 e unisce l’estro di un giovane autore, Gabriele Traversa, a due brillanti e sapienti attori, Fabio Traversa e Tommaso Lombardo. "Competizione e smargiasserie" da un lato e "bellezza e cuore gentile" dall'altro. Quale bambina o bambino non ha incontrato, sul suo cammino di crescita, questa contrapposizione dolorosa? C'è un mondo là fuori che, se sei gentile e sensibile, se ne approfitta. Ed ecco Vinnie, categoria cuori gentili, un folletto del bosco vittima di scherzi e prese in giro, umiliazioni e furti da parte di cavalieri, fatine e contadini. Oggi si direbbe vittima di bullismo. Un giorno sul suo cammino incontra Sir Parson, un Cavaliere dispettoso e gradasso che millanta forza e invincibilità, sempre alla ricerca di nuove sfide. Così Vinnie gli propone un viaggio speciale per andare a sconfiggere il fantomatico e terribile Mutamembra
ALTRE INFORMAZIONI
Adatto dai 3 ai 10 anni.
Il
costo del biglietto è per tutti di 6
euro.
Prenotazione obbligatoria
Via
Alberto da Giussano, 58 – Roma
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SGUARDO
FUORI PORTA
TEATRO
NOVITÁ
TITOLO
PILOTA. REGISTA. MEDICO. CHEF. ATTORE.
ENRIQUE PIÑEYRO ARRIVA DALL'ARGENTINA CON UNO SHOW ESCLUSIVO
“VOLARE È UMANO, ATTERRARE È DIVINO”
DOVE e QUANDO
TEATRO LIRICO – Milano
11 - 12 novembre
Nuovo appuntamento della Rassegna Infanzie in gioco 2022-23: domenica 13 novembre alle ore 16.30 a Centrale Preneste Teatro di Roma (Via Alberto da Giussano, 58) va in scena lo spettacolo “La grotta del Mutamembra” di Ruotalibera Teatro con Tommaso Lombardo e Fabio Traversa e la regia di Tiziana Lucattini.
Il lavoro è il frutto della Residenza Giovani Under 35-Centrale Preneste 2019 e unisce l’estro di un giovane autore, Gabriele Traversa, a due brillanti e sapienti attori, Fabio Traversa e Tommaso Lombardo. "Competizione e smargiasserie" da un lato e "bellezza e cuore gentile" dall'altro. Quale bambina o bambino non ha incontrato, sul suo cammino di crescita, questa contrapposizione dolorosa? C'è un mondo là fuori che, se sei gentile e sensibile, se ne approfitta. Ed ecco Vinnie, categoria cuori gentili, un folletto del bosco vittima di scherzi e prese in giro, umiliazioni e furti da parte di cavalieri, fatine e contadini. Oggi si direbbe vittima di bullismo. Un giorno sul suo cammino incontra Sir Parson, un Cavaliere dispettoso e gradasso che millanta forza e invincibilità, sempre alla ricerca di nuove sfide. Così Vinnie gli propone un viaggio speciale per andare a sconfiggere il fantomatico e terribile Mutamembra
Adatto dai 3 ai 10 anni.
Prenotazione obbligatoria
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PILOTA. REGISTA. MEDICO. CHEF. ATTORE.
ENRIQUE PIÑEYRO ARRIVA DALL'ARGENTINA CON UNO SHOW ESCLUSIVO
TEATRO LIRICO – Milano
11 - 12 novembre
UN MONOLOGO PER RIDERE E RIFLETTERE DIRETTAMENTE DAL PALCO
PIÙ INCREDIBILE MAI VISTO
Piñeyro ha svolto diverse occupazioni: medico, comandante di linea aerea, attore, produttore e regista di film e teatro e, più recentemente, chef responsabile del ristorante Anchoita a Buenos Aires.
Enrique Piñeyro sorprende con la sua ironia e trasforma questo spettacolo originale in un nuovo genere che alterna senza sosta risate e profonde riflessioni.
Nel 2021 -a bordo del suo aereo- ha battuto il record mondiale di aviazione pilotando l'aereo che ha effettuato il volo no-stop più lungo della storia: Seoul/Buenos Aires, in 20 ore e 19 minuti.
Ha sempre affermato di essere diventato pilota per non volare in classe economica. Da questo crea uno spettacolo esilarante; rassicurante per chi ha paura di volare e inquietante per il resto.
Osservato attraverso uno sguardo aeronautico e un acido senso dell'umorismo, Enrique Piñeyro mostra situazioni tragicomiche della vita quotidiana.
Un monologo dentro a una cabina di aereo a grandezza naturale e un grande display audiovisivo (un insieme di proiezioni e schermi giganti che si trovano a metà tra cinema e teatro).
Lo show inizia ricreando un volo Avianca durante il suo sbarco a New York. Da qui, e grazie alla sua esperienza di comandante di linea aerea, alla sua formazione come medico specializzato in aeronautica e alle sue osservazioni sull'errore umano, scopre i consueti fallimenti nella comunicazione quotidiana e li contrappone a quella aeronautica. Per fare questo, prende esempi dalla pubblicità, dalla politica, dall'istruzione, dalla giustizia e dalla salute.
“Mettere una cabina di aeroplano a grandezza naturale all'interno di un teatro è il modo più diretto per trasmettere la mia esperienza come pilota di linea.
Enrico Pineyro
Una grande cabina Boeing 737-200 a grandezza naturale è la protagonista del Primo Atto di
Volare è Umano, Atterrare è Divino.
Il modellino ricrea il volo Avianca 052 del 25 gennaio 1990. Al suo interno ospita i tre protagonisti: il pilota, il copilota e l'ingegnere di volo, con le relative divise.
La cabina è disposta su una piattaforma girevole che la mostra da tutte le angolazioni possibili, mentre l'azione si svolge. A loro volta, enormi schermi forniscono immagini di sfondo e altri fanno uno streaming dell'interno della cabina per ottenere primi piani degli attori mentre l'azione si svolge.
La scena è stata realizzata a Madrid nel 2018 con materiali leggeri per facilitare il montaggio e il trasferimento.
Nel Secondo Atto la cabina dell'aereo scompare e compare Enrique Piñeyro che, con l'aiuto di giganteschi schermi di proiezione, inizia il suo monologo umoristico in italiano.
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Presenta
FARFALLA…FARFALLA…
di Aldo Nicolaj
Con
Masaria Colucci, Alessandro Bevilacqua, Mauro Toscanelli
Regia
Mauro Toscanelli
Scene
Enrico Quadrozzi e Mauro Toscanelli
Dal 17 al 20 novembre
Dal 17 al 20 novembre Teatrosophia dà il suo benvenuto a MauroToscanelli, in veste di regista e di co-interprete di Farfalla…Farfalla… del noto drammaturgo e commediografo Aldo Nicolaj: un classico continuamente rappresentato con grande successo in tutto il mondo,
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