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martedì 26 maggio 2015

MATISSE. ARABESQUE, per Kiri



“Nel momento in cui ebbi una scatola di colori in mano...mi sentii trasportato in una sorta di paradiso..ero gloriosamente libero, quieto e solo.” Henri Matisse

La mostra MATISSE- ARABESQUE alle Scuderie del Quirinale - in corso fino al 21 giugno – è un incredibile viaggio nella luce e nel colore. Protagonista del percorso espositivo, curato dalla brava Ester COEN, è il tema grafico dell'arabesco, leitmotiv di tanta produzione del maestro francese in cui la linea appare liberata da ogni funzione, tranne quella espressiva dei contorni dell'oggetto, qui messo a confronto con il mondo della decorazione: dalle ceramiche ottomane ai surimono giapponesi, dai tappeti africani sino ai raffinati kimono. In Matisse appare chiara sin dalle sue prime prove la predilezione per un’arte decorativa che potesse suscitare reazioni emotive legate all’intensità espressiva della luce, interpretata non più come fenomeno fisico ma come riflesso del suo particolare modo di sentire, e alla brillantezza del colore steso a plat. Per Matisse l’arte è esaltazione della vita evidente già nelle prime opere come Iris, calle e mimose (Museo Puskin, Mosca). Saranno i viaggi in Russia, in Algeria , in Marocco e la conoscenza dell’arte orientale in genere, la fonte ispiratrice per dare vita a quella inimitabile sinfonia di colori delle opere successive.


“Un tono non è che un colore, due toni sono un accordo.” Henri Matisse

L'influenza dell'arte primitiva e forse l'orrore della guerra sembra avviare Matisse ad una sperimentazione severa come nel Ritratto di Yvonne Landesberg (Philadelphia Museum of Art) dove gli occhi della modella brasiliana sono finestre aperte sull'oscurità dell'essere umano, il nero assorbe la figura eretta e la linea cuoriforme dilata ed emana energia; sarà solo una fase di passaggio che sottolinea anche l’amore per il collezionismo. Tuttavia, ad ogni viaggio Matisse arricchisce il suo linguaggio artistico con la percezione di una nuova luce, una nuova sintesi di colore e forma e poiché l'atmosfera del paesaggio, degli interni e degli oggetti ritratti sono una sola cosa, Matisse non sente più l’esigenza di avvicinare l'interno con l'esterno, ma esprime l’unione della visione formulatasi nella sua mente.

 Dopo il soggiorno a Tangeri, il rapporto con la natura sembra trasfigurato come in, Pervinche – giardino marocchino (MOMA, New York) qui la luce ha consumato lo spessore del reale, l’immagine appare fortemente evocativa senza mai cedere alla tentazione dell’astratto. Oggetti e figure non sono più definiti, ma completamente immersi nello spazio colorato (Zohra sulla terrazza, Museo Puskin, Mosca; Marocchino in verde, Hermitage ,San Pietroburgo), le figure stesse emanano colore luminoso. L’approfondimento di linguaggi artistici differenti, a cominciare dall’analisi degli oggetti decorativi, si rivela evocativo e liberatorio insieme, utile all’artista per recuperare da un lato il legame tra arti maggiori e minori, dall’altro per portare alle estreme conseguenze l’indagine sulla struttura bidimensionale dell’opera. Su tutto domina la tendenza all'essenziale.

A Nizza ricompare la luce del sud ed il ricordo nostalgico di una magia orientale: è il momento delle celebri odalische immerse in sete decorate, circondate da paraventi istoriati e tappeti preziosi. La voglia di sperimentazione di Matisse appare nell'avventura di Le chant du rossignol con l’esposizione dei costumi originali per i balletti russi di Diaghilev e Massine, una favola danzante su musiche di Stravinsky... ancora colore, ricami, segni ondulati, su tutto domina l’Oriente.

Alla fine del percorso e alla fine dell’esistenza artistica del maestro, la tensione della singola figura è sostituita dall’interesse per la totalità dell'area dipinta: il colore si fa materia nei collage dei papiers découpés .L’intera organizzazione dell’opera e’ sottomessa al colore espressivo: le figure, anch’esse colore, gli spazi intorno ad esse, le proporzioni, ogni cosa ha un suo ruolo. Matisse , novello Giotto, aspira ad una pittura architettonica, dove l’apparente semplicità, significa controllo ed esercizio della volontà. La felicità? La felicità è l’atto del dipingere, aspirazione assoluta all’armonia.

Come un moderno eroe greco Matisse esprime nella sua meravigliosa arte il culto olimpico della vita inseparabile dal senso tragico della bellezza.


- Maria Rita Ursitti - 



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