Kiri, continuano le segnalazioni in Kirolandia blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale.
Per sognare con voi, di settimana in settimana, alcuni suggerimenti, piccoli e grandi, sia In che Off, selezionati sulla base delle vostre importanti indicazioni, in pieno kirostile, qualità libera da tutto e da tutti.
in merito al TEATRO
Il suo vero nome è Barbara Millicent Roberts, ma
per tutti è solo Barbie. Barbie è molto più di una semplice bambola. È un’icona
globale, che in 56 anni di vita è riuscita ad abbattere ogni frontiera
linguistica, culturale, sociale, antropologica. Per questo motivo la sua figura
attrae sempre più l’attenzione come fenomeno culturale e sociologico tanto da
dedicarle mostre come Barbie.
COMPLESSO
DEL VITTORIANO - ALA BRASINI - Roma - da venerdì 15 aprile a
domenica 11 settembre 2016, vari orari
Alphonse Mucha (1860-1939) è stato uno degli artisti più celebri dell’Europa a cavallo tra ‘800 e ‘900: combinando immagini di donne seducenti a composizioni e layout tipografici innovativi creò originalissimi manifesti. Nacque così un nuovo genere di arte visiva fiorito nella Parigi della Belle Époque. Lo stile Mucha venne a indicare ben presto tutta una serie di opere grafiche e oggetti decorativi che arredavano le case dei cultori dell’arte a Parigi e in altri Paesi, diventando un’icona dell’Art Nouveau. Nel 1904, durante una visita negli Stati Uniti, i mass media salutarono in Mucha il più grande artista decorativo del mondo.
Mentre nel contesto dell’arte internazionale aumentava la sua fama, in Mucha crebbe forte il desiderio di contribuire all’indipendenza politica delle Terre ceche e delle vicine regioni slave divise per secoli dalle potenze coloniali. Al di là di un’opulenza di facciata e di una visione modernista espresse dall’Esposizione universale di Parigi del 1900, nell’Europa centrale e orientale le tensioni politiche montavano. Mucha credeva nell’universalità dell’arte, nel suo potere d’ispirazione e di comunicazione, auspicando la creazione di un’unione spirituale dei popoli slavi e, in ultima analisi, di tutto il genere umano. L’artista sognava un mondo migliore, dove le minoranze etniche di qualsiasi background culturale avrebbero potuto vivere in armonia senza subire le minacce delle nazioni più potenti. L‘amore di Mucha per la propria terra e per gli ideali utopici si manifesta nel suo capolavoro, l’Epopea slava (1911-28).
Sotto l’egida dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano e con il patrocinio della Regione Lazio, la prima grande retrospettiva dedicata a Roma all’artista ceco Alphonse Mucha è organizzata e prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Mucha.
Curata da Tomoko Sato, la mostra si compone di oltre 200 opere tra dipinti, manifesti, disegni, opere decorative, gioielli e arredi, che concorrono a ripercorrere l’intero percorso creativo del massimo esponente dell’Art Nouveau.
L’evento vede come sponsor Generali, special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia e media partner Vogue Italia.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Il catalogo è edito da Skira per Arthemisia.
Con il Patrocinio dell’Assessorato Cultura e
Turismo del Comune di Roma, la mostra I Macchiaioli. Le collezioni svelate
curata da Francesca Dini è prodotta e organizzata daDart - Chiostro del
Bramante e Arthemisia Group.
DEBUTTI
"Donna
non rieducabile" di Stefano Massini
TEATRO ARGOT STUDIO - Roma - da martedì 3 a domenica 15 maggio 2016, ore 21.00_dom ore
18.00
Si ringrazia la collaborazione artistica di Rosario Tedesco e la
residenze presso gli spazi : Ex Lavanderia e Rialto Sant’Amborgio di Roma e
l’Associazione Annaviva .
In
occasione dei 10 anni dalla morte della giornalista russa Anna Politkovskaja, Elena Arvigo torna all’ Argot Studio di Roma, dal 3 al 15 maggio 2016, con Donna
non rieducabile, memorandum teatrale su Anna Politkovskaja. Lo spettacolo è
prodotto dal Teatro delle Donne – centro
nazionale di Drammaturgia che mise
in scena per la prima volta nel 2007, a solo sette mesi dalla morte della
giornalista, il testo “Donna non
rieducabile dell’ autore e regista allora residente al teatro delle Donne,
Stefano Massini.
Donna non rieducabile è un memorandum immaginario ispirato ai
reportage di Anna Politkovskaja, nota per il suo impegno sul fronte dei diritti
umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sue critiche al Presidente
della Federazione Russa Vladimir Putin, assassinata Il 7 ottobre 2006,
nell’ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando. Il
testo è composto da una serie di
istantanee, “quadri”, che propongono esperienze, situazioni, atmosfere e stati
d’animo e accompagnano il pubblico in un viaggio nelle terre russe e cecene. Un
percorso tra i racconti della giornalista russa che l’attrice ripropone con
grande intensità e immedesimazione. Un monologo di forte impatto e attualità
in grado di stimolare il pubblico e far
riflettere sul tema della libertà di
stampa e la responsabilità del sapere. Questo spettacolo fa parte del progetto Le
imperdonabili, una serie di studi iniziato nel 2013 su figure di donne,
mitiche e reali, legate dal filo rosso della guerra, donne imperdonabili perché
testimoni scomode della realtà che le circonda. Donne che scelgono di non
tacere e resistere – resistere ed agire. L’atto giornalistico e l’atto poetico
diventano così simbolo e testimonianza di una resistenza del pensiero.
“Appena
ho letto Donna non rieducabile –
spiega la Arvigo - ho sentito che non si trattava di un testo
semplicemente da mettere in scena ma piuttosto di un progetto di studio, un viaggio per cercare di rimanere fedeli allo
spirito sia di Anna P. e di Stefano Massini che ha scritto il testo ispirandosi
a questi appunti disordinati ai margini
della vita in Russia. Ho iniziato
raccogliendo quanto più materiale possibile su Anna P. e sugli argomenti
di cui si occupava per cercare di capire meglio, di andare a toccare con mano.
Ed è proprio questo progetto di studio che vorrei portare in scena, non commuovere ma muovere e stimolare nello spettatore la sua responsabilità di
testimone, la necessità di informarsi, e cercare le proprie domande. La regia di questo spettacolo non può mai considerarsi
chiusa ma è in continua evoluzione poiché anche il mio viaggio continua e
dunque muta la sua forma e si adatta alle nuove suggestioni”.
Accompagneranno
lo spettacolo una serie di iniziative e eventi quali letture, dibattiti e presentazioni
che si terranno presso il teatro nel corso delle due settimane di
programmazione. Il tema che unirà tutti gli eventi sarà quello del Testimone scomodo. L’intento è quello di
“aprire il palco” e attraverso la porta (unico elemento scenografico dello
spettacolo) accogliere il racconto di altre storie e testimonianze di questo
nostro tempo e offrire cosi un’occasione
di riflessione.
Autore: Stefano Massini - un progetto di
e con Elena Arvigo - video designer Andrea Basti - produzione
Il
Teatro delle Donne - Centro Nazionale di Drammaturgia
---
- Giovedì 5 Maggio,
dalle 19.00, Giulia Morello presenterà il suo libro Sono innamorata di Pippa Bacca Chiedimi perché (ed. Castelvecchi)
- Venerdì 6 Maggio, si
svolgerà, dalle 18.30, prima dello spettacolo, il dibattito “Perche’ Anna oggi?” riflettendo su
alcune questioni come Che vantaggio può
avere veicolare questo tipo di storie
attraverso il teatro? Che cosa significa teatro civile?
- Sabato 7 Maggio, alle
18.30 Valentina Carnelutti e Stefano
Scherini presentano alcune letture tratte dal loro spettacolo Non ho niente da aggiungere, nato per
commemorare il naufragio di Lampedusa del 3 Ottobre.
- Domenica 8 maggio, dopo
lo spettacolo, sarà proiettato il documentario Grozny Blues - Nomination Swiss Film Award 2016 - di Nicola
Bellucci scritto insieme alla giornalista Lucia Sgueglia.
