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venerdì 5 ottobre 2018

LA CENA apre la stagione del TEATROSOPHIA di Roma ed è già un trionfo




A dare inizio alla stagione del nuovo TEATROSOPHIA di Roma è un bellissimo spettacolo, sicuramente insolito e molto ben congegnato, si tratta de LA CENA di Giuseppe Manfridi con il progetto teatrale e la regia di Walter Manfrè.

Siamo a disagio. Noi spettatori entriamo nella scena a gruppi di tre, guidati dai gesti imperiosi di un maggiordomo che ci invita a prendere posto a tavola, dove un uomo, solo, ci attende, silenzioso.
Noi spettatori, sperduti nella scena, ci chiediamo quale sia il nostro ruolo, cosa quell’uomo solo e silente vorrà da noi, mentre il maggiordomo versa, e qualche audace spettatore assaggia, un fruttato vino bianco, di cui sentiamo il profumo. E quando sempre noi spettatori, siamo tutti seduti, il maggiordomo, dall’improbabile nome di Fangio, inizia a rispondere alle domande del suo padrone, ci si chiede subito se sia un dialogo o un curioso duello. I due uomini, comunque, attendono.


Il padrone è un padre che aspetta la figlia, non la vede da molti anni, ha bisogno che tutto sia perfetto, che quella cena celebri quel riavvicinamento, ma non è tutto perfetto. Con improvvisa irruenza il padre rompe un piatto, i cocci toccano i piedi di noi spettatori. Siamo spaventati, increduli e non sarà l'unica volta, nel corso di quell’atto unico, così teso, spasmodico, inquietante.
Finalmente Giovanna, la figlia, evocata e poi annunciata, entra in scena, siede a tavola, con Francesco, giovane timido che, forse, è il suo uomo.  Ora seduti intorno a quel tavolo ci sono un padre, una figlia, un estraneo, e noi, trenta spettatori. La cena può aver inizio.

E su quel tavolo non sono le pietanze a susseguirsi ma i conflitti, i non detti, le dinamiche implicite ed esplicite, le passioni, i sentimenti subdoli e meschini, l’amore malato, la disperazione di una famiglia. Ecco com’è fatto il teatro della persona, definizione della poetica di Manfrè. Un’esperienza che porta lo spettatore nella messa in scena, costringendolo a rimanere immobile, dentro l’atto creativo, in cui le emozioni arrivano cruente come rapide di una cascata. Questo anche grazie all’enorme lavoro creativo dei bravissimi attori, che non sono più interpreti ma solo quelle persone, accanto a noi, alla cui vita stiamo assistendo.

Il linguaggio del padre, un sempre magnifico Andrea Tidona, risulta, forse, a tratti più aulico, tant’è che lo stesso personaggio si definisce “un anziano pedagogo”. Appare invece assai moderna e sofisticata la tratteggiatura del personaggio di Francesco, che Stefano Skalkotos restituisce con un’ interpretazione naturale e realistica, quasi cinematografica.

Noi spettatori usciamo dalla scena storditi e irrisolti, con domande tutte ancora da porre, ma innovati, come succede con l’arte al suo meglio.

Veramente un grande esordio al TEATROSOPHIA nella nuova e tanto attesa stagione teatrale romana.

- Elena Costa -
_Kirolandia_ 

LA CENA
di Giuseppe Manfridi
progetto teatrale e regia di Walter Manfrè
Interpreti e Ruoli
Il padre – Andrea Tidona
Francesco – Stefano Skalkotos
Giovanna – Chiara Condrò
Il maggiordomo – Cristiano Marzio Penna
Produzione: Teatro della Città di Catania