Recensione dello spettacolo teatrale UNA COSA A TRE regia di Pietro de
Silva.
Sabato Diciannove Maggio duemiladodici, Teatro dell'Orologio di Roma.
Saper far ridere non è
una cosa da tutti.
Prova da maestro per il
regista Pietro de Silva che firma un’elegante, esilarante regia, e calibrando
tutti i tempi e movimenti comici, porta
lentamente il suo pubblico ad abituarsi alla risata tanto da farlo giungere ad una
vigorosa allegria.
L’ormai confermato
direttore teatrale riesce con indubbia capacità a strutturare una commedia che risulta
un crescendo e che giunge al trionfo con continui applausi sinceri, ricchi di
elogi rivolti a tutti i componenti dello staff.
UNA COSA A TRE di Gianni
Quinto, liberamente tratto dal celeberrimo Andy e Norman, la cui ispirazione
non può di certo sfuggire, con la buona operazione registica di Pietro de Silva
funziona sino al punto di elevarsi a testo di autonoma dimensione.
La semplice storia di due
intelligenti quanto squattrinate “lei” intorno ad uno stesso “lui”, bello ed
impossibile per quanto non molto dotato di intelletto, se non nelle strategie
da Casanova dei “noantri”, mostra il suo
valore ancora assoluto. I tempi cambiano, anche i modi di dire e di fare ma non
certo le dinamiche interpersonali.
Il pubblico si diverte
nell’assistere allo sviluppo della vicenda in contesa amorosa delle due amiche,
poi nemiche poi di nuovo amiche e si rallegra con l’apparizione del neoseducente
vicino d’appartamento in cerca di fama e successo, avvezzo ad utilizzare a suo
piacimento le ignari damigelle ovviamente pronte a far cadere la loro
preziosità di fronte ad ammiccamenti ben studiati.
Le gag sono inserite ad
arte senza essere troppo esagerate e senza mai oscurare la simpatica trama, che
si dipana in un continuo interscambio ritmico sino a far emergere in sintesi i
tre protagonisti. Si assiste a quello che più si può fare nella regia: la totale
scomparsa dell’invisibile mano direttiva che, nascondendosi ad arte, modella
una sitcom vero-paradossale arricchendola di differenti versioni sceniche
semi-cinematografiche armonicamente coese.
Le interpretazioni sono tutte
e tre ben architettate, le personalità ben disegnate e con arte maieutica tratte
fuori da ciascuno dei tre interpreti.
Così Guido Daniele Antonini riesce a vestire perfettamente la sua parte
da “bellone” e sul palcoscenico emerge di gran lunga la sua bravura, tanto che sarebbe
sembrato ugualmente affascinante anche se non fosse stato così avvenente. Indossa
a perfezione l’ambiguità del suo personaggio, s’infila infido nel suo doppio
ruolo con ricca capacità espressiva, credibile anche nei vari rallenty, molto ben
interpretati sin dalle apparizioni all’uscio e nei condizionali detti a
sproposito.
Alina Avagliano è una
perfetta Francesca, improbabile
manager, razionale con adeguata ironia, attrice matura capace di far sorridere,
ridere e sbellicarsi dalle risate in modo consono ai momenti del suo
personaggio senza bisogno di caricaturare mai troppo la sua interpretazione.
Indubbia la sua attitudine anche ad uscire dalla chiave comica per tessere le
fila della storia con accorta semi-drammaticità.
Il personaggio di Giorgia è sicuramente quello di più
difficile interpretazione, e quindi merita un cenno particolarmente marcato. Donatella Barbagallo, giovane attrice, sostiene
indiscutibilmente l’alter ego autoriale di scrittrice-sognatrice senza mai
essere troppo stereotipata. Convince nel proporre il ruolo da invisibile protagonista
di tutta la vicenda comica sino a far crescere con lei e con la sua forte
energia tutta la commedia che non le concede mai un momento di pausa.
Merita infine un grande elogio
il produttore Francesco Barbera in grado di allestire, insieme all'associazione Scripta Volant, un cast d’eccezione investendo la sua già molto capace giovanissima
esperienza.
Insomma questa esilarante
cosa a tre per merito di Pietro de Silva, e non solo, fa veramente ridere di
buon gusto.
Lo spettacolo è ancora in scena per proroga al teatro Orologio di sino al 23 Maggio 2012
per saperne di più
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