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arte
La mostra in corso al Museo Maxxi
fino a settembre diventa un’interessante occasione per conoscere un’artista
singolare, non molto nota in Italia, che pone al centro della sua ricerca
artistica il tema del viaggio, si tratta di Fiona Tan.
Nata a Pekanbaru in Indonesia, cresciuta in
Australia e trasferitasi successivamente in Olanda, si definisce fin dalle
prime opere “una straniera professionista” che abita diversi luoghi senza
riuscire ad esserne parte. Il tempo, la memoria, l’identità culturale sono
argomenti che ricorrono nelle opere della Tan, si uniscono fondendosi
inevitabilmente all’idea di viaggio e al profondo interesse per il contesto
geografico.
Il “medium” privilegiato
dall’artista è senz’altro la video installazione perché ben si presta per sua
stessa natura a trasmettere un dislivello spazio-temporale attraverso un
turbinio di immagini che catturano e affascinano il visitatore. Oltre all’opera
Correction, video dedicato alla rappresentazione di circa trecento
prigionieri delle carceri americane di grande impatto emotivo, è possibile
ammirare anche Inventory e Disorient. Quest’ultimo, in
particolare, girato nel Padiglione Olandese della Biennale di Venezia del 2009,
parte dai Diari di Marco Polo
arrivando a immaginare l’ipotetico museo
privato del famoso mercante e viaggiatore veneziano, evidenziando il legame tra
memoria oggetti e architettura museale[1].
Tale legame è presente, anche se in
maniera diversa, in Inventory, interamente girato a Londra nella Casa
Museo di John Soane, architetto e grande collezionista di antichità romane del
XIX secolo[2]. Le immagini di bassorilievi, marmi e sculture classiche che
emergono dallo schermo, sembrano evocare come in un sogno la forte passione di
Sir Soane per Roma; frammenti di un puzzle che restituisce un concetto di museo
e di collezione legato ad una percezione di un tempo remoto traslato in una
sensibilità moderna.
Le opere di Fiona Tan, dunque, spesso con dei riferimenti
al passato, cercano in primis di cogliere l’essenza dei luoghi su cui si pone
il suo “sguardo” e raccontano le contraddizioni ed i molteplici volti del
presente, specchio a loro volta di quelle varie identità che da sempre
contraddistinguono l’artista.
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[1] E’ interessante vedere
anche come sia appositamente studiato il tipo di fruizione di quest’opera, in
cui il visitatore viene “invitato” a sedersi su comode poltroncine avvolgenti e
dotato di cuffie, completamente proiettato nell’atmosfera del viaggio,
sentendosi così parte integrante del video.
[2] Sir John Soane (1753-1837) fu uno degli architetti di
maggior rilievo del neoclassicismo inglese. Fu inoltre un importante
collezionista e cultore dell’arte antica, anticipatore della museografia.
L’omonimo edificio di Londra (abitazione e studio di Sir John) raccoglie oltre
alla propria collezione d’arte, la documentazione grafica del proprio lavoro.