L’idea di una ricerca sul
rapporto tra l’arte e la musica con l’ormai indispensabile ausilio del mondo
multimediale, il susseguirsi di immagini che scorrono veloci sullo schermo,
passando dal giovane Suonatore di liuto
di Caravaggio agli infiniti dettagli degli strumenti raffigurati in alcune nature morte seicentesche e poi, lo sguardo improvvisamente rapito da una vera e propria esplosione di colori
vivaci, brillanti, dalle molteplici sfumature.
Inizia così, quasi per caso, la nostra
scoperta delle opere del fotografo tedesco MartinKlimas[1],
autore di un’originale serie di “sculture
sonore” rese immortali dall’occhio accorto di un
obiettivo. Con queste fotografie Klimas,
classe 1971, una laurea in comunicazione visiva e numerose esposizioni tra
l’Europa e gli Stati Uniti, cerca di rispondere
all’annoso interrogativo “what
does music look like?”. La possibilità di dare una forma alla musica, dunque,
come tassello di una sperimentazione
artistica che fonde ricerca scientifica
ed estetica e che vede l’artista, nei
panni di moderno “Pollock in 3D”, alle prese con una personalissima versione
del dripping in cui è il suono stesso
a definire l’immagine. Sei mesi di lavoro, più di 1000 scatti e 18 litri di
vernice colorata, di volta in volta, disposta accuratamente - quasi fosse una tavolozza - su un diaframma
posizionato sopra una cassa acustica in attesa che le vibrazioni prodotte dal
brano musicale scelto la facessero schizzare in alto. Allora non resta che ’ fermare
il tempo’, catturare il fuggevole istante in cui si coglie il
momento del divenire, quel senso del movimento
che altrimenti, ad occhio nudo, non potrebbe mai essere percepito.
Non solo esplosioni di colore, ripercorrendo le orme dei Eadweard
Muybridge, Harold Eugene Edgerton[2],
pionieri della fotografia in movimento e di
Hans Jenny padre della cinematica,
studio dei fenomeni ondulatori, Klimas sembra elaborare una poetica del tempo
sospeso, fatta di oggetti (materia) ‘bloccati’ nel momento della loro
trasformazione, tra passato, presente e futuro. E’ il caso dei Vasi di fiori o delle Figure
di porcellana colti, in una sorta di cortocircuito estetico, nel momento dell’impatto al suolo, a metà tra
la ‘nitida’ memoria di ciò che erano e i piccoli frammenti, segno di ciò che
saranno: l’invisibile che diventa
visibile.
[1] http://www.martin-klimas.de
[2] http://fotogartistica.blogspot.it/2011/08/harold-eugene-doc-edgerton-maestri.html
L'immagine a corredo è una delle "Sculture sonore" di Martin Klimas ed è tratta da Repubblica.it
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