Recensione
critica dello spettacolo teatrale ISABELLE EBERHARDT: IO PARTO PER L’IGNOTO di Paola Merolli
Otto
Maggio Duemilaquattordici, Teatro dell’Orologio – Roma
ISABELLE
EBERHARDT: IO PARTO PER L’IGNOTO di Paola
Merolli è un profondo racconto lineare, il solco interiore tracciato
dall’anima di una donna nel suo particolare e complesso, se pur breve, percorso
esistenziale.
In un
deserto metaforico si svolge l’ultimo dialogo tra la protagonista ed il
suo uomo, una conversazione fittizia che segna una strada di pensieri espressi
in quella solitudine da cui emerge un continuo turbamento interiore.
Il
colloquio diviene rappresentazione dell’inconscio mentre da una sorta
d’immaginario più lontano dell’essere stesso si materializzano profondità
intangibili legate alle varie configurazioni nascoste della protagonista.
Una
fitta trama di sensazioni e sentimenti intrappolano a fatica la donna che cerca
di svelarsi, tra le sue tante esperienze racchiuse anche e soprattutto nella sua
forma espressiva più potente, la scrittura; al contempo continuano a scorrere
luoghi mentali, incatenati a distanze inesplorate, lampi di idee offuscano tutti
gli elementi discorsivi che restano inafferrabili sino a quella fine sospesa.
Le
operazioni di questo complesso spettacolo sono pregevoli e va in primo luogo
applaudita con forza la contaminazione della parola con altre forme d’arte
quale tentativo di spiegare, tutte insieme, comuni concetti attraverso varie
sfumature differenti.
La
sceneggiatura di Paola Merolli, lieve e nel contempo densa d’informazioni, forse troppe,
è molto interessante per i suoi continui tratti alternanti tra racconto
esplicito e riflessione evanescente, ma in alcuni momenti è leggermente
rallentata e non trova quel punto di massimo, forse non troppo cercato, che
l’avrebbe resa più appassionante.
Il
regista Davide Iacovacci riesce a creare una bella amalgama tra le varie forme
espressive tutte tese a dare corpo al dialogo introspettivo, ed, anche
attraverso la sua voce narrante, guida bene i vari stati d’animo rappresentati
dalla protagonista Sara Religioso che
forse stenta un pochino, in questa corposa struttura, a trovare le modulazioni
migliori per coinvolgere totalmente il pubblico comunque ben accompagnato sino
all’ultimo.
Le
immagini in continuo fluire sono bellissime e sottolineano con chiarezza il
costante divenire, sino a rendere tutta la raffinata scenografia ancora più
pregnante, gli apporti di un bel disegno luci, se pur leggermente ripetitivo,
la ricchezza di suoni ed il buon accompagnamento musicale danno a tutta la pièce un’identità
superiore.
In
questo particolare ensalmble artistico il racconto multisensoriale spinge il pubblico oltre
la traccia dell’essere.
ISABELLE EBERHARDT: IO
PARTO PER L’IGNOTO
Atto unico di Paola Merolli
con Sara Religioso e Davide Iacovacci
regia Davide Iacovacci
Video making: Davide Iacovacci, Riccardo
Morgante, Niccolò Vitelli
Chitarre: Renato Garretto
Tecnico Luci: Martin Emanuel Palma
Foto di scena: Valeria Nardilli
Grafico: Marco Ricci
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