MENU

K-HOME | KIROLANDIA | KIRI | REGOLAMENTO | CONTATTI  | corrente culturale | fridaartes | privacy e cookie | disclaimer
Kirosegnaliamo | Kiroalmanacco | Kirosegnaliamo
K-NEWS | PALCOSCENICO | MUSICA | ARTE | CINEMA | LIBRI | COSTUME/SOCIETA' | SCIENZE/NATURA |FOTO | DISEGNI/PITTURE | RACCONTI | POESIE | VIDEO
IppoKiro PutzoKiro MayaKira ManuKira AttiroKira MireKira VeraKira CeresKira VolpocaKiro Krouge

venerdì 1 febbraio 2019

IL MAESTRO E MARGHERITA con un bravissimo MICHELE RIONDINO ed un cast eccezionale rivive di grande bellezza sul palco del TEATRO ELISEO


 Recensione critica dello spettacolo IL MAESTRO E MARGHERITA regia di Andrea Baracco 
di Michail Bulgakov - riscrittura di Letizia Russo
Prima replica, martedì  ventidue gennaio duemiladiciannove, TEATRO ELISEO - Roma.



Si apre il sipario e da subito si è proiettati in una dimensione in bilico tra irreale ed illogico esistere.

Nella penombra, un rapido prologo, tra le mani un libro brucia e le sue vitali fiamme sono difficili a spegnersi, quasi si alimentino al soffio dell'essere, perché come dice Satana "i manoscritti non bruciano", ma sono in grado di sopravvivere per sempre, così accade anche ad IL MAESTRO E MARGHERITA, capolavoro letterario dell'autore russo Michail Bulgakov, che ritrova sua nuova alta forma espressiva nella bellissima riscrittura teatrale di  Letizia Russo, diretta egregiamente da Andrea Baracco, trasposizione scenica ugualmente forte quanto il romanzo tanto da scuotere con decisione il pubblico.

Ed ecco pronte a strutturarsi prepotentemente sul palco del TEATRO ELISEO singolari e sorprendenti vicende custodite in un nero prodigioso e demoniaco scrigno che, nel suo lento e progressivo disvelarsi, raccontano una complessa profondità finemente intrecciata. Nella rielaborazione teatrale, intessuta tra episodi molto ben amalgamati sin dall'inizio, linearità tortuose, ma chiare, si sostengono l'una con l'altra come in un continuo entrare ed uscire, non solo metaforico, attraverso quasi inafferrabili figurazioni mentali.


L'assurdo, quanto ammissibile, incontro tra due dialoganti sull'esistenza di Dio e su quella di Cristo, con Woland, un Satana moderno, accompagnato da un'eccentrica combriccola, chiamatosi anch'egli in causa nel disquisire tra loro, apre alla concatenazione degli eventi. Così, mentre terribili atrocità passate, a cui il demonio dice di aver assistito, sono pronte ad essere evocate di nuovo, ed altre future da lui predette, stanno per concretizzarsi, gli increduli spettatori si trovano a vivere una storia che si consuma in una densa manciata di giornate. Nel fulcro sta anche l' imperituro amore tra Margherita verso il Maestro, audace autore di un testo su Ponzio Pilato, osteggiato dalla critica sovietica e quindi da lui bruciato, la cui vicenda diviene ulteriore tema della narrazione.

In una fittissima rete di avvenimenti, che seguono ingannevoli e metaforici nessi, ciò che più s'innalza a strappare i fragorosi applausi, tenuti sospesi sino alla fine, è di certo la somma bravura di ciascun interprete capace d'essere una serie di eccessivi personaggi, nelle gestualità e nelle modulazioni recitative sino a trasmettere vari livelli d'interiorità attraverso variabili esteriorità. Tra loro, sicuramente, rapisce la capacità affabulatoria di Michele Riondino sul palco Woland, che nella sua deformità corporea e alterazione vocale, è un credibile diavolo contemporaneo, carismatico finanche in quel mefistofelico sgradevole soffio da felino.

Ma, sopra ogni cosa, ciò che cattura ed invade completamente è l'estetica evocativa di tutto lo spettacolo, supportata da una scenografia molto dark che, per quanto essenziale, è espressiva oltremodo in ogni suo singolo dettaglio. Ogni immagine è carica di bellezza rappresentativa, ogni singola scena, ogni specifico atto, assurge quasi ad immagine simbolo e s'inserisce nelle linee conduttrici mentre si manifestano semplici sonorità atte a divenire altre guide metaforiche.  Come quel drappo rosso che scivola veloce nell'incedere di Ponzio Pilato e traccia di rosso e di sangue indelebile ogni accadimento, ma anche il continuo aprirsi e chiudersi delle porte e lo psicotico verso palatale del bravissimo Alessandro Pezzali sulla scena interprete del valletto Korov'ev .

Così, mentre gli spettatori, completamente rapiti, assistono al meraviglioso volo, su una magica altalena, di Margherita oramai strega, interpretata da Federica Rosellini, bravissima soprattutto nel suo librarsi e liberarsi anche recitativo, quel suo soprannaturale innalzarsi sulla realtà diviene acme di questa gotica rappresentazione i cui incredibili sviluppi tendono a convergere, uno di seguito all'altro, in una potente scena finale durevole nella mente.

Mancano solo pochi giorni prima che IL MAESTRO E MARGHERITA voli via dalla capitale e sarebbe un peccato mentale non vedere questo capolavoro.  

- Andrea Alessio Cavarretta - 
_Kirolandia_


 Foto di Guido Mencari



"IL MAESTRO E MARGHERITA"
di Michail Bulgakov
riscrittura di Letizia Russo
Con
Michele Riondino nel ruolo di Woland
e
Francesco Bonomo Maestro/Ponzio Pilato
Federica Rosellini Margherita
e con Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti,  Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini,  Diego Sepe, Oskar Winiarski
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Simone De Angelis
musiche originali Giacomo Vezzani
Regia Andrea Baracco
Produzione Teatro Stabile dell’Umbria
con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spa in occasione dei 40 anni di attività dell’impresa