Come
nasce uno spettacolo teatrale? Come si costruisce? Cosa succede agli attori?
Quale alchimia li lega alle parole che pronunciano, ai personaggi che interpretano,
alla scena che vivono?
A queste domande, consce e inconsce che, forse, ogni
spettatore si pone, risponde, in parte, il coinvolgente “esperimento” messo in
scena al TEATROSOPHIA di Roma a Novembre. Per due giorni gli spettatori hanno
potuto assistere alla nascita della pièce FROM MEDEA che riempirà “canonicamente”
il palco dal 28 al 31 marzo 2019.
Grazie
all’intuizione del direttore Guido Lomoro
e della regista Marta Iacopini, per
la prima volta, lo spettacolo appare nudo, ancora spogliato da personaggi e
scene in una sorprendente mise en espace.
Il testo di Grazia Verasani è d’impatto impressionante. Si raccontano
quattro donne colpevoli d’infanticidio, quattro madri che hanno ucciso i figli,
quattro detenute che condividono una cella in una struttura protetta, un
carcere speciale che le sorveglia e le cura.
Le attrici, in un estremo atto di compartecipazione drammatica, prestano le loro voci e i loro corpi a quelle madri. Si contorcono e si dimenano, piangono, strepitano, litigano, si abbracciano. Le loro voci off raccontano qualcosa di oltre, oltre quello che per adesso vediamo.
Le attrici, in un estremo atto di compartecipazione drammatica, prestano le loro voci e i loro corpi a quelle madri. Si contorcono e si dimenano, piangono, strepitano, litigano, si abbracciano. Le loro voci off raccontano qualcosa di oltre, oltre quello che per adesso vediamo.
La
regista accompagna le attrici in questo cammino drammaticamente emotivo, di
distruzione, morte, ricomposizioni. Le interpreti si danno per intero,
cercando, anche in parti remotissime di loro, i personaggi in rovina. Sono quattro
donne terribili per le quali non si riesce a non trepidare.
“Abbiamo tutti bisogno di chiamare amore
qualcuno”; “Quando ammazzi un figlio
i morti sono due”; “Quando hai deciso
di vivere sopporti qualunque cosa”. Frasi, gesti, sospiri, respiri,
compongono il mosaico vitale di Vincenza, Marga, Eloisa e Rina. E alla fine della
rappresentazione si avverte che il dolore dell’anima a volte può essere davvero
insopportabile.
Lo
spettacolo, anzi il prodromo dello spettacolo, è già stupefacente teatro e aspettiamo,
con emozione e curiosità, di ritrovarlo a marzo nella sua nuova compiutezza.
- Elena Costa -
_Kirolandia_
FROM MEDEA (mise
en espace)*
di Grazia Verasani
regia Marta Iacopini
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