Kiri, proseguono per questa stagione 2022-2023 le
KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente
culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in
redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce
sguardo fuori porta e qualche anticipazione sugli eventi successivi.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email
kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle
vostre iniziative.
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente
dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà
anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su
Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della
settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno
e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
Dunque per sognare con voi...
TEATRO
NOVITÁ
TITOLO
ANDREA MIRÒ | ENRICO BALLARDINI
E MUSICA DA RISPOSTIGLIO
FAR
FINTA DI ESSERE SANI
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
costumi Pamela Aicardi | luci Andrea Violato
adattamento e regia EMILIO RUSSOproduzione Viola Produzioni e TieffeTeatro Milano
in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber
progetto sostenuto da NEXT – Laboratorio delle Idee
spettacolo vincitore del Premio Franco Enriquez 2022
DOVE e QUANDO
SALA UMBERTO – Roma
dal 20 al 30 ottobre 2022, da
giovedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00
DETTAGLI
Sono passati quasi 50 anni, sono tanti. Stupisce e rincuora il fatto
che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi. A scrivere la storia
prima ancora che questa fosse presente: terribilmente d’attualità, del resto
lui era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma – allo stesso
tempo – di andare oltre. In Far
finta di essere sani tutto questo è ancora più evidente seguendo il
filo rosso di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte e ci piace molto
l’idea e la possibilità di raccontarlo oggi.
L’ironia si fa più dominante e a volte anche un po’ più aggressiva. Il
tema che già trapelava negli spettacoli precedenti è quasi esclusivamente
quello dell’“interezza”.
Pare che l’uomo attraversi una fase un po’ schizoide dove a volte il
proprio corpo è assai distante da certi slanci ideali. L’analisi, anche se
alleggerita dall’ironia, può sembrare pessimistica ma suggerisce la possibilità
di abbracciare le più grosse realtà sociali partendo da se stessi.
Gaber/Luporini sottolineano una certa incapacità di far convergere
gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il “signor
G” vive, nello stesso momento, la voglia di essere una cosa e l’impossibilità di
esserla. É forte, molto forte lo slancio utopistico.
Chiedo scusa se parlo di Maria, non del senso di un
discorso, quello che mi viene, non vorrei si trattasse di una cosa mia e
nemmeno di un amore, non conviene.
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzo biglietto da 25€ a 30€
Via della Mercede, 50 – Roma
prenotazioni@salaumberto.com
www.salaumberto.com
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NOVITÁ
TITOLO
FAVOLA
Testo di Fabrizio Sinisi
Ideazione, regia, costumi | Giorgia Cerruti
In scena e in video | Giorgia Cerruti e Davide Giglio
Con la partecipazione video di | Elvis Flanella
Assistente alla regia | Raffaella Tomellini
Disegno luci, consulenza scenotecnica | Lucio Diana
Aiuto regia video, fotografia, montaggio | Giulio Cavallini
Musiche, sound design, fonica | Guglielmo Diana
Traduzione inglese dell’opera | Rossella Bernascone
DOVE e QUANDO
TEATRO BASILICA - Roma
Dal
20 al 30 ottobre 2022, dal
martedì al sabato ore 21.00 - domenica ore 17.45

DETTAGLI
Sarà
in scena al TeatroBasilica,dal 20 al 23 ottobre, la
nuova creazione di Piccola Compagnia della Magnolia “Favola”, con la
drammaturgia di Fabrizio Sinisi e la regia di Giorgia Cerruti, in
scena con Davide Giglio.
Scritto nel 2020,
“Favola” viene definito dai suoi autori come “tragedia da camera
contemporanea”. È il primo spettacolo del “Progetto Vulnerabili”,
una trilogia a cura di Piccola Compagnia della Magnolia, con i
testi di Fabrizio Sinisi e la regia di Giorgia Cerruti che, dal 2022 al 2024,
indagherà il tema dell’umana vulnerabilità rispetto al tempo,
all’ingiustizia, alle apparenze.
Si assiste alla storia di G. e D,una coppia chiusa in una stanza,
che intraprende un viaggio nella memoria. Sul palco - luogo del reale -
i protagonisti ripercorrono ogni giorno le favole del proprio dolore, i
racconti di ciò che li ha segnati, nell'arco esistenziale che sta tra il
reale e il rimosso, tra il sonno e la veglia. Lei ha dimenticato tutto, ha rimosso qualcosa di terribile,
sepolto tra le pieghe di un dolore inaccettabile; lui invece sa tutto, è il
regista di questo esperimento condiviso ogni sera con il pubblico, ricorda ogni
dettaglio e cerca di trasportare lei in un viaggio di riacquisizione della
coscienza. In questo palcoscenico-mondo, metateatralmente, G. e D. sono
macchine di un immaginario tanto crudele quanto liberatorio.
Il soggetto è un libero richiamo al “Calderòn” di Pier Paolo
Pasolini, cui lo spettacolo è infatti idealmente dedicato. Il ponte
di accesso a questa via oscura è un grande schermo che invade lo
spazio, che ha i tratti di un barocco
postmoderno e fiammeggiante:
siamo dentro al cranio di G., il luogo della trasformazione, il setaccio della
memoria di sequenze perdute. La donna inscena tre racconti, tre
sogni, ognuno dei quali si verifica in un diverso momento della storia umana: a
Londra nel 1617, a Parigi nel 1793, nella contea di Boone nel
1856. In ogni episodio la coppia è protagonista di una violenza, una
sopraffazione dell’uomo sulla donna, del potente sull’inerme. Ogni
trasformazione è un punto di snodo della modernità occidentale, un momento
chiave per capire la contraddittoria identità del presente. Ma ogni sogno è
anche un enigma attraverso cui si nasconde la ferita della donna, che
attraverso questi racconti prova a toccare il trauma del suo passato:
una figlia, nata dall’amore della coppia, di cui fin dall’inizio viene
annunciata la presenza, ma che misteriosamente non si vede mai.
