Solo dieci minuti per trovare
parcheggio al centro di Roma… come direbbe Google “oggi mi sento fortunata!”
Io e i miei tacchi dodici
scendiamo dalla macchina, prendo la borsa del portatile che, tra agende e
suppellettili varie, pesa più di me, ma credo di aver esaurito la fortuna con il
parcheggio, non me la sento di sfidare la sorte lasciandola sul sedile. Devo fare
uno strano effetto a chi mi vede, vestito corallo perfettamente abbinato alla
tinta dei capelli che ho tagliato in maniera asimmetrica qualche settimana fa,
scarpe color argento scuro, borsa che grida: “io lavoro tanto!” sulla spalla
destra, e, una bottiglia di vino nella mano sinistra… sì, vino, perché non sto
andando a qualche noiosa riunione, oggi ho preso il pomeriggio libero e vado a
trovare due vecchi amici.
Risucchiati dalle reciproche
vite, complice anche un po’ la lontananza, non ci vedevamo da talmente tanto
tempo che faccio fatica a ricordare quale sia il portone giusto.
Suono il campanello, mi accolgono
insieme sulla porta di casa, un attimo per squadrarci reciprocamente e poi un
abbraccio, perché non ci vediamo da tempo, ma ci vogliamo bene. Luca l’aria
paciosa e i capelli scomposti dai quali spicca un ciuffo grigio che termina in
sfumature turchine; Antonio look total black, barba e capelli perfettamente
curati, fisico asciutto, indossa una felpa con il cappuccio, potrebbe essere un
ninja se non lo tradissero i calzini antiscivolo con decori natalizi che porta
ai piedi.
Chiacchieriamo, chiacchieriamo e
beviamo, chiacchieriamo, chiacchieriamo, chiacchieriamo e beviamo…
Mi raccontano del loro ultimo
travagliato anno, dei problemi di salute di Antonio che hanno dovuto
affrontare, il lavoro che stava schiacciando Luca e il suo amore per l’arte e,
poi, la decisione difficile, anche se così non dovrebbe essere, di dedicarsi a
ciò che amavano, anche se questo avrebbe comportato delle ristrettezze economiche…
perché i sogni non si posso monetizzare, perché la felicità è dove noi vogliamo
che sia, ma per nessuno è veramente nel portafoglio.
Li guardo guardarsi mentre
parlano, occhi di amore, ammirazione, rispetto, fiducia…
Luca e Antonio sono sposati già
da alcuni anni, ovviamente non in Italia, colpa della Chiesa, del menefreghismo
della politica, dell’arretratezza culturale di una parte della popolazione… certo
ci sono paesi nel mondo dove i gay vengono ancora perseguitati e uccisi, ma l’Italia
è moooolto avanti! Abbiamo addirittura avuto una legge! Certo una legge monca,
frutto di svariati e svilenti compromessi, che alla fine hanno risolto solo una
parte dei problemi, per quella abitudine tutta italiana di non prendere mai una
posizione netta quando la questione è molto importante.
Antonio e Luca prima di tutto,
sopra a tutto, sono una famiglia, una vera famiglia che si sostiene che
condivide le scelte più difficili, che rimane unita anche quando sarebbe molto
più facile mollare, che si divide il carico delle gioie e dei dolori, ma tutto
questo a volte passa in secondo piano perché prima di essere famiglia devono
giustificare al mondo intero la loro stessa esistenza. Ma nonostante tutto non
sono arrabbiati, non trasudano odio nei confronti del mondo che li circonda (come
forse farei io) e non perché abbiano in alcuna maniera ridimensionato le problematiche, temo che nessuno potrebbe farlo, ma perché hanno acquisito consapevolezza
di quello che vogliono: la felicità… e quando qualcuno ha
provato a rubargliela se la sono ripresa, non senza difficoltà, ma se la sono
ripresa.
Antonio e Luca sono un esempio,
non perché sono gay, ma perché hanno capito il significato della vita: credere
nei sogni, fare ciò che li rende felici, condividere e… soprattutto amare.
- Sara Saurini -