MENU

K-HOME | KIROLANDIA | KIRI | REGOLAMENTO | CONTATTI  | corrente culturale | fridaartes | privacy e cookie | disclaimer
Kirosegnaliamo | Kiroalmanacco | Kirosegnaliamo
K-NEWS | PALCOSCENICO | MUSICA | ARTE | CINEMA | LIBRI | COSTUME/SOCIETA' | SCIENZE/NATURA |FOTO | DISEGNI/PITTURE | RACCONTI | POESIE | VIDEO
IppoKiro PutzoKiro MayaKira AttiroKira MireKira VeraKira Krouge

venerdì 25 ottobre 2013

NON PER VANTARMI MA AVEVO CAPITO TUTTO racconta Pier Paolo Pasolini

autore: Andrea Alessio Cavarretta (IppoKiro)



Recensione dello spettacolo teatrale NON PER VANTARMI MA AVEVO CAPITO TUTTO  regia di Daria Veronese
scritto da Massimo Miriani e Daria Veronese, interpretato da Massimo Miriani
Ventitré Ottobre Duemilatredici, Teatro Millelire – Roma



Un corpo immobile steso a terra avvolto da un colore cupo, colpi di luce su di lui, il rumore di percosse, vocii, quindi un’anima, il suo riaversi, il suo vagare, l’arrivo in un altrove, così ha inizio l’articolata narrazione di un’ identità complessa,  in un immaginario soffio vitale dopo una violenta morte.

Massimo Miriani, in NON PER VANTARMI MA AVEVO CAPITO TUTTO,  racconta Pier Paolo Pasolini, un’ora di monologo, in cui risiede l’ardito tentativo di ridurre in rappresentazione il vissuto di un intellettuale dal pensiero articolato. Una descrizione non uniforme attraversata da continue altre narrazioni, interpretazioni di vari personaggi, tanto che sembra quasi di perdersi tra tutti quei riferimenti, tutti quegli accadimenti, quelle sfaccettature.


La sceneggiatura è molto densa ed articolata, intrisa di  poesia e di crudezza, c’è tanto male ma c’è anche tanto bene, spesso si vira di colpo, si torna indietro, si percorre la storia di un popolo, di un uomo, la storia dei luoghi materiali, esistenziali, infantili, familiari.
Sin dall’inizio, sorprendono i colori, un simbolico rosso e stupiscono le proiezioni, rappresentazioni di un’esistenza in continuo movimento, un divenire dentro al quale traspare un ulteriore piano di narrazione più profondo, un andare ancora più dentro ad un essere non solo personaggio ma interprete del presente, vate del futuro, intento a confrontarsi, ed a scontrarsi con gli altri, con i colleghi, in relazione con sé stesso ed il suo essere anche figlio in continuo rapporto con la madre.
Non si cerca di capire, quanto piuttosto di tracciare un profilo e si lambisce sempre un esistere, difficile da ricondurre a vicenda, tanto che appena afferrata un’interpretazione, essa sfugge di nuovo in tutt’altra direzione sconosciuta e ancora più intima.

Interessanti le intuizioni registiche di Daria Veronese, coautrice del testo insieme all’interprete, tante idee tutte dirette a tracciare altrettanti percorsi sotterranei, invisibili. In una scenografia scarna, composta da pochi elementi, si evidenziano posizioni riflettute per ulteriori collegamenti, linee emblematiche, rappresentazioni di varie identità che con l’avanzare della pièce s’infittiscono, si sovrappongono, sino a sottolineare le moltissime nature di Pasolini: politica, artistica, amicale, amorosa, sessuale  presenti in tutte le loro molteplici forme dalle più violente a quelle più delicate.

Fa da cornice molta musica, varie canzoni, in alternanze e sovrapposizioni di parole e silenzi, diverse ulteriori figurazioni della personalità dell’intellettuale poliedrico.

In questo continuo rapportarsi con un’identità complessa, lo spettacolo, denso di una grande sensibilità recitativa, narrativa ed interpretativa, termina con lo sguardo del pubblico rivolto alla forte visione di un uomo emblematico.

NON PER VANTARMI MA AVEVO CAPITO TUTTO
Scritto da Massimo Miriani e Daria Veronese
Regia di Daria Veronese
Interprete Massimo Miriani
Disegno luci, musiche e video Massimo Sugoni





Potresti leggere anche

TRINCEA DI SIGNORE, applaudiamo sommersi da delicatissime battute


Se consideri questo post interessante scrivi un commento, vota le stelline e clicca mi piace!