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venerdì 13 luglio 2012

ELABORANDO IL VUOTO (II parte)





Un giorno, superato il limite del tempo… 

Fu il rapido impennarsi di un aereo che tuonando si slanciò nell’aria “tra poco di nuovo terra!!!” pensò un uomo imbrigliato ad un sedile. Sognava come sarebbe stata la sua folle salita, senza sapere nulla sulle macchine volanti. Gli fu incomprensibile ma gli piacque restare sospeso. Forse mai più avrebbe rivoluto sfiorare la terra.

Il  vuoto reale,  come creazione gravitazionale, si interponeva tra lui e lo strano pianeta rotondo mentre sottili lamelle gassose ammortizzavano i suoi pensieri silenziosi, riflessi da una creazione sinaptidica del suo vuoto sintetico.

Fendere l’aria racchiusi nell’alluminio, come una sorta di aria scaccia aria, fu l’ingresso per un nuovo mondo che quell’uomo conosceva da sempre.


Diretti linearmente o tangenti alla curvatura terrestre? Aria scaccia aria o pensieri scaccia pensieri? Aria scaccia pensieri o pensieri scaccia aria?

Due dimensioni sovrapposte, contenute e palesemente bilanciate, convivenze razionali o destinazioni paradossali?

Vuoti generati da pensieri spostati dal loro baricentro usuale oppure aria sostituita da pensieri al loro reale punto di equilibrio?

Fu così che sopraggiunse la semiveglia, vide il bianco e poi i colori diversi del suo mondo affacciarsi tra se e i suoi pensieri, spostando semplicemente aria. Generò figure, ombre, numeri e l’equazione fondamentale divenne dimostrazione del suo vuoto sintetico.  Fu lentamente privato della sua consistenza evidente e svanì nel primo tratto della sua curva razionale. Con essa svanì la coesistenza di oggetti non più definiti con nuove forme simultaneamente riconosciute. Il tutto si poggiò su di un unico punto, l’unico legame materiale rimasto, lo stesso instaurato tra due sfere di vetro a contatto ma non ancora sovrapposte e non ancora circoscritte.

Il pensiero fu dunque alienante.
L’aria completamente rarefatta e inconsapevole determinò l’ingresso di un'altra forma materiale. La massa sottrasse massa a se stessa e i pensieri divennero luce all’aria. La luce si scompose ai bordi e le fenditure estremamente sottili della ragione originarono ombre.
Pensò, l’uomo surreale, che aveva definitivamente spostato l’uomo reale generando ombre.
“Le ombre delimitano i contorni della luce”, pensò, “quindi se conosci la luce conosci la forma delle ombre generate?”

Un giorno, superato il limite del tempo…
Un  nuovo concetto di massa divenne teoria e l’uomo irrigidito trasformava legami in complicate sovrapposizioni energetiche.
C’è spazio tra un punto materiale e l’altro come ombre generate dalla luce, non vi è fessura invece tra un punto immateriale e l’altro. Così come scomparve il vuoto reale si delineò la funzione continua. Quell’uomo estendeva  le sue ultime oscillazioni quasi a sfiorare il suo punto zero mentre cominciava la discesa.

Quell’uomo legato ad un sedile, fendeva l’aria nel suo punto di minima curvatura mentre l’ultimo tratto della curva razionale si accingeva nel tendere a zero al limite del tempo e…

“Allacciare la cintura di sicurezza stiamo per atterrare … si pregano i signori passeggeri di spegnere i sistemi elettronici … il comandate vi augura una buona permanenza …”

Le due sfere di vetro ormai disgiunte, di nuovo poggiate sul rispettivo solitario baricentro si fermarono, il vuoto si ricolmò di aria ed ecco di nuovo respirare la vita reale.

Le strane visioni si estesero come contrapposizione della conoscenza. Nessuna conoscenza poteva fornire con chiara  evidenza il modo con cui quell’uomo si procurava la chiave che gli permetteva di oltrepassare la soglia di un mondo differente da quello in cui tempo fa nacque vagendo.

Fu quella la seconda volta che l’uomo,  in un'estenuante giornata, divenne riflessione e la riflessione divenne di nuovo pensiero: varcare una dimensione inesistente, per cadere in un sonno dal vuoto profondo.

Un giorno superato il limite del tempo …




Ringrazio Giovanni Palmieri (PutzoKiro) per la foto: Cielo 



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