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giovedì 16 aprile 2020

GUARDARE O OSSERVARE? Intanto, #iorestoacasa

Autrice: Raffaella Ceres (CeresKira)




Uno degli interrogativi che in questi giorni confusi spesso mi torna alla mente è:  saremo davvero finalmente in grado di osservare senza accontentarci di guardare quando l’emergenza finirà?
Entrambe le azioni sono importanti, intendiamoci. Guardare ci permette di sopravvivere, osservare di emozionarci. Il Covid-19 ci ha chiusi non semplicemente fra quattro mura ma, all’interno delle nostre stesse esistenze.

Di certo, potreste pensare, è difficile allenarci ad osservare ora che si ha così poco spazio a disposizione. E invece, miei piccoli grandi amici, è proprio adesso che i veri esploratori sapranno mettere in campo le loro qualità migliori. Partendo proprio dalle cose vicinissime a noi. Come posizioniamo i nostri libri, i nostri giochi. Come si muovono le persone cha abitano in casa con noi, per cosa sorridono, per cosa provano tristezza.

Quanti angoli visti e mai realmente osservati delle nostre case? E a cosa ci fanno pensare tutte queste importanti osservazioni? Perché, ricordate sempre, è tutta qua la differenza: osservare significa anche prendere nota dei nostri pensieri, delle nostre scoperte, per ripartire da esse quando desideriamo superare un nuovo ostacolo o semplicemente cercare soluzioni creative per i nostri giorni semplici e straordinari.


Non so quanto questo esercizio stia riuscendo a ciascuno di noi. Anzi mi piacerebbe proprio saperlo! Io osservo tanta frenesia “social”. Confusione di contenuti. Sovrabbondanza di consigli, tutorial, webinar di spessore indiscutibile ma… non sentite anche voi che tutto questo genera un rumore anestetizzante e forse non ci sta permettendo di osservare e raccogliere le scorte emotive per il tanto atteso “dopo”?

Persino queste mie parole forse potrebbero essere “di troppo”. C’è bisogno di riconoscersi nell’ascolto per osservare con i sensi aperti e senza pregiudizi. Se chiudo gli occhi immagino ad altri 4 libri molto più efficaci delle mie parole per raccontare “la capacità di osservare”.


 Per i più grandi (12 anni ai 99 e più) il libro che vi dedico per questa occasione è  “La bussola d’oro” di Philip Pullman. Romanzo che il New York Times definì, alla sua prima pubblicazione nel 1995 , denso di forza e di bellezza. È il racconto che si svela nella sua complessità in base alle emozioni di chi legge. Davvero imperdibile (ed è vietato andare a curiosare la versione cinematografica che non rende merito al libro).

Per i coraggiosi esploratori più giovani (dai 6 ai 12) vi sfido con un silent book strepitoso: “Una cosa difficile” di Silvia VecchiniSualzo. Solo chi osserverà con attenzione saprà non lasciarsi ingannare dalle apparenze.

 Per i piccoli pirati (dai 3 ai 6) anni consiglio un piccolo grande capolavoro: “Un mare di tristezza” di Anna Iudica, Chiara Vignocchi e Silvia Borando. Da che punto guardi le cose dipende solo da te. E potrebbe lasciarti davvero a bocca aperta…

E per i piccolissimi? Il libro tattile “Chi si nasconde?” Edizioni Usborne, per allenarci da subito a essere super curiosi!

LA SCINTILLA
Pensare come i grandi. Immaginare come i più piccoli. Il teatro ci insegna che…

Cosa ci suggeriscono le letture che vi ho appena consigliato stavolta per la rubrica “Non chiamateli piccoli”?

La bussola d’oro: leggetelo con silenzio e calma. Alla fine chiedetevi quale sia il vostro daimon e se ne avete avuto abbastanza cura, o cosa fare per averne cura da ora in poi….(ma shhhh deve rimanere invisibile!)

Una cosa difficile: cosa vi ha insegnato questa storia? Dopo averla letta, fate sedere accanto a voi “i grandi” e siate voi a raccontarla a loro. Vi ringrazieranno.

Un mare di tristezza: fate un bellissimo disegno e divertitevi a invertire tutto quello che sembra ovvio. Se metteste il cielo al posto del prato? O il sole al posto del pesci del mare? Lasciate libera la vostra fantasia e inventate una storia sotto-sopra!

Chi si nasconde: è l’occasione per esplorare il mondo dei libri tattili. I più ardimentosi potrebbero costruirne uno per i loro bambini. Basta usare il tatto al posto della vista e lasciarsi guidare dall’istinto. Perché i genitori sono i veri maestri per i loro bambini.


E se aveste bisogno di un sussurro coraggioso mi troverete qui. Alla prossima!


 - Raffaella Ceres -
_KIROLANDIA®_