Autrice: Raffaella Ceres (CeresKira)
Il
silenzio, un suono misterioso composto da infiniti attimi vibranti e nascosti.
Il silenzio, l’immobilità che precede uno spazio di gioia o uno strappo
doloroso: “MARE MATER o della
esemplare storia della Nave Asilo Caracciolo e del suo capitano, la Signora
Giulia Civita Franceschi” di Fabio
Cocifoglia, è la storia del silenzio del mare nel quale accade sempre
qualcosa anche quando tutto appare fermo.
Siamo
nella Napoli degli anni fra il 1913 e il 1928. Sulla nave asilo Caracciolo, una piro-corvetta in disuso donata dopo anni
di onorato servizio dalla Marina Militare alla città di Napoli, grazie ad una
legge speciale del 1911 venne attivato un esperimento pedagogico innovativo e
rivoluzionario: una scuola sul mare. A dirigere la Caracciolo fu chiamata la signora Giulia Civita Franceschi (1870-1957) figlia del noto scultore
toscano Emilio Franceschi.
È proprio dalla voce in prima persona della
maestra Giulia, una strepitosa Manuela
Mandracchia che la storia di 750 e oltre bambini abbandonati di Napoli
prende vita emozionando il pubblico fin dai primissimi attimi in scena. Siamo
nell’accogliente Teatro Vascello
di Roma (decisamente mai nome potrebbe essere più adeguato al contesto) e una
scenografia imponente riproduce gli elementi essenziali della narrazione: il
rumore del mare, le vele, una macchina fotografica e un baule pieno di ricordi.
Il
tono della drammaturgia proietta immediatamente gli spettatori verso una
dimensione intima e al tempo stesso concitata. Il grido di dolore della
coraggiosa maestra è silenziosamente composto eppure squarcia le sensazioni
sottaciute del pubblico in sala.
Durante
i 15 anni trascorsi sulla nave asilo, i caracciolini
vennero amorevolmente accompagnati verso la scoperta di uno stile di vita ricco
di possibili orizzonti e indirizzati ai mestieri del mare, restituendo a tutti
quei volti di bambino l’innocenza e la speranza. Bambini che in scena sono
impersonati dai appaiono dai CIPRIX, la prima
compagnia di Musical composta interamente da ragazzi.
La
nave fu ufficialmente assegnata alla guida della signora Civita Franceschi solo in qualità di “delegata” da David Levi Morenos, scienziato e
filantropo, primo istitutore delle “Navi-Asilo” in Italia. L’esperienza della
maestra, che venne anche con affetto definita la montessori del mare è affidata
ai ricordi di due adulti ex caracciolini. Luca
Iervolino e Giampiero Schiano
sono in scena Gennaro e Salvatore e, grazie ad una
interpretazione di rara intensità, consegnano attraverso i loro dialoghi con
l’amata maestra la storia che le cronache non hanno consegnato a noi con la
sufficiente importanza.
“se si chiamasse
mare e non terra io sono sicuro che non ci sarebbe la guerra”
I
figli della plebe erano considerati la piaga della società del '900 a Napoli,
lo scugnizzo era una vera maledizione. Eppure, la sfida culturale e educativa
lanciata con la nave asilo Caracciolo
si rivelò attualissima e vincente. La commiserazione è la vera piaga, dimostra
questa potente pièce teatrale. Non basta fare l’elemosina per pulire la nostra
pigra coscienza. Per cambiare il mondo si parte dalla cultura non intesa come
insieme di nozioni più o meno forbite da tramandare ma, come la coraggiosa
occasione di offrire a ciascuno gli strumenti per esprimere le proprie
potenzialità. Imparare il saper fare e il saper essere.
Un’avventura
che per la coraggiosa maestra è iniziata per una carezza mancata e finì per
mano del fascismo che nel 1928 allontanò Giulia
Civita Franceschi dal suo incarico accusando il progetto pedagogico di non
formare dei veri uomini. La cultura ha da sempre spaventato qualsiasi regime e
sempre lo farà.
LA SCINTILLA
Pensare come i grandi. Immaginare come i più piccoli. Il teatro ci insegna che…
Perché
inserire questo spettacolo all’interno della mia rubrica Non chiamateci piccoli?
In primo luogo perché ha rappresentato un imperativo morale portare la mia testimonianza come insegnante e pedagogista a sostegno dell’importanza culturale del teatro stesso che grazie allo spettacolo MARE MATER ricompone tutti gli elementi citati in un unico meraviglioso quadro.
In primo luogo perché ha rappresentato un imperativo morale portare la mia testimonianza come insegnante e pedagogista a sostegno dell’importanza culturale del teatro stesso che grazie allo spettacolo MARE MATER ricompone tutti gli elementi citati in un unico meraviglioso quadro.
Le
tre parole chiave di questo spettacolo dovrebbero guidare l’opera di chiunque
si occupa di educazione: affetto, ascolto, accoglienza. Mentre i bambini custodiscono
questi tre elementi gli adulti con il tempo ne disimparano l’utilizzo.
Spettacoli
come quello applaudito lo scorso 14 Gennaio raccolgono una serie di valenze
multidisciplinari che devono essere esaltate e per questo raccontate
criticamente. In primo luogo è una storia di bambini che parla ai bambini:
credete in voi. In secondo luogo è una storia che ci consegna la Storia: senza
memoria non possiamo sperare in un domani migliore. In terza ed ultima analisi è
una performance provocatoria che stuzzica le coscienze con delle considerazioni
drammaticamente attuali.
Nelle
grezze pieghe della disperazione si nasconde il barlume della speranza: non
ritrovò forse Pinocchio (il libro preferito dalla maestra Giulia) il suo babbo
nel buio di un pescecane?
- Raffaella Ceres -
_Kirolandia_
Le
Nuvole/Casa del Contemporaneo
MARE MATER
la nave dei bambini
MARE MATER
la nave dei bambini
uno
spettacolo di Fabio Cocifoglia
con Manuela Mandracchia
Luca Iervolino, Giampiero Schiano
con la partecipazione dei Ciprix - La prima compagnia di Musical composta interamente da ragazzi
story
editor: Maria Rosaria De Medici /
collaborazione alla drammaturgia: Antonio
Marfella, Alfonso Postiglione / regista assistente: Rosario Sparno / consulenza scientifica: Antonio Mussari e Maria Antonietta Selvaggio per Fondazione Thetis -
Museo del Mare Napoli / musiche: Luca
Toller, Lello Settembre, Nico Mucci / sound designer: Hubert Westkemper / costumi: Giuseppe
Avallone / scene: Carla Merone,
Enrico de Capoa / immagini e proiezioni: Alessandro Papa / disegno luci: Riccardo Cominotto / si ringraziano: Roberto Di Bello, Nicola Caracciolo, Enza Tedesco.