Autrice: Elena Costa (VeraKira)
A dare inizio
alla stagione del nuovo TEATROSOPHIA di Roma è un bellissimo spettacolo, sicuramente
insolito e molto ben congegnato, si tratta de LA CENA di Giuseppe Manfridi con il progetto teatrale e la regia di Walter Manfrè.
Siamo a disagio.
Noi spettatori entriamo nella scena a gruppi di tre, guidati dai gesti
imperiosi di un maggiordomo che ci invita a prendere posto a tavola, dove un
uomo, solo, ci attende, silenzioso.
Noi spettatori,
sperduti nella scena, ci chiediamo quale sia il nostro ruolo, cosa quell’uomo
solo e silente vorrà da noi, mentre il maggiordomo versa, e qualche audace
spettatore assaggia, un fruttato vino bianco, di cui sentiamo il profumo. E
quando sempre noi spettatori, siamo tutti seduti, il maggiordomo,
dall’improbabile nome di Fangio, inizia a rispondere alle domande del suo
padrone, ci si chiede subito se sia un dialogo o un curioso duello. I due
uomini, comunque, attendono.
Il padrone è un
padre che aspetta la figlia, non la vede da molti anni, ha bisogno che tutto
sia perfetto, che quella cena celebri quel riavvicinamento, ma non è tutto
perfetto. Con improvvisa irruenza il padre rompe un piatto, i cocci toccano i
piedi di noi spettatori. Siamo spaventati, increduli e non sarà l'unica volta,
nel corso di quell’atto unico, così teso, spasmodico, inquietante.
Finalmente
Giovanna, la figlia, evocata e poi annunciata, entra in scena, siede a tavola,
con Francesco, giovane timido che, forse, è il suo uomo. Ora seduti intorno a quel tavolo ci sono un
padre, una figlia, un estraneo, e noi, trenta spettatori. La cena può aver
inizio.
E su quel tavolo
non sono le pietanze a susseguirsi ma i conflitti, i non detti, le dinamiche
implicite ed esplicite, le passioni, i sentimenti subdoli e meschini, l’amore
malato, la disperazione di una famiglia. Ecco com’è fatto il teatro della
persona, definizione della poetica di Manfrè. Un’esperienza che porta lo
spettatore nella messa in scena, costringendolo a rimanere immobile, dentro
l’atto creativo, in cui le emozioni arrivano cruente come rapide di una
cascata. Questo anche grazie all’enorme lavoro creativo dei bravissimi attori,
che non sono più interpreti ma solo quelle persone, accanto a noi, alla cui
vita stiamo assistendo.
Il linguaggio
del padre, un sempre magnifico Andrea
Tidona, risulta, forse, a tratti più aulico, tant’è che lo stesso
personaggio si definisce “un anziano pedagogo”. Appare invece assai moderna e
sofisticata la tratteggiatura del personaggio di Francesco, che Stefano Skalkotos restituisce con un’ interpretazione
naturale e realistica, quasi cinematografica.
Noi spettatori usciamo
dalla scena storditi e irrisolti, con domande tutte ancora da porre, ma
innovati, come succede con l’arte al suo meglio.
Veramente un grande
esordio al TEATROSOPHIA nella nuova e tanto attesa stagione teatrale romana.
LA CENA
di
Giuseppe Manfridi
progetto
teatrale e regia di Walter Manfrè
Interpreti
e Ruoli
Il
padre – Andrea Tidona
Francesco
– Stefano Skalkotos
Giovanna
– Chiara Condrò
Il
maggiordomo – Cristiano Marzio Penna
Produzione: Teatro della Città di Catania