foto a corredo: Massimo Righetti ("S"Kiro)
Recensioni dei corti
teatrali THE TERMINAL - LABIRINTI – IL TERZO TEMPO DI ASPETTANDO GODOT
Premio Millelire, quinta serata
Undici Gennaio
Duemilaquattordici, Teatro Millelire – Roma
Sul palcoscenico si gioca con le idee, con i movimenti, con le parole, si tentano
soluzioni assurde, inconsuete, forti, anche scioccanti. Così Lorenzo De Feo ed Antonio Lupi osano nel portare, dentro il loro ricco e variopinto premio,
altre forme ed ulteriori possibilità sceniche ed il TEATRO MILLELIRE si
arricchisce di nuovo coraggio.
Con il simpatico quanto bizzarro THE TERMINAL
la
kermesse si riempie di volti nuovi ed accattivanti. Un allegro corto colmo di
frizzanti siparietti studiati per coinvolgere sin dall’inizio.
Dentro
un aeroporto, secondo Roberto Lombardi
autore e regista del breve teatrale, può accadere di tutto, che un logorroico passeggero
infastidisca con mille parole, che un’improbabile hostess si aggiri tra
corridoi e stanze senza un preciso motivo, che un addetto ai bagagli si finga
comandante, che una neo giornalista sia in cerca di scoop, e che una giovane e
bella ragazza in partenza per New York tenti di giungere al successo proprio
mentre decollano gli aerei.
Tanti i
ragazzi in scena, dalla recitazione fresca e piena di energia anche se non del
tutto strutturata data la loro inesperienza e giovane età, accanto ai simpatici Asia Bosio, Jennifer Bevilacqua, Luca Lombardi, Simone Manzotti, Paolo Sarmenghi e Paolo Mazza si
distinguono Marta Raciti, e Matteo Chippari per quella verve che lascia presagire successi
futuri.
In
questo piacevole gioco è evidente non tanto la ricerca di soluzioni registiche,
né l’idea, né la stesura del testo, ma la capacità e la voglia di creare un divertimento
spensierato, ben congenato con momenti di coralità organizzati per far
sorridere il pubblico.
Nel proseguo la scena si eleva con LABIRINTI e si edifica
forse sino a toccare uno dei livelli più alti presentati durante il premio.
Daniel De Rossi bravo autore, regista ed interprete sfida il
pubblico e lo fa apertamente con forza, audacia, determinazione quasi violenta.
Osa, senza nessun timore, nessuna inibizione intellettuale, coraggioso sin
dall’inizio, sin dalla pretesa di scandire in alcuni momenti il tempo scenico condizionando
l’ascolto, obbligandolo con un metronomo che cadenza gli intervalli di
percezione e riflessione.
Sfida gli spettatori ripetute volte, e rimanendo sulla scena sempre ben
saldo dentro al suo personaggio enigmatico, guida con fermezza la bravissima Jessica Zanella che invita, nel ruolo
complesso ed articolato, alla provocazione insieme a lui, tanto da far emergere
chiaramente tutte le qualità interpretative dell’attrice, ricche di veridicità
e spessore.
E così mentre il linguaggio del corto si sviluppa addentrandosi in vari
registri, ora alti, ora bassi, ora talmente deteriori tanto che le parole percuotono
il testo stesso, s‘impongono molti punti di vista, si proietta lo sguardo verso
soluzioni obbligate e si spinge la mente in profondità remote. Lentamente le tematiche
nascoste assurgono, i presupposti si estinguono e si sviluppano complesse forme
simboliche sempre trattenute e sapientemente disegnate.
La sfida si conclude con IL TERZO TEMPO DI ASPETTANDO GODOT
un tributo a Beckett, molto chiaro sin dall’ambientazione, sin dalla scelta
dell’identificazione dei due personaggi messi in scena.
Due figure, il loro incontro ai piedi di un albero, in un luogo imprecisato,
abbandonato, dove tutto è quasi fermo nell’attesa di un arrivo chiarificatore che
sia in grado di portare soluzioni nuove, che indichi altre possibili comprensioni
del vivere.
Discorsi ora chiari, a tratti molto ermetici, cercano di dire al pubblico
pensieri densi e profondi.
L’autore e regista Niveo Sanchini costruisce
un testo ricco d’immagini e di tratti illusori ed assurdi, alle volte di difficile
comprensione, troppo chiusi tanto da rimanere non decodificabili sulla scena.
Le due attrici Loredana Farinelli
e Caterina Profili interpretano
i loro ruoli conferendo ai personaggi la dimensione surreale dovuta ma non sempre riescono ad
essere esattamente in linea con il contenuto della pièce.
Interessante lo sfondamento finale della quarta parete nella ricerca d’
identificare la possibile risposta ai tanti interrogativi attraverso la pazzia.
Autore: Andrea Alessio Cavarretta