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Palcoscenico
Recensione critica dello
spettacolo musicale DORIAN GRAY IL MUSICAL
regia: Claudia E. Scarpa,
musiche: Marco Pupa, liriche: Andrea Cosentino, adattamento: Antonello
Coggiatti
Ventinove Marzo
Duemilaquattordici, Sala Uno Teatro – Roma
Quando
sin dai primi attimi di una rappresentazione qualcosa ti entra dentro, ti sale
e quindi ti travolge sino addirittura a trasformarti, quando ti rendi conto che
intorno a te gli altri spettatori anche quelli dalla seduta stabile, rigorosa,
impassibile e distaccata lentamente si protendono in avanti quasi a cercare di
raccogliere tutta l’energia rilasciata da un palco in continuo fermento, per
caricarsi di forza verso il grande applauso finale, allora vuol dire che stai
assistendo ad un successo.
DORIAN
GRAY - IL MUSICAL è uno spettacolo dall’alta riuscita e l’acclamazione finale
arriva forte e chiara, sino a durare quel tempo giusto per dire che non solo è
stato accolto con consenso ma anche e soprattutto con calore. Questa
rappresentazione in musica, canto e parole de “Il ritratto di Dorian Gray” è
ricca, energica, potente, la carica passionale che evoca è tale da riuscire ad
amplificare ogni elemento della sua accorta messa in scena. La cornice
particolare del Sala Uno Teatro, ben scelta e ben utilizzata, concorre ad
evidenziarne la sua identità di dramma profondo, tanto che ogni singolo attimo
riempie gli spazi nascosti, le alte volte della cripta-teatro in cui si svolge.
L’ emozione,
è il cardine intorno alla quale ruota questa rilettura del celeberrimo romanzo
di Oscar Wilde, rispetta l’autorevole fonte, ma si permette delle
innovazioni che l’attualizzano nella forma, così senza mai tradire l’origine da
cui parte, si ridefinisce in uno spettacolo dalla valenza assestante in grado
di esistere quasi come fosse opera autonoma. Le scene si avvicendano con ritmo,
aprendosi e chiudendosi di continuo,
quali frammenti, paragrafi, parti ben articolate di un’unica narrazione
che si compone lentamente per poi convergere nell’epilogo ben rappresentato. I
monologhi, i dialoghi, i trittici si elevano spesse volte in momenti corali ben
studiati nei loro piani densi di profondità dalla struttura in movimento che porta
il pubblico ad entrare completamente nella vicenda secondo una visuale quasi
centrica. Il quadro/emblema, catturata da subito l’immagine del protagonista, rimane sempre il fulcro intorno al quale ruota l’identificazione dell’orribile umano
senza mai svelarsi completamente.
Claudia E. Scarpa
disegna una bella regia dalle continue rotazioni concettuali e materiali che
somigliano ad una danza più che a movimento scenico, e gestisce momenti di
sorpresa mai utilizzati per più di una volta, eleva il velatino a membrana
vitale che racchiude un secondo piano narrativo nascosto, e fa interagire gli elementi del dramma con
capacità e freschezza, immergendoli completamente nelle belle musiche di Marco Pupa, mai ripetitive, cariche di
enfasi, adeguate ad ogni singola parte, serrate e nell’incedere segnate anche da
leggere “distorsioni” che le rendono vive. Le liriche di Andrea Cosentino sono energiche ed aperte tanto da farsi ascoltare
quasi ad occhi chiusi, l’adattamento del testo di Antonello Coggiatti racconta in modo chiaro e passionale ogni
episodio, facendosi esso stesso storia e ripercorrendo in modo evidente anche le
famose massime wildiane.
Gli
attori in questa struttura ben composta, forse leggermente rallentata nella
prima parte, sembrano rigenerarsi di continuo nei loro ruoli in evoluzione
lineare sino quasi a moltiplicarsi materialmente in più interpreti.
Andrea De Majo è un
bellissimo Dorian, gioca con capacità
nella dualità del suo personaggio, e sottolinea bene i momenti di lievità, di malvagità,
di delirio, smarrimento, crisi e cambiamento.
Mariano Riccio con la
sua voce profonda svetta altissimo in un’interpretazione fresca e genuina ed
incarna perfettamente il ruolo demoniaco di Lord
Wotton attualizzandolo sino a permettersi di colorirlo con bella sottile
ironia.
Antonia Gualtieri nella
parte dell’ingenua Sybil è
intangibile ed eterea, quasi evanescente, la sua interpretazione ben elaborata riesce
ad essere fermata nella memoria sino all’ultimo momento della vicenda.
Francesco Pupa carico
di emotività passionale è molto bravo nella sua resa di James in cerca di vendetta e conferisce
potenza quasi violenta a tutto lo spettacolo.
Rosario Gualtieri è in
grado di interpretare bene un Basil prima
esaltato e poi artista smarrito, incapace di confrontarsi con l’orrido da lui
stesso creato.
Le
scene di Angelo Gallo rappresentano
perfettamente il concetto di magnificente decadenza interiore ed esteriore che
incede costantemente in tutto l’andamento del dramma, Giovanni Giudice, artefice del disegno luci, riesce ad elaborare,
in un contesto molto difficile, delle prospettive che coprono l’intero spazio
allungandosi ed accorciandosi in sfumature ed ombre interpretative, gli abiti di
Rosario Gualtieri sottolineano la
cura e la raffinatezza di tutto lo spettacolo.
L’
importante supervisione di Giampiero
Ingrassia e la direzione di Anna
Maria Piva conferiscono completa omogeneità a questo Dorian Gray in musica,
ben costruito sino quell’ultimo gesto speranzoso pronto a raccogliere il meritato
clamore finale del pubblico.
DORIAN GRAY - Il Musical
Liberamente tratto dal romanzo di
Oscar Wilde "Il ritratto di Dorian Gray"
Supervisione artistica di Giampiero Ingrassia
Direzione artistica Compagnia
delle Stelle Anna Maria Piva
Idea: Marco Pupa e Antonia Gualtieri
Musiche: Marco Pupa – Liriche: Andrea
Cosentino
Adattamento: Antonello
Coggiatti
Regia: Claudia E. Scarpa
Scene: Angelo Gallo
Costumi: Rosario Gualtieri
Luci: Giovanni Giudice
Interpreti/ Personaggi: Andrea De
Majo Dorian Gray, Mariano
Riccio Lord Henry Wotton,
Rosario Gualtieri Basil Hallward, Antonia Gualtieri Sybil Vane, Francesco Pupa James Vane
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La recensione è parte del progetto DORIAN GRAY IL MUSICAL, Kirolandia osserva (18 Marzo-29 Marzo 2014)
Incontro di KIROLANDIA blog di cooperazione dell’omonima corrente culturale
con lo staff dello spettacolo "DORIAN GRAY - Il Musical”
18 Marzo Jet Lag - 29 Marzo Sala Uno Teatro
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