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lunedì 19 novembre 2018

LUCA BARBARESCHI apre la stagione del TEATRO ELISEO con un magnifico CYRANO DE BERGERAC

Autrice: Elena Costa (VeraKira)



In una strana serata autunnale di pioggia calda e insistente, attraverso a piedi via Nazionale lucidata dall’acqua, per assistere all’opera che apre la stagione teatrale del TEATRO ELISEO di Roma, CYrano de Bergerac, chiedendomi quali palpiti, o fremiti o sopite emozioni, il ben noto spadaccino potrà suscitarmi.

È un’opera così conosciuta il Cyrano, ne conosco a memoria dei versi, quelli che mi ripeteva la nonna, ogni volta che mi chiedeva un bacio, prima di andare a dormire: “cos’è un bacio? Un apostrofo rosa tra le parole t’amo”. E quelli evocati da Guccini nella sua canzone, che ha accompagnato la mia inquieta adolescenza: “io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna”. Ho visto film, l’opera lirica, mille adattamenti. Davvero per me, questo dramma non può riservare sorprese.

Mi siedo nella sala gremita, vociante fino all’ultimo secondo, fino a quando le luci si spengono, accendendosi sul palcoscenico diventato un quadro.
E, imprevedibilmente, questo Cyrano mi commuove.
Mi commuove l’interpretazione profonda e dolente di Luca Barbareschi, mi commuovono i giovani attori che portano sulla scena la fresca sicurezza dell’innocenza, mi commuovono i veterani e la loro misura. La magnifica scenografia a tre livelli, con scale semoventi, e i costumi sgargianti raccontano un’immaginifica Francia barocca, e insieme alle musiche mi avvolgono in un turbinio visivo e emozionale. 


La vicenda è nota: Cyrano, incapace di esprimere il suo amore per la cugina Rossana, credendosi brutto, presta la sua anima e la sua poesia al giovane e bellissimo Cristiano, che riesce a conquistare la donna e a sposarla, salvo poi perire in guerra.
Tanti i temi dell’opera, di rivoluzionaria modernità.

Cyrano è un uomo di oggi e di ieri, un uomo che non si riconosce, un uomo che sente come la sua anima e il suo corpo non siano fatti l’una per l’altro. Si nasconde nel coraggio, nell’ardimento, nell’abnegazione nei confronti dell’ideale che ha sposato, che antepone a tutto: la libertà. Libertà di pensiero e di azione.
L’unica libertà che non si è mai concesso, però, è quella di amare. Il suo corpo, che lui ritiene orrendamente brutto, è la sua prigione, e tale rimane fino all’ultimo o quasi.
Qualcuno scrisse che l’unico amore duraturo è solo quello non corrisposto. L’amore di Cyrano De Bergerac sfida ancora i secoli, come un monito. Forse ci invita a non nascondere nei meandri del cuore quel che sentiamo, a vincere la sfida con noi stessi, il nostro orgoglio e le nostre paure per amare liberamente.

Nell’ultima potente scena, sotto un albero evocativo fatto di corde, Cyrano, che è stato ferito a tradimento da un nemico, dopo anni passati a mentire, rivela la verità a Rossana che si rende conto di aver perduto per due volte l’amore senza averlo mai conosciuto.

Le luci si spengono e rimango ancora seduta ad applaudire questo CYrano de Bergerac, adattato e diretto da Nicoletta Robello Bracciforti, che mi ha ancora una volta stupito e commosso.

- Elena Costa -
_Kirolandia_

Luca Barbareschi
in
"CYRANO DE BERGERAC"
di Edmond Rostand
con
Linda Gennari
Duilio Paciello
Thomas Trabacchi
Duccio Camerini
Massimo De Lorenzo
e con (o.a.) Valeria Angelozzi, Federica Fabiani,  Alessandro Federico, Raffaele Gangale, Federico Le Pera, Gerardo Maffei, Matteo Palazzo, Carlo Ragone, Alberto Torquati
e gli allievi e le allieve del corso di Recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria VolontéMarilena Anniballi, Francesca Antonini, Marco Cicalese, Lia Grieco, Marlon Joubert, Michele Valerio Legrottaglie, Romana Maggiora Vergano, Gelsomina Pascucci, Federica Torchetti
Scene Matteo Soltanto
Costumi Silvia Bisconti
Luci Pietro Sperduti
Musiche originali Arturo Annecchino
Assistente ai movimenti di scena e maestro d’armi Alberto Bellandi
Vocal Coach: Elisabetta Mazzullo
Adattamento e regia Nicoletta Robello Bracciforti
Produzione Teatro Eliseo