- Gli
eventi della seconda settimana saranno quasi interamente dedicati alla figura della giornalista e scrittrice Svetlana Aleksievich, Premio Nobel per
la letteratura nel 2015. Leggeranno alcuni estratti dalle Preghiera per Cernobyl e Ragazzi
di Zinco, Eva Cambiale e Carlo Orlando. Sono in via di
programmazione anche letture tratte da Ester H. - La resistenza del
pensiero, di Damiano D’Innocenzo monologo
dedicato alla scrittrice olandese Esther Hillesum di origine ebrea vittima della Shoah.
Ogni sera dopo lo spettacolo alcuni attori hanno accolto l’invito e hanno deciso di aderire
all’ iniziativa “PALCOAPERTO “ e leggeranno brani a loro piacere legati al
“Testimonescomodo”. Tra gli attori che hanno aderito all’iniziativa: Alessandro
Averone, Mimosa Campironi, Marzia Ercolani, Caterina Gramaglia, Giuliano
Scarpinato, Katia Nani, Giuliano Scarpinato, Alice Spisa, e altri in via di
definizione.
---
Lo spettacolo
aderisce alla campagna di Amnesty International “Verita’ per Giulio Regeni” e
al crowdfunding per la 22 esima edizione di
“Scena Sensibile” .
www.teatroargotstudio.com
"LE MONOLOGHE" testo e regia di Angela
Calefato
TEATRO TRASTEVERE -
Roma - da martedì 3 a domenica 8 maggio 2016, ore
21.00_dom ore 18.00
Donna di neander, Anita Garibaldi, Cleopatra, Yoko Ono, Lorena Bobbit,
Bocca di Rosa
Le
Monologhe è un format teatrale
diverso ed originale, un
teatro di rivista di altri tempi che ricorda la tradizione di Bice Valori,
Delia Scala e Franca Valeri, nato due anni fa dalla penna di Angela Calefato,
e celebra, in chiave parodistica, donne che hanno lasciato un segno
nella storia.
Note icone della musica, eroine di guerra , imperatrici e mogli di uomini importanti si alternano sul palcoscenico e hanno 20-25 minuti a testa per smentire leggende e falsi miti che le riguardano. Tutte hanno la necessita' di svelare particolari inediti della loro storia e riproporsi al pubblico nelle vesti di nuove muse.
Note icone della musica, eroine di guerra , imperatrici e mogli di uomini importanti si alternano sul palcoscenico e hanno 20-25 minuti a testa per smentire leggende e falsi miti che le riguardano. Tutte hanno la necessita' di svelare particolari inediti della loro storia e riproporsi al pubblico nelle vesti di nuove muse.
“La
delirante” Lorena Bobbit: balzata sulle pagine della cronaca
mondiale tanti anni fa per un bizzarro e crudele atto di follia femminista che
le è valso per sempre il titolo di" eroina" da emulare.
“La
genuina” Bocca di Rosa: musa ispiratrice di una famosissima
canzone d’autore al centro, da oltre 50 anni, di contrastanti opinioni sulla
presunta identita'.
“L'audace” Anita
Garibaldi: donna coraggiosa e rivoluzionaria morta per
inseguire ideali politici ma soprattutto per amore dell'eroe dei due mondi a
soli 28 anni.
“L'inconsolabile” Donna di Neanderthal: estintasi
in modo misterioso e soppiantata dalla donna sapiens in un crudele progresso
della catena evolutiva
“L'affascinante”Cleopatra: simbolo
indiscusso della bellezza femminile e della ambizione politica, doti che non
son bastate tuttavia a farle conquistare l'impero romano.
“La controversa” Yoko Ono: la
vedova piu' famosa di tutti i tempi e anche la piu' contestata.
C'e'
qualcosa che accomuna le dive celebrate nelle MONOLOGHE dalle piu' antiche alle
piu' contemporanee. Il palcoscenico rappresenta l'opportunita' di riscattarsi
da un ruolo che l'immaginario collettivo ha distorto nel tempo. E punta i
riflettori su tutti gli aspetti della questione femminile mai risolti...dalla
donna di Neanderthal ad Anita Garibaldi, da Cleopatra a Yoko Ono...una chiave
parodistica e l'uso di un linguaggio contemporaneo ironico e mai volgare
assicura l'immedesimazione del pubblico con le protagoniste un impatto
Testo e regia di Angela Calefato con Angela Calefato, Francesca La Scala, Antonella
Petrone, Virginia Quaranta, Vita Rosat, Alice Longo e Carolina Ceccarelli
Quercia - disegno luci: Erika Barresi - costumi: Staff Wonder.
"focus on #trilogiadelcontemporaneo" di Giancarlo Nicoletti
TEATRO
COMETA OFF - Roma – da giovedì
5 a domenica 15 maggio – ore 21.00_dom ore 18.00
Planet Arts Collettivo Teatrale & Cometa Off
Dal 5 all’8 Maggio: Festa della Repubblica
Dal 12 al 15 Maggio: #salvobuonfine
Già rappresentati a Roma e nelle maggiori città italiane, i
tre lavori della Trilogia (#salvobuonfine”,
“Festa della Repubblica” e “Kensington Gardens”)
hanno riscosso un notevole successo di pubblico e critica, e ottenuto numerosi
riconoscimenti, fra cui la Selezione Premio “Dante Cappelletti”, il Premio di Drammaturgia Nazionale “DO.IT”, il Premio Speciale Drammaturgia
“Oltreparola 2015”, e ancora le fasi
finali di “Stazioni d’Emergenza – Galleria
Toledo” e del “Premio Teatro Traiano”.
I testi della Trilogia, inoltre, sono stati pubblicati nella collana “Le
Nebulose - Teatro” di ChiPiùNeArt
Edizioni.
"Festa
della Repubblica Cortocircuito Teatrale "- DRAMMATURGIA & REGIA
Giancarlo Nicoletti
2
Giugno. Una giornalista di cronaca nera e un intellettuale. Un’aspirante
showgirl, sua madre e un complottista illuminato. Il fascicolo con le prove
della trattativa Stato - Mafia. Il nipote del Presidente della Repubblica e due
mafiosi in missione. La lingua italiana non è nata a Firenze ma in Sicilia. Un
cantante e la moglie di un imprenditore scomparso. Un integerrimo Sottogretario
alla Cultura. Pezzi di cadavere nella buca delle lettere, poteri occulti, un talent
show per voci nuove. Il latino della Chiesa e il volgare medievale, la babele
dei dialetti, i video su Youporn. La comunicazione, la vita in streaming, il
linguaggio e la corsa al successo.
Con
Giancarlo Nicoletti - Valentina Perrella –
Claudia Portale – Alessandro Giova – Pierpaolo Saraceno - Luca Di Capua -
Cristina Todaro - Alberto Guarrasi - Silvia Carta - Diego Rifici - Alessandro Solombrino - SCENE
Giovanna Sottile - FOTO Luana Belli - GRAFICA
& VIDEO Paolo Lombardo - AIUTO REGIA Sofia Grottoli – Leonardo
Virgone - UFFICIO STAMPA Rocchina Ceglia - DISTRIBUZIONE E PROMOZIONE Altra Scena Art Management
- RODUZIONE
PlanetArts Collettivo Teatrale - DRAMMATURGIA E REGIA Giancarlo
Nicoletti
--
"#salvobuonfine
Istantanee Contemporanee" - DRAMMATURGIA & REGIA Giancarlo Nicoletti
Vincitore Premio Nazionale Drammaturgia
Contemporanea “DO.IT”
Selezione XI Edizione Premio “Dante
Cappelletti”
Premio Speciale Drammaturgia “CTAS
Oltreparola” XI Edizione
Finalista “Nuovo Premio Teatro Traiano”
Salvo
Buonfine ha ventun anni. Salvo Buonfine è bello, ambiguo, superficiale e cambia
una ragazza al giorno. Anita ama l’ordine; quando cresci un figlio da sola,
impari a gestirli bene, gli spazi della vita. Lorenzo è un giovane scrittore in
carriera; è colto, cosmopolita, profondo, ma ha capito bene come vanno le cose.
Clara cerca un senso ai suoi vent’anni, Dario fa ironia per esorcizzare le
paure, Enrico razionalizza per arginarle. Quando la scintilla di un legame
impossibile legherà Salvo a Lorenzo, le vite di tutti, con gli eventi
apparentemente indecifrabili che le compongono, non saranno più le stesse.
