MENU

K-HOME | KIROLANDIA | KIRI | REGOLAMENTO | CONTATTI  | corrente culturale | fridaartes | privacy e cookie | disclaimer
Kirosegnaliamo | Kiroalmanacco | Kirosegnaliamo
K-NEWS | PALCOSCENICO | MUSICA | ARTE | CINEMA | LIBRI | COSTUME/SOCIETA' | SCIENZE/NATURA |FOTO | DISEGNI/PITTURE | RACCONTI | POESIE | VIDEO
IppoKiro PutzoKiro MayaKira AttiroKira MireKira VeraKira Krouge

lunedì 17 settembre 2012

VILLAGGIO VACANZE primo giorno: l'arrivo







VILLAGGIO VACANZE 

Ognuno di noi ha le proprie convinzioni e tendenzialmente alcune non abbiamo voglia di metterle troppo in discussione, o per lo meno per me è così: sono certa che non acquisterò mai un cd di Gigi D’Alessio, che non voterò mai a destra, che non comprerò mai una pelliccia e che non andrò mai in vacanza in un villaggio… beh, ecco sul villaggio, insomma la coerenza è la virtù degli stolti diceva Oscar Wilde o forse Jim Morrison o magari Socrate (dipende più che altro dall’ultimo aggiornamento di Wikipedia!) comunque si, faccio outing:
mi chiamo Attirokira, ho 34 anni compiuti da poco e sono andata in vacanza in un villaggio.

Quello che segue è il resoconto che ho scritto nei sette giorni di permanenza durante i quali ho più volte ringraziato tutte le divinità pagane e non, per l’invenzione di internet e di Chuck Palaniuk e i miei compagni di “avventura” (anche se parlare di avventura in un villaggio è un po’ azzardato) perché hanno contribuito ad evitare che per la disperazione mi concedessi ai balli di gruppo.

Inizio dal primo giorno e poi mese per mese vi accompagnerò sino all’ultimo indimenticabile momento della mia vacanza…


PRIMO GIORNO: L’ARRIVO

Sono le cinque di mattina, non c’è una nuvola nel cielo, siamo in partenza: tre bambini e quattro adulti, inutile dire che le macchine esplodono di bagagli, abbiamo portato acqua e cibo per sopravvivere ad un evento nucleare, o se preferite, alla Salerno-Reggio Calabria.
Obbiettivo:  rilassarmi totalmente, nessun pensiero… solo riposo e mare/piscina, per questo mi sono lasciata convincere ad andare in un villaggio vacanze, insomma l’idea di non fare assolutamente nulla mi allettava e poi “basta con queste convinzioni snob, radical chic del cappero, il villaggio è una figata, torni stremata dalle vacanze ogni anno, vedrai quest’anno sarà vero relax!!”, disse la mia EX migliore amica.
Qualche anno fa sono stata in un noto centro sociale di Roma per una serata Reggae in cui gli Africa United commemoravano il compleanno di Bob Marley, tendenzialmente l’abbigliamento dei partecipanti alla serata era in puro stile reggae, o classic zecca post-comunista, i meno interessati avevano un normale jeans and 
t-shirt, ma c’era una tipa con tacchi vertiginosi e pantaloni aderenti bianchissimi che si guardava intorno con aria smarrita, credo che a nessuno interessasse molto il suo abbigliamento, ma vi assicuro che la sensazione era che fosse proprio nel posto sbagliato e lo sguardo attonito che aveva confermava che lo pensasse anche lei, ma a quel punto presumo non potesse tornare indietro.


Eccomi, io oggi sono come lei, entro nella hall del villaggio e mi guardo intorno nel timore di trovare un cartello con la mia foto e la scritta “io non posso entrare”, trentaquattro anni, zainetto in spalla, figlia in braccio e libro di Palaniuk nella mano, non assomiglio a nessuno dei presenti.
Non ho le infradito con i lustrini, nè uno di quei super lucidissimi borsoni da mare che tutte le signore esibiscono, non mi sono preventivamente abbronzata in qualche centro estetico e invece degli enormi orecchini tanto in voga quest’anno porto i piercing che ho comprato a 16 anni, mai tolti da allora; anche il mio tatuaggio è fuori luogo, la mia sirena old style con due tette enormi e lo sguardo ammiccante è il tipico tatuaggio da scaricatore di porto, niente a che vedere con le farfalle di Belen, le stelline e i cuoricini che vedo in giro.
Mi si avvicina un tipo travestito da pagliaccio e penso “ forse se è il pagliaccio di IT ho ancora qualche speranza, magari mi uccide e la facciamo finita subito…”.
Ovviamente, l’obiettivo del pagliaccio non sono io, perciò dopo avermi liquidato con un rapido “benvenuta, hai fatto buon viaggio, fa caldo eh?” senza che potessi avere nemmeno il tempo di rispondere, comincia ad armeggiare con i palloncini e alla fine dopo due palloni scoppiati, tre nodi sciolti, e un imprecazione a mezza bocca, confeziona una specie di enorme calippo che regala a mia figlia, sostenendo che sia una spada, il frutto dei miei lombi mi guarda con aria interrogativa e lo prende nella speranza che se ne vada.
La sistemazione è carina, una specie di villetta a schiera con una piccola veranda dotata di tavolino e sedie, dentro tutto il necessario per una settimana di completo relax e fuori un labirinto di strade e stradine tutte uguali costeggiate da oleandri.
Alle 19.30 cocktail di benvenuto e spettacolo a bordo piscina per tutti i nuovi arrivati!
A caratteri cubitali questa scritta troneggiava su un cartellone proprio all’entrata della hall, perciò fiduciosi e ottimisti siamo andati a ricevere il nostro welcome immersi in una discussione tecnica sulla qualità della menta necessaria per un vero mojito. Superata la barriera di persone che sbarrava l’accesso ai tavoli, sono riuscita ad agguantare un rustico che doveva sicuramente risalire al cocktail di benvenuto dell’apertura di stagione, credo giugno, quanto ai cocktail più che altro erano sciroppi allungati con acqua e ghiaccio, ne ho preso uno di colore verde acido perché era la cosa che più si avvicinava al mojito, le mie papille gustative non ci sono cascate, ovviamente.
Con lo spettacolo non è andata molto meglio, a parte l’inevitabile siparietto necessario a presentare i vari animatori e le attività del villaggio, si sono succedute una serie di scenette comiche, di alcune di esse mi è sfuggito il senso complessivo, di una in particolare non saprei che dire, di sicuro c'erano un ape e un tizio con un martello, ma per il resto sto ancora cercando di capire perché tutti ridevano. Lo ammetto, un paio di volte ho riso tanto per non sembrare fuori luogo, un po' come quelli che in chiesa fanno finta di sapere quello che devono dire e muovono solo la bocca: “atto di dolore: mio Dio mi pento e mi dolgo di aver scelto una vacanza in villaggio…” va bene, va bene non voglio azzardare giudizi, è solo il primo giorno, domani andrà meglio. 

                                                                                                                                                                     Continua il prossimo mese....

Continua con il secondo giorno: il mare

Per l'immagine ringrazio Snoopy





Se consideri questo post interessante scrivi un commento, vota le stelline e clicca mi piace!