foto a corredo: Massimo Righetti ("S"Kiro)
Recensioni dei corti
teatrali ZITTO - FEDELTA’ BUGIARDA – IO, ME E GODOT
Premio Millelire, seconda
serata
Otto Gennaio Duemilaquattordici,
Teatro Millelire – Roma
Il palcoscenico del TEATRO MILLELIRE di Lorenzo
De Feo e Antonio Lupi nella
seconda serata del premio diventa sede di rappresentazioni così intense da
invadere la mente, l'anima, il corpo, dando così al cuore la possibilità di battere
per ogni parola, ogni sospiro, ogni gesto, ogni silenzio.
Così subito, senza nemmeno sprecare un briciolo di emozione ZITTO
ci riporta indietro a quegli scritti della gothic novel che tiene tutti con
il fiato sospeso sino all’ultimo respiro. Il cuore della sala gremita di
pubblico pulsa di ansia, paura e stupore. Si sente, si percepisce, si
attraversa lo sgomento mentre una contemporanea vicenda ordinaria si trasforma
nell’incubo.
I due autori Mariano Riccio e Giovanni Giudice, direttori ed
interpreti del corto teatrale, supportati dalla supervisione di Daria Veronese, costruiscono, attraverso
interpretazioni ben impostate, uno spettacolo dalle belle intuizioni
registiche, legate anche a soluzioni scenografiche scioccanti, l’affanno cresce
mentre si sviluppa una sceneggiatura molto ben elaborata soprattutto per pause ben
congeniate nei momenti nevralgici della vicenda.
Le musiche di Marco Pupa, altrettanto
coinvolgenti, supportano in modo efficace tutto il corto teatrale sino all’
ulteriore effetto finale.
Le corde emotive vengono scosse anche in FEDELATA’ BUGIARDA
Lui e lei, il loro amore, leggermente logorato, reso nervoso per il lavoro,
per la complessa quotidianità, e per i caratteri non perfettamente allineati, e
poi l’altra, giovane, semplice, fresca. Quindi il tradimento reiterato, la
scoperta, la finzione, lo sconcerto.
Lo schema è chiaro sin dalle prime battute, intuibile anche lo svolgersi
della vicenda a risvolto drammatico, non stupisce quindi il testo con trama
lineare scritto da Seby Genova,
regista anche del corto, quanto più che altro la sua idea di impostare la
rappresentazione con sistemazione scenica frontale apparentemente immobile, ma
in grado di arricchirsi delle emozioni interpretative dei personaggi che in
alcuni momenti non vengono trattenute in intensità.
Riguardo gli attori, la cui resa risulta difficile per la prova richiesta di
emotività viscerale senza interazioni visibili, Ivano Calafato e Francesca
Petretto stentano a trovare soluzioni recitative adeguate, mentre convince Alice Viglioglia nel suo personaggio
di rottura.
Nel terzo ed ultimo corto teatrale IO, ME E GODOT
frammento visionario, onirico, assurdo, con chiaro rimando ai testi di Beckett,
già dal titolo, sino alla sceneggiatura, all’interpretazione e alla scenografia
molto curata, Michele Castellano
autore, unico attore e regista carpisce il pubblico per una rappresentazione
delicata, poetica, evanescente dell’essere.
L’individuo in continuo dialogo con un altro sé è alla ricerca anche di
grandi risposte destinate a rimanere insolute per sempre.
Il protagonista trafitto nel suo animo da episodi di morte e da immagini
cruente vorrebbe crearsi una dimensione personale lontana dal vivere per poter
concepirsi forse nuovo.
L’idea è molto bella, il testo molto ben scritto, raffinato, l’interpretazione interessante
soprattutto per le buone capacità attoriali, ma lo sviluppo scenico è molto rallentato
soprattutto per l’idea di utilizzare voci fuori campo preregistrate che tolgono
alla pièce la possibilità di elevarsi quanto potrebbe.
In conclusione mi permetto una nota di grande merito al tecnico delle luci
e della fonia Gabriele Mangion che
segue, dal primo giorno, tutti i brevi teatrali, con grandissima accortezza.
Autore: Andrea Alessio Cavarretta