Con Riccardo Morgante - Luciano Guerra -
Valentina Perrella - Alessandro Giova - Chiara Oliviero e la partecipazione
amichevole di Antonello Angiolillo - FOTO Luana Belli - GRAFICA & VIDEO
Paolo Lombardo - ASSISTENTE alla REGIA
Martina Mattarozzi - SCENE Giulio Villaggio – Alessandra De Angelis
UFFICIO STAMPA Rocchina Ceglia - DISTRIBUZIONE E PROMOZIONE Altra Scena Art Management
- AIUTO REGIA Sofia Grottoli – Diego Rifici – Cristina Todaro - PRODUZIONE PlanetArts CollettivoTeatrale - DRAMMATURGIA
& REGIA Giancarlo Nicoletti
"ASPETTANDO UNA
CHIAMATA" di e con Matteo Cirillo
TEATRO STUDIO UNO - Sala Specchi - Roma - da giovedì 5 a domenica 8
maggio 2016, ore 21.15_dom ore 19.00
Monologo
brillante e ironico sull’attesa del “lavoro della vita” delle giovani
generazioni, uno spettacolo scritto e interpretato da Matteo Cirillo vincitore
del premio come Miglior attore alla rassegna “Autori sul cassetto attori sul
comò” 2015 del Teatro Lo Spazio.
“La
Repubblica garantisce a tutti i cittadini il diritto al lavoro”: sulla base
dell'articolo 4 della Costituzione Italiana, un ragazzo aspetta fiducioso una
chiamata che faccia valere questo suo diritto. “Il vero lavoro è saper
attendere” dice più volte il ragazzo che nel frattempo si allena a possibili
vite future: con le loro speranze, i loro sogni e le loro paure.
Un
giovane come tanti che con fiducia attende, ma da quanto tempo aspetta e per quanto
tempo ancora dovrà aspettare sono domande che non hanno una risposta. «Viviamo il nostro presente aspettando tempi migliori
– spiega Matteo Cirillo – aspettando che la crisi finisca, aspettando una
chiamata di lavoro. Così noi "giovani" rimaniamo intrappolati nel
tempo della giovinezza e nell'attesa di un "vero lavoro". Da bambini
sognavamo di fare l'astronauta, il calciatore o il medico; ora il nostro sogno
si è trasformato in un "magari mi chiamano a lavorare al call -
center"; quelli più "fortunati" vengono chiamati, altri
rimangono in attesa. Nell'attesa spesso si è da soli, nella solitudine o
ritrovi te stesso oppure ti perdi; nell'attesa i pensieri prendono vita,
nell'attesa la speranza è l'ultima a morire. Ma se muore la speranza cosa
resta?».
“Aspettando
una chiamata” in un susseguirsi di situazioni comiche, tragicomiche e
drammatiche, riflette con intelligenza sulla situazione contemporanea di un'intera
generazione giocando con un linguaggio fresco e diretto che prevede la rottura
totale della quarta parete. Un lavoro che offre
lo spunto per parlare di un tema attualissimo e controverso dei nostri tempi “Il
lavoro”, riuscendo a coinvolgere e
divertire lo spettatore grazie al suo sottile sarcasmo ed irresistibile
umorismo svelando tutto il talento di un giovanissimo e promettente artista.
Autore, regista, interprete: Matteo
Cirillo - luci Ivano Salamida - collaboratori Luigi Lauria, Gioele Rotini, Emanuele
Russo
www.teatrostudiouno.com
PROSEGUONO
"DECLINAZIONI D'AMORE: Dimensioni Parallele" Progetto ideato e diretto da Alessandra Fallucchi - Drammaturgia di Franca de Angelis
TEATRO STUDIO UNO - Sala Teatro - Roma - da giovedì 28 aprile
a domenica 8 maggio 2016, ore 20.30_dom
ore 18.00
PRIMA ASSOLUTA
“Declinazioni
d’Amore” progetto in residenza temporanea indaga il complesso mondo delle relazioni
sentimentali, mettendo in primo piano l'Amore come forza motrice, come ponte
fra la Vita e la Morte, energia, slancio, mezzo per crescere e per conoscere.
«Cos'e' l'amore? Come amiamo oggi? Sappiamo e vogliamo amare? Come ci
incontriamo? Come ci scegliamo? Cosa manca ai nostri incontri? Come ci
influenza oggi la società e la sua tecnologia? Quantità o Qualità dei rapporti?
Di cosa abbiamo paura? E perché? Conosciamo il tempo dell'attesa? Il senso del
mistero? Il Sacrifico in amore e' davvero così terribile e insensato? Siamo più
liberi o solo più infelici? Cos'e' per noi la felicità? Sono partita da queste
e altre domande – spiega Alessandra Fallucchi – perché molto personali, le ho
rivolte a me stessa e poi alle persone che mi circondano. Mi sono resa conto
che le stesse domande, magari formulate in maniera diversa, erano nella testa
di tanti…tantissimi».
Lo
spettacolo non vuole dare risposte ma aprire interrogativi sull'amore e le
relazioni con l’intenzione di ribaltarle, illuminarle, renderle vive,
commoventi, ironiche, pungenti, dolorose, poetiche, divertenti: come la vita.
Un' autentica domanda aperta al pubblico su temi che chiunque si e' trovato o
si trova o si troverà ad affrontare durante l'arco delle sua esistenza, almeno
una volta.
In un epoca
che il grande sociologo Bauman definisce “Liquida”, il rapporto con l'altro
erotico/sentimentale/emozionale diventa un fatto sociale, un modo di concepire
la vita e la morte e di rispondere nel quotidiano a questi temi. I rapporti si
sono sempre più liberati dalle catene e dalle restrizioni del matrimonio, e
siamo tutti alla ricerca di un modo soddisfacente di "stare insieme".
C'e' chi lo cerca autenticamente intraprendendo un percorso di analisi
personale e chi si lascia vivere, cercando nell'esperienza la chiave a queste
domande. C'e' chi e' vittima dei luoghi comuni, delle pressioni della famiglia,
degli amici, delle mode imposte e chi vuole essere trasgressivo a tutti i costi
in una forma di provocazione che diventa una maschera essa stessa, c'e' chi lo
rifiuta drasticamente e chi lo ricerca in maniera compulsiva.
FATTORE K in collaborazione con IL CARRO
DELL'ORSA_Un progetto ideato e diretto da Alessandra Fallucchi -
Drammaturgia di Franca de Angelis - Interpreti: Ludovica Di Donato, Stefano
Guerrieri, Stefano Lionetto, Sonia Merchiorri, Ilary Artemisia Rossi, Matteo
Tanganelli - Assistente alla regia Francesca Romana Biscardi - Scene: Maria
Alessandra Giuri - Costumi: Sandra Cianci - Luci: Paolo Macioci - Tecnico:
Valerio Sabino - Regista video: Leopoldo Medugno - Foto: Francesca Ocella -
Grafica: Federica Nanni - Organizzazione: Paolo Monaci e Rossella Compatangelo
- Residenza Temporanea Teatro Studio Uno
www.teatrostudiouno.com
"COMPAGNI DI BANCO" di Federico Moccia,
Christian Marazziti e Gianni Corsi
TEATRO DEI SERVI - Roma - da martedi 19
aprile a domenica 8 maggio2016 - ore
21 da martedì a venerdì_ 17.30 e 21 sabato_17.30 domenica
Ci
sono amicizie che resistono al tempo, nascono dai banchi di scuola e ti
accompagnano per tutta la vita. Altre che non ce la fanno e si perdono, e
durante la vita, a volte, ti ritrovi a pensare con nostalgia a quel rapporto
così sincero, così complementare e pensi a quanto sarebbe bello avere quel tuo
amico a fianco anche adesso che la scuola non vi tiene più vicini. E se nel
momento del bisogno la vita ti regalasse una seconda occasione?
Stefano,
incontra Antongiulio proprio nel momento peggiore per quest’ultimo, mentre è in
piedi sul parapetto di Ponte Sisto e riflette se è meglio concludere,
buttandosi nel fiume, la sua esperienza sulla terra. Stefano, allegro e un po’ incosciente,
e Antongiulio, preciso e un po’ timido, si incontrano così, dopo 25 anni, loro
che erano stati compagni di banco e migliori amici al liceo. Stefano prima tira
giù dal parapetto Antongiulio, poi lo riconosce e decide di non lasciarlo solo,
almeno finché non sarà sicuro che l’altro abbia rinunciato a buttarsi. Lo porta
con sé a conoscere il figlio, con cui non è mai riuscito a entrare in
sintonia, Riccardino Lorenzo Zurzolo e a
rincontrare dopo tanti anni la sorella Lorella con cui c’è ancora una
misteriosa questione da risolvere, fin dai tempi di scuola
A
sconvolgere ancora di più la situazione familiare allargata, arriva Claudia,
una bellissima attrice di provincia, a Roma provvisoriamente per un provino e
in cerca di ospitalità, che risveglierà l’energia giovanile dei nostri
protagonisti e la maturità del piccolo Riccardino.
