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Palcoscenico
Riflessione critica circa
lo spettacolo teatrale TRINCEA DI SIGNORE regia di Lydia Biondi,
scritto da Silvia Calamai,
con Lydia Biondi e Mirella Mazzeranghi.
Primo Ottobre Duemilatredici,
Teatro Millelire – Roma
Alla fine sembra quasi di vederla
quella cupola farsi piccola, lontana, sembra quasi di sentirla cadere ancora
quella pioggia che sommerge di sé tutto il reale, che rimane lontano, che resta
fuori da quella vicenda iniziata con un
possibile caso, colmato da due diverse identità ben delineate, costrette a
confrontarsi.
Si può narrare una vicenda rimanendo sempre in punta di penna, sino
all’ultima battuta? Si può con delicatezza attraversare un dialogo senza mai
esagerare, senza mai strafare, senza mai urlare, si può?
In TRINCEA DI SIGNORE Silvia Calamai riesce a farlo, elaborando un sottile quanto aggraziato testo ricco di linguaggi e metalinguaggi valorizzati da stratagemmi densi di
contenuti profondi e simbolismi.
Anche Lydia Biondi lo persegue
nel costruire una regia intenta sino alla fine a tenere a freno la recitazione,
ben stretta tra tante battutine, modulate con maestria,
mai urlate, micro sguardi composti in sorrisi e risate strappate con molta
grazia.
Lo fanno le due bravissime attrici, Lydia
Biondi e Mirella Mazzeranghi,
interpretando i loro personaggi senza mai lasciarsi prendere dalla troppa enfasi
ma perfettamente adeguate nelle loro due realtà sempre sussurrate, dette con
dolcezza, narrate con eleganza.
Manca forse il picco, quello che fa salire il tono della risata, che fa arrivare
l’applauso a scena aperta, forse manca il momento di punta, alto, altissimo, ma c’è veramente bisogno di quell’estremo,
mentre si è immersi in tutta quell’acqua che rende l’ascolto quantomeno fluido!?
Forse no.
Tra vari delineati dialoghi, distinti da fermi immagine arricchiti con residui
temporali: la cultura sfida l’ignoranza, la conoscenza, la saggezza di popolo, la fantasia, l’effettività.
In quel dentro, lontano dal mondo, rimane solo la porzione di un’oggettività
diffusa da una radio dotata di una quantità di pile in grado di resistere a
qualsiasi oblio, resta solo il vago confuso ricordo delle assurde trame di
tante telenovelas, e qualche altro residuo con cui vengono a confondersi le
esistenze, le storie individuali rammentate in modo maldestro, sino a
delinearsi in altrettante verità surreali, e mentre piove e piove, tutta quell’acqua
alluviona ogni sguardo verso il circostante che alla fine sa solo di sogno.
La mancanza di un vero calendario scandisce un tempo ipotetico, un forse
nato da quell’eventuale caso di partenza che ha messo insieme due donne, e con
loro almeno due punti di vista confrontati, fusi e contaminati.
Così mentre la vicenda scorre sul pubblico, sale il livello di una quarta
parete d’acqua a nascondere l’unico possibile fuggire con adeguato rimedio
oltre i limiti del quotidiano verso quella, se pur lontanissima, ferma immobile
statica cupola, che è sempre lì anche con tutta quella pioggia caduta.
TRINCEA DI SIGNORE
Scritto da Silvia
Calamai
Regia di Lydia
Biondi
Interpreti: Lydia
Biondi e Mirella Mazzeranghi
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