Uno degli interrogativi che in
questi giorni confusi spesso mi torna alla mente è: saremo davvero finalmente in grado di osservare senza accontentarci di guardare quando l’emergenza finirà?
Entrambe le azioni sono
importanti, intendiamoci. Guardare ci permette di sopravvivere, osservare di
emozionarci. Il Covid-19 ci ha chiusi non semplicemente fra quattro mura ma,
all’interno delle nostre stesse esistenze.
Di certo, potreste pensare, è
difficile allenarci ad osservare ora che si ha così poco spazio a disposizione.
E invece, miei piccoli grandi amici, è proprio adesso che i veri esploratori
sapranno mettere in campo le loro qualità migliori. Partendo proprio dalle cose
vicinissime a noi. Come posizioniamo i nostri libri, i nostri giochi. Come si
muovono le persone cha abitano in casa con noi, per cosa sorridono, per cosa
provano tristezza.
Quanti angoli visti e mai
realmente osservati delle nostre case? E a cosa ci fanno pensare tutte queste
importanti osservazioni? Perché, ricordate sempre, è tutta qua la differenza:
osservare significa anche prendere nota dei nostri pensieri, delle nostre
scoperte, per ripartire da esse quando desideriamo superare un nuovo ostacolo o
semplicemente cercare soluzioni creative per i nostri giorni semplici e
straordinari.
Non so quanto questo esercizio
stia riuscendo a ciascuno di noi. Anzi mi piacerebbe proprio saperlo! Io
osservo tanta frenesia “social”. Confusione di contenuti. Sovrabbondanza di
consigli, tutorial, webinar di spessore indiscutibile ma… non sentite anche voi
che tutto questo genera un rumore anestetizzante e forse non ci sta permettendo
di osservare e raccogliere le scorte emotive per il tanto atteso “dopo”?
Persino queste mie parole forse
potrebbero essere “di troppo”. C’è bisogno di riconoscersi nell’ascolto per
osservare con i sensi aperti e senza pregiudizi. Se chiudo gli occhi immagino
ad altri 4 libri molto più efficaci delle mie parole per raccontare “la
capacità di osservare”.

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Per i coraggiosi esploratori più
giovani (dai 6 ai 12) vi sfido con un silent book strepitoso: “Una cosa
difficile” di Silvia Vecchini – Sualzo. Solo chi osserverà con
attenzione saprà non lasciarsi ingannare dalle apparenze.

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Per i piccoli pirati (dai 3 ai 6)
anni consiglio un piccolo grande capolavoro: “Un mare di tristezza” di Anna Iudica, Chiara Vignocchi e Silvia Borando. Da che punto guardi le cose
dipende solo da te. E potrebbe lasciarti davvero a bocca aperta…

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E per i piccolissimi? Il libro
tattile “Chi si nasconde?” Edizioni Usborne, per allenarci da subito a essere
super curiosi!


Pensare come i grandi. Immaginare come i più piccoli. Il teatro ci insegna che…
Cosa ci suggeriscono le letture
che vi ho appena consigliato stavolta per la rubrica “Non chiamateli piccoli”?
La bussola d’oro: leggetelo con silenzio e calma. Alla fine
chiedetevi quale sia il vostro daimon
e se ne avete avuto abbastanza cura, o cosa fare per averne cura da ora in poi….(ma
shhhh deve rimanere invisibile!)
Una cosa difficile: cosa vi ha insegnato questa storia? Dopo averla
letta, fate sedere accanto a voi “i grandi” e siate voi a raccontarla a loro.
Vi ringrazieranno.
Un mare di tristezza: fate un bellissimo disegno e divertitevi a
invertire tutto quello che sembra ovvio. Se metteste il cielo al posto del
prato? O il sole al posto del pesci del mare? Lasciate libera la vostra
fantasia e inventate una storia sotto-sopra!
Chi si nasconde: è l’occasione per esplorare il mondo dei libri
tattili. I più ardimentosi potrebbero costruirne uno per i loro bambini. Basta
usare il tatto al posto della vista e lasciarsi guidare dall’istinto. Perché i
genitori sono i veri maestri per i loro bambini.
E se aveste bisogno di un
sussurro coraggioso mi troverete qui. Alla prossima!
- Raffaella Ceres -
_KIROLANDIA®_