“Favola”
restituisce l’attraversamento di territori a cavallotra realtà e immaginazione,
tra pubblico e privato, attraverso l’osmosi tra i linguaggi del teatro e del
video. Fabrizio Sinisi ha scritto questo testo visionario,
poetico e politico insieme a partire da elementi biografici di Giorgia
Cerruti e Davide Giglio: una danza a due, un rito laico attraverso
cui una giovane coppia, nello specchio della propria relazione, mette radicalmente
in discussione la giustizia della società attuale. Lo spettacolo dopo Roma sarà
dal 10 al 14 febbraio 2023 al Centro Teatrale Bresciano, il
17 e 18 febbraio al Rossetti, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia,in
data di febbraio in via di definizionealDialma Ruggero di La Spezia, in
data di marzo in via di definizioneal Teatro della citta di Catania e
dal 19 al 21 maggio a TPE di Torino (gli aggiornamenti saranno
disponibili sul sito www.piccolamagnolia.it).
Piccola
Compagnia della Magnolia
nasce nel 2004 a Torino. Il gruppo indipendente, con la direzione
artistica di Giorgia Cerruti e Davide Giglio, suoi fondatori, si
caratterizza fin dal principio per una rigorosa e appassionata indagine a
cavallo tra codici teatrali di diversi maestri (Antonin Artuad, Jerzy
Grotowski, Mejerchol'd e Ariane Mnouchkine) e ricerca. Testi classici o
scritture originali messi in scena avvalendosi di un’accurata ricerca vocale
e dell’uso di video e altri linguaggi, in un amalgama che è frutto della
collaborazione tra regista, attori, drammaturgo, videomaker, sound-designer,
scenografo. La Compagnia ha portato i propri lavori – tredici, fino ad oggi
- in Francia, Svizzera, Ungheria, Macedonia, Polonia, Russia, oltre che in
Italia. Accanto al lavoro di creazione, la compagnia si occupa di pedagogia
teatrale, conducendo laboratori per attori in Italia e in Europa e
organizzando campus di alta formazione con maestri della scena internazionale
“Favola” è
prodotto da Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con TPE/Teatro
Piemonte Europa, CTB/Centro Teatrale Bresciano, Teatro della Città/Catania, Gli
Scarti/La Spezia, con il sostegno di TAP/Torino Arti Performative,
con il supporto in residenza di Sardegna Teatro, Dracma Centro Residenze
(RC), Claps Circuito Lombardo (BS).
ALTRE INFORMAZIONI
Biglietti 18€
Piazza
Porta S. Giovanni, 10 - Roma
Contatti / Prenotazione obbligatoria +39 392
97.68.519 - info@teatrobasilica.com
www.teatrobasilica.com
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STAND UP
COMEDY
NOVITÁ
TITOLO
Produzione ALTRASCENA
GIORGIO MONTANINI
in
LO SPETTACOLO NUOVO
Scritto e diretto da GIORGIO
MONTANINI
DOVE e QUANDO
TEATRO
BRANCACCIO – Roma
23 ottobre 2022
– h. 21.00

DETTAGLI
Torna
sul palco del Teatro Brancaccio il più grande comico satirico del nostro Paese.
Giorgio Montanini, che ha dovuto annullare la tournée dello scorso inverno per
numerosi impegni su set cinematografici, arriva a Roma il 23 ottobre con
LO SPETTACOLO NUOVO.
Reduce
dal successo de I predatori, l'opera prima di Pietro Castellitto che ha puntato
i riflettori sul comedian mostrando straordinarie doti attoriali, Giorgio
Montanini lo scorso inverno è stato totalmente rapito dalle produzioni
cinematografiche. Ben quattro i film girati in soli cinque mesi: Riccardo
Milani, Edoardo Leo, Damiano Giacomelli sono i registi che hanno diretto
una delle menti più satiriche degli
ultimi tempi.
La
satira affronta le contraddizioni di una società, le affronta a viso aperto e
con gioiosissima ferocia. Lo Spettacolo Nuovo è assolutamente coerente
con questa filosofia. Un monologo che va in direzione ostinata e contraria,
totalmente antagonista al clima politicamente corretto e ipocrita che ci sta
ammorbando e soffocando. Una società che cura la forma ma dimentica
colpevolmente la sostanza. Un mondo pieno di diritti ma sempre più ingiusto e
diseguale. Un folle equilibrio tra la morbosità della tutela di qualsiasi idea
o diversità e la bava alla bocca nel cercare di fomentare una guerra.
Questo
periodo storico ci vede combattere con un nemico subdolo, travestito da
agnello, fintamente amico. Fallito il tentativo di imporre il potere attraverso
la prevaricazione e la destra autoritaria, oggi siamo attaccati dalle
socialdemocrazie… dagli amici. Sostegno all’ Ucraina e non alla pace, Identità
di genere, leggi contro la molestia, ong, pubblicità benefiche e organizzazioni
umanitarie… sono davvero la scelta giusta? Rappresentano davvero la parte buona
che riesce ad esprimere l’essere umano?
“Questo monologo pone il dubbio sul fatto che tutto questo altro non
serva a spersonalizzare l’essere umano, estirparlo dalla sua essenza, privarlo
dell’identità.
Trasformare l’uomo in un consumatore arido e senza nessun altro
interesse.
Un uomo perfetto per il capitalismo” afferma l'artista.
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzo biglietto 28€
Via Merulana, 244 - Roma
www.teatrobrancaccio.it
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MUSICA
NOVITÁ
TITOLO
“Due Russie a confronto, tra cosmopolitismo e nazionalismo: Ciaikovskij
e Mussorgskij”
in collaborazione con
Luogo Art Event
e
Fondazione Bioparco di Roma
Direzione artistica di Elvira Maria Iannuzzi
Musiche di
Ciaikovskij e Mussorgskij
DOVE e QUANDO
CAMERA MUSICALE ROMANA
Bioparco di
Roma - Sala dei Lecci - Roma
23 ottobre 2022, ore 18:30
DETTAGLI
Programma
P. I. Ciaikovskij: suite dal balletto “Lo schiaccianoci”
I. Ouverture
II. Danze
o Marcia
o Danza della Fata Confetto
o Danza russa
o Danza araba
o Danza cinese
o Danza degli zufoli
III. Valzer dei fiori
M. Mussorskij: Quadri di una esposizione
Promenade -
Allegro giusto, nel modo russico; senza allegrezza, ma poco sostenuto
Gnomus -
Sempre vivo
Promenade -
Moderato commodo e con delicatezza
Il vecchio castello -
Andante
Promenade -
Moderato non tanto, pesante
Tuileries (Dispute
d’enfants après jeux) - Allegretto non troppo, capriccioso
Bydlo -
Sempre moderato pesante
Promenade -
Tranquillo
Balletto dei pulcini nei loro gusci - Scherzino. Vivo leggiero
Samuel Goldenberg und Schmuyle - Andante
Limoges: Le marché -
Allegretto vivo sempre scherzando
Catacombae:
Sepulchrum Romanum - Largo
La cabane sur des pattes de poule - Allegro con brio, feroce
La grande porta di Kiev - Allegro alla breve. Maestoso. Con grandezza
Esegue:
Monaldo Braconi, pianoforte
Chi ama l’arte dei suoni subisce inevitabilmente un fascino
totale e profondo dalla musica russa e russo-sovietica: le melodie di Piotr
Ilic Ciaikovski, i poemi di Nikolaj Rimskij Korsakov, i balletti di Sergei
Prokof’ev, le sinfonie di Dmitrij Sostakovic, le frenesie di Igor Stravinskij
esercitano sia sul pubblico che sugli addetti ai lavori delle emozioni
fortissime. Eppure la musica russa ha una storia relativamente breve: tra la
fine del Settecento e gli albori dell’Ottocento, in quella nazione, non
esisteva ancora una vera e propria coscienza musicale autoctona, benché
quest’arte fosse fortemente presente nella corte degli Zar. I compositori
dell’epoca infatti erano prevalentemente europei, soprattutto italiani. La
stessa musica che veniva composta dai pochi compositori russi, peraltro allievi
degli italiani, aveva caratteristiche prevalentemente europee. Bisognerà
aspettare ancora mezzo secolo perché la musica russa si affranchi
dall’influenza occidentale ed acquisisca i temi della tradizione popolare
slava. È pertanto intorno alla metà dell’Ottocento che, grazie all’opera di artisti
quali M. Glinka e il Gruppo dei Cinque – formato da Milij Balakirev, Aleksandr
Borodin, Nikolaj Rimskij-Korsakov, Cesar Cui, Modest Musorgskij – la musica
russa assume una forte connotazione nazionale. Determinante in tal senso fu il
forte e veloce impulso dato dal citato Gruppo dei Cinque, musicisti non
professionisti e quindi liberi da qualsiasi forma di influenza occidentale. E
tuttavia, alla fine dell’Ottocento, Ciaikovski a Sergei Rachmaninov, pur
proseguendo il percorso intrapreso dai connazionali, aprono ad influenze
occidentali e cosmopolite, mentre altri si spingono oltre, sfociando, per
esempio, negli sperimentalismi di Aleksandr Skrjabin o ne Le Sacre du printemps
di Igor Stravinskij del 1913, che segna la vera e propria nascita della musica del
novecento.
ALTRE INFORMAZIONI
Ingresso
pedonale villa Borghese, incrocio V. Le Aldrovandi, via Mercadante
BIGLIETTERIA
IN LOCO
I
biglietti si acquistano esclusivamente in loco al botteghino allestito
dall’organizzazione e aperto al pubblico a partire da 90 minuti prima di ogni
evento fino all’inizio delle performance.
Ingresso
/ Ticket € 15,00 - ridotto € 10,00 (riservato ai soci, ai minori di anni 18,
agli over 65 e agli studenti universitari e di conservatorio purché muniti di
libretto). Omaggio riservato ai bambini minori di anni 12
Servizio gratuito di prenotazione (vivamente consigliata)
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__________________________________________________________________________ ARTE
MOSTRE
NOVITÁ
TITOLO
Surrealismo Quotidiano
ARTISTI: Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko
TIPOLOGIA: Mostra bipersonale
CURATORE: Federica Fabrizi
DOVE e QUANDO
ART G.A.P. Gallery
– Roma
Dal 22 ottobre al 18
novembre 2022
INAUGURAZIONE: sabato 22 ottobre 2022
ore 18:00
12 NOVEMBRE ORE 17:00:
live painting
DETTAGLI
In occasione della
settimana dell’arte contemporanea romana (RAW 2022), la galleria Art GAP è
lieta di ospitare, dal 22 ottobre al 18 novembre 2022, la mostra “Surrealismo
Quotidiano” di Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko, a cura di Federica
Fabrizi.
Sabato
12 novembre dalle ore 17:00 le artiste si esibiranno in una performance di live
painting in cui ogni visitatore potrà vedere e partecipare al processo
creativo delle opere di Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko.
Ogni opera di Anastasia
Kurakina ha una storia e un suo sviluppo in cui non è solo artefice, ma
partecipa attivamente al processo creativo che è dissimile ogni volta, e in
quanto inconsapevole del risultato ama farsi sorprendere continuamente dalle
sue creazioni. Le opere di Kurakina sono un’interiorizzazione personale che si
accorda alla ricerca di un significato più profondo, aldilà della realtà
visibile. Il suo è un desiderio di andare oltre la pura rappresentazione
della realtà, un bisogno di raccontare qualcosa che supera l’aspetto esteriore,
quel qualcosa che parla della parte interiore di chi viene ritratto.
Kurakina risponde a una necessità ancestrale e primaria, ovvero il desiderio di
fermare un ricordo e renderlo materialmente eterno. L’attenzione dell’artista è
diretta verso la vita interiore del soggetto, dove le forme e i colori
diventano il modo di esprimere altro oltre la fisicità: ritratti che emozionano
l’osservatore, il quale riesce ad entrare dentro la rappresentazione delle
emozioni ma anche dentro l’essenza interiore delle persone. I volti si
arricchiscono di espressioni sottili e magnificamente raffinate che rivelano un
mondo emotivo straripante di emozioni e di sogni. I ritratti di Anastasia
Kurakina non sono descrizione delle fisionomie in senso realistico ma catturano
l’essenza del soggetto, in poche parole sono l’istantanea dell’anima. Il
linguaggio di Kurakina è caratterizzato da libertà del segno, morbido
cromatismo e dalla rapidità della rappresentazione. È un’artista riconosciuta
soprattutto per il suo saper tradurre espressioni emotive, turbamenti interiori
allo scopo di rivelare la psiche dei soggetti rappresentati. Anastasia Kurakina
non ritrae la realtà ma è la realtà che diventa rappresentazione del mondo
interiore di tutti noi, in un portentoso insieme.
Le opere di Olga
Volha Piashko nascono dalla vita, in cui sfida le convezioni accademiche
scegliendo di dipingere soggetti reali ponendo l’accento sulle ancestrali
emozioni che animano la persona ritratta. Nella serie “tra realismo e
astrattismo”, Olga decide di andare oltre, di penetrare nello spazio pittorico
fisicamente, tagliando la tela. Il supporto sia come voce di un mondo
rappresentato sia come piano su cui l’artista agisce, trasponendo in un gesto
così minimo tutte le sue emozioni. Superando la bidimensionalità, le opere di Olga
Volha Piashko trasmettono un nuovo concetto di tempo e di spazio in cui tutto
cambia e tutto passa. Supera la rappresentazione pittorica convenzionale
sperimentando la sua personale tecnica dell’incisione della tela per dare
forma e vita alla soggettività visiva che ispira lo spazio dell’immagine.
Le opere della serie “Surrealismo Quotidiano”, realizzate con una tecnica del
tutto personale, sono composte da due dipinti realizzati in momenti diversi
della vita per raccontare i segni del passare del tempo. Olga Volha Piashko,
mediante il percorso visivo ed emotivo proposto all’osservatore, riesce a
ricostruire su un unico supporto il cambiamento, l’evoluzione dei soggetti
rappresentati. Queste opere frutto di una tecnica tridimensionale sono in
grado di offrire un’originale e inedita visione pittorico-scultorea dei
dipinti, coinvolgendo il fruitore in un percorso di 180° in cui l’opera si
svela davanti ai suoi occhi. In questo gioco di punti di vista che variano al
movimento dell’osservatore è assente un punto focale e le opere si offrono
capolavori della profondità, stupefacenti interpretazioni di prospettive
inesplorate caratterizzate da stupefacenti rimandi cromatico - prospettici. Si
tratta di un vero lavoro psicologico legato all’esperienza individuale del
fruitore che viene spinto ad associare o dissociare le due diverse realtà che
gli appaiono davanti ai suoi occhi. Olga con la sua visione spazialistica tiene
salda la concezione avanguardistica per trasmettere l’evoluzione del mondo
emotivo della vita interiore del soggetto rappresentato.
ALTRE INFORMAZIONI
Enti promotori: Art GAP, Modern & Contemporary Art
Indirizzo: Via di Santa Maria in Monticelli 66 - Roma
Orari: ven. / sab. 16:00 – 19:00
Telefono: 06.96115866
E-mail: art@artgap.it
www.artgap.it
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NOVITÁ
TITOLO
RAOUL
DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie
Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
DOVE e QUANDO
PALAZZO
CIPOLLA – Roma
Dal 14
ottobre 2022

DETTAGLI
Dal 14 ottobre 2022, le sale
di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai
realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL
DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per
volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è
realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia,
ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie
Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La
Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei
dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto
da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution
d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità
all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore,
scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di
catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle
sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della
luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo
come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per
la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche
nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu
costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a
due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo
dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad
avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale
espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al
1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua
attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una
produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle
ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività
artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli
consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco
grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero
percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che
abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino
agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della
malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza
cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per
la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione
impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre
e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno
presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni
visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la
quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono
indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli,
paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli
daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa
infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli
spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di
rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui
scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di
arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre
160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da
rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art
Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni,
dal Centre Pompidou, Palais Galliera, la Bibliothèque
Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte
di Parigi insieme al Musée de la Loire, Musée des Tissus et
des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules
Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di
Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre
rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte
le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi
responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris,
la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista,
dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della
composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che
caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della
Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Sono molto lieto di
ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul
Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed
unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella
del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente
semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la
patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione
articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo,
perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di
essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo
ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy
risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica,
il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal
modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore
servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in
particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri
paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto
le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del
tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il
pubblico».
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PROSEGUE
TITOLO
VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
DOVE e QUANDO
PALAZZO
BONAPARTE – Roma
Dall’ 8
ottobre 2022 al 26 marzo 2023

DETTAGLI
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita,
dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e
più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887)
- sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla
sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi
di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in
Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita,
che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un
colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente
di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al
fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore
più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti
dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che
custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante
testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per
celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai
periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno
parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine
alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio
sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa
quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i
boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare
sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza,
espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la
verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si
dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova
libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più
immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche
nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare
una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica
una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi
del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre
quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita
fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I
rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro
danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé
tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera
aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del
tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine
de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la
quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo
attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume
l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889)
sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato
(1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
ALTRE INFORMAZIONI
Con il patrocinio del Ministero della
cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma –
Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi
Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in
collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata
da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra vede come main sponsor Acea, sponsor Generali
Valore Cultura, special partner Ricola, mobility
partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media
partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa
Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
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TITOLO
SOLO
EXHIBITION
a cura di
Cristian Porretta e Davide Silvioli
DOVE e QUANDO
galleria d'arte FABER - Roma
Da
24 settembre al 3 dicembre 2022
Inaugurazione
sabato 24 settembre ore 10.00-21.00
DETTAGLI
Sabato 24 settembre la galleria d'arte FABER presenta
l'esposizione IMPERMANENTE di Roberto Ghezzi.
Il centro concettuale della mostra è rappresentato dal progetto Naturografie©,
che ha i suoi prodromi nei primi anni del Duemila e che definisce nuovi criteri
di collaborazione tra Uomo e Natura, in cui tempo ed elementi naturali
ridiventano protagonisti della creazione insieme all'artista. Una
sperimentazione sulla possibilità di delineare un’operazione artistica in
stretto contatto con la natura, tale da restituire un’immagine
dell’impermanenza della sua azione, del suo divenire incessante.
Il percorso espositivo, interamente pensato in site specific, mira a far
immergere lo spettatore in un corpus di opere organico che rifletta un ambiente
ecosistemico vivo e pulsante.
Di fatto l'esito della ricerca di Ghezzi equivale a una restituzione, su tela,
del fluire degli elementi invisibili che hanno agito su di essa,
ricostruendone, così, un ritratto subliminale, estetico e insieme iconico. Le
superfici appaiono come textures connotate dallo sfumare di tinte vibranti e
pervasive, ottenute dalla stratificazione di sedimenti e minerali, nonché dal
trascorrere del tempo; fattore qui costitutivo.
L'esperienza della natura, attraverso le installazioni terrestri o acquatiche
realizzate in vari angoli del globo, è percepita in termini sì estetici, ma
anche materiali, rendendola il comune denominatore di un’indagine che mira a
raccordare il respiro dell'assoluto e del relativo. L'artista ne ricerca
l'archetipo più recondito; l'essenza, il noumeno.
Lo spostamento, da parte dell'artista, dell'indirizzo di indagine, sia tematico
che operativo, a favore della ricerca sugli enti di natura contrasta con la
concezione dominante nella società odierna, drasticamente tecnocratica.
L’esempio fornito dal lavoro di Roberto Ghezzi rispecchia come la
contemporaneità artistica stia elaborando un linguaggio dove il tempo, la
metamorfosi, il ricorso a materie organiche deperibili e la delega parziale
della definizione dell’opera agli automatismi degli ecosistemi appaiono essere
i termini maggioritari di un alfabeto che esprime un’estetica opposta a quella
professata dalla cultura imperante dell'inflazione mediatica, del sovraesposto,
del didascalico, dell’iper-visibile.
"Nella mia ricerca assume sempre più importanza l’aspetto della
trasformazione.
Le Naturografie, sono intenzionalmente create per non resistere, per cedere al
luogo, al passaggio del tempo su di esse. L'impermanenza è per me valore , sia
artisticamente, perché ne ammiro le forme incredibili e assolutamente libere;
sia eticamente, perché un’opera non eterna porta con se un forte messaggio in
una società che ha fatto del residuo imperituro la sua condanna; sia
filosoficamente, perché nella esaltazione artistica delle forme della
decomposizione intravedo anche un’esorcizzazione della scomparsa, della
sparizione del corpo, di un altrove respinto secondo il tipico atteggiamento
occidentale che non accetta più l’idea del trapasso.
E allora le parti che spesso mancano alle opere prelevate, le sparizioni che le
lacerano attraverso tagli, fori e strappi, assumono un nuovo, molto più alto, significato:
quello del ciclo della vita. Da natura a opera d’arte a natura. E se c’è più
valore o senso in una nuova vita che in un’opera umana immutevole ed eterna,
ecco che ciò che scompare acquisisce più valore di ciò che rimane. Ecco il
nuovo primato dell’impermanenza."
ALTRE INFORMAZIONI
martedì - sabato 10:00 - 19:00
domenica su appuntamento
galleria d'arte FABER
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PER BAMBINE/I e
RAGAZZE/I
TEATRO
NOVITÁ
TITOLO
Teatro Potlach
presenta
Il gigante egoista
di
e con Irene Rossi e ZsofiaGulyas
Produzione: Teatro Potlach
DOVE e QUANDO
Centrale Preneste Teatro - Roma
23 ottobre 2022, ore 16.30

DETTAGLI
Nuovo
appuntamento della Rassegna Infanzie e adolescenze in gioco2022-23
a Centrale Preneste Teatro (Via Alberto da Giussano, 58): domenica 23 ottobre
alle 16.30 va in scena Il gigante egoista
di Teatro Potlach. Lo spettacolo, per tutta la famiglia, è di e con Irene Rossi
e ZsofiaGulyas.
A
partire dalla celebre fiaba di Oscar Wilde, si narra di un gigante egoista che
vuole tenere il suo grande e bel giardino tutto per sé, e di una coraggiosa
bambina di nome Camilla che lo affronterà e, oltre a sciogliere le perenni nevi
nel suo giardino, arriverà a sciogliergli il cuore. Due attrici raccontano una
fiaba sul valore dell’amicizia, della generosità e del coraggio, cimentandosi
in un lavoro in cui si alternano diverse tecniche attoriali: dai trampoli,
all’utilizzo di oggetti come i nastri circensi, dalle maschere, alla danza.
ALTRE INFORMAZIONI
Adatto
dai 3 ai 10 anni.
Il
costo del biglietto è per tutti di 6
euro.
Prenotazione obbligatoria
Via
Alberto da Giussano, 58 – Roma
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PROSEGUE
TITOLO
Ruotalibera
Teatro
presenta
YOU.
The YOUng City
Rassegna multidisciplinare
Direzione artistica di Tiziana Lucattini
DOVE e QUANDO
CENTRALE PRENESTE TEATRO - Roma
Da ottobre a dicembre 2022 alle ore
21.00

DETTAGLI
Da
ottobre a dicembre 2022 sul palco di Centrale Preneste Teatro a Roma (Via
Alberto da Giussano, 58), nel cuore del V Municipio, è in programma la rassegna
YOU.
TheYOUng City conspettacoli dal vivo di teatro, danza, musica e nuovi
linguaggi del contemporaneo. Ruotalibera/Centrale Preneste Teatro, che da
sempre ha una rassegna dedicata alle giovanissime generazioni, affianca alla
consueta programmazione un calendario serale che propone nuove realtà di
artiste e artisti under 35, per rispondere alle necessità sociali e culturali
del territorio e dei tanti giovani e adolescenti che lo abitano.
Tiziana Lucattini, direttrice artistica della rassegna YOU. TheYOUng City, la definisce “Un progetto di grande respiro che coniuga i nuovi percorsi con quelli di
registi e performer di esperienza, offrendo al pubblico incontri
intergenerazionali artisticamente nutrienti. Intendiamo contribuire a far
vivere un senso di comunità in cui arte e pubblico si incontrano e riflettono
su bisogni, tematiche, visioni di futuro e condividono alcuni nodi del vivere
contemporaneo. Una condivisione che fa sentire meno sole le giovani
generazioni, e tutte, tutti noi”.
