Ancora oggi di fronte al concetto
di copia si è spesso portati a
“pensare male”, o meglio qualcosa stride pensando a dipinti, sculture o
manoscritti (e non solo), apparentemente tanto lontani da quell’aurea di
originalità e autenticità che è propria della creazione di un’opera d’arte. Il
tema è tra i più dibattuti, dal 1936, quando Walter Benjamin[1], per
primo, parla della perdita di quest’aurea ne L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, fino
ad arrivare a Jean
Clair[2] che,
negli ultimi capitoli de L’inverno della cultura, riflettendo
invece sull’importanza della copia nella contemporaneità, critica la tendenza a
considerare le opere nei musei come idoli ‘intoccabili’. E in effetti, pur
dovendo procedere con la giusta cautela richiesta da un ambito dai confini così
labili, sempre in bilico sulle nozioni di falso e copia d’autore, non si può
non considerare l’importante rivoluzione introdotta da alcuni esperti del
settore con il lavoro di Factum arte[3]. Scopriamo perché.
Sotto il nome di Factum arte si
riunisce un team di oltre 40
professionisti, tra artisti, conservatori e tecnici, creato nel 2001 dall'
inglese Adam Lowe, uno studio
indipendente che vanta ben 4 sedi: la principale a Madrid, due a Londra e una a
San Francisco.
Attraverso l’utilizzo delle più
avanzate tecnologie, i laboratori Factum
Arte non solo affiancano gli artisti contemporanei nei processi creativi –
tra questi spiccano Anish Kapoor, Marina
Abramovic e Marc Quinn - ma dedicano gran parte della loro attività alla
produzione di facsimili di opere d’arte
a scopo, prevalentemente, conservativo. Esempi illustri documentano in
tal senso questo tipo di lavoro, come il rifacimento del dipinto Nozze di
Cana (1563) di Paolo Veronese che, proprio grazie al
suo facsimile, viene riportato al sito di origine, il refettorio di San Giorgio
Maggiore a Venezia, con lo scopo di ricostruire un contesto storico-artistico
andato perduto[4]; oppure le riproduzioni
delle lastre in acciaio da cui è nata la celebre serie di incisioni I Capricci (1799), di Francisco Goya, che sostituendo i rami
originali, ne impediranno, così,
l’ossidazione.
Il punto di forza di Factum arte è proprio nell’ottimizzazione
e nell’ideazione di innovativi strumenti tecnici che permettono di indagare e
quindi riprodurre, ogni più piccola caratteristica dei supporti materici di
differenti epoche (la digitalizzazione tridimensionale spazia dall’arte
egiziana ed assira fino all’arte contemporanea): si va dalla creazione di vari
tipi di stampanti, alla realizzazione un sistema di scansione in grado di registrare sin nel minimo dettaglio i colori[5]o i
dati di manoscritti molto fragili. Le informazioni digitali raccolte permettono, infatti, di giungere a facsimili
che mantengono pressoché intatta la complessità della superficie
dell'originale.
[1] http://www.treccani.it/enciclopedia/walter-benjamin/
[2] http://www.treccani.it/enciclopedia/jean-clair/
[3] http://www.factum-arte.com
[4] L’opera originale,
infatti, si trova a Parigi al Museo del Louvre
[5] Per le Nozze di Cana si è stato persino creato
un apposito scanner , ribattezzato Cana Scanner.
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