MENU

K-HOME | KIROLANDIA | KIRI | REGOLAMENTO | CONTATTI  | corrente culturale | fridaartes | privacy e cookie | disclaimer
Kirosegnaliamo | Kiroalmanacco | Kirosegnaliamo
K-NEWS | PALCOSCENICO | MUSICA | ARTE | CINEMA | LIBRI | COSTUME/SOCIETA' | SCIENZE/NATURA |FOTO | DISEGNI/PITTURE | RACCONTI | POESIE | VIDEO
IppoKiro PutzoKiro MayaKira AttiroKira MireKira VeraKira Krouge

venerdì 18 maggio 2012

UN GELIDO INVERNO TOTAL BLACK PER ALESSANDRO CATALUCCI






Recensione dello spettacolo teatrale NEL BEL MEZZO DI UN GELIDO INVERNO regia Alessandro Catalucci.
Quindici Maggio Duemiladodici, Teatro dell’Orologio di Roma


Il teatro è più vivo che mai ed è per questo che veste di nero.

Alla prima prova da regista Alessandro Catalucci indossa subito i panni da grande direttore e senza troppe presunzioni, insegue l’ardua strada della rivisitazione cinematografica nel teatro con giuste accortezze, così intelligentemente mediate, tanto da avvicinare i confini delle due forme d’arte, senza snaturarle.

Dopo aver calcato per molti anni le scene come attore il neo comandate teatrale, senza troppo infrangere canoni estetici di rilievo, è subito pronto ad osare e a far nascere un NEL BEL MEZZO DI UN GELIDO INVERNO vestito veramente di nuovo.

Momenti sospesi sino al pianto e al riso, dosati ed intervallati da meritati applausi, soprattutto a scena aperta, protesi sino ad un’ultima emozionante standing ovation.

Già nel gremito foyer, in mezzo ad un pubblico da prima, il regista Alessandro Catalucci in arte Joe, protagonista ben interpretato della stessa commedia, in diatriba con la sua manger, è in cerca di quello che sarà un improponibile intento: mettere in scena l’Amleto.
Le porte della sala si aprono a spettatori ben incuriositi, e appena trovato posto, ecco i primi provini; si nota da subito un arduo dare le spalle, poi più volte ripetuto, che non stona con quella ben studiata atmosfera, in lento, delicato divenire.


Appena accorpato un gruppo di non troppo validi teatranti senz’arte, Joe alla guida di quella strampalata compagnia, per la sola realizzazione di una tragedia a carattere catartico, parte verso la speranza.
A farsi largo dentro questa storia ricca di problematiche individuali e di gruppo, che comunque approderà all’allestimento del tanto desiderato spettacolo, sono le molte invenzioni registiche.
Prove teatrali trasformate in direzioni orchestrali con unisoni molto ben articolati, attori come strumenti, accordati alla perfezione, scene nelle scene con cambi a vista sottolineati da giochi di luce, nessuna pausa per circa due ore e senza nessun respiro in sala, momenti musicali da emozione straniante.

Gli attori sono tutti molto ben diretti tanto da farne emergere le loro singole capacità senza compromettere mai l’obbiettivo corale.
Il testo viene spinto sino a quell’ardua dimensione che porta all’avvicinamento tra interprete e spettatore, Alessandro Catalucci sfonda di merito la quarta parete senza troppo rumore, rimanendo saldo sulle affatto invecchiate tavole del palcoscenico.
Così, portando avanti una direzione a tenuta forte sino alla fine, ne emerge una Kate Glenda Canino non troppo forzatamente grottesca, una Margie Giulia Rossini simpatica e frivola al punto giusto, un Tom Gabriele Sisci iroso asceta di ricercato e dubbioso carattere, una Nina Tania Benvenuti svampita e ironicamente profonda , una Verna Ivana Jakovljevic caustica e molto ben controllata, un Henry Alberto Querini dispotico ed emozionalmente “musone”.

Anima recondita dello spettacolo è la simpatica lady dark poppins Luna Deferrari, una Fadge che dalla sua altezza interpretativa tesse, quasi a dovuta distanza, le fila della storia.

Punta di diamante nel nero inverno è Paolo Tommasi che ci mostra un Terry caricaturato gay senza troppa esagerazione, interpretazione esaltata dalla sua grande capacità di essere sulle scene con forza ed energia travolgente in risate e pianti strappati senza mai bisogno di alcuna eccessività. 

Merita un cenno in rilievo Livia Saccucci, in doppia veste, interprete matura di una Molly dominata dal suo senso del rigore, ed anche degna assistente del Catalucci regista così sapientemente supportato.

Un meritato applauso anche a Lorenzo Colarusso, giovane e timido Tim, ultimo colorato attimo molto ben interpretato nella commedia, un sospiro prima dell’affermazione che si può sempre sperare nel futuro.

Impossibile infine non stringere la mano al produttore Fabio Feliziani visionario sostenitore del tanto oramai sempre più richiesto e desiderato senso di nuovo e con lui anche alla Marc Produzioni.

Insomma un caloroso applauso nel bel mezzo del convincente nero gelido inverno di Alessandro Catalucci.



Lo spettacolo è in scena al teatro Orologio di Roma sino al 20 Maggio 2012

Per saperne di più...


Se consideri questo post interessante scrivi un commento, vota le stelline e clicca mi piace!