PROGRAMMA
In
programma nei fine settimana, da ottobre a dicembre, ci sono moltissimi
appuntamenti. Si comincia venerdì 7
ottobre con Andrea Cosentino, attore vincitore del Premio speciale UBU
2018, in scena con “Kotekino Riff”. Coito caotico di sketch
interrotti, roulette russa di gag sull’idiozia, fluire sincopato di danze
scomposte, monologhi surreali e musica. Una esercitazione comica sulla
praticabilità della scena, sulla fattibilità dei gesti, sull’abitabilità dei
corpi, sulla dicibilità delle storie. Lo spettacolo è dell’Associazione Cranpi,
di e con Andrea Cosentino e le musiche dal vivo di Lorenzo Lemme.
Sabato 8 ottobre il Collettivo Baladam-B side porta sul palco “Surrealismo capitalista”, spettacolo
segnalazione speciale Premio Scenario 2021. Ricerca, drammaturgia e regia di Antonio
“Tony” Baladam, con Camilla Violante Scheller, Giacomo Tamburini e Antonio
“Tony” Baladam. Una scena spoglia, due attori e
un’attrice fanno e dicono
cose in onore del grande Dio del Capitale esplorando una condizione
umana sempre più superficiale e rarefatta, in un dialogo con il pubblico e in
modo apparentemente scanzonato.
La
prima settimana di programmazione si chiude domenica 9 ottobre con la musica: “Jazz Tale. Gli anni’ 30 e ‘40”, il concerto live della band Lightmotiv Jazz Trio. ConDaniele Sechi alla batteria, Roberto Bottalico al sax alto
e Nicola Ronconi al contrabbasso. Un progetto di Daniele Sechi che, attraverso
la musica e aneddoti curiosi, ironici o tragicomici, racconta con leggerezza la
storia del jazz, trasportando gli spettatori nel reale contesto artistico e
sociale vissuto dai protagonisti.
YOU. The YOUng City prosegue
sabato 15 ottobre, la compagnia Frosini/Timpano Produzione Gli Scarti,
Kataklisma teatro in collaborazione con Armunia porta in scena “ECCE ROBOT!” ispirato liberamente
all’opera di Go Nagai. Sabato 22 ottobre viene presentato “Piccolo uomo, grande mondo”, lavoro di Tommaso Lombardo nato dalla
Residenza Giovani a Centrale Preneste Teatro. Sabato 28 ottobre è ancora la
volta della musica con “Viaggio nel
mondo celtico” della Banda Connemara,che rivisita il mondo del folk
celtico. Giovedì 3 e venerdì 4 novembre Teatro invito/Ortoteatro porta in scena
lo spettacolo "Dove sono le
lucciole", omaggio a Pier Paolo Pasolini realizzato con il patrocinio
del Centro Studi Pasoliniani. Sabato 5 novembre la compagnia PolisPapin va in
scena con “Tàlia si è addormentata”,
spettacolo tratto da “Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile. Si
prosegue venerdì 11 novembre con la compagnia Carlucci/Cananiello che porta sul
palco la sua danza con "Vi.Pa.Ro.-Storie di Santi e Veleni" per
raccontare un’intera comunità seguendo lo spirito della musica popolare e la
gestualità delle danze rituali. Sabato 19 novembre è ancora musica con "THE BLACKSMITHS. Old-time String Band":
canzoni e melodie alla base della Country Music nordamericana. Domenica 20
novembre si torna a teatro con “Pezzi -
Si vive per imparare a restare morti tanto tempo”, una produzione Florian
Metateatro, Theatron 2.0, Rueda Teatro, spettacolo vincitore del Roma Fringe
Festival 2019. Venerdì 25 e sabato 26 novembre Ruotalibera Teatro presenta
"Il principe delle tenebre"
con la regia e la drammaturgia di Tiziana Lucattini e Fabio Traversa. Sabato 3
dicembre la Compagnia Fettarappa/Guerrieri va in scena con "Apocalisse tascabile", spettacolo
vincitore In-Box 2021. Venerdì 9 dicembre la compagnia Chiasmi Lab esegue
"Incontr Arti – Metalogie di un
viaggio", un lavoro di danza con musica dal vivo. Venerdì 16 dicembre
Caterina Marino è sul palco con “Stillalive”,
segnalazione Speciale Premio Scenario 2021. L’ultimo appuntamento della
rassegna YOU. TheYOUng City è in programma sabato 17 dicembre con la
musica dei Vesevo e il loro concerto di musica popolare partenopea “Tradizione in movimento”.
Il progetto
è realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura - Direzione generale
Spettacolo ed è vincitore dell'Avviso PubblicoLo spettacolo dal vivo fuori
dal Centro -Anno 2022promosso da Roma Capitale - Dipartimento Attività
Culturali.
ALTRE INFORMAZIONI
Via
Alberto da Giussano, 58 – Roma
INGRESSO LIBERO
Prenotazione obbligatoria
Info e prenotazioni: 06 27801063, info@ruotalibera.eu (lun./ven. ore
10.00/17.00)
www.centraleprenesteteatro.it
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SGUARDO
FUORI PORTA
TEATRO
PROSEGUE
TITOLO
QUARTIERI DELL’ARTE
Festival Internazionale di Teatro
XXVI
Edizione
DOVE e QUANDO
VITERBO
10 settembre > 7 novembre 2022

DETTAGLI
QDA
2022: DAL VENERABILE COLLEGIO INGLESE DI ROMA AL TEATRO DELL’UNIONE DI VITERBO
Teatro
contaminato da elementi di performance, installazione e occasione sociale
dedicato alla nuova drammaturgia e alla collaborazione tra autori teatrali
affermati ed emergenti provenienti da diversi paesi. PepGatell della Fundacion
Epica, fondazione della Fura dels Baus e
Mario Martone tra gli ospiti. Un
cartellone ibrido che va da Shakespeare e Koltès alle ultime tendenze creative,
tra arte digitale e rap, con quattordici
titoli in programma per un totale di settanta
eventi in varie suggestive location. In appendice, anche un appuntamento
straordinario al Teatro Basilica di Roma.
