autore: Maria Rita Ursitti (LoveKira)
Le sale del Chiostro del Bramante raccontano ancora una volta l'Ottocento in
una mostra che accarezza come seta e intriga come il pizzo attraverso il
pennello virtuosistico di Jacques-
Joseph Tissot (Nantes 1836 - Chenecey Buillon 1902), maestro francese di
nascita, ma britannico per affinità elettive, tanto da farsi chiamare James.
La
mostra, visitabile sino al 21 febbraio, è occasione per conoscere l'opera di un
artista dalle grandi aspirazioni, personaggio mondano e amante del lusso, ma
anche capace di recarsi per ben tre volte in Palestina per una pressante
esigenza spirituale, tanto apprezzato in vita quanto dimenticato dopo la morte.
Proprio il volto dell'artista ci accoglie
all'inizio del percorso espositivo con un autoritratto (1865, Fine art Museum,
San Francisco) che, con uno sguardo sicuro di sé ed un atteggiamento dandy di
baudeleriana memoria, sembra voler invitarci a conoscere il suo mondo e la
società alto borghese, soprattutto le donne, che amò ritrarre. Infatti, dopo
una giovanile parentesi romantica (L'
incontro tra Faust e Margherita (1860, Musee d'Orsay, Parigi), si
susseguono figure femminili raffinate che sfoggiano abiti ed accessori alla
moda come Mademoiselle L.L. (1859,
Musee d'Orsay, Parigi) ritratta in un ambiente raffinato con un elegante abito
di satin nero e una giacca rossa con piccoli pon pon, evidente omaggio
pittorico al maestro Ingres, di cui Tissos ammirò l'indiscussa capacità
disegnativa in un momento storico in cui la pittura si avvia a percorrere altre
strade dove la forma sembra risolversi nella luce.
Tissot, amico di Manet e Degas, pur affascinato
da un desiderio di rinnovamento del linguaggio pittorico testimoniato da una
pionieristica scoperta dell'arte giapponese di cui sarà collezionista (La giapponese al bagno, 1864, Musee des
Beux-Arts, Digione) rimane fedele al concetto estetico dell'arte come
verosimiglianza e capacità di rendere l'effetto di un tessuto, la trasparenza
di un vetro, il colore inappagabile di una foglia autunnale.
L'adesione alla forma classica è altresì capacità di un racconto moderno attraverso sguardi e gesti in ambienti
descritti nei minimi particolari come nella figura femminile ritratta sull'uscio
di casa (Ritratto, 1876, Tate,
Londra) , immagine diaframma tra due realtà, quella esterna, quasi palpabile e
quella interna di un mondo da indagare.
Il trasferimento a Londra diventa dunque
occasione per raccontare l'Inghilterra vittoriana e, come nelle migliori pagine
di Dickens o Trollope, appaiono donne sorprese in letture nel parco che sfidano
con lo sguardo quasi a rammentarci che la marcia verso l'emancipazione
femminile è già avviata, o ancora, marinai in libera uscita (Portsmouth Dockyard, 1877, Tate, Londra)
sulle sponde dell'inquinato Tamigi, l'altro volto della potenza imperiale.
Il lutto improvviso per la morte dell'amata
compagna, Kathleen Newton, musa e modella del periodo inglese, porta Tissot ad
un repentino rientro in Francia come sembra volerci raccontare nella serie
dedicata alla parabola del Figliol prodigo, un tema dal sapore autobiografico.
Il rientro nel l'indiscussa capitale dell'arte moderna non è facile e l'artista
rappresenta la mondana Parigi in opere di ampio respiro dagli effetti quasi
cinematografiche, come nell'opera Le
mogli degli artisti all'inaugurazione del Salon (1885, Chrysler Museum), un
dipinto corale dagli innumerevoli dettagli pittorici, a partire dalla
straordinaria tavola ad altezza reale che invita ad entrare nel quadro e
partecipare ad una festa, non solo degli occhi.
Chiude la mostra il dipinto,
scelto come locandina, La
più bella donna di Parigi ( 1883-84, Musee d'art d'histoire de Geneve) dove
una sontuosa figura femminile fasciata da raffinati pizzi neri avanza da un affollato
salone attirandosi sguardi e commenti dei presenti. Il suo porsi fiera
all'ammirazione anche nostra, è non soltanto un felice commiato, ma un
ricordarci quanto la bellezza effimera e transitoria di un momento, possa
ancora una volta essere resa eterna dall'arte.
Potrebbe anche interessarti: