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mercoledì 20 marzo 2013

MARTIN KLIMAS: il colore della musica






L’idea di una ricerca sul rapporto tra l’arte e la musica con l’ormai indispensabile ausilio del mondo multimediale, il susseguirsi di immagini che scorrono veloci sullo schermo, passando dal giovane Suonatore di liuto di Caravaggio agli infiniti dettagli degli strumenti  raffigurati in alcune nature morte  seicentesche e poi, lo  sguardo improvvisamente rapito  da una vera e propria esplosione di colori vivaci, brillanti, dalle molteplici sfumature.

Inizia così, quasi per caso, la nostra scoperta delle opere del fotografo tedesco MartinKlimas[1],  autore di un’originale serie di “sculture sonore” rese immortali dall’occhio accorto di un obiettivo.  Con queste fotografie Klimas, classe 1971, una laurea in comunicazione visiva e numerose esposizioni tra l’Europa e gli Stati Uniti, cerca di rispondere  all’annoso interrogativo  “what does music look like?”. La possibilità di dare una forma alla musica, dunque, come  tassello di una sperimentazione artistica  che fonde ricerca scientifica ed estetica  e che vede l’artista, nei panni di moderno “Pollock in 3D”, alle prese con una personalissima versione del dripping in cui è il suono stesso a definire l’immagine. Sei mesi di lavoro, più di 1000 scatti e 18 litri di vernice colorata, di volta in volta, disposta  accuratamente -  quasi fosse una tavolozza - su un diaframma posizionato sopra una cassa acustica in attesa che le vibrazioni prodotte dal brano musicale scelto la facessero schizzare in alto. Allora non resta che ’ fermare il tempo’,  catturare  il fuggevole istante in cui si coglie il momento del divenire, quel senso del movimento  che altrimenti, ad occhio nudo, non potrebbe mai essere percepito.  

Non solo esplosioni di colore, ripercorrendo le orme  dei  Eadweard  Muybridge, Harold Eugene Edgerton[2], pionieri della fotografia in movimento e di  Hans Jenny padre della cinematica, studio dei fenomeni ondulatori, Klimas sembra elaborare una poetica del tempo sospeso, fatta di oggetti (materia) ‘bloccati’ nel momento della loro trasformazione, tra passato, presente e futuro. E’ il caso dei Vasi di fiori  o  delle Figure di porcellana colti, in una sorta di cortocircuito estetico,  nel momento dell’impatto al suolo, a metà tra la ‘nitida’ memoria di ciò che erano e i piccoli frammenti, segno di ciò che saranno: l’invisibile  che diventa visibile.




[1] http://www.martin-klimas.de
[2] http://fotogartistica.blogspot.it/2011/08/harold-eugene-doc-edgerton-maestri.html


L'immagine a corredo è una delle "Sculture sonore" di Martin Klimas ed è tratta da Repubblica.it 


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