autore: Antonio Paciello (PeloKiro)
Un giorno,
superato il limite del tempo…
Fu il rapido impennarsi
di un aereo che tuonando si slanciò nell’aria “tra poco di nuovo terra!!!”
pensò un uomo imbrigliato ad un sedile. Sognava come sarebbe stata la sua folle
salita, senza sapere nulla sulle macchine volanti. Gli fu incomprensibile ma gli
piacque restare sospeso. Forse mai più avrebbe rivoluto sfiorare la terra.
Il vuoto reale, come creazione gravitazionale, si interponeva
tra lui e lo strano pianeta rotondo mentre sottili lamelle gassose ammortizzavano
i suoi pensieri silenziosi, riflessi da una
creazione sinaptidica del suo vuoto sintetico.
Fendere l’aria
racchiusi nell’alluminio, come una sorta di aria scaccia aria, fu l’ingresso
per un nuovo mondo che quell’uomo conosceva da sempre.
Diretti linearmente o tangenti alla curvatura terrestre? Aria scaccia aria o pensieri scaccia
pensieri? Aria scaccia pensieri o pensieri scaccia aria?
Due dimensioni
sovrapposte, contenute e palesemente bilanciate, convivenze razionali o
destinazioni paradossali?
Vuoti generati da
pensieri spostati dal loro baricentro usuale oppure aria sostituita da pensieri
al loro reale punto di equilibrio?
Fu così che sopraggiunse
la semiveglia, vide il bianco e poi i colori
diversi del suo mondo affacciarsi tra se e i suoi pensieri, spostando
semplicemente aria. Generò figure, ombre, numeri e l’equazione fondamentale
divenne dimostrazione del suo vuoto sintetico. Fu lentamente privato della sua consistenza
evidente e svanì nel primo tratto della sua curva razionale. Con essa svanì la
coesistenza di oggetti non più definiti con nuove forme simultaneamente
riconosciute. Il tutto si poggiò su di un unico punto, l’unico legame materiale
rimasto, lo stesso instaurato tra due sfere di vetro a contatto ma non ancora
sovrapposte e non ancora circoscritte.
Il
pensiero fu dunque alienante.
L’aria
completamente rarefatta e inconsapevole determinò l’ingresso di un'altra forma
materiale. La massa sottrasse massa a se stessa e i pensieri divennero luce
all’aria. La luce si scompose ai bordi e le fenditure estremamente sottili
della ragione originarono ombre.
Pensò,
l’uomo surreale, che aveva definitivamente spostato l’uomo reale generando
ombre.
“Le
ombre delimitano i contorni della luce”, pensò, “quindi se conosci la luce
conosci la forma delle ombre generate?”
Un giorno,
superato il limite del tempo…
Un nuovo concetto di massa divenne teoria e l’uomo
irrigidito trasformava legami in complicate sovrapposizioni energetiche.
C’è spazio tra un punto
materiale e l’altro come ombre generate dalla luce, non vi è fessura invece tra
un punto immateriale e l’altro. Così come scomparve il vuoto reale si delineò la
funzione continua. Quell’uomo estendeva le sue ultime oscillazioni quasi a sfiorare il
suo punto zero mentre cominciava la discesa.
Quell’uomo legato ad un
sedile, fendeva l’aria nel suo punto di minima curvatura mentre l’ultimo tratto
della curva razionale si accingeva nel tendere a
zero al limite del tempo e…
“Allacciare la cintura
di sicurezza stiamo per atterrare … si pregano i signori passeggeri di spegnere
i sistemi elettronici … il comandate vi augura una buona permanenza …”
Le due sfere di vetro
ormai disgiunte, di nuovo poggiate sul rispettivo solitario baricentro si
fermarono, il vuoto si ricolmò di aria ed ecco di nuovo respirare la vita
reale.
Le strane visioni si
estesero come contrapposizione della conoscenza. Nessuna conoscenza poteva
fornire con chiara evidenza il modo con
cui quell’uomo si procurava la chiave che gli permetteva di oltrepassare la
soglia di un mondo differente da quello in cui tempo fa nacque vagendo.
Fu quella la
seconda volta che l’uomo, in un'estenuante giornata, divenne riflessione
e la riflessione divenne di nuovo pensiero: varcare una dimensione inesistente,
per cadere in un sonno dal vuoto profondo.
Un giorno
superato il limite del tempo …
Ringrazio Giovanni Palmieri (PutzoKiro) per la foto: Cielo
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