Una
commedia, quasi una favola, per chi vuole ridere ed emozionarsi, che tratta con
ironia e sentimento l’importanza di essere testimoni attenti l’uno nella vita
dell’altro.
Roberto e Gabria Cipullo e
Francesco Tufarelli_Autori: Federico Moccia, Christian Marazziti e Gianni
Corsi-Regia: Federica Moccia - Interpreti: Micol Azzurro, Francesco Apolloni, Christian Marazziti, Cristiana Vaccaro, Lorenzo Zurzolo
www.teatroservi.it
"ReFusi combatti l'ignorantezza!" di Roberta Skerl
TEATRO MANZONI - Roma - da martedì 19 aprile a domenica 15 maggio 2016, dal martedì al venerdì ore 21
(terzo giovedì di rappresentazione ore 17 e ore 21; quarto martedì di
programmazione ore 19), sabato ore 17 ed ore 21, domenica ore 17.30.
Una commedia dall'ironia trascinante ed al contempo
capace di rivolgere uno sguardo lucido, disincantato ed acuto alla società che
ci circonda, con tutte le sue piccole e grandi follie che mettono a repentaglio
il nostro equilibrio sempre più precario.
"reFusi" nasce dall'incontro di due
personalità femminili coraggiose, argute interpreti nei loro lavori precedenti
della realtà quotidiana di questo insensato universo: il testo denso di
intuizioni ed emozione di Roberta Skerl, drammaturga milanese dalla penna
particolarmente prolifica ed originale, incontra la regia appassionata ed
incisiva di Vanessa Gasbarri, capace di vestire ogni commedia di ritmo, energia
e sentimento.
"reFusi" segna il ritorno sul
palcoscenico di Saverio Marconi in una commedia brillante dopo un lungo
percorso di direzione registica costellato da innumerevoli successi (dal
"Pinocchio" con le musiche dei Pooh a "Cabaret", dalla
prima versione italiana del musical "Cats" firmata assieme a Daniel
Ezralow sino a "Grease" e al più recente "Frankenstein
Junior"); con lui sul palco un terzetto di irresistibili paladini della commedia
all'italiana: il poliedrico ed effervescente Fabio Avaro, l'impetuoso spirito
partenopeo di Enzo Casertano e l'imprevedibile simpatia di Maria Lauria.
SINOSSI
I refusi sono gli errori di stampa e sono
l’ossessione di Rodolfo Marra (Saverio Marconi), che nella vita faceva il
correttore di bozze. Anche ora che non lo è più, gli strafalcioni che
continuamente vede sui libri e i giornali costituiscono per lui una ragione di
angoscia e tormento.
Ma in un momento di grave depressione, non sono più
solo gli errori di stampa ad agitarlo. Bensì tutti gli svarioni, le
incongruenze, le scorrettezze e insensatezze di questo folle mondo.
Il giorno in cui due inconsapevoli tecnici dei
citofoni (Fabio Avaro ed Enzo Casertano) suonano a casa sua per cambiargli
l’impianto, Rodolfo perde la testa. Sente il bisogno di sfogare con qualcuno la
propria pena e, armato di una pistola, prende in ostaggio i due poveretti e la
domestica ucraina (Maria Lauria) che gli fa le pulizie, poi.......
Pragma
srl _Autore: Roberta Skerl -Regia: Vanessa Gasbarri - Interpreti: Saverio
Marcon, Enzo Casertano, Fabio Avaro, Maria Lauria - Scene e costumi: Katia
Titolo -Disegno luci: Giuseppe Filipponio - Musiche a cura di Raffaello
Angelini - Assistenti alla regia: Olimpia Alvino, Alessandro Salvatori e
Stefano Starna
www.teatromanzoni.info
circa il MUSICAL
AMII
STEWART
In "LA VIA DEL SUCCESSO" di Tiziana D’Anella e
Lena Sarsen
Con SERGIO MUNIZ
TEATRO OLIMPICO - Roma - da martedì 3 a domenica 15
maggio 2016 ore 21.00_dom ore 18.00 - Riposo 5 e 9 maggio
Sarà una
star di calibro internazionale, la magnifica Amii Stewart, accompagnata dalle
straordinarie Lucy Campeti e Francesca Haicha Tourè, l’eccezionale interprete
de “La Via del Successo”, un classico musical americano.
Ventisei notissimi brani in programma, tra i
quali Listen, Think, I’m telling you, You can’t hurry love, Stop! In the name
of love, I feel good, Soul man, Joyful Joyful (The Supremes, Aretha Franklin,
Tina Turner, James Brown, Dreamgirls) vengono riportati in chiave moderna e
conditi di una robusta dose di r&b, soul e pop.
Come nella tradizione del musical, ampio
spazio è dedicato al balletto e alla grande orchestra dal vivo, che permettono di
trasmettere la contagiosa allegria e il ritmo trascinante delle canzoni,
lasciate rigorosamente in inglese. Il tutto condito da uno sfavillante
allestimento scenico, costumi scintillanti, e dai potenti mezzi illuminotecnici
e audiovisivi.
Questo spettacolo, è liberamente
ispirato alla carriera del gruppo vocale femminile statunitense "Diana
Ross & The Supremes", in auge negli anni '60, che grazie al team
produttivo della Motown Records, arrivarono con dodici singoli in vetta alla
classifica Billboard Hot 100 e alla classifica R&B. All’apice del loro
successo, a metà degli anni ’60, i media cominciarono a parlare di loro come
possibili rivali dei Beatles. Nel 1970 Diana Ross lasciò il gruppo per
intraprendere la carriera da solista, mentre le Supremes continuarono fino al
1977. Si sciolsero dopo una lunga carriera di quasi vent’anni di successo. Nel
maggio 1983 si riunirono in occasione di uno special televisivo per i
festeggiamenti dei venticinque anni della Motown Records. Quanto alla
popolarità mondiale la loro esperienza rese possibile per i futuri artisti di
R&B e afroamericani di arrivare ad un grosso successo discografico. La loro
fama è stata talmente smisurata che nel 1988 sono state inserite nella “Rock
and Roll All of Fame” e nella “Vocal Group Hall of Fame”. Nel 1994 gli è stata
assegnata una stella nella “Hollywood Walk of Fame”. La nostra storia richiama
in più punti la carriera di questo epocale gruppo femminile, inserendo dati
chiaramente riconducibili alla loro carriera. L’avvio si ha in una scuola di
musica di Detroit dove tre amiche, tre ragazze di colore, Karen, Mary e
Frenchie, fanno parte dello stesso gruppo di studi. Siamo fra gli anni 60 e 70,
hanno talento, e la loro ambizione è di mettere in scena uno spettacolo
musicale. Grazie ai contatti di Frenchie, riescono ad arrivare a New York per
incontrare Martin Thomas, il più importante manager di musica afroamericana,
che crede nelle loro innegabili doti vocali, ed organizza un concerto nel
prestigioso Saint James Theatre di New York. Presente alla serata ci sarà Roger
Peterson, presidente della Dolly Records, che le ingaggia per un contratto
discografico. Da qui, con una trasposizione di teatro nel teatro, si assisterà
ai vari tour di concerti delle tre ragazze, al percorso della loro carriera
seguita costantemente dal giornalista Alan Coleman, che le ospiterà anche nel
suo salotto televisivo, all’ascesa verso il proclamato successo. Il repertorio
musicale lo abbiamo scelto fra i maggiori successi soul e R&B. Parliamo
della cultura afroamericana, che ha dimostrato al mondo intero di avere una
propria identità influenzando all’epoca quasi un decennio, e che è rimasta nel
cuore e nella mente di tanti. Artisti come James Brown, Aretha Franklin, Marvin
Gaye, Tina Turner, Otis Redding e i successi delle stesse Supremes. Noi,
abbiamo partorito questa storia grazie all’amore e la passione per una colonna
sonora che ha accompagnato parte della nostra vita. Speriamo, di aver avuto
un’idea vincente…
Tiziana
D’Anella – Lena Sarsen
M & F
PRODUCTIONS_ AMII STEWART in
LA VIA DEL SUCCESSO di Tiziana
D’Anella e Lena Sarsen - con SERGIO MUNIZ - Musiche:
autori vari - Regia: Enzo Sanny - Arrangiamenti musicali: M° Marco Tiso - Coreografie: Stefano Vagnoli - Scene: Andrea Bianchi - Costumi: Martina Piezzo - Disegno luci: Massimo Tomasino - Disegno Audio: Sergio Barlozzi
CAST
ARTISTICO - Amii Stewart: Karen; Lucy Campeti: Mary; Francesca Haicha Touré: Frenchie; Will Weldon Roberson: Martin Thomas; Jean Michel Danquin: Roger Peterson – Frank; Sergio Muniz: Alan Coleman; Martina Gatto:
Betty – sarta - giornalist
4
ballerini e 12 elementi di orchestra dal vivo in scena
---
Tour:17
maggio Sanremo - 19 maggio Varese - 20 maggio Politeama Di Genova - 22 teatro
Verdi Di Montecatini
www.teatroolimpico.it
per L'ARTE
PROSEGUONO
"BARBIE. THE ICON " a cura di Massimiliano Capella
COMPLESSO
DEL VITTORIANO ALA BRASINI - Roma - da venerdì 15
Aprile a domenca 30 Ottobre 2016, vari
orari
Barbie as Marilyn, 1997 © Mattel Inc. |
The Icon che, appena conclusasi al MUDEC – Museo
delle Culture di Milano, arriva a Roma al Complesso del Vittoriano.
