Il "Palazzo degli Esami"
è una costruzione nel cuore di Roma se ci passate in questi giorni, su un lato
della facciata si staglia una gigantografia di Superman che veglia su viale
Trastevere. Io ed Emma entriamo un po’ indecise, non siamo molto informate sulla
mostra, ma alle casse tanta gentilezza… ed un comodo guardaroba per le giacche un
po’ troppo ingombranti in questo periodo, ci convincono del tutto.
Lego e Supereroi sembra un buon
connubio sulla carta, la nerd che è in me già freme. All’entrata di THE ART OF THE BRICK: DC SUPER HEROES ci accoglie
Joker seduto su una sedia, lo scruto con attenzione, posso quasi sentirlo
ridacchiare mentre mangia i suoi popcorn guardandomi come se fossi io l’oggetto
in mostra… è così che mi rendo conto che questi “mattoncini” di Nathan Sawaya hanno qualcosa di
magico. Sono “solo” pezzi di plastica colorata, non si accendono, non si
scaricano, non suonano e non necessitano di una connessione wi-fi. Sono lì,
immobili, ma sapienti mani hanno saputo combinarli fino a dare loro le sembianze
dei supereroi e dei loro acerrimi nemici, quelli dei fumetti, quelli che chi ha
la mia età (e anche un po’ di più) ancora ricorda di aver conosciuto e amato
leggendo avidamente le loro storie “su carta” e aspettando il numero successivo
con trepidazione.
C’è bisogno di una mostra come
questa viene da chiedersi? Guardo Emma, sette anni, che osserva estasiata i personaggi
e penso proprio di sì!
C’è bisogno di ricordare alle
nuove generazioni che la creatività può donare un’anima anche ad un mattoncino
di plastica, che puoi sederti sul tappeto della tua camera e provare a fare
“qualcosa” anche senza seguire un tutorial su youtube, ma lasciando scorrere i
pensieri, con il solo scopo di creare, conoscere ed esplorare mentre il sole
piano piano tramonta fuori dalla tua finestra e, tu, immerso in quel mondo, hai
smarrito la cognizione del tempo.
E i supereroi? Quanto mi piacerebbe uno di questi giorni
vedere la Lega della Giustizia salvare gli esseri umani dalle
guerre, e per quanto io abbia la certezza che questo non accadrà mai, calarmi
in quell’atmosfera per qualche ora me lo ha fatto immaginare, mi sono cullata
in un sogno impossibile in cui la fantasia diventa realtà e ogni problema si
risolve pochi quadri prima della parola "Fine".
I cattivi hanno una storia di dolore che li ha resi malvagi, il male non è mai
fine a se stesso ed ogni cosa, ogni cosa, alla fine torna al posto giusto
perché il mondo in fondo è un posto bello dove vivere e la giustizia trionfa
sempre.
Lego e Supereroi mi hanno
ricordato chi dovremmo essere: sognatori, altruisti che transitano su uno dei
tanti pianeti dell’Universo e basterebbe questo a rendere il mondo un posto
veramente migliore.
Più tardi, ancora inebriata da
questa esperienza mistica, mentre ascoltavo Emma che mi raccontava di Superman,
Flash e di come fosse forte Wonder Woman mi è venuto in mente che il "Palazzo
degli Esami" che ospita la mostra risale ad un periodo non particolarmente felice
della storia italiana che qualche nostalgico vorrebbe far rivivere. Il malvagio
di turno di nome Ignoranza (fascista in questo caso) aleggia intorno a noi, la
vedo, la leggo e l’ascolto tutti i giorni… chissà se Batman potrebbe aiutarci a
sconfiggerla? Non lo so, ma più ci penso e più ho il timore che il problema non
sia Batman, che non esiste, ma i cittadini che non vedono il pericolo e non
accendono il Bat segnale. Ignoranza è ammaliante perché è semplice e catalizza
le frustrazioni e i dolori altrui per i suoi scopi biechi, oggi, più che mai,
si insinua nelle nostre vite a colpi di post e tweet, subdolamente, riuscendo a farci credere a
qualsiasi idiozia, la terra piatta, gli immigrati tutti criminali, la carbonara
vegetariana, il fascismo buono…
Vi lascio con una frase di Joker,
perché in effetti i cattivi (quelli dei fumetti) mi hanno sempre affascinato:
"Ho dimostrato la mia teoria. Ho provato che non c’è nessuna
differenza tra me e gli altri! Basta una brutta giornata per ridurre alla
follia l’uomo più assennato del pianeta. Ecco tutta la distanza che passa tra
me e il mondo. Una brutta giornata. E una volta l’hai avuta pure tu. Ho
ragione? Ma sì che ho ragione. Si vede. Hai avuto una brutta giornata
e tutto è cambiato. Altrimenti perché ti vestiresti da topo volante?"
- Sara Saurini -