foto a corredo: Massimo Righetti ("S"Kiro)
Recensioni dei corti
teatrali VERITA’ IN TRAPPOLA, L’AMORE IN
UN’AMPOLLA, DEMETRA E SELENE
Premio Millelire, prima
serata
Sette Gennaio Duemilaquattordici,
Teatro Millelire – Roma
Sin dal
foyer c’è al TEATRO MILLELIRE un clima
d’attesa, e poi subito in sala, a trovare posto, ad aspettare nel silenzio che
la competizione tra corti teatrali abbia inizio, le luci sul palco si
accendono, giusto qualche parola di saluto e di ringraziamento, impiegate con sorriso dagli organizzatori Lorenzo De Feo ed Antonio Lupi e quindi che le
compagnie inizino a sfidarsi sul tema de La MENZOGNA.
L’arduo
compito di cominciare la competizione è affidato alla
Apre la
scena un uomo in camicia bianca e pantaloni scuri, parlotta tra se, saluta,
risaluta, si domanda, si risponde, sino all’arrivo di un’ ordinaria donna, in
tailleur, qualche scambio di battute, evidentemente una coppia, e quindi il
loro amico in scialbo completo marrone, in cerca di consolazione, e nel fitto parlare
si fa strada il clima dell’assurdo, del paradosso.
Il
testo di Marcello Mione, molto
complesso, si arrovella nella ricerca di continui perché, forse stenta un po’ a
crescere, ad aprirsi completamente, risente leggermente della frammentarietà
del contenuto.
La
regia curata dallo stesso autore, è accorta e condotta con precisione tanto da dirigere
molto bene i tre attori Simone Faucci, Emanuela
Mascherini e Gabriele Tiziani che risultano bravi, affiatati, ben intersecati tra loro
in una scena quotidiana che lascia tutto in sospeso senza reali soluzioni.
Dunque
è il momento de L’AMORE
IN UN’AMPOLLA
Al
buio, il vagare di due piccole luci, forse alla ricerca di qualcosa, e quindi
la scena, surreale, una donna al centro raccoglie tra le sue spire i suoi amati
due figli. Si ritorce lei, mentre cerca di mantenere in equilibrio forze,
energie, complessità di rapporti dalle varie tonalità.
La
dimensione è irreale, fiabesca, onirica, visionaria e dal contenuto corposo, denso,
a tratti opprimente.
Il
testo di Giovanni De Luise è molto interessante, ben scritto, ben
plasmato, con continue sfumature, esaltazioni, eccitazioni, deliri, calibrati sempre
nei momenti giusti.
La
regia di Marco Aspride, egli stesso in scena insieme a Francesca Borriero, Giuseppe Maria Manico, segue con molta
attenzione i movimenti e le interpretazioni degli attori con una nota di grande merito al personaggio femminile
in grado di focalizzare con la sua recitazione il pubblico e di condurlo sino alla
tragica conclusione.
Chiude
la sfida
DEMETRA
E SELENE
Gira la
bella ed eterea candida luna, gira, gira intorno ad una complessa terra, elegante
si srotola quel loro legame che dura da sempre, che dura anche in un’oggi dove
tutto è cambiato. Si parlano i due corpi celesti, si chiedono, si sfidano, si
amano, si odiano nelle loro diversità, nelle loro apparenti distanze.
La
sceneggiatura di Gabriele Marelli
è ricca, si alternano racconti, riflessioni, momenti didascalici, timidamente
poetici, ed ironie ben studiate per catturare la risata.
L’emozione
tradisce un pochino le interpretazioni delle due simpatiche attrici Sefora Castro e la carismatica Paola Saccoman.
L’autore
qui anche regista non si sofferma su alcuni dettagli soprattutto nel movimento e
nell’amalgama attoriale, attenzioni che avrebbero potuto dare maggior valore a
questo leggero ed effimero movimento teatrale dalla conclusione evocante.
Autore: Andrea Alessio Cavarretta