Nella sede romana la mostra, prodotta da Arthemisia
Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con Mattel, curata da
Massimiliano Capella, si è arricchita di nuovi prestiti dalla serie Barbie
Fashionista, tra cui i modelli Curvy, Tall e Petit, che riproducono le diverse
corporature femminili, e le wedding dolls della Coppia Reale inglese William e
Catherine.
Barbie. The Icon racconta l’incredibile vita di
questa bambola che si è fatta interprete delle trasformazioni estetiche e
culturali della società lungo oltre mezzo secolo di storia, ma - a differenza
di altri miti della contemporaneità che sono rimasti stritolati dal passare del
tempo - ha avuto il privilegio di resistere allo scorrere degli anni e
attraversare epoche e terre lontane, rappresentando oltre 50 diverse
nazionalità, e rafforzando così la sua identità di specchio dell’immaginario
globale.
Dal giorno in cui ha debuttato al New York
International Toy Fair, esattamente il 9 marzo 1959, Barbie ha intrapreso mille
diverse professioni. È andata sulla luna, è diventata ambasciatrice Unicef e ha
indossato un miliardo di abiti per 980 milioni di metri di stoffa. Soprattutto
Barbie è cambiata con lo scorrere del tempo, non solo delle mode o della moda,
e si è trasformata per essere sempre al passo con il mondo. Ed è diventata una
vera e propria icona.
Il percorso espositivo è studiato per offrire
diversi livelli di lettura: alle informazioni di approfondimento storico e
culturale per il pubblico adulto, si affiancano postazioni pensate per i bambini
che, attraverso una serie di attività coinvolgenti, potranno approfondire la
storia di Barbie.
www.ilvittoriano.com
"Alphonse Mucha" a cura di
Tomoko Sato
Alphonse Mucha Le stagioni: Estate - 1896 - Serie di quattro pannelli decorativi - Litografie a colori, 103x54 cm ciascuna © Mucha Trust 2016 |
Alphonse Mucha (1860-1939) è stato uno degli artisti più celebri dell’Europa a cavallo tra ‘800 e ‘900: combinando immagini di donne seducenti a composizioni e layout tipografici innovativi creò originalissimi manifesti. Nacque così un nuovo genere di arte visiva fiorito nella Parigi della Belle Époque. Lo stile Mucha venne a indicare ben presto tutta una serie di opere grafiche e oggetti decorativi che arredavano le case dei cultori dell’arte a Parigi e in altri Paesi, diventando un’icona dell’Art Nouveau. Nel 1904, durante una visita negli Stati Uniti, i mass media salutarono in Mucha il più grande artista decorativo del mondo.
Mentre nel contesto dell’arte internazionale aumentava la sua fama, in Mucha crebbe forte il desiderio di contribuire all’indipendenza politica delle Terre ceche e delle vicine regioni slave divise per secoli dalle potenze coloniali. Al di là di un’opulenza di facciata e di una visione modernista espresse dall’Esposizione universale di Parigi del 1900, nell’Europa centrale e orientale le tensioni politiche montavano. Mucha credeva nell’universalità dell’arte, nel suo potere d’ispirazione e di comunicazione, auspicando la creazione di un’unione spirituale dei popoli slavi e, in ultima analisi, di tutto il genere umano. L’artista sognava un mondo migliore, dove le minoranze etniche di qualsiasi background culturale avrebbero potuto vivere in armonia senza subire le minacce delle nazioni più potenti. L‘amore di Mucha per la propria terra e per gli ideali utopici si manifesta nel suo capolavoro, l’Epopea slava (1911-28).
Sotto l’egida dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano e con il patrocinio della Regione Lazio, la prima grande retrospettiva dedicata a Roma all’artista ceco Alphonse Mucha è organizzata e prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Mucha.
Curata da Tomoko Sato, la mostra si compone di oltre 200 opere tra dipinti, manifesti, disegni, opere decorative, gioielli e arredi, che concorrono a ripercorrere l’intero percorso creativo del massimo esponente dell’Art Nouveau.
L’evento vede come sponsor Generali, special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia e media partner Vogue Italia.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Il catalogo è edito da Skira per Arthemisia.
Immagine a
corredo: Alphonse Mucha Le stagioni: Estate -
1896 - Serie di
quattro pannelli decorativi -
Litografie a colori, 103x54 cm ciascuna © Mucha Trust 2016
www.ilvittoriano.com
"I Macchiaioli. Le
collezioni svelate" curata da Francesca Dini
CHIOSTRO DEL BRAMANTE - Roma - da mercoledì
16 marzo a domenica 4 settembre
2016, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 20.00 , sabato e domenica
10.00-21.00
Cristiano Banti, Ritratto della figlia Alaide. Olio su tavoletta, 30x42 cm. Collezione privata |
La mostra I Macchiaioli. Le collezioni svelate apre
al Chiostro del Bramante di Roma dal 16 marzo e ha il pregio di presentare al
pubblico per la prima volta importanti dipinti dei Macchiaioli e non solo,
collocandoli nel contesto delle antiche collezioni che in origine li
ospitarono.
Le opere che appartenevano a grandi collezioni del
passato - come quella di Cristiano Banti, Diego Martelli, Rinaldo Carnielo,
Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli,Enrico Checcucci, Camillo Giussani,
Mario Borgiotti - oggi sono confluite per lo più in collezioni private e
rappresentano un nucleo inedito del più importante movimento pittorico italiano
del XIX Secolo.
In mostra oltre 110 opere che rappresentano la
punta di diamante di ricchissime raccolte di grandi mecenati dell’epoca,
personaggi di straordinario interesse, accomunati dalla passione per la
pittura, imprenditori e uomini d’affari innamorati della bellezza, senza i
quali oggi non avremmo potuto ammirare questi capolavori. Talvolta donate dagli
autori stessi e più spesso acquistate per sostenere gli amici pittori in
difficili momenti, queste opere - in grado di assecondare il piacere estetico e
arricchire le più grandi quadrerie - sono diventate capolavori ricercati anche
dai grandi intenditori d’arte dei nostri giorni.
In un percorso di 9 sezioni - ciascuna intitolata
alla collezione di provenienza - il visitatore ha la possibilità di scoprire i
Macchiaioli, il movimento pittorico più importante dell’Ottocento italiano e il
clima storico che fa da sfondo alla vicenda di questi artisti, oltre ai temi, ai
contenuti e ai personaggi di questo rivoluzionario movimento: si potranno
ammirare opere quali Il Ponte Vecchio a Firenze (1878 ca.) di Telemaco
Signorini - fortunosamente recuperato da Borgiotti sul mercato inglese: un
capolavoro non più visto da decenni -, Il giubbetto rosso(1895) di Federico
Zandomeneghi, Marcatura dei cavalli in Maremma (1887) e Ciociara (Ritratto di
Amalia Nollemberg) del 1881 ca. di Giovanni Fattori, Place de la Concorde(1875)
e Campo di neve (1880 ca.) di Giuseppe De Nittis, accanto al Ritratto di Alaide
Banti in giardino (1875 ca.) di Cristiano Banti, Cucitrici di camicie rosse
(1863) diOdoardo Borrani, Sforni in veranda che legge (1914 ca.) e il Ritratto
della moglie Isa (1902 ca.) di Oscar Ghiglia.
