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martedì 20 dicembre 2011

ELABORANDO IL VUOTO (I parte)



autore: Antonio Paciello (PeloKiro) 




C`era una volta un uomo che correva veloce. Si muoveva furtivo, ai limiti dell`invisibilità. Non parlava mai, teneva in riserbo le sue idee.

Corri veloce, frena!
Muoviti furtivo invisibile, fatti vedere!
Aspetta silenzioso, parla!


Senza limiti raccogli il fiato, inspira!

Un giorno, superato il limite del tempo, si concesse una piccola pausa e volle camminare lento. Decise che il peso della sua carne e delle sua ossa potevano frenare l`orchestrata sinfonia della velocità.


Cammina lento, accelera!
Fatti vedere carne e ossa, scompari!
Impulsivo rumoroso, trattieniti!

Senza limiti raccogli il fiato, espira!

Un giorno, superato il limite del tempo, si rese conto che sfidare se stesso e la sua contrapposizione, non avrebbe potuto superare l`asse dell`ignoto. Allora, ricominciò a correre nel verso opposto.

Tutto cambiò, nel verso opposto.

Col tempo descrivette una condizione, funzione empirica ma strettamente matematica. I  limiti del tempo divennero strani asintoti incastonati nell`universo. Non potevano nemmeno gli astri superare quelle barriere, nemmeno un meteorite poteva frenare il suo cammino.

Il tutto divenne uno Strano gioco.

La sua condizione divenne il rincorrersi di due sfere di vetro.
Quell`uomo comprese.

Pianificò che ad un certo istante le due sfere urtassero l`una con l`altra e che si fondessero.
Aspettava,  era al punto di cambiare di nuovo il verso,  ma il tempo stavolta non fu più un limite, ma una condizione persuasiva, accertata della consistenza.

Lentezza e velocità “semi interprenetravano” la leggerezza, si sovrapponevano con linearità e divergevano con discontinuità. Si delineò di nuovo la funzione ma stavolta nel senso razionale diverso.

Il dualismo: ritrovata la perscrutabile condizione.

Svanì come in una goccia la reale percezione della memoria e strani intrighi e figure ambigue cedettero spazio alla reale deviazione dell`intelletto. Sublimato e fuso in un misto sintetico, eleborato, modificato.

Un giorno, superato i limiti del tempo, quell`uomo, piccolo pensatore si ritrovò raggomitolato nel fondo di un cono, ribelle e imbelle, visionario e razionale, mentre coperte incosistenti lo avvolgevano. Volle lasciarsi sottendere da un vuoto universale, quasi quanto una depressione che sfilava il se dal se stesso, sovrapposizioni concentriche, ripartizioni quantiche, poi l’infinito e i relativi mordaci pensieri.

La sua una tesi presupposta e scardinata dal reale senso dell`essere umano contrapposto al dovere e alla capacita` di elaborare un vuoto sintetico.

Fermare il tempo, svelare i segreti, consumare ossigeno, furono di nuovo i parametri che delinearono i corollari.

Fu quella volta che un uomo,  in un estenuante giornata, divenne riflessione e la riflessione divenne il pensiero: varcare una dimensione inesistente, quasi come se dovesse cadere in un sonno dal vuoto profondo.

Un giorno, superato il limite del tempo…



Ringrazio Romina Lanza (RomyKira) per la foto - Vuoto


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