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giovedì 7 gennaio 2016

JAMES TISSOT al Chiostro del Bramante




Le sale del Chiostro del Bramante raccontano ancora una volta l'Ottocento in una mostra che accarezza come seta e intriga come il pizzo attraverso il pennello virtuosistico di Jacques- Joseph Tissot (Nantes 1836 - Chenecey Buillon 1902), maestro francese di nascita, ma britannico per affinità elettive, tanto da farsi chiamare James. 
La mostra, visitabile sino al 21 febbraio, è occasione per conoscere l'opera di un artista dalle grandi aspirazioni, personaggio mondano e amante del lusso, ma anche capace di recarsi per ben tre volte in Palestina per una pressante esigenza spirituale, tanto apprezzato in vita quanto dimenticato dopo la morte.


Proprio il volto dell'artista ci accoglie all'inizio del percorso espositivo con un autoritratto (1865, Fine art Museum, San Francisco) che, con uno sguardo sicuro di sé ed un atteggiamento dandy di baudeleriana memoria, sembra voler invitarci a conoscere il suo mondo e la società alto borghese, soprattutto le donne, che amò ritrarre. Infatti, dopo una giovanile parentesi romantica (L' incontro tra Faust e Margherita (1860, Musee d'Orsay, Parigi), si susseguono figure femminili raffinate che sfoggiano abiti ed accessori alla moda come Mademoiselle L.L. (1859, Musee d'Orsay, Parigi) ritratta in un ambiente raffinato con un elegante abito di satin nero e una giacca rossa con piccoli pon pon, evidente omaggio pittorico al maestro Ingres, di cui Tissos ammirò l'indiscussa capacità disegnativa in un momento storico in cui la pittura si avvia a percorrere altre strade dove la forma sembra risolversi nella luce.

Tissot, amico di Manet e Degas, pur affascinato da un desiderio di rinnovamento del linguaggio pittorico testimoniato da una pionieristica scoperta dell'arte giapponese di cui sarà collezionista (La giapponese al bagno, 1864, Musee des Beux-Arts, Digione) rimane fedele al concetto estetico dell'arte come verosimiglianza e capacità di rendere l'effetto di un tessuto, la trasparenza di un vetro, il colore inappagabile di una foglia autunnale.

L'adesione alla forma classica è altresì capacità di un racconto moderno attraverso sguardi e gesti in ambienti descritti nei minimi particolari come nella figura femminile ritratta sull'uscio di casa (Ritratto, 1876, Tate, Londra) , immagine diaframma tra due realtà, quella esterna, quasi palpabile e quella interna di un mondo da indagare.

Il trasferimento a Londra diventa dunque occasione per raccontare l'Inghilterra vittoriana e, come nelle migliori pagine di Dickens o Trollope, appaiono donne sorprese in letture nel parco che sfidano con lo sguardo quasi a rammentarci che la marcia verso l'emancipazione femminile è già avviata, o ancora, marinai in libera uscita (Portsmouth Dockyard, 1877, Tate, Londra) sulle sponde dell'inquinato Tamigi, l'altro volto della potenza imperiale.

Il lutto improvviso per la morte dell'amata compagna, Kathleen Newton, musa e modella del periodo inglese, porta Tissot ad un repentino rientro in Francia come sembra volerci raccontare nella serie dedicata alla parabola del Figliol prodigo, un tema dal sapore autobiografico. Il rientro nel l'indiscussa capitale dell'arte moderna non è facile e l'artista rappresenta la mondana Parigi in opere di ampio respiro dagli effetti quasi cinematografiche, come nell'opera Le mogli degli artisti all'inaugurazione del Salon (1885, Chrysler Museum), un dipinto corale dagli innumerevoli dettagli pittorici, a partire dalla straordinaria tavola ad altezza reale che invita ad entrare nel quadro e partecipare ad una festa, non solo degli occhi. 

Chiude la mostra il dipinto, scelto come locandina, La più bella donna di Parigi ( 1883-84, Musee d'art d'histoire de Geneve) dove una sontuosa figura femminile fasciata da raffinati pizzi neri avanza da un affollato salone attirandosi sguardi e commenti dei presenti. Il suo porsi fiera all'ammirazione anche nostra, è non soltanto un felice commiato, ma un ricordarci quanto la bellezza effimera e transitoria di un momento, possa ancora una volta essere resa eterna dall'arte.