In mostra, dunque, anche opere a cavallo tra
Ottocento e Novecento che raccontano come le conquiste formali e concettuali
dei Macchiaioli furono recepite e sviluppate dalle successive generazioni di
pittori.
La mostra vede come sponsor Generali Italia. L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
La mostra vede come sponsor Generali Italia. L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Il
catalogo è edito da Skira.
Immagine
a corredo: Cristiano Banti, Ritratto della figlia
Alaide. Olio su tavoletta, 30x42 cm. Collezione privata
www.chiostrodelbramante.it
"Correggio e
Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento" a cura di David Ekserdjian
SCUDERIE DEL QUIRINALE –
Roma – da sabato 12 marzo a domenica 26 giugno 2016, orari vari.
Attraverso una selezione di capolavori provenienti
dai più importanti musei del mondo, la mostra mette a confronto i percorsi di
due astri assoluti del Rinascimento italiano, Antonio Allegri detto Il
Correggio (1489-1534) e Francesco Mazzola detto Il Parmigianino (1503-1540).
Grazie al formidabile talento di questi due artisti, la città di Parma divenne
all’inizio del XVI secolo un centro artistico in grado di competere a pieno
titolo con le grandi capitali dell’arte italiana come Roma, Firenze e Venezia.
Correggio si recò a Parma solo alla fine degli anni
Dieci del Cinquecento, quando era già all’apice della carriera, e vi rimase per
il resto della sua vita. Con l’intento di esaminarne l’intero percorso
artistico, sono stati selezionati in mostra circa venti dipinti che
sottolineano opportunamente non solo la straordinaria carica emotiva e la gamma
di sentimenti espressi dal Correggio pittore di immagini religiose, ma anche le
sue opere di soggetto mitologico, che ebbero un’enorme influenza sugli artisti
successivi, dai Carracci, a Watteau, fino a Picasso.
Si potranno ammirare capolavori come la Madonna
Barrymore (Washington, National Gallery of Art), il Ritratto di dama (San
Pietroburgo, Museo Statale dell’Ermitage), Il martirio di Quattro santi (Parma,
Galleria Nazionale); Noli me tangere (Madrid, Museo del Prado), La Scuola di
Amore (Londra, National Gallery); Danae (Roma, Galleria Borghese).
Quanto a Parmigianino, la cui carriera lo vide
attivo anche a Roma e a Bologna, il numero di dipinti esposti sarà all’incirca
lo stesso, ma accanto a quelli di soggetto religioso e mitologico, l’accento
sarà posto anche sugli spettacolari risultati ottenuti nel genere del ritratto.
Una ampia selezione di opere su carta metterà in evidenza la profonda diversità
del loro approccio alla pratica del disegno: quello sostanzialmente funzionale
di Correggio sarà accostato alla produzione incomparabilmente più ricca e varia
di Parmigianino, artista mosso da un bisogno quasi ossessivo di disegnare. Tra
i capolavori presenti in mostra si ricorda la grandePala di Bardi, prima opera
realizzata dall’artista all’età di sedici anni, il monumentale San Rocco
dipinto per la Basilica di San Petronio a Bologna, la Conversione di Saulo
(Vienna, KUnsthistorisches Museum); la Madonna di San Zaccaria (Firenze,
Gallerie degli Uffizi); la celeberrima Schiava turca della Galleria Nazionale
di Parma e la cosiddetta "Antea", tra i ritratti più sofisticati e
misteriosi di tutto il Cinquecento.
Oltre a Correggio e Parmigianino, che naturalmente
saranno i protagonisti dell’evento espositivo, la mostra include anche dipinti
e disegni di altri quattro artisti meno celebri ma non meno talentuosi della
cosiddetta Scuola di Parma – Michelangelo Anselmi, Francesco Maria Rondani,
Girolamo Mazzola Bedoli e Giorgio Gandini del Grano – a dimostrazione del fatto
che uno degli effetti più notevoli della presenza a Parma di Correggio e
Parmigianino fu proprio l’emergere di una cerchia di allievi e discepoli.
A cura di
David Ekserdjian
Immagine
a corredo: Parmigianino (Francesco Mazzola), Ritratto di giovane donna detta
"Schiava turca" (particolare). Parma, Galleria Nazionale.
Su
concessione del Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo –
Polo Museale dell’Emilia Romagna. E’ vietata la duplicazione o riproduzione con
qualsiasi mezzo.
www.scuderiequirinale.it
Street Art - Banksy &
Co.
PALAZZO PEPOLI - Museo
della Storia di Bologna - Bologna - da
venerdì 18 marzo a domenica 26 giugno 2016, vari irari
Sul finire degli anni Sessanta del ‘900, nuove
pratiche artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale,
con l’intento di ridefinire la nozione di arte nello spazio pubblico. Sotto
l’etichetta street art, riuniamo oggi diverse forme di arte pubblica
indipendente, che riprendendo i codici della cultura pop e del graffittismo,
utilizzano il dialogo tra la strada e il web per dare vita a forme decisamente
innovative. Dopo dieci lustri, il fenomeno socio-culturale del graffitismo
urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività
contemporanea: le opere di artisti come Banksy hanno invaso le maggiori città
del mondo, e dagli anni Ottanta a oggi la stessa Bologna si è affermata come
punto di riferimento per molti artisti - da Cuoghi Corsello a Blu, passando per
Dado e Rusty - che hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro
segno sui muri. Dal 18 marzo al 26 giugno 2016 questa forma d’arte è raccontata
nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità nelle sale di Palazzo Pepoli -
Museo della Storia di Bologna con una grande mostra intitolata Street Art -
Banksy & Co. L’evento porterà inoltre per la prima volta in Italia la
collezione del pittore statunitense Martin Wong donata nel 1994 al Museo della
Città di New York, presentata nella mostra City as Canvas: Graffiti Art from the
Martin Wong Collection, a cura di Sean Corcoran curatore di stampe e fotografie
del Museo. Come mostra dentro la mostra, la sezione vuole individuare la New
York del 1980, nella quale si potranno ammirare lavori dei più grandi graffiti
writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady
Pink. La mostra, prodotta e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in
Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia Group, curata da Luca
Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, intende spiegare il valore
culturale e l’interesse artistico della street art. Il progetto nasce dalla
volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di
un gruppo di esperti nel campo della street art e del restauro con l’obiettivo
di avviare una riflessione sui principi e sulle modalità della salvaguardia e
conservazione di queste forme d’arte. Il progetto di “strappo” e restauro, una
sperimentazione condotta dal laboratorio di restauro Camillo Tarozzi, Marco
Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni muri bolognesi di Blu - uno dei dieci
street artists migliori al mondo come riporta una classifica del The Guardian
del 2011 -, quali il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza
titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza
titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione, è parso come un’occasione
propizia per una mostra che vuole contribuire all’attuale dibattito
internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica pone l’attenzione sul
problema della salvaguardia di queste testimonianze dell’arte contemporanea e
della loro eventuale e possibile
“musealizzazione” a discapito dell’originaria
collocazione ma a favore della loro conservazione e trasmissione ai posteri. La
mostra Street Art - Banksy & Co. racconta per la prima volta le influenze
sulle arti visive che la street art ha avuto e continua ad avere, passando per
quell’estetica che nacque a New York negli anni ‘70 grazie alla passione per il
lettering e il name writing di giovani dei quartieri periferici della città.