Roma,
1 settembre – Quartieri dell’Arte -che dal 10 settembre al 7 novembre torna ad
animare e ‘interpretare’ le location più suggestive della Tuscia
viterbese, dal castello di Graffignano al ‘borgo fantasma’ di Celleno - per il
lancio della sua XXVI stagione ha scelto un luogo raro e magico di Roma:
il Venerabile Collegio Inglese, la
più antica istituzione britannica al di fuori del Regno Unito. Fondato dal
cardinale William Allen nel 1576il Collegio – solitamente non accessibile al
pubblico – è testimone dei grandi fermenti del Rinascimento ed è tutt'ora sede
di formazione e riflessione religiosa. Sito unico in Italia e nel mondo,
collega la Capitale al Teatro elisabettiano e ai
misteriosi scenari dell'epoca, ma soprattutto ai destini incrociati delle
cerchie michelangiolesche e shakespeariane che da sempre attraversano
l’originale progetto artistico del festival ideato e diretto da Gian Maria Cervo, votato a valorizzare
la relazione tra nuove tendenze drammaturgiche e tradizione.
Dopo la presentazione, il pubblico e gli artisti
presenti hanno potuto assistere a una performance ispirata a “Comus”,un masque firmato da John
Milton – ospite del Collegio nel 1638 - e qui adattato da Riccardo Festa con la
regia di Carlo Fineschi e la musica dal vivo di Dario Guidi. Lo spettacolo, che
sarà ripreso il 2 ottobre a Viterbo, anticipa simbolicamente i temi della XXVI
edizione di Quartieri dell’Arte.
“Al
centro del programma” – racconta Cervo nella sua introduzione -“c’è ‘La guerra dei teatri’, ciclo di
riscritture che si rifà alla disputa elisabettiana che vide coinvolti i giganti
della commedia cinque-seicentesca inglese come Jonson, Dekker e Marston e che
forse coinvolse anche William Shakespeare. La disputa raccolse tantissimo dalle
suggestioni culturali, dagli stimoli e perfino dai vocaboli di alcune delle
figure che animarono il dibattito religioso rinascimentale che ebbe in Viterbo
uno dei suoi punti focali. La riscrittura della disputa, messa in atto da
drammaturghi e autori di varie generazioni (il più giovane poco più che
diciottenne, quello senior avendo da poco superato i 60 anni) risuona con una
serie di spettacoli esemplari delle pratiche del teatro contemporaneo,
dall’installazione teatrale alla riscrittura informata, dal teatro-documentario
alle drammaturgie che confinano col performativo. Ci sono i linguaggi nuovi,
c’è il rap, la trap, c’è zoom, ci sono app sperimentali concepite ad hoc per
alcuni degli eventi ma sorprendentemente ci sono anche eco del lavoro di
Strehler, parte del vissuto di alcuni attori e registi presenti nel programma e
c’è l’omaggio reso a maestri assai più remoti del teatro universale, in difesa
di questa ultima grande stazione dell’esperienza live. In questo senso vorremmo
che con “guerra dei teatri” si intendesse anche guerra al fianco dei teatri e
dentro i teatri, che spesso si trasformano in antri e labirinti dove si
incontra l’ignoto e insieme ad esso si sfida la routine.”
Gli spettacoli
Il festival si apre sabato 10
settembre al Castello Baglioni di Graffignano proprio con “La
guerra dei Teatri”, un testo di Gian Maria Cervo con contributi di Francesca Olivi, di Antonio Piccolo (autore
della traduzione dell’Amleto in napoletano citata nel testo) e del
giovane rapper Dado, per la regia di Flavio Albanese.
Sarà l’overture di una maratona - in replica a Viterbo l’11 e il 12
settembre, e al Palazzo Gallo di Bagnaia dal 27 al 30 ottobre -
che comprenderà di volta in volta alcuni agili allestimenti legati al tema: la
riscrittura del “Satiromastix di Dekker firmata da Simone
Corso con la regia di Marinella Anaclerio; “WhatYou
Will” di Francesco Salerno, una rivisitazione del testo
di John Marston con Matteo Bertolotti e Andrea
Palermo, per la regia di Marco Bellocchio; ispirati
a Ben Jonson saranno “Cynthia’sLaundry” di Roberto
Cavosi, diretto da Riccardo Festa con l’interpretazione di Anna
Paola Vellaccio, e “Il Poetastro”, testo di Gian Maria Cervo
con Michele Altamura e Gabriele Palocà, che saranno anche registi e
protagonisti della pièce; mentre in “Epilogo di una guerra” di
Gian Maria Cervo e Simone Corso, per la regia di Riccardo Festa, saranno di
scena tutti e 3 gli autori, per rievocare “Eastward Ho!”, l’opera satirica che
nel 1605 sancì la pacificazione tra Jonson, Dekker e Marston. Gli eventi saranno realizzati con la preziosa
collaborazione dell'Accademia di Belle Arti di Roma, coordinati dai responsabili del Comitato
Artistico, Victor Albano e Irene de Sanctis.
Uno degli appuntamenti più attesi del festival sarà il ritorno a
Viterbo (11 settembre) della mitica Fura delsBaus.
Gli spettatori saranno protagonisti assoluti del nuovo evento proposto da PepGatell appositamente
per Quartieri dell’Arte, rinarrazione di un evento nato come digitale e
ispirato alla Tempesta di Shakespeare: “La tempestad
en la casa”. Guidato, in presenza, dallo stesso Gatell, il pubblico potrà
interagire con gli attori in video grazie all’appKalliope, e usare elementi di
attrezzeria messi a disposizione dal festival o portati da casa, su precisa
indicazione del regista.
Dal
15 al 29 settembre
sarà ospitata nei suggestivi locali di Viterbo Sotterranea un’installazione speciale nata dalla
collaborazione tra Quartieri dell’Arte e CSS Udine, creata da Mario
Martone a partire dal testo teatrale del drammaturgo
franco-maghrebino Bernard Marie Koltès, “Nella
solitudine dei campi di cotone”. È un’installazione sonora e abitabile
in forma di labirinto, riallestita per l’occasione da Fabrizio
Arcuri, con un intervento di Teho Teardo per
il paesaggio sonoro. Nel suo attraversamento echeggia il racconto di uno dei
testi più perturbanti di Koltès, con le voci inconfondibili di Claudio
Amendola e Carlo Cecchi, per un formidabile
incontro con l’Altro.
