foto a corredo: Massimo Righetti ("S"Kiro)
Recensioni dei corti
teatrali AMARO CALAMARO - FARI – GIALLO PER STANZE
Premio Millelire, terza
serata
Nove Gennaio
Duemilaquattordici, Teatro Millelire – Roma
Prosegue il percorso del premio mentre Lorenzo
De Feo e Antonio Lupi lasciano
entrare al TEATRO MILLELIRE rappresentazioni complesse, di ricerca, di
sperimentazione teatrale, capovolgimenti di senso, così tutto quello che appare
sul palco si lascia palesare solo nei segreti delle identità, delle intimità di
ciascun personaggio.
Da principio in AMARO CALAMARO – Sapore ignaro
l’escamotage della presentazione di un’ improbabile bevanda digestiva, nata
da un’idea brillante, poi elaborata con cura tanto da essere in grado di
tramutarsi in vero elisir adatto a qualsiasi occasione, diventa pretesto per
evidenziare complessità, falsità, contemporanee e aberrazioni, sociali, individuali,
massmediatiche.
Nell’elegante sceneggiatura di Marcello Paesano è il gioco tra le
coppie ad essere confezionato con bravura, a delineare un dialogo fresco,
brillante, ironico al punto giusto, contrassegnato da tratti di continua
ambiguità.
L’autore qui anche regista muove bene i personaggi, lasciando far
emergere le qualità recitative in un ritmo ricco di varie alternanze.
Così, se i tre attori che recitano accanto a lui nel corto, Valeria Panepinto, Max Zanuzzi e Sara Francesca
Spelta emergono in modo molto naturale ed adeguato attraverso incastri relazionali ben costruiti durante questa
farsa casalinga, forse è proprio
lo stesso direttore attoriale a non riuscire sul palco ad evidenziare una
capacità espressiva alta quanto quella delle altre sue due identità artistiche.
Proseguendo il cammino è FARI
a dare una luce particolare al palcoscenico con belle dimensioni surreali,
oniriche, lontane. E’ quasi il trovarsi di fronte a delle ambientazioni
fiabesche e favolistiche, per nulla concrete, dove tutto è racchiuso in
frammenti di dialogo costruiti solo per lasciare intuire, percepire,
intravedere.
L’autrice del testo Micol Graziano
tenta di delineare un viaggio con essenza visionaria, mite, pacato ma profondo,
che però sulla scena stenta a chiarirsi del tutto, pena forse lo scarso tempo a
disposizione, tanto da rimanere interessante ma sfuggente.
I registi della pièce anche interpreti Paolo
Giommarelli e Cristina Gardumi
sono molto bravi e riescono a
dare corpo ad una sceneggiatura con significati
nascosti, il cui culmine si evidenzia in una pantomima scenica tra assurdi animali,
forse rappresentazioni interiori, che ci riportano indietro a racconti quasi di
fedriana memoria attualizzata.
Eccellente l’interpretazione, il carisma, la padronanza del
movimento e della mimica soprattutto facciale di entrambi con una nota di
merito in più verso la protagonista femminile creatrice anche delle particolari
maschere che animano la parte centrale del
corto, la più intensa.
A concludere la kermesse è GIALLO PER STANZE
una vera sfida teatrale, in equilibrio tra la cantata in lingua siciliana e
la narrazione teatrale in italiano.
Una filastrocca densa di profondità, di contenuto, una storia che dal
passato riemerge e si lascia concretizzare attraverso parole e suoni pizzicati
ritmicamente su una chitarra, ripetuti, alternati ad un continuo intimo dialogo
tra varie identità, interiore, esteriore, lontana, vicina, vari punti di visione di una stessa cruda vicenda
di violenza.
Evaporano in racconti i pensieri dell' autrice, attrice e regista Marica Roberto, escono da lei tanti ricordi racchiusi in un
diario che si palesa sulla scena.
Cresce molto lievemente la storia forse in alcuni momenti troppo lontana,
troppo sussurrata, prima di arrivare ad un culmine d’intensità poetica quasi inafferrabile.
In una scenografia minimale costruita con due sedie bianche e fogli disegnati
da una mano infantile, delicatamente lasciati cadere lì sulla terra per
raccontare luoghi mentali e materiali, si aprono porte, attraversano stanze, dove
riaffiorano nascoste memorie, paure, dolori di un passato impossibile da
dimenticare.
E’ così che si conclude la serata… in poesia…