Espone le opere di autori associati al graffiti writing e alla street art, per
creare lungo il percorso le assonanze tra le diverse produzioni e spiegare il
modo in cui sono state recepite dalla società. Il patrimonio artistico è
protagonista dell’inedita esposizione ospitata a Palazzo Pepoli, che con la sua
corte coperta riproduce quella che potrebbe essere una porzione di città, luogo
ideale per raccontare una tappa importante della storia di Bologna. Il fine
utopistico e l’intento sono proteggere e conservare questa forma d’arte e
portare le attuali politiche culturali a riconoscere l’esigenza di una
ridefinizione degli strumenti d’intervento nello spazio urbano perché i
graffiti - oggi più di ieri - influenzano il mondo della grafica, il gusto
delle persone, l’Arte intera di questo secolo.
www.mostrastreetart.it
www.genusbononiae.it/palazzi/palazzo-pepoli/
"La seduzione
dell’antico Da Picasso a Duchamp da De Chirico a Pistoletto" a cura
di Claudio Spadoni
MAR – Museo d'Arte della città di Ravenna - Ravenna - da domenica 21 febbraio a domenica 26 giugno 2016, vari orari
Enti organizzatori: Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura, MAR
Ravenna . Con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Con il
sostegno di CMC Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, CNA Servizi
Ravenna
“Quel non so
che di antico e di moderno...” lo scriveva Carlo Carrà dopo la stagione
futurista, in un tempo in cui - era il 1916 - egli stesso era ormai rivolto a
un ripensamento del passato, come scrisse nei suoi due saggi Parlata su Giotto
e Paolo Uccello costruttore. Un pensiero, quello di Carrà, ambiguamente
definito “il ritorno all’ordine” che ormai andava diffondendosi anche oltre i
confini, dopo le “avventurose” sortite delle avanguardie che avevano segnato il
primo Novecento fino alla Grande Guerra. Ma se la fase delle avanguardie
storiche non poteva dirsi conclusa, almeno fino all’entrata in scena del
Surrealismo - di cui il manifesto del 1924 ne suggella la nascita -, il clima
storico era profondamente mutato, come testimoniano i “cambiamenti di rotta” di
diversi protagonisti di quelle stesse avanguardie. La mostra La seduzione dell’antico. Da
Picasso a Duchamp, da De Chirico a Pistoletto narra quanto sia stato
insopprimibile il richiamo all’“antico” lungo tutto il Novecento, come
testimoniato opere di artisti quali De Chirico, Morandi, Carrà, Martini,
Casorati, Sironi, Scipione, Fontana, Guttuso e Clerici, Schifano, Festa,
Angeli, Ceroli, Paolini, Pistoletto, Ontani, Mariani, Paladino, Duchamp, Man
Ray, Picasso e Klein esposte al MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna dal
21 febbraio al 26 giugno 2016. La
mostra, promossa dal MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna, realizzata
grazie al prezioso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e a
cura di Claudio Spadoni, ripercorre la storia del Novecento documentando
artisti e vicende che testimoniano l’attenzione all'“antico” non solo di coloro
estranei alle trasgressioni delle avanguardie, ma anche di molti che, senza
rinnegare la loro appartenenza a movimenti o tendenze, hanno attinto all’antico
proponendo un ritorno alla figuratività più quieta, appoggiata ai valori della
tradizione. Una tradizione intesa come
restituzione moderna di modelli dell’antico, anche fino all’esplicita
citazione; oppure in forma evocativa, come pretesto per una rilettura inedita,
come uno sguardo disincantato rivolto a opere e figure mitizzate del passato da
contestualizzare nella contemporaneità, per giungere alle operazioni più
disincantate e dissacratorie condotte da alcuni artisti. Attraverso otto
sezioni l’esposizione racconta protagonisti come De Chirico, Morandi, Carrà,
Martini e Casorati; il periodo cruciale del “ritorno all’ordine” fra le due
Guerre quando prima Sironi e poi gli artisti italiani più significativi
esponevano sotto l’etichetta del “Novecento”, il movimento promosso da Margherita Sarfatti; fino narrare il
Realismo magico, le versioni diversissime del Neobarocco, da Scipione a Fontana
a Leoncillo; illustrare attraverso le loro opere figure di artisti quali
Guttuso e Clerici; la stagione della Pop Art, con Schifano, Festa, Angeli,
Ceroli, e quindi, nel pieno dell'Arte Povera, raccontare di Paolini e
Pistoletto. E ancora, da Salvo ad Ontani, da Mariani a Paladino e la rilevante
presenza di stranieri quali Duchamp, Man Ray, Picasso, Klein. Il Novecento è stato il secolo all’insegna
del “nuovo” che ha visto le avanguardie dei primi decenni e quindi le
neoavanguardie del secondo dopoguerra protagoniste della scena artistica
internazionale, che la mostra intende descrivere, a cui la critica, i Musei, le
Fondazioni e il mercato dell’arte hanno rivolto sempre maggiori
attenzioni.
Comitato
scientifico Antonio Paolucci, Elena Pontiggia, Marco Bazzocchi, Claudio Spadoni
www.arthemisia.it www.mar.ra.it
"IL SIMBOLISMO Dalla Belle Époque alla
Grande Guerra" a
cura di Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in
collaborazione con Michel Draguet.
PALAZZO REALE - Milano - da mercoledì 3 febbraio a domenica 5 giugno 2106 - orari vari
Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra è una grande mostra che si inserisce in un preciso programma che Palazzo Reale dedica all’arte tra fine Ottocento e inizio Novecento e che ha già visto l’inaugurazione di Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau (fino al 20 marzo 2016).
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE eArthemisia Group, la mostra è a cura di Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in collaborazione con Michel Draguet.
“La prima grande mostra del 2016 di Palazzo Reale è dedicata a uno dei movimenti artistici che hanno marcato il passaggio dall’Ottocento al Novecento, segnando il superamento della rappresentazione oggettiva della realtà e approdando a una dimensione più intima e soggettiva del reale – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Un percorso suggestivo e affascinante che accompagnerà il visitatore in mostra, conducendolo lungo un percorso di opere straordinarie realizzate da quegli artisti che, nel corso della loro vita, hanno abbracciato il movimento simbolista”.
Con oltre 2.000 mq di superficie espositiva e 24 sale site al piano nobile di Palazzo Reale di Milano, Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra mette per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a circa un centinaio di dipinti, oltre alla scultura e una eccezionale selezione di grafica, che rappresenta uno dei versanti più interessanti della produzione artistica del Simbolismo, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private.
Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra è una grande mostra che si inserisce in un preciso programma che Palazzo Reale dedica all’arte tra fine Ottocento e inizio Novecento e che ha già visto l’inaugurazione di Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau (fino al 20 marzo 2016).
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE eArthemisia Group, la mostra è a cura di Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in collaborazione con Michel Draguet.
“La prima grande mostra del 2016 di Palazzo Reale è dedicata a uno dei movimenti artistici che hanno marcato il passaggio dall’Ottocento al Novecento, segnando il superamento della rappresentazione oggettiva della realtà e approdando a una dimensione più intima e soggettiva del reale – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Un percorso suggestivo e affascinante che accompagnerà il visitatore in mostra, conducendolo lungo un percorso di opere straordinarie realizzate da quegli artisti che, nel corso della loro vita, hanno abbracciato il movimento simbolista”.
Con oltre 2.000 mq di superficie espositiva e 24 sale site al piano nobile di Palazzo Reale di Milano, Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra mette per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a circa un centinaio di dipinti, oltre alla scultura e una eccezionale selezione di grafica, che rappresenta uno dei versanti più interessanti della produzione artistica del Simbolismo, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private.
www.palazzorealemilano.it
"MATISSE E IL SUO TEMPO" a cura di Cécile Debray
PALAZZO CHIABLESE - Torino - da sabato 12
dicembre 2015 a domenica 15 maggio 2016 - orari vari
Promossa
dal Comune di Torino --‐
Assessorato alla Cultura, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Piemonte e dal Polo Reale di Torino e organizzata dal Centre
Pompidou di Parigi, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group.
“Ho lavorato per arricchire la mia
intelligenza, per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito, sforzando
tutto il mio essere alla comprensione delle diverse interpretazioni dell’arte
plastica date dagli antichi maestri e dai moderni.” Henri Matisse,
Notes d'un peintre in “La Grande
Revue”, 25 dicembre 1908 Matisse “l’ansioso, il follemente anioso” -¬‐ così lo descrive uno dei suoi amici
divisionisti --‐ domina l’arte della prima metà del
XX Secolo ed è considerato uno delle coscienze artistiche più affascinanti del
Novecento. Sempre al centro di dibattiti, durante tutta la sua carriera è stato
capogruppo dei fauves, osservatore critico del cubismo, discepolo di Signac,
Renoir e Bonnard, rivale di Picasso, maestro d’accademia e infine precursore di
un’arte che anticipa l’espressionismo astratto newyorkese. Con 50 opere di
Matisse e 47 di artisti a lui coevi quali Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani,
Miró, Derain, Braque, Marquet, Léger – tutte provenienti dal Centre Pompidou –
la mostra “Matisse e il suo tempo” si prefigge di mostrare le opere di Matisse
attraverso l’esatto contesto delle sue amicizie e degli scambi artistici con
altri pittori.
