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giovedì 1 ottobre 2020

DIETLAND. LA FORMA DELLE DONNE



Tanti anni fa Gioele Dix fingeva di essere un automobilista e nelle sue performance usava sempre questo tormentone: “sono un automobilista ed essendo un automobilista sono sempre costantemente incaxxato come una bestia” oggi dopo aver visto l’ultima puntata di Dietland mi è tornata in mente questa frase in una nuova versione.

Sono una donna e, essendo una donna, sono sempre costantemente incaxxata come una bestia…

Dietland.

Sono incappata per caso nel libro e mi ha colpito il commento sopra il titolo: "Fight Club incontra Margaret Atwood". L’avrei comprato già solo leggendo Fight Club, ma poi ho googlato Margaret Atwood (non so voi, ma io non sapevo chi fosse) e non ho più avuto dubbi. Dopo aver letto il libro ho guardato anche la serie tv, insomma un’immersione totale nel femminismo più estremo.

La storia prende inizio dal racconto della vita di Alicia alias Plum che è una ragazza… grassa. Questa sua condizione fisica, sin dalla più tenera età, l’ha fatta sentire costantemente inadeguata e soprattutto sola. Plum è un soprannome dolce, che allude alla sua morbidezza, ma lei è convinta che la sua “vera essenza” sia Alicia una ragazza magra e perfetta che, per essere felice, deve solo trovare il modo di eliminare Plum. Il suo disagio è tale che decide di ricorrere ad un pericolosissimo bypass gastrico, per raggiungere le “forme” socialmente accettabili che la libereranno dalla sua gabbia di grasso e solitudine. Ma nella sua vita solitaria si inseriranno una serie di personaggi, donne per lo più, che la sconvolgeranno fino a farle raggiungere una nuova consapevolezza. Collettivi femministi pacifisti o che inneggiano alla violenza contro il patriarcato, donne forti che hanno trasformato la loro vita in funzione di una causa, dopo essere state oggetto di violenze, soprusi o delle regole subdole di una società che definisce ruoli e forme delle donne rendendole poco più che oggetti.

Siamo talmente impregnate dalla cultura maschilista da non essere più in grado di comprendere cosa vogliamo? Quando metto un paio di tacchi, sopportando fastidi e dolorose vesciche, lo sto facendo veramente per me? Onestamente a questo punto non lo so.

La storia di Plum mi ha fatto riflettere tanto: la felicità può dipendere dalla forma fisica e dalla fittizia accettazione sociale che questa produce? Le donne magre della sua storia non hanno vite più semplici della sua, solamente vivono le difficoltà dell’altra faccia della medaglia: il problema non è l’aspetto che abbiamo, ma la gabbia in cui siamo rinchiuse, che però, come ci insegna Plum, è solo nella nostra testa, frutto di stratificazioni secolari di maschilismo.

Perché un uomo si sente autorizzato a suonare il clacson per strada inneggiando alle mie tette, o dandomi della culona? Perché una donna in un ruolo importante il più delle volte viene presa di mira per le sue caratteristiche fisiche e non per le sue capacità? E poi quando è bella, apriti cielo, di sicuro la sua scalata professionale sarà legata alle sue competenze sessuali. E quante volte avete sentito dire la frase “sei una signorina, non dovresti fare queste cose” come se l’educazione fosse diventata improvvisamente una competenza di genere. Le donne non sono libere, in alcuni paesi la mancanza di libertà è totale, è una vera e propria segregazione, in altri, “quelli più civili”, è subdola, insidiosa, ma ci rende comunque schiave della nostra stessa immagine.
E così… mi sono scoperta arrabbiata anche io, perché certi episodi in quella storia hanno fatto parte anche della mia esistenza. Io, che mi sento così emancipata e sicura, ho indossato un dolce vita al posto della maglietta scollata che mi piaceva per non essere fraintesa, ho guardato la mia cellulite con disagio e combatto ogni giorno contro le etichette “quanto è vestita male, vabbè che fai la spesa, ma almeno un filo di trucco…  oppure ma deve venire così in tiro a portare la figlia a scuola? Mica siamo ad una sfilata… e ancora, l’avvocato è un lavoro più da uomo che da donna, ci vogliono le palle… ”.

Un uomo che va a fare un colloquio di lavoro non dovrà decidere esattamente quanti bottoni della sua camicia sbottonare 
con la stessa ansia di una donna, difficilmente il suo sorriso smagliante sarà frainteso e nessuno valuterà ai fini dell’assunzione la rilevanza o meno della sua avvenenza.

Non esagero.

È la realtà della quale siamo ormai intrisi senza farci nemmeno caso, quella realtà che rende la donna innanzitutto immagine prima che sostanza. Prima di essere ciò che vogliamo essere, dobbiamo essere la fedele rappresentazione di ciò che la società vede in noi: belle, senza cellulite, possibilmente non sopra la 44, intelligenti ma senza prevaricare, indiscutibilmente mamme, brave a cucinare, romantiche, docili, sensibili, ma anche forti se necessario.

Ma ritorniamo a Dietland. Una delle protagoniste aveva scelto la carriera militare e durante una missione era stata stuprata da un suo commilitone, ad un certo punto racconta che le violenze che aveva subito erano state così a lungo negate da chi le stava intorno che lei stessa le aveva messe in dubbio. Questa è veramente la chiave di tutto! È più semplice pensare di essere sbagliate che pensare che lo siano gli altri, perché la cultura che abbiamo respirato sin dalla nascita ci ha inculcato che come esseri femminili abbiamo un ruolo e quando decidiamo di non seguirlo ne subiamo le conseguenze e viviamo nel senso di colpa e nel dubbio anche quando siamo vittime.

Rita Levi Montalcini  ha detto: “le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società.

Allora donne (disse l’arrotino!) mettiamo in posizione eretta e fiera questa colonna vertebrale e non permettiamo a nessuno di mettere in dubbio la nostra identità.

N.B. Il tema del libro mi ha indubbiamente colpito, ma se devo dire si tratta di uno di quei rari casi in cui la trasposizione televisiva supera di gran lunga lo scritto. Qui e lì, nella lettura, si sente qualche mancanza, ma la serie tv approfondisce quello che avrei voluto sapere e rende Plum molto più realistica nelle sue scelte. In ogni caso li consiglio entrambi.

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Se vi ho incuriosito di seguito  i riferimenti  - 
Libro: Dietland di Sarai Walker edito da Mondadori - Strade blu.
Serie tv: Dietland su Prime video di Amazon.
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- Sara Saurini - 
_KIROLANDIA®_