Recensione dello
spettacolo teatrale NEL BEL MEZZO DI UN GELIDO INVERNO regia Alessandro
Catalucci.
Quindici Maggio
Duemiladodici, Teatro dell’Orologio di Roma
Il teatro è più vivo che
mai ed è per questo che veste di nero.
Alla prima prova da
regista Alessandro Catalucci indossa subito i panni da grande direttore e senza
troppe presunzioni, insegue l’ardua strada della rivisitazione cinematografica nel
teatro con giuste accortezze, così intelligentemente mediate, tanto da
avvicinare i confini delle due forme d’arte, senza snaturarle.
Dopo aver calcato per molti
anni le scene come attore il neo comandate teatrale,
senza troppo infrangere canoni estetici di rilievo, è subito pronto ad osare e
a far nascere un NEL BEL MEZZO DI UN GELIDO INVERNO vestito veramente di nuovo.
Momenti sospesi sino al
pianto e al riso, dosati ed intervallati da meritati applausi, soprattutto a
scena aperta, protesi sino ad un’ultima emozionante standing ovation.
Già nel gremito foyer, in
mezzo ad un pubblico da prima, il regista Alessandro Catalucci in arte Joe, protagonista ben interpretato della
stessa commedia, in diatriba con la sua manger, è in cerca di quello che sarà
un improponibile intento: mettere in scena l’Amleto.
Le porte della sala si
aprono a spettatori ben incuriositi, e appena trovato posto, ecco i primi
provini; si nota da subito un arduo dare le spalle, poi più volte ripetuto, che
non stona con quella ben studiata atmosfera, in lento, delicato divenire.
Appena accorpato un gruppo
di non troppo validi teatranti senz’arte, Joe
alla guida di quella strampalata compagnia, per la sola realizzazione di
una tragedia a carattere catartico, parte verso la speranza.
A farsi largo dentro questa
storia ricca di problematiche individuali e di gruppo, che comunque approderà
all’allestimento del tanto desiderato spettacolo, sono le molte invenzioni
registiche.
Prove teatrali
trasformate in direzioni orchestrali con unisoni molto ben articolati, attori come
strumenti, accordati alla perfezione, scene nelle scene con cambi a vista sottolineati
da giochi di luce, nessuna pausa per circa due ore e senza nessun respiro in
sala, momenti musicali da emozione straniante.
Gli attori sono tutti
molto ben diretti tanto da farne emergere le loro singole capacità senza
compromettere mai l’obbiettivo corale.
Il testo viene spinto
sino a quell’ardua dimensione che porta all’avvicinamento tra interprete e
spettatore, Alessandro Catalucci sfonda di merito la quarta parete senza troppo
rumore, rimanendo saldo sulle affatto invecchiate tavole del palcoscenico.
Così, portando avanti una
direzione a tenuta forte sino alla fine, ne emerge una Kate Glenda Canino non
troppo forzatamente grottesca, una Margie
Giulia Rossini simpatica e frivola al punto giusto, un Tom Gabriele Sisci iroso asceta di ricercato e dubbioso carattere, una Nina Tania Benvenuti svampita e ironicamente profonda , una Verna
Ivana Jakovljevic caustica e molto ben controllata, un Henry Alberto Querini dispotico ed emozionalmente “musone”.
Anima recondita dello
spettacolo è la simpatica lady dark poppins Luna Deferrari, una Fadge che dalla sua altezza
interpretativa tesse, quasi a dovuta distanza, le fila della storia.
Punta di diamante nel
nero inverno è Paolo Tommasi che ci mostra un Terry caricaturato gay senza troppa esagerazione, interpretazione
esaltata dalla sua grande capacità di essere sulle scene con forza ed energia
travolgente in risate e pianti strappati senza mai bisogno di alcuna eccessività.
Merita un cenno in
rilievo Livia Saccucci, in doppia veste, interprete matura di una Molly dominata dal suo senso del rigore,
ed anche degna assistente del Catalucci regista così sapientemente supportato.
Un meritato applauso anche
a Lorenzo Colarusso, giovane e timido Tim,
ultimo colorato attimo molto ben interpretato nella commedia, un sospiro prima
dell’affermazione che si può sempre sperare nel futuro.
Impossibile infine non
stringere la mano al produttore Fabio Feliziani visionario sostenitore del
tanto oramai sempre più richiesto e desiderato senso di nuovo e con lui anche alla Marc Produzioni.
Insomma un caloroso
applauso nel bel mezzo del convincente nero gelido inverno di Alessandro
Catalucci.
Lo spettacolo è in scena al teatro Orologio di Roma sino al 20 Maggio 2012
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