Così, per mezzo di confronti visivi
con opere di artisti suoi contemporanei, sarà possibile cogliere non solo le
sottili influenze reciproche o le fonti comuni di ispirazione, ma anche una
sorta di “spirito del tempo”, che unisce Matisse e gli altri artisti e che
coinvolge momenti finora poco studiati, come il modernismo degli anni quaranta
e cinquanta. Opere di Matisse quali Icaro (della serie Jazz del 1947), Grande
interno rosso (1948), Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso (1946) sono
messe a confronto con i quadri di Picasso, come Nudo con berretto turco (1955),
di Braque, come Toeletta davanti alla finestra (1942), di Léger, come Il tempo
libero – Omaggio a Louis David (1948--‐1949)
Promossa dal Comune di Torino --‐ Assessorato alla Cultura, dalla
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e dal
Polo Reale di Torino e organizzata dal Centre Pompidou di Parigi, 24 ORE
Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group,
La mostra curata da Cécile Debray
conservatore Centre Pompidou. Dieci sezioni in mostra illustrano, secondo un
percorso cronologico intercalato da approfondimenti tematici, le figure
matissiane delle odalische --‐ come in Odalisca con pantaloni rossi del 1921 --‐; la raffigurazione dell’atelier,
soggetto ricorrente nell’opera di Matisse ma che, negli anni bui della Seconda
Guerra Mondiale, dà luogo a quadri stupefacenti a firma di Braque (L'Atelier IX,
1952--‐56) e Picasso (Lo studio, 1955);
l’opera e il percorso di Matisse dai suoi esordi con Gustave Moreau (1897--‐99) fino alla sua scomparsa negli
anni Sessanta e alle ultime carte dipinte e ritagliate.
Sponsor:
Lottomatica e come sponsor tecnici Grandi Stazioni, Trenitalia, Coop, Canale
Arte.
Con
il supporto di La Rinascente.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD. Il
catalogo è edito da 24 ORE Cultura --‐
Gruppo 24 ORE.
www.mostramatisse.it
"Toulouse-Lautrec La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest"
MUSEO
DELL'ARA PACIS - Roma - da venerdì 4 dicembre 2015 a domenica 8 maggio
2016 - orari vari
Promossa e prodotta da Roma Capitale - Sovrintendenza
Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia Group e organizzata con Zètema Progetto Cultura.
“[…] la novità è raramente l'essenziale. Questo ha a che fare con una cosa sola: rappresentare un soggetto meglio di quanto faccia la sua natura intrinseca.”
Henri de Toulouse-Lautrec
“[…] la novità è raramente l'essenziale. Questo ha a che fare con una cosa sola: rappresentare un soggetto meglio di quanto faccia la sua natura intrinseca.”
Henri de Toulouse-Lautrec
Con circa 170 opere provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, arriva al Museo dell’Ara Pacis di Roma una grande mostra su Toulouse-Lautrec, il pittore bohémien della
Parigi di fine Ottocento, che ripercorre l’attività dell’artista dal 1891 al
1900, poco prima della sua morte avvenuta a soli 36 anni.
La mostra, promossa e prodotta da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia Group e organizzata con Zètema Progetto Cultura, consentirà di portare a Roma il fiore della raccolta di opere di Toulouse-Lautrec conservata Al Museo di Belle Arti di Budapest (Szépmű vészeti Múzeum), uno dei più importanti in Europa, con capolavori che vanno dal Medioevo al Novecento. In occasione dell’esposizione romana, curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor, circa 170 litografie della collezione (tra cui otto affiches di grande formato e due cover degli album della cantante, attrice e scrittrice francese Yvette Guilbert con circa 10 litografie) lasceranno Budapest per essere esposte al Museo dell’Ara Pacis dal 4 dicembre 2015 all’8 maggio 2016.
Attraverso questa esposizione sarà possibile conoscere a tutto tondo l'opera grafica di Toulouse-Lautrec: manifesti, illustrazioni, copertine di spartiti e locandine, alcune delle quali sono autentiche rarità perché stampate in tirature limitate, firmate e numerate e corredate dalla dedica dell'artista.
Henri de Toulouse-Lautrec è considerato il più famoso maestro di manifesti e stampe tra il XIX e XX Secolo. Tra le peculiarità della sua arte, è l’avere come soggetto la più disparata umanità illustrata in momenti quotidiani o di divertimento, affascinando così la borghesia francese. Sua grande fonte d’ispirazione è il quartiere parigino di Montmartre e la maggior parte delle sue opere sono riconducibili alla vita notturna e ai locali di questa zona. Sono rappresentazione d’istanti di vita quotidiana che Lautrec restituisce con un effetto di grande immediatezza: in poco tempo l’artista diventa uno degli illustratori e disegnatori più richiesti di Parigi; gli sono commissionati manifesti pubblicitari per le rappresentazioni teatrali, i balletti e gli spettacoli, oltre che illustrazioni d’importanti riviste dell’epoca, come la satirica Le Rire.
Nel percorso di mostra, oltre le opere di Toulouse-Lautrec, rare immagini (fotografie e riprese cinematografiche) d’inizio Novecento evocano la Parigi della Belle Époque. Inoltre, un’applicazione interattiva guida il visitatore alla scoperta della tecnica litografica e delle tecniche di stampa di fine Ottocento, dai colori accesi e la riproduzione su vasta scala, ai presupposti per la nascita del manifesto pubblicitario, di cui egli è stato con la sua arte il precursore.
La mostra vede come sponsor Generali Italia, come sponsor tecnico Codognotto e come partner dell’iniziativa Trenitalia.
La mostra, promossa e prodotta da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia Group e organizzata con Zètema Progetto Cultura, consentirà di portare a Roma il fiore della raccolta di opere di Toulouse-Lautrec conservata Al Museo di Belle Arti di Budapest (Szépmű vészeti Múzeum), uno dei più importanti in Europa, con capolavori che vanno dal Medioevo al Novecento. In occasione dell’esposizione romana, curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor, circa 170 litografie della collezione (tra cui otto affiches di grande formato e due cover degli album della cantante, attrice e scrittrice francese Yvette Guilbert con circa 10 litografie) lasceranno Budapest per essere esposte al Museo dell’Ara Pacis dal 4 dicembre 2015 all’8 maggio 2016.
Attraverso questa esposizione sarà possibile conoscere a tutto tondo l'opera grafica di Toulouse-Lautrec: manifesti, illustrazioni, copertine di spartiti e locandine, alcune delle quali sono autentiche rarità perché stampate in tirature limitate, firmate e numerate e corredate dalla dedica dell'artista.
Henri de Toulouse-Lautrec è considerato il più famoso maestro di manifesti e stampe tra il XIX e XX Secolo. Tra le peculiarità della sua arte, è l’avere come soggetto la più disparata umanità illustrata in momenti quotidiani o di divertimento, affascinando così la borghesia francese. Sua grande fonte d’ispirazione è il quartiere parigino di Montmartre e la maggior parte delle sue opere sono riconducibili alla vita notturna e ai locali di questa zona. Sono rappresentazione d’istanti di vita quotidiana che Lautrec restituisce con un effetto di grande immediatezza: in poco tempo l’artista diventa uno degli illustratori e disegnatori più richiesti di Parigi; gli sono commissionati manifesti pubblicitari per le rappresentazioni teatrali, i balletti e gli spettacoli, oltre che illustrazioni d’importanti riviste dell’epoca, come la satirica Le Rire.
Nel percorso di mostra, oltre le opere di Toulouse-Lautrec, rare immagini (fotografie e riprese cinematografiche) d’inizio Novecento evocano la Parigi della Belle Époque. Inoltre, un’applicazione interattiva guida il visitatore alla scoperta della tecnica litografica e delle tecniche di stampa di fine Ottocento, dai colori accesi e la riproduzione su vasta scala, ai presupposti per la nascita del manifesto pubblicitario, di cui egli è stato con la sua arte il precursore.
La mostra vede come sponsor Generali Italia, come sponsor tecnico Codognotto e come partner dell’iniziativa Trenitalia.
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coverage by Sky Arte HD. -
Il catalogo è edito da Skira.
www.arapacis.it
Kirosegnaliamo esce all’inizio di ogni settimana, chi
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