autore: Maria Rita Ursitti (LoveKira)
“Nel momento in cui ebbi una scatola di
colori in mano...mi sentii trasportato in una sorta di paradiso..ero
gloriosamente libero, quieto e solo.” Henri Matisse
La
mostra MATISSE- ARABESQUE alle Scuderie del Quirinale - in corso
fino al 21 giugno – è un incredibile viaggio nella luce e nel colore.
Protagonista del percorso espositivo, curato dalla brava Ester COEN, è il tema
grafico dell'arabesco, leitmotiv di tanta produzione del maestro francese in
cui la linea appare liberata da ogni funzione, tranne quella espressiva dei
contorni dell'oggetto, qui messo a confronto con il mondo della decorazione:
dalle ceramiche ottomane ai surimono giapponesi, dai tappeti africani sino ai
raffinati kimono. In Matisse appare chiara sin dalle sue prime prove la
predilezione per un’arte decorativa che potesse suscitare reazioni emotive
legate all’intensità espressiva della luce, interpretata non più come fenomeno
fisico ma come riflesso del suo particolare modo di sentire, e alla
brillantezza del colore steso a plat. Per Matisse l’arte è esaltazione della
vita evidente già nelle prime opere come Iris, calle e mimose (Museo Puskin,
Mosca). Saranno i viaggi in Russia, in Algeria , in Marocco e la conoscenza
dell’arte orientale in genere, la fonte ispiratrice per dare vita a quella
inimitabile sinfonia di colori delle opere successive.
“Un tono non è che un colore, due toni
sono un accordo.” Henri Matisse
L'influenza
dell'arte primitiva e forse l'orrore della guerra sembra avviare Matisse ad una
sperimentazione severa come nel Ritratto
di Yvonne Landesberg (Philadelphia Museum of Art) dove gli occhi della
modella brasiliana sono finestre aperte sull'oscurità dell'essere umano, il
nero assorbe la figura eretta e la linea cuoriforme dilata ed emana energia;
sarà solo una fase di passaggio che sottolinea anche l’amore per il
collezionismo. Tuttavia, ad ogni viaggio Matisse arricchisce il suo linguaggio
artistico con la percezione di una nuova luce, una nuova sintesi di colore e
forma e poiché l'atmosfera del paesaggio, degli interni e degli oggetti
ritratti sono una sola cosa, Matisse non sente più l’esigenza di avvicinare
l'interno con l'esterno, ma esprime l’unione della visione formulatasi nella
sua mente.
Dopo il soggiorno a Tangeri, il rapporto con la
natura sembra trasfigurato come in, Pervinche
– giardino marocchino (MOMA, New York) qui la luce ha consumato lo
spessore del reale, l’immagine appare fortemente evocativa senza mai cedere
alla tentazione dell’astratto. Oggetti e figure non sono più definiti, ma
completamente immersi nello spazio colorato (Zohra
sulla terrazza, Museo Puskin, Mosca; Marocchino in verde, Hermitage ,San
Pietroburgo), le figure stesse emanano colore luminoso. L’approfondimento
di linguaggi artistici differenti, a cominciare dall’analisi degli oggetti
decorativi, si rivela evocativo e liberatorio insieme, utile all’artista per
recuperare da un lato il legame tra arti maggiori e minori, dall’altro per
portare alle estreme conseguenze l’indagine sulla struttura bidimensionale
dell’opera. Su tutto domina la tendenza all'essenziale.
A
Nizza ricompare la luce del sud ed il ricordo nostalgico di una magia
orientale: è il momento delle celebri odalische immerse in sete decorate,
circondate da paraventi istoriati e tappeti preziosi. La voglia di
sperimentazione di Matisse appare nell'avventura di Le chant du rossignol con l’esposizione dei costumi originali per i
balletti russi di Diaghilev e Massine,
una favola danzante su musiche di Stravinsky... ancora colore, ricami, segni
ondulati, su tutto domina l’Oriente.
Alla
fine del percorso e alla fine dell’esistenza artistica del maestro, la tensione
della singola figura è sostituita dall’interesse per la totalità dell'area
dipinta: il colore si fa materia nei collage dei papiers découpés .L’intera
organizzazione dell’opera e’ sottomessa al colore espressivo: le figure,
anch’esse colore, gli spazi intorno ad esse, le proporzioni, ogni cosa ha un
suo ruolo. Matisse , novello Giotto, aspira ad una pittura architettonica, dove
l’apparente semplicità, significa controllo ed esercizio della volontà. La
felicità? La felicità è l’atto del dipingere, aspirazione assoluta all’armonia.
Come
un moderno eroe greco Matisse esprime nella sua meravigliosa arte il culto
olimpico della vita inseparabile dal senso tragico della bellezza.
- Maria Rita Ursitti -