Prima
a Roma (TeatroBasilica, 29 settembre)
con la regia “storica” di Pierpaolo Sepee poi a Viterbo (Spazio Unindustria, 6 ottobre) –in un formato di
presentazione di A.I. Art torna FREETIME commedia di Gian Maria
Cervo e dei Fratelli Presnyakov, con
l’interventodi Nicola Bremer e
dell’artista visivo Vincenzo Marsiglia, che concepiscono un nuovo progetto
di allestimento prodotto dal Festival con Teatrul
de Nord Satu Mare (Romania). Sorta
di equivalente teatrale ante-litteram di “Don’t Look Up”, lo spettacolo è una
commedia multiverso cheracconta la brutalità della società globale.
Si
chiude con due serate all’insegna dell’impegno ecologico. Di scena, “Un nemico del popolo” di Ibsen (Teatro
dell’Unione di Viterbo, 5 novembre),
rivisitato e diretto daNina Nikolikj, con gli attori
del Teatro Nazionale di Macedonia, uno
spettacolo nato nell’ambito del progetto europeo Woh
- The Ways of The Heroes, dedicato
alle storie di chi lotta quotidianamente per la tutela della natura, e “ContemporarySuperheroes”di Riccardo
Festa (Ecomuseo di Bomarzo, 7 novembre) trasposizione teatrale di una
graphicnovelsviluppata da Andrea Palermo
(in arte Arpo) - grazie a una collaborazione con l’editor NikaGavroska - e dalla disegnatrice NatasaAndonova, che insegna ai giovanissimi a ridisegnare
l’ambiente attraverso le loro pratiche quotidiane.
Tra gli altri eventi in
cartellone, ricordiamo la vigilia delle idi di marzo raccontata dal ciabattino
di Bruto in “Giulio” di AleksandrosMemetaj(Teatro San Leonardo
di Viterbo, 22 settembre) con la
regia di Yoris Petrillo, e il sesto
episodio del progetto radiofonico Sparizioni, realizzato da Muta Imago durante il lockedown: “Fly
Me to the Moon”, un road-podcast
live attraverso i crateri lunari diretto da Riccardo Fazi (Spazio Unindustria di Viterbo, 5 novembre). Uno spazio particolare sarà dedicato ai reali venti di
guerra che attraversano l’Europa, con l’evento“Gogol era ucraino”, una protesta contro la guerra in Ucraina che
coinvolgerà, insieme agli artisti italiani, alcuni degli attori
rifugiati russi operanti presso lo Steps
Theatre di New York e ucraini in Polonia collegati via Zoom con un
palcoscenico italiano, a Viterbo l’11
settembre e a Celleno dal13 ottobre.
STAFF
QUARTIERI DELL’ARTE 2022
Fondatore: Gian Maria Cervo
Direttore
artistico:
Gian Maria Cervo
Assistente della
direzione artistica:
Matteo Bertolotti
Ufficio
produzione e organizzazione: Marco Bellocchio, Marco Vaccari, Elmar
Massimiliano Nocentini Cica
Responsabile
degli allestimenti Comitato scientifico: Manuel Anselmi, Marcello Carriero,
IsacoPraxolu, Davide Sarchioni, Fabio Vincenti, Virginia Migliore e Lorenzo
Abbate
Grafica ed
editing: Rocco
Franceschi Arth Creative Italia
Immagine del
Festival:
Rocco Franceschi- Modello: Francesco Bertolotti
ALTRE INFORMAZIONI
INFO E PRENOTAZIONI:
ufficiostampaquartieridellarte@gmail.com
www.quartieridellarte.it
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ANTICIPAZIONI…
TEATRO
FOCUS
Off/Off Theatre
DIREZIONE ARTISTICA SILVANO
SPADA
presenta
IL CASO ESTERMANN
Indagine sull’inquietante giallo del Vaticano
con
Laura Lattuada | Alberto
Melone | Riccardo
Pieretti
Scritto da Giovanni Franci
Elaborazioni digitali Nuvole
Rapide Produzioni
Direzione tecnica Umberto
Fiore / Assistente Fabio Del Frate
Consulenza lingua francese Sabrine
du Jardin / Consulenza lingua tedesca Aurora Spada
Regia Giovanni Franci
“In Occidente esiste un solo centro
di potere circondato da mura, segreto e impenetrabile come lo era la Città
Proibita a Pechino o, ancora oggi, il Cremlino a Mosca: è lo Stato più piccolo
ma più potente del mondo, la Città del Vaticano”.
Marco Politi (vaticanista)
SPETTACOLO INAUGURALE STAGIONE
2022-2023
OFF/OFF Theatre – Roma
Dal 25 al 30 ottobre 2022 dal martedì
al sabato ore 21.00, domenica ore 17.00
.jpg)
Apre nel segno della cronaca la
stagione teatrale dell’OFF/OFF Theatre. Da martedì 25 a domenica
30 ottobre va in scena la storia di uno dei misteri più oscuri del
nostro Paese, l’inquietante giallo del Vaticano, meglio noto come “Il
Caso Estermann”, scritto e diretto da Giovanni Franci,
autore non nuovo al genere e di cui si ricorda il grande successo avuto
con “L’Effetto Che Fa”, ispirato all’omicidio
Varani. Franci dirigerà i protagonisti Laura Lattuada,
Alberto Melone e Riccardo Pieretti, pronti a cimentarsi
con il testo sul caso scoppiato nell’ormai lontana notte del 4 maggio
1998, quando in quel Vaticano guidato da Giovanni Paolo II,
furono rinvenuti tre cadaveri uccisi da colpi di arma da fuoco.
Una storia che ha diviso l’opinione
pubblica interrogandola a lungo su una vicenda mai resa del tutto nota. Cosa
assai facile in quel luogo dalle mura altissime, così come commenta il
vaticanista Marco Politi che paragona la Città del
Vaticano e la sua impenetrabilità, a quella della Città
Proibita di Pechino o del Cremlino a Mosca.
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- GLI
EVENTI SEGNALATI POTREBBERO SUBIRE VARIAZIONI -
Segui sempre gli
hashtag
#kirosegnalazioni
#kirosocialnews #kiroeventodasogno
per rimanere informato
sugli eventi da sogno della
settimana
Chiunque vuole
segnalarci un'iniziativa può farlo inviando il Comunicato Stampa completo
d'immagine ad una delle nostre email kirolandia@gmail.com - info@kirolandia.com