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martedì 18 ottobre 2022

KIROSEGNALIAMO dall'18 al 24 ottobre 2022

   K-news 


Kiri, proseguono per questa stagione 2022-2023 le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce sguardo fuori porta e qualche anticipazione sugli eventi successivi.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
 
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
 
Dunque per sognare con voi...
 
 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
ANDREA MIRÒ | ENRICO BALLARDINI
E MUSICA DA RISPOSTIGLIO
FAR FINTA DI ESSERE SANI
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
costumi Pamela Aicardi | luci Andrea Violato
adattamento e regia EMILIO RUSSO
produzione Viola Produzioni e TieffeTeatro Milano
in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber
progetto sostenuto da NEXT – Laboratorio delle Idee

spettacolo vincitore del Premio Franco Enriquez 2022

DOVE e QUANDO
SALA UMBERTO – Roma
dal 20 al 30 ottobre 2022,  da giovedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00


DETTAGLI

Sono passati quasi 50 anni, sono tanti. Stupisce e rincuora il fatto che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi. A scrivere la storia prima ancora che questa fosse presente: terribilmente d’attualità, del resto lui era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma – allo stesso tempo – di andare oltre. In Far finta di essere sani tutto questo è ancora più evidente seguendo il filo rosso di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte e ci piace molto l’idea e la possibilità di raccontarlo oggi.

 

L’ironia si fa più dominante e a volte anche un po’ più aggressiva. Il tema che già trapelava negli spettacoli precedenti è quasi esclusivamente quello dell’“interezza”.

Pare che l’uomo attraversi una fase un po’ schizoide dove a volte il proprio corpo è assai distante da certi slanci ideali. L’analisi, anche se alleggerita dall’ironia, può sembrare pessimistica ma suggerisce la possibilità di abbracciare le più grosse realtà sociali partendo da se stessi.

Gaber/Luporini sottolineano una certa incapacità di far convergere gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il “signor G” vive, nello stesso momento, la voglia di essere una cosa e l’impossibilità di esserla. É forte, molto forte lo slancio utopistico.

Chiedo scusa se parlo di Maria, non del senso di un discorso, quello che mi viene, non vorrei si trattasse di una cosa mia e nemmeno di un amore, non conviene.

ALTRE INFORMAZIONI
Prezzo biglietto da 25€ a 30€
 
Via della Mercede, 50 – Roma
prenotazioni@salaumberto.com
 
www.salaumberto.
com
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NOVITÁ

TITOLO

FAVOLA
Testo di Fabrizio Sinisi
Ideazione, regia, costumi | Giorgia Cerruti
In scena e in video | Giorgia Cerruti e Davide Giglio
Con la partecipazione video di | Elvis Flanella
Assistente alla regia | Raffaella Tomellini
Disegno luci, consulenza scenotecnica | Lucio Diana
Aiuto regia video, fotografia, montaggio | Giulio Cavallini
Musiche, sound design, fonica | Guglielmo Diana
Traduzione inglese dell’opera | Rossella Bernascone

DOVE e QUANDO
TEATRO BASILICA - Roma
Dal 20 al 30 ottobre 2022, dal martedì al sabato ore 21.00 - domenica ore 17.45


DETTAGLI
Sarà in scena al TeatroBasilica,dal 20 al 23 ottobre, la nuova creazione di Piccola Compagnia della Magnolia “Favola”, con la drammaturgia di Fabrizio Sinisi e la regia di Giorgia Cerruti, in scena con Davide Giglio.
Scritto nel 2020, “Favola” viene definito dai suoi autori come “tragedia da camera contemporanea”. È il primo spettacolo del “Progetto Vulnerabili”, una trilogia a cura di Piccola Compagnia della Magnolia, con i testi di Fabrizio Sinisi e la regia di Giorgia Cerruti che, dal 2022 al 2024, indagherà il tema dell’umana vulnerabilità rispetto al tempo, all’ingiustizia, alle apparenze.
 
Si assiste alla storia di G. e D,una coppia chiusa in una stanza, che intraprende un viaggio nella memoria. Sul palco - luogo del reale - i protagonisti ripercorrono ogni giorno le favole del proprio dolore, i racconti di ciò che li ha segnati, nell'arco esistenziale che sta tra il reale e il rimosso, tra il sonno e la veglia. Lei ha dimenticato tutto, ha rimosso qualcosa di terribile, sepolto tra le pieghe di un dolore inaccettabile; lui invece sa tutto, è il regista di questo esperimento condiviso ogni sera con il pubblico, ricorda ogni dettaglio e cerca di trasportare lei in un viaggio di riacquisizione della coscienza. In questo palcoscenico-mondo, metateatralmente, G. e D. sono macchine di un immaginario tanto crudele quanto liberatorio.
 
Il soggetto è un libero richiamo al “Calderòn” di Pier Paolo Pasolini, cui lo spettacolo è infatti idealmente dedicato. Il ponte di accesso a questa via oscura è un grande schermo che invade lo spazio, che ha i tratti di un barocco postmoderno e fiammeggiante: siamo dentro al cranio di G., il luogo della trasformazione, il setaccio della memoria di sequenze perdute.  La donna inscena tre racconti, tre sogni, ognuno dei quali si verifica in un diverso momento della storia umana: a Londra nel 1617, a Parigi nel 1793, nella contea di Boone nel 1856. In ogni episodio la coppia è protagonista di una violenza, una sopraffazione dell’uomo sulla donna, del potente sull’inerme. Ogni trasformazione è un punto di snodo della modernità occidentale, un momento chiave per capire la contraddittoria identità del presente. Ma ogni sogno è anche un enigma attraverso cui si nasconde la ferita della donna, che attraverso questi racconti prova a toccare il trauma del suo passato: una figlia, nata dall’amore della coppia, di cui fin dall’inizio viene annunciata la presenza, ma che misteriosamente non si vede mai.
 
“Favola” restituisce l’attraversamento di territori a cavallotra realtà e immaginazione, tra pubblico e privato, attraverso l’osmosi tra i linguaggi del teatro e del video. Fabrizio Sinisi ha scritto questo testo visionario, poetico e politico insieme a partire da elementi biografici di Giorgia Cerruti e Davide Giglio: una danza a due, un rito laico attraverso cui una giovane coppia, nello specchio della propria relazione, mette radicalmente in discussione la giustizia della società attuale. Lo spettacolo dopo Roma sarà dal 10 al 14 febbraio 2023 al Centro Teatrale Bresciano, il 17 e 18 febbraio al Rossetti, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia,in data di febbraio in via di definizionealDialma Ruggero di La Spezia, in data di marzo in via di definizioneal Teatro della citta di Catania e dal 19 al 21 maggio a TPE di Torino (gli aggiornamenti saranno disponibili sul sito www.piccolamagnolia.it).
Piccola Compagnia della Magnolia nasce nel 2004 a Torino. Il gruppo indipendente, con la direzione artistica di Giorgia Cerruti e Davide Giglio, suoi fondatori, si caratterizza fin dal principio per una rigorosa e appassionata indagine a cavallo tra codici teatrali di diversi maestri (Antonin Artuad, Jerzy Grotowski, Mejerchol'd e Ariane Mnouchkine) e ricerca. Testi classici o scritture originali messi in scena avvalendosi di un’accurata ricerca vocale e dell’uso di video e altri linguaggi, in un amalgama che è frutto della collaborazione tra regista, attori, drammaturgo, videomaker, sound-designer, scenografo. La Compagnia ha portato i propri lavori – tredici, fino ad oggi - in Francia, Svizzera, Ungheria, Macedonia, Polonia, Russia, oltre che in Italia. Accanto al lavoro di creazione, la compagnia si occupa di pedagogia teatrale, conducendo laboratori per attori in Italia e in Europa e organizzando campus di alta formazione con maestri della scena internazionale
 
“Favola” è prodotto da Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con TPE/Teatro Piemonte Europa, CTB/Centro Teatrale Bresciano, Teatro della Città/Catania, Gli Scarti/La Spezia, con il sostegno di TAP/Torino Arti Performative, con il supporto in residenza di Sardegna Teatro, Dracma Centro Residenze (RC), Claps Circuito Lombardo (BS).
 
ALTRE INFORMAZIONI
Biglietti 18€
 
Piazza Porta S. Giovanni, 10  - Roma
 
Contatti / Prenotazione obbligatoria +39 392 97.68.519 - info@teatrobasilica.com
 
www.teatrobasilica.com 
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STAND UP COMEDY
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Produzione ALTRASCENA
GIORGIO MONTANINI
in
LO SPETTACOLO NUOVO
Scritto e diretto da GIORGIO MONTANINI
 
DOVE e QUANDO
TEATRO BRANCACCIO   – Roma
23 ottobre 2022 – h. 21.00

DETTAGLI
Torna sul palco del Teatro Brancaccio il più grande comico satirico del nostro Paese. Giorgio Montanini, che ha dovuto annullare la tournée dello scorso inverno per numerosi impegni su set cinematografici, arriva a Roma il 23 ottobre con LO SPETTACOLO NUOVO.
Reduce dal successo de I predatori, l'opera prima di Pietro Castellitto che ha puntato i riflettori sul comedian mostrando straordinarie doti attoriali, Giorgio Montanini lo scorso inverno è stato totalmente rapito dalle produzioni cinematografiche. Ben quattro i film girati in soli cinque mesi: Riccardo Milani, Edoardo Leo, Damiano Giacomelli sono i registi che hanno diretto una  delle menti più satiriche degli ultimi tempi.
La satira affronta le contraddizioni di una società, le affronta a viso aperto e con gioiosissima ferocia. Lo Spettacolo Nuovo è assolutamente coerente con questa filosofia. Un monologo che va in direzione ostinata e contraria, totalmente antagonista al clima politicamente corretto e ipocrita che ci sta ammorbando e soffocando. Una società che cura la forma ma dimentica colpevolmente la sostanza. Un mondo pieno di diritti ma sempre più ingiusto e diseguale. Un folle equilibrio tra la morbosità della tutela di qualsiasi idea o diversità e la bava alla bocca nel cercare di fomentare una guerra.
Questo periodo storico ci vede combattere con un nemico subdolo, travestito da agnello, fintamente amico. Fallito il tentativo di imporre il potere attraverso la prevaricazione e la destra autoritaria, oggi siamo attaccati dalle socialdemocrazie… dagli amici. Sostegno all’ Ucraina e non alla pace, Identità di genere, leggi contro la molestia, ong, pubblicità benefiche e organizzazioni umanitarie… sono davvero la scelta giusta? Rappresentano davvero la parte buona che riesce ad esprimere l’essere umano?
 
“Questo monologo pone il dubbio sul fatto che tutto questo altro non serva a spersonalizzare l’essere umano, estirparlo dalla sua essenza, privarlo dell’identità.
Trasformare l’uomo in un consumatore arido e senza nessun altro interesse.
Un uomo perfetto per il capitalismo” afferma l'artista.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzo biglietto 28€
 
Via Merulana, 244 - Roma
 
 www.teatrobrancaccio.it
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MUSICA
 
NOVITÁ
 
TITOLO
“Due Russie a confronto, tra cosmopolitismo e nazionalismo: Ciaikovskij e Mussorgskij”
in collaborazione con
Luogo Art Event
e
Fondazione Bioparco di Roma
Direzione artistica di Elvira Maria Iannuzzi
Musiche di
Ciaikovskij e Mussorgskij
 
 
DOVE e QUANDO
CAMERA MUSICALE ROMANA
Bioparco di Roma - Sala dei Lecci - Roma
23 ottobre 2022, ore 18:30

 
DETTAGLI
Programma
P. I. Ciaikovskij: suite dal balletto “Lo schiaccianoci”
I. Ouverture
II. Danze
o  Marcia
o  Danza della Fata Confetto
o  Danza russa
o  Danza araba
o  Danza cinese
o  Danza degli zufoli
III. Valzer dei fiori
 
M. Mussorskij: Quadri di una esposizione
 
Promenade - Allegro giusto, nel modo russico; senza allegrezza, ma poco sostenuto
Gnomus - Sempre vivo
Promenade - Moderato commodo e con delicatezza
Il vecchio castello - Andante
Promenade - Moderato non tanto, pesante
Tuileries (Dispute d’enfants après jeux) - Allegretto non troppo, capriccioso
Bydlo - Sempre moderato pesante
Promenade - Tranquillo
Balletto dei pulcini nei loro gusci - Scherzino. Vivo leggiero
Samuel Goldenberg und Schmuyle - Andante
Limoges: Le marché - Allegretto vivo sempre scherzando
Catacombae: Sepulchrum Romanum - Largo
La cabane sur des pattes de poule - Allegro con brio, feroce
La grande porta di Kiev - Allegro alla breve. Maestoso. Con grandezza
 
Esegue:
 
Monaldo Braconi, pianoforte
Chi ama l’arte dei suoni subisce inevitabilmente un fascino totale e profondo dalla musica russa e russo-sovietica: le melodie di Piotr Ilic Ciaikovski, i poemi di Nikolaj Rimskij Korsakov, i balletti di Sergei Prokof’ev, le sinfonie di Dmitrij Sostakovic, le frenesie di Igor Stravinskij esercitano sia sul pubblico che sugli addetti ai lavori delle emozioni fortissime. Eppure la musica russa ha una storia relativamente breve: tra la fine del Settecento e gli albori dell’Ottocento, in quella nazione, non esisteva ancora una vera e propria coscienza musicale autoctona, benché quest’arte fosse fortemente presente nella corte degli Zar. I compositori dell’epoca infatti erano prevalentemente europei, soprattutto italiani. La stessa musica che veniva composta dai pochi compositori russi, peraltro allievi degli italiani, aveva caratteristiche prevalentemente europee. Bisognerà aspettare ancora mezzo secolo perché la musica russa si affranchi dall’influenza occidentale ed acquisisca i temi della tradizione popolare slava. È pertanto intorno alla metà dell’Ottocento che, grazie all’opera di artisti quali M. Glinka e il Gruppo dei Cinque – formato da Milij Balakirev, Aleksandr Borodin, Nikolaj Rimskij-Korsakov, Cesar Cui, Modest Musorgskij – la musica russa assume una forte connotazione nazionale. Determinante in tal senso fu il forte e veloce impulso dato dal citato Gruppo dei Cinque, musicisti non professionisti e quindi liberi da qualsiasi forma di influenza occidentale. E tuttavia, alla fine dell’Ottocento, Ciaikovski a Sergei Rachmaninov, pur proseguendo il percorso intrapreso dai connazionali, aprono ad influenze occidentali e cosmopolite, mentre altri si spingono oltre, sfociando, per esempio, negli sperimentalismi di Aleksandr Skrjabin o ne Le Sacre du printemps di Igor Stravinskij del 1913, che segna la vera e propria nascita della musica del novecento.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Ingresso pedonale villa Borghese, incrocio V. Le Aldrovandi, via Mercadante
 
BIGLIETTERIA IN LOCO
I biglietti si acquistano esclusivamente in loco al botteghino allestito dall’organizzazione e aperto al pubblico a partire da 90 minuti prima di ogni evento fino all’inizio delle performance.
 
Ingresso / Ticket € 15,00 - ridotto € 10,00 (riservato ai soci, ai minori di anni 18, agli over 65 e agli studenti universitari e di conservatorio purché muniti di libretto). Omaggio riservato ai bambini minori di anni 12
  
Servizio gratuito di prenotazione (vivamente consigliata)
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ARTE
 
MOSTRE
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Surrealismo Quotidiano
ARTISTI: Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko
TIPOLOGIA: Mostra bipersonale
CURATORE: Federica Fabrizi
 
DOVE e QUANDO
ART G.A.P. Gallery – Roma
Dal  22 ottobre  al  18 novembre 2022
INAUGURAZIONE: sabato 22 ottobre 2022 ore 18:00
12 NOVEMBRE ORE 17:00: live painting

DETTAGLI
In occasione della settimana dell’arte contemporanea romana (RAW 2022), la galleria Art GAP è lieta di ospitare, dal 22 ottobre al 18 novembre 2022, la mostra “Surrealismo Quotidiano” di Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko, a cura di Federica Fabrizi.
 
Sabato 12 novembre dalle ore 17:00 le artiste si esibiranno in una performance di live painting in cui ogni visitatore potrà vedere e partecipare al processo creativo delle opere di Anastasia Kurakina e Olga Volha Piashko.

Ogni opera di Anastasia Kurakina ha una storia e un suo sviluppo in cui non è solo artefice, ma partecipa attivamente al processo creativo che è dissimile ogni volta, e in quanto inconsapevole del risultato ama farsi sorprendere continuamente dalle sue creazioni. Le opere di Kurakina sono un’interiorizzazione personale che si accorda alla ricerca di un significato più profondo, aldilà della realtà visibile. Il suo è un desiderio di andare oltre la pura rappresentazione della realtà, un bisogno di raccontare qualcosa che supera l’aspetto esteriore, quel qualcosa che parla della parte interiore di chi viene ritratto. Kurakina risponde a una necessità ancestrale e primaria, ovvero il desiderio di fermare un ricordo e renderlo materialmente eterno. L’attenzione dell’artista è diretta verso la vita interiore del soggetto, dove le forme e i colori diventano il modo di esprimere altro oltre la fisicità: ritratti che emozionano l’osservatore, il quale riesce ad entrare dentro la rappresentazione delle emozioni ma anche dentro l’essenza interiore delle persone. I volti si arricchiscono di espressioni sottili e magnificamente raffinate che rivelano un mondo emotivo straripante di emozioni e di sogni. I ritratti di Anastasia Kurakina non sono descrizione delle fisionomie in senso realistico ma catturano l’essenza del soggetto, in poche parole sono l’istantanea dell’anima. Il linguaggio di Kurakina è caratterizzato da libertà del segno, morbido cromatismo e dalla rapidità della rappresentazione. È un’artista riconosciuta soprattutto per il suo saper tradurre espressioni emotive, turbamenti interiori allo scopo di rivelare la psiche dei soggetti rappresentati. Anastasia Kurakina non ritrae la realtà ma è la realtà che diventa rappresentazione del mondo interiore di tutti noi, in un portentoso insieme.
Le opere di Olga Volha Piashko nascono dalla vita, in cui sfida le convezioni accademiche scegliendo di dipingere soggetti reali ponendo l’accento sulle ancestrali emozioni che animano la persona ritratta. Nella serie “tra realismo e astrattismo”, Olga decide di andare oltre, di penetrare nello spazio pittorico fisicamente, tagliando la tela. Il supporto sia come voce di un mondo rappresentato sia come piano su cui l’artista agisce, trasponendo in un gesto così minimo tutte le sue emozioni. Superando la bidimensionalità, le opere di Olga Volha Piashko trasmettono un nuovo concetto di tempo e di spazio in cui tutto cambia e tutto passa. Supera la rappresentazione pittorica convenzionale sperimentando la sua personale tecnica dell’incisione della tela per dare forma e vita alla soggettività visiva che ispira lo spazio dell’immagine. Le opere della serie “Surrealismo Quotidiano”, realizzate con una tecnica del tutto personale, sono composte da due dipinti realizzati in momenti diversi della vita per raccontare i segni del passare del tempo. Olga Volha Piashko, mediante il percorso visivo ed emotivo proposto all’osservatore, riesce a ricostruire su un unico supporto il cambiamento, l’evoluzione dei soggetti rappresentati. Queste opere frutto di una tecnica tridimensionale sono in grado di offrire un’originale e inedita visione pittorico-scultorea dei dipinti, coinvolgendo il fruitore in un percorso di 180° in cui l’opera si svela davanti ai suoi occhi. In questo gioco di punti di vista che variano al movimento dell’osservatore è assente un punto focale e le opere si offrono capolavori della profondità, stupefacenti interpretazioni di prospettive inesplorate caratterizzate da stupefacenti rimandi cromatico - prospettici. Si tratta di un vero lavoro psicologico legato all’esperienza individuale del fruitore che viene spinto ad associare o dissociare le due diverse realtà che gli appaiono davanti ai suoi occhi. Olga con la sua visione spazialistica tiene salda la concezione avanguardistica per trasmettere l’evoluzione del mondo emotivo della vita interiore del soggetto rappresentato.

ALTRE INFORMAZIONI
Enti promotori: Art GAP, Modern & Contemporary Art
Indirizzo: Via di Santa Maria in Monticelli 66 - Roma
Orari: ven. / sab. 16:00 – 19:00
Telefono: 06.96115866
E-mail: art@artgap.it
www.artgap.it
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NOVITÁ
 
TITOLO
RAOUL DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO CIPOLLA – Roma
Dal 14 ottobre 2022

 
DETTAGLI
Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre PompidouPalais Galliera, la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la LoireMusée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale«Sono molto lieto di ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico».
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PROSEGUE
 
TITOLO
VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dall’ 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023

 
DETTAGLI
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889) sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra vede come main sponsor Aceasponsor Generali Valore Culturaspecial partner Ricolamobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficialemedia partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
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TITOLO
SOLO EXHIBITION
a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli
 
DOVE e QUANDO
galleria d'arte FABER - Roma
Da 24 settembre al 3 dicembre 2022
Inaugurazione
sabato 24 settembre ore 10.00-21.00

DETTAGLI
Sabato 24 settembre la galleria d'arte FABER presenta l'esposizione IMPERMANENTE di Roberto Ghezzi.
Il centro concettuale della mostra è rappresentato dal progetto Naturografie©, che ha i suoi prodromi nei primi anni del Duemila e che definisce nuovi criteri di collaborazione tra Uomo e Natura, in cui tempo ed elementi naturali ridiventano protagonisti della creazione insieme all'artista. Una sperimentazione sulla possibilità di delineare un’operazione artistica in stretto contatto con la natura, tale da restituire un’immagine dell’impermanenza della sua azione, del suo divenire incessante.
Il percorso espositivo, interamente pensato in site specific, mira a far immergere lo spettatore in un corpus di opere organico che rifletta un ambiente ecosistemico vivo e pulsante.
Di fatto l'esito della ricerca di Ghezzi equivale a una restituzione, su tela, del fluire degli elementi invisibili che hanno agito su di essa, ricostruendone, così, un ritratto subliminale, estetico e insieme iconico. Le superfici appaiono come textures connotate dallo sfumare di tinte vibranti e pervasive, ottenute dalla stratificazione di sedimenti e minerali, nonché dal trascorrere del tempo; fattore qui costitutivo.
L'esperienza della natura, attraverso le installazioni terrestri o acquatiche realizzate in vari angoli del globo, è percepita in termini sì estetici, ma anche materiali, rendendola il comune denominatore di un’indagine che mira a raccordare il respiro dell'assoluto e del relativo. L'artista ne ricerca l'archetipo più recondito; l'essenza, il noumeno.
Lo spostamento, da parte dell'artista, dell'indirizzo di indagine, sia tematico che operativo, a favore della ricerca sugli enti di natura contrasta con la concezione dominante nella società odierna, drasticamente tecnocratica. L’esempio fornito dal lavoro di Roberto Ghezzi rispecchia come la contemporaneità artistica stia elaborando un linguaggio dove il tempo, la metamorfosi, il ricorso a materie organiche deperibili e la delega parziale della definizione dell’opera agli automatismi degli ecosistemi appaiono essere i termini maggioritari di un alfabeto che esprime un’estetica opposta a quella professata dalla cultura imperante dell'inflazione mediatica, del sovraesposto, del didascalico, dell’iper-visibile.
"Nella mia ricerca assume sempre più importanza l’aspetto della trasformazione.
Le Naturografie, sono intenzionalmente create per non resistere, per cedere al luogo, al passaggio del tempo su di esse. L'impermanenza è per me valore , sia artisticamente, perché ne ammiro le forme incredibili e assolutamente libere; sia eticamente, perché un’opera non eterna porta con se un forte messaggio in una società che ha fatto del residuo imperituro la sua condanna; sia filosoficamente, perché nella esaltazione artistica delle forme della decomposizione intravedo anche un’esorcizzazione della scomparsa, della sparizione del corpo, di un altrove respinto secondo il tipico atteggiamento occidentale che non accetta più l’idea del trapasso.
E allora le parti che spesso mancano alle opere prelevate, le sparizioni che le lacerano attraverso tagli, fori e strappi, assumono un nuovo, molto più alto, significato: quello del ciclo della vita. Da natura a opera d’arte a natura. E se c’è più valore o senso in una nuova vita che in un’opera umana immutevole ed eterna, ecco che ciò che scompare acquisisce più valore di ciò che rimane. Ecco il nuovo primato dell’impermanenza."
 
ALTRE INFORMAZIONI
martedì - sabato 10:00 - 19:00
domenica su appuntamento
galleria d'arte FABER
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PER BAMBINE/I e RAGAZZE/I 

TEATRO

NOVITÁ
 
TITOLO
Teatro Potlach
presenta
Il gigante egoista
di e con Irene Rossi e ZsofiaGulyas
Produzione: Teatro Potlach
 
DOVE e QUANDO
Centrale Preneste Teatro - Roma
23 ottobre 2022, ore 16.30


DETTAGLI
Nuovo appuntamento della Rassegna Infanzie e adolescenze in gioco2022-23 a Centrale Preneste Teatro (Via Alberto da Giussano, 58): domenica 23 ottobre alle 16.30 va in scena Il gigante egoista di Teatro Potlach. Lo spettacolo, per tutta la famiglia, è di e con Irene Rossi e ZsofiaGulyas.
A partire dalla celebre fiaba di Oscar Wilde, si narra di un gigante egoista che vuole tenere il suo grande e bel giardino tutto per sé, e di una coraggiosa bambina di nome Camilla che lo affronterà e, oltre a sciogliere le perenni nevi nel suo giardino, arriverà a sciogliergli il cuore. Due attrici raccontano una fiaba sul valore dell’amicizia, della generosità e del coraggio, cimentandosi in un lavoro in cui si alternano diverse tecniche attoriali: dai trampoli, all’utilizzo di oggetti come i nastri circensi, dalle maschere, alla danza.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Adatto dai 3 ai 10 anni.
 

Il costo del biglietto è per tutti di 6 euro.
Prenotazione obbligatoria
 
Via Alberto da Giussano, 58 – Roma
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PROSEGUE
 
TITOLO
Ruotalibera Teatro
presenta
YOU. The YOUng City
Rassegna multidisciplinare
Direzione artistica di Tiziana Lucattini
 
DOVE e QUANDO
CENTRALE PRENESTE TEATRO - Roma
Da ottobre a dicembre 2022 alle ore 21.00


DETTAGLI
Da ottobre a dicembre 2022 sul palco di Centrale Preneste Teatro a Roma (Via Alberto da Giussano, 58), nel cuore del V Municipio, è in programma la rassegna YOU. TheYOUng City conspettacoli dal vivo di teatro, danza, musica e nuovi linguaggi del contemporaneo. Ruotalibera/Centrale Preneste Teatro, che da sempre ha una rassegna dedicata alle giovanissime generazioni, affianca alla consueta programmazione un calendario serale che propone nuove realtà di artiste e artisti under 35, per rispondere alle necessità sociali e culturali del territorio e dei tanti giovani e adolescenti che lo abitano.
Tiziana Lucattini, direttrice artistica della rassegna YOU. TheYOUng City, la definisce “Un progetto di grande respiro che coniuga i nuovi percorsi con quelli di registi e performer di esperienza, offrendo al pubblico incontri intergenerazionali artisticamente nutrienti. Intendiamo contribuire a far vivere un senso di comunità in cui arte e pubblico si incontrano e riflettono su bisogni, tematiche, visioni di futuro e condividono alcuni nodi del vivere contemporaneo. Una condivisione che fa sentire meno sole le giovani generazioni, e tutte, tutti noi”.
 
PROGRAMMA
In programma nei fine settimana, da ottobre a dicembre, ci sono moltissimi appuntamenti. Si comincia venerdì 7 ottobre con Andrea Cosentino, attore vincitore del Premio speciale UBU 2018, in scena con “Kotekino Riff”. Coito caotico di sketch interrotti, roulette russa di gag sull’idiozia, fluire sincopato di danze scomposte, monologhi surreali e musica. Una esercitazione comica sulla praticabilità della scena, sulla fattibilità dei gesti, sull’abitabilità dei corpi, sulla dicibilità delle storie. Lo spettacolo è dell’Associazione Cranpi, di e con Andrea Cosentino e le musiche dal vivo di Lorenzo Lemme.
Sabato 8 ottobre il Collettivo Baladam-B side porta sul palco “Surrealismo capitalista”, spettacolo segnalazione speciale Premio Scenario 2021. Ricerca, drammaturgia e regia di Antonio “Tony” Baladam, con Camilla Violante Scheller, Giacomo Tamburini e Antonio “Tony” Baladam. Una scena spoglia, due attori e un’attrice fanno e dicono cose in onore del grande Dio del Capitale esplorando una condizione umana sempre più superficiale e rarefatta, in un dialogo con il pubblico e in modo apparentemente scanzonato.
La prima settimana di programmazione si chiude domenica 9 ottobre con la musica: “Jazz Tale. Gli anni’ 30 e ‘40”, il concerto live della band Lightmotiv Jazz Trio. ConDaniele Sechi alla batteria, Roberto Bottalico al sax alto e Nicola Ronconi al contrabbasso. Un progetto di Daniele Sechi che, attraverso la musica e aneddoti curiosi, ironici o tragicomici, racconta con leggerezza la storia del jazz, trasportando gli spettatori nel reale contesto artistico e sociale vissuto dai protagonisti.
YOU. The YOUng City prosegue sabato 15 ottobre, la compagnia Frosini/Timpano Produzione Gli Scarti, Kataklisma teatro in collaborazione con Armunia porta in scena “ECCE ROBOT!” ispirato liberamente all’opera di Go Nagai. Sabato 22 ottobre viene presentato “Piccolo uomo, grande mondo”, lavoro di Tommaso Lombardo nato dalla Residenza Giovani a Centrale Preneste Teatro. Sabato 28 ottobre è ancora la volta della musica con “Viaggio nel mondo celtico” della Banda Connemara,che rivisita il mondo del folk celtico. Giovedì 3 e venerdì 4 novembre Teatro invito/Ortoteatro porta in scena lo spettacolo "Dove sono le lucciole", omaggio a Pier Paolo Pasolini realizzato con il patrocinio del Centro Studi Pasoliniani. Sabato 5 novembre la compagnia PolisPapin va in scena con “Tàlia si è addormentata”, spettacolo tratto da “Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile. Si prosegue venerdì 11 novembre con la compagnia Carlucci/Cananiello che porta sul palco la sua danza con "Vi.Pa.Ro.-Storie di Santi e Veleni" per raccontare un’intera comunità seguendo lo spirito della musica popolare e la gestualità delle danze rituali. Sabato 19 novembre è ancora musica con "THE BLACKSMITHS. Old-time String Band": canzoni e melodie alla base della Country Music nordamericana. Domenica 20 novembre si torna a teatro con “Pezzi - Si vive per imparare a restare morti tanto tempo”, una produzione Florian Metateatro, Theatron 2.0, Rueda Teatro, spettacolo vincitore del Roma Fringe Festival 2019. Venerdì 25 e sabato 26 novembre Ruotalibera Teatro presenta "Il principe delle tenebre" con la regia e la drammaturgia di Tiziana Lucattini e Fabio Traversa. Sabato 3 dicembre la Compagnia Fettarappa/Guerrieri va in scena con "Apocalisse tascabile", spettacolo vincitore In-Box 2021. Venerdì 9 dicembre la compagnia Chiasmi Lab esegue "Incontr Arti – Metalogie di un viaggio", un lavoro di danza con musica dal vivo. Venerdì 16 dicembre Caterina Marino è sul palco con “Stillalive”, segnalazione Speciale Premio Scenario 2021. L’ultimo appuntamento della rassegna YOU. TheYOUng City è in programma sabato 17 dicembre con la musica dei Vesevo e il loro concerto di musica popolare partenopea “Tradizione in movimento”.
 
Il progetto è realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura - Direzione generale Spettacolo ed è vincitore dell'Avviso PubblicoLo spettacolo dal vivo fuori dal Centro -Anno 2022promosso da Roma Capitale - Dipartimento Attività Culturali.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via Alberto da Giussano, 58 – Roma
 
INGRESSO LIBERO
Prenotazione obbligatoria
 
Info e prenotazioni: 06 27801063, info@ruotalibera.eu (lun./ven. ore 10.00/17.00)
 
www.centraleprenesteteatro.it
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SGUARDO FUORI PORTA
 
TEATRO
 
PROSEGUE
 
TITOLO
QUARTIERI DELL’ARTE
Festival Internazionale di Teatro
XXVI Edizione
 
DOVE e QUANDO
VITERBO
10 settembre >  7 novembre 2022


DETTAGLI
QDA 2022: DAL VENERABILE COLLEGIO INGLESE DI ROMA AL TEATRO DELL’UNIONE DI VITERBO
Teatro contaminato da elementi di performance, installazione e occasione sociale dedicato alla nuova drammaturgia e alla collaborazione tra autori teatrali affermati ed emergenti provenienti da diversi paesi. PepGatell della Fundacion Epica, fondazione della Fura dels Baus e Mario Martone tra gli ospiti. Un cartellone ibrido che va da Shakespeare e Koltès alle ultime tendenze creative, tra arte digitale e rap, con quattordici titoli in programma per un totale di settanta eventi in varie suggestive location. In appendice, anche un appuntamento straordinario al Teatro Basilica di Roma.
 
Roma, 1 settembre – Quartieri dell’Arte -che dal 10 settembre al 7 novembre torna ad animare e ‘interpretare’ le location più suggestive della Tuscia viterbese, dal castello di Graffignano al ‘borgo fantasma’ di Celleno - per il lancio della sua XXVI stagione ha scelto un luogo raro e magico di Roma: il Venerabile Collegio Inglese, la più antica istituzione britannica al di fuori del Regno Unito. Fondato dal cardinale William Allen nel 1576il Collegio – solitamente non accessibile al pubblico – è testimone dei grandi fermenti del Rinascimento ed è tutt'ora sede di formazione e riflessione religiosa. Sito unico in Italia e nel mondo, collega la Capitale al Teatro elisabettiano e ai misteriosi scenari dell'epoca, ma soprattutto ai destini incrociati delle cerchie michelangiolesche e shakespeariane che da sempre attraversano l’originale progetto artistico del festival ideato e diretto da Gian Maria Cervo, votato a valorizzare la relazione tra nuove tendenze drammaturgiche e tradizione.
 
Dopo la presentazione, il pubblico e gli artisti presenti hanno potuto assistere a una performance ispirata a “Comus”,un masque firmato da John Milton – ospite del Collegio nel 1638 - e qui adattato da Riccardo Festa con la regia di Carlo Fineschi e la musica dal vivo di Dario Guidi. Lo spettacolo, che sarà ripreso il 2 ottobre a Viterbo, anticipa simbolicamente i temi della XXVI edizione di Quartieri dell’Arte.
 
“Al centro del programma” – racconta Cervo nella sua introduzione -“c’è ‘La guerra dei teatri’, ciclo di riscritture che si rifà alla disputa elisabettiana che vide coinvolti i giganti della commedia cinque-seicentesca inglese come Jonson, Dekker e Marston e che forse coinvolse anche William Shakespeare. La disputa raccolse tantissimo dalle suggestioni culturali, dagli stimoli e perfino dai vocaboli di alcune delle figure che animarono il dibattito religioso rinascimentale che ebbe in Viterbo uno dei suoi punti focali. La riscrittura della disputa, messa in atto da drammaturghi e autori di varie generazioni (il più giovane poco più che diciottenne, quello senior avendo da poco superato i 60 anni) risuona con una serie di spettacoli esemplari delle pratiche del teatro contemporaneo, dall’installazione teatrale alla riscrittura informata, dal teatro-documentario alle drammaturgie che confinano col performativo. Ci sono i linguaggi nuovi, c’è il rap, la trap, c’è zoom, ci sono app sperimentali concepite ad hoc per alcuni degli eventi ma sorprendentemente ci sono anche eco del lavoro di Strehler, parte del vissuto di alcuni attori e registi presenti nel programma e c’è l’omaggio reso a maestri assai più remoti del teatro universale, in difesa di questa ultima grande stazione dell’esperienza live. In questo senso vorremmo che con “guerra dei teatri” si intendesse anche guerra al fianco dei teatri e dentro i teatri, che spesso si trasformano in antri e labirinti dove si incontra l’ignoto e insieme ad esso si sfida la routine.”
 
Gli spettacoli
Il festival si apre sabato 10 settembre al Castello Baglioni di Graffignano proprio con “La guerra dei Teatri”, un testo di Gian Maria Cervo con contributi di Francesca Olivi, di Antonio Piccolo (autore della traduzione dell’Amleto in napoletano citata nel testo) e del giovane rapper Dado, per la regia di Flavio Albanese. Sarà l’overture di una maratona - in replica a Viterbo l’11 e il 12 settembre, e al Palazzo Gallo di Bagnaia dal 27 al 30 ottobre - che comprenderà di volta in volta alcuni agili allestimenti legati al tema: la riscrittura del “Satiromastix di Dekker firmata da Simone Corso con la regia di Marinella Anaclerio; “WhatYou Will” di Francesco Salerno, una rivisitazione del testo di John Marston con Matteo Bertolotti e Andrea Palermo, per la regia di Marco Bellocchio; ispirati a Ben Jonson saranno Cynthia’sLaundry” di Roberto Cavosi, diretto da Riccardo Festa con l’interpretazione di Anna Paola Vellaccio, e “Il Poetastro”, testo di Gian Maria Cervo con Michele Altamura e Gabriele Palocà, che saranno anche registi e protagonisti della pièce; mentre in “Epilogo di una guerra” di Gian Maria Cervo e Simone Corso, per la regia di Riccardo Festa, saranno di scena tutti e 3 gli autori, per rievocare “Eastward Ho!”, l’opera satirica che nel 1605 sancì la pacificazione tra Jonson, Dekker e Marston.  Gli eventi saranno realizzati con la preziosa collaborazione dell'Accademia di Belle Arti di Roma, coordinati dai responsabili del Comitato Artistico, Victor Albano e Irene de Sanctis.
 
Uno degli appuntamenti più attesi del festival sarà il ritorno a Viterbo (11 settembre) della mitica Fura delsBaus. Gli spettatori saranno protagonisti assoluti del nuovo evento proposto da PepGatell appositamente per Quartieri dell’Arte, rinarrazione di un evento nato come digitale e ispirato alla Tempesta di Shakespeare: “La tempestad en la casa”. Guidato, in presenza, dallo stesso Gatell, il pubblico potrà interagire con gli attori in video grazie all’appKalliope, e usare elementi di attrezzeria messi a disposizione dal festival o portati da casa, su precisa indicazione del regista.
 
Dal 15 al 29 settembre sarà ospitata nei suggestivi locali di Viterbo Sotterranea un’installazione speciale nata dalla collaborazione tra Quartieri dell’Arte e CSS Udine, creata da Mario Martone a partire dal testo teatrale del drammaturgo franco-maghrebino Bernard Marie Koltès, “Nella solitudine dei campi di cotone”. È un’installazione sonora e abitabile in forma di labirinto, riallestita per l’occasione da Fabrizio Arcuri, con un intervento di Teho Teardo per il paesaggio sonoro. Nel suo attraversamento echeggia il racconto di uno dei testi più perturbanti di Koltès, con le voci inconfondibili di Claudio Amendola e Carlo Cecchi, per un formidabile incontro con l’Altro.
 
Prima a Roma (TeatroBasilica, 29 settembre) con la regia “storica” di Pierpaolo Sepee poi a Viterbo (Spazio Unindustria, 6 ottobre) –in un formato di presentazione di A.I. Art torna FREETIME commedia di Gian Maria Cervo e dei Fratelli Presnyakov, con l’interventodi Nicola Bremer e dell’artista visivo Vincenzo Marsiglia, che concepiscono un nuovo progetto di allestimento prodotto dal Festival con Teatrul de Nord Satu Mare (Romania). Sorta di equivalente teatrale ante-litteram di “Don’t Look Up”, lo spettacolo è una commedia multiverso cheracconta la brutalità della società globale.
 
Si chiude con due serate all’insegna dell’impegno ecologico. Di scena, “Un nemico del popolo” di Ibsen (Teatro dell’Unione di Viterbo, 5 novembre), rivisitato e diretto daNina Nikolikj, con gli attori del Teatro Nazionale di Macedonia, uno spettacolo nato nell’ambito del progetto europeo Woh - The Ways of The Heroes, dedicato alle storie di chi lotta quotidianamente per la tutela della natura, e  ContemporarySuperheroes”di Riccardo Festa (Ecomuseo di Bomarzo, 7 novembre)  trasposizione teatrale di una graphicnovelsviluppata da Andrea Palermo (in arte Arpo) - grazie a una collaborazione con l’editor NikaGavroska - e dalla disegnatrice NatasaAndonova, che insegna ai giovanissimi a ridisegnare l’ambiente attraverso le loro pratiche quotidiane.
 
Tra gli altri eventi in cartellone, ricordiamo la vigilia delle idi di marzo raccontata dal ciabattino di Bruto in “Giulio” di AleksandrosMemetaj(Teatro San Leonardo di Viterbo, 22 settembre) con la regia di Yoris Petrillo, e il sesto episodio del progetto radiofonico Sparizioni, realizzato da Muta Imago durante il lockedown: “Fly Me to the Moon”, un road-podcast live attraverso i crateri lunari diretto da Riccardo Fazi (Spazio Unindustria di Viterbo, 5 novembre). Uno spazio particolare sarà dedicato ai reali venti di guerra che attraversano l’Europa, con l’evento“Gogol era ucraino”, una protesta contro la guerra in Ucraina che coinvolgerà, insieme agli artisti italiani, alcuni degli attori rifugiati russi operanti presso lo Steps Theatre di New York e ucraini in Polonia collegati via Zoom con un palcoscenico italiano, a Viterbo l’11 settembre e a Celleno dal13 ottobre.
STAFF QUARTIERI DELL’ARTE 2022
 
Fondatore: Gian Maria Cervo
Direttore artistico: Gian Maria Cervo
Assistente della direzione artistica: Matteo Bertolotti
Ufficio produzione e organizzazione: Marco Bellocchio, Marco Vaccari, Elmar Massimiliano Nocentini Cica
Responsabile degli allestimenti Comitato scientifico: Manuel Anselmi, Marcello Carriero, IsacoPraxolu, Davide Sarchioni, Fabio Vincenti, Virginia Migliore e Lorenzo Abbate
Grafica ed editing: Rocco Franceschi Arth Creative Italia
Immagine del Festival: Rocco Franceschi- Modello: Francesco Bertolotti
 
ALTRE INFORMAZIONI
INFO E PRENOTAZIONI:
ufficiostampaquartieridellarte@gmail.com
www.quartieridellarte.it

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ANTICIPAZIONI…
 
TEATRO
 
FOCUS
 
Off/Off Theatre
DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
presenta
IL CASO ESTERMANN
Indagine sull’inquietante giallo del Vaticano
con
Laura Lattuada | Alberto Melone | Riccardo Pieretti
Scritto da Giovanni Franci
Elaborazioni digitali Nuvole Rapide Produzioni
Direzione tecnica Umberto Fiore / Assistente Fabio Del Frate
Consulenza lingua francese Sabrine du Jardin / Consulenza lingua tedesca Aurora Spada
Regia Giovanni Franci
 
“In Occidente esiste un solo centro di potere circondato da mura, segreto e impenetrabile come lo era la Città Proibita a Pechino o, ancora oggi, il Cremlino a Mosca: è lo Stato più piccolo ma più potente del mondo, la Città del Vaticano”.
 
Marco Politi (vaticanista)
 
SPETTACOLO INAUGURALE STAGIONE 2022-2023
 
OFF/OFF Theatre – Roma
Dal 25 al 30 ottobre 2022 dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.00

 
Apre nel segno della cronaca la stagione teatrale dell’OFF/OFF TheatreDa martedì 25 a domenica 30 ottobre va in scena la storia di uno dei misteri più oscuri del nostro Paese, l’inquietante giallo del Vaticano, meglio noto come “Il Caso Estermann”, scritto e diretto da Giovanni Franci, autore non nuovo al genere e di cui si ricorda il grande successo avuto con “L’Effetto Che Fa”, ispirato all’omicidio Varani. Franci dirigerà i protagonisti Laura Lattuada, Alberto Melone e Riccardo Pieretti, pronti a cimentarsi con il testo sul caso scoppiato nell’ormai lontana notte del 4 maggio 1998, quando in quel Vaticano guidato da Giovanni Paolo II, furono rinvenuti tre cadaveri uccisi da colpi di arma da fuoco.
 
Una storia che ha diviso l’opinione pubblica interrogandola a lungo su una vicenda mai resa del tutto nota. Cosa assai facile in quel luogo dalle mura altissime, così come commenta il vaticanista Marco Politi che paragona la Città del Vaticano e la sua impenetrabilità, a quella della Città Proibita di Pechino o del Cremlino a Mosca.
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 - GLI EVENTI SEGNALATI POTREBBERO SUBIRE VARIAZIONI -
 
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