Recensione
critica dello spettacolo teatrale PERCHE’ AMO IL MIO PECCATO di Diego Placidi
Prima
replica, Quattordici Maggio Duemilaquattordici, Teatro Kopó – Roma
L’eccellenza
dei piccoli teatri-diamante sparsi nella capitale è oramai evidenza culturale,
in questi rilevanti luoghi, gli spettatori assurgono quasi a protagonisti nelle
serate di alto livello proposte.
Così al
TEATRO KOPÓ ogni minuzia è ben curata dalla carismatica quanto accorta
direttrice artistica Francesca Epifani,
sia nella presentazione alla critica attraverso una dettagliata cartella stampa
che ad un cortese aperitivo offerto a tutti prima che abbia inizio PERCHÉ AMO
IL MIO PECCATO di Diego Placidi,
sopraffina opera gothic, la cui messa in scena è così viva e palpitante tanto
da poterla considerare già lodevole.
La
pièce presentata si distanzia dalla citata fonte d’ispirazione Storia
di capinera di Giovanni Verga , il
testo evocato diviene, in questa rilettura, sapiente base che si riconforma in
un racconto dalla forte identità, i cui elementi connotativi sono così altamente
autonomi quasi da creare un punto di vista altro e nuovo.
Un’ora
intensa dominata sin dal primo istante da una cupa atmosfera che incede in modo
elegante svelandosi solo lentamente, attraverso parole rarefatte, sincopate,
urlate quasi squarci in un’oscurità esteriore ed interiore, svelate a tratti da
luci taglienti, fendenti come lame in un’anima invocante perdono.
La voce
di una donna dal cuore spezzato che chiede pietà rivolgendosi al suo stesso
desiderio sfuggito, al suo stesso dolore, alla sua stessa disperazione, sino
all’ultimo respiro.
Le inesorabili
Parche tessono le fila della sua vita, l’aggrovigliano nei suoi infiniti
istanti ribelli d’esistenza, spettatrici impassibili e commiserevoli di un
destino segnato, sino all’arrivo dell’oblio che l’attende sin dall’inizio e che
giunge a strapparle il suo ultimo brandello di libertà.
La
pièce è molto ben costruita da Diego Placidi sia
nella sua elaborazione testuale, molto raffinata, che nella sua struttura
registica curata scrupolosamente. Si lascia avvicinare, sfiorare da menti
rapite, attraversare da sguardi che entrano in quel nero corposo che non si fa
mai troppo conoscere, un distacco sapiente che nella prima parte, leggermente
lenta e molto complessa, forse risulta troppo eccessivo, ma che in una seconda
fase si apre sino a supportare con efficacia l’intero dramma.
La
protagonista, Francesca Verzaro, è
molto brava nel modulare la sua articolata interpretazione, ricca non solo di
parole ma soprattutto di sospiri, aneliti, piccoli movimenti e continui rimandi
concettuali.
Le
altre due interpreti femminili Giovanna
Cappuccio, Nunzia Mita sono
ben dirette dallo stesso regista, presente
sulla scena, che riesce ad intersecare ogni situazione; solo qualche eccessiva levità
nella voce non consente di afferrare il bel testo spesso oscurato anche dalla musica
in sottofondo che in qualche passo ci si aspetterebbe sospesa.
Le luci
sono molto ben studiate tanto da divenire altro argomento performante.
I
costumi, la scenografia, il trucco decisamente belli ed interessanti.
Tutto,
in questo racconto dark, è teso a comporre una forte vicenda umana, un’invocazione
che tiene sospesi sino all’ultima preghiera.
PERCHE’ AMO IL MIO
PECCATO
Autore: Diego Placidi
Regia Diego Placidi
Interpreti: Francesca
Verzaro, Giovanna Cappuccio, Nunzia Mita, Diego Placidi
Luci e Fonia: Mauro
Boninfante
PERCHE’ AMO IL MIO PECCATO è in scena al teatro KOPÓ sino a domenica 18 Maggio
PERCHE’ AMO IL MIO PECCATO è in scena al teatro KOPÓ sino a domenica 18 Maggio
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