Recensione critica dello spettacolo IL MAESTRO E MARGHERITA regia di Andrea Baracco
di Michail Bulgakov - riscrittura di Letizia Russo
Prima replica, martedì ventidue gennaio duemiladiciannove, TEATRO ELISEO - Roma.
Si apre il sipario e da subito si è proiettati in una
dimensione in bilico tra irreale ed illogico esistere.
Nella penombra,
un rapido prologo, tra le mani un libro brucia e le sue vitali fiamme sono difficili
a spegnersi, quasi si alimentino al soffio dell'essere, perché come dice
Satana "i manoscritti non bruciano", ma sono in grado di sopravvivere
per sempre, così accade anche ad IL MAESTRO E MARGHERITA, capolavoro letterario
dell'autore russo Michail Bulgakov, che ritrova sua nuova alta
forma espressiva nella bellissima riscrittura teatrale di Letizia
Russo, diretta egregiamente da Andrea Baracco,
trasposizione scenica ugualmente forte quanto il romanzo tanto da scuotere con
decisione il pubblico.
Ed ecco pronte a strutturarsi prepotentemente sul
palco del TEATRO ELISEO singolari e sorprendenti vicende custodite in un nero
prodigioso e demoniaco scrigno che, nel suo lento e progressivo disvelarsi,
raccontano una complessa profondità finemente intrecciata. Nella rielaborazione
teatrale, intessuta tra episodi molto ben amalgamati sin dall'inizio, linearità
tortuose, ma chiare, si sostengono l'una con l'altra come in un continuo
entrare ed uscire, non solo metaforico, attraverso quasi inafferrabili
figurazioni mentali.
L'assurdo, quanto ammissibile, incontro tra due dialoganti
sull'esistenza di Dio e su quella di Cristo, con Woland, un Satana moderno,
accompagnato da un'eccentrica combriccola, chiamatosi anch'egli in
causa nel disquisire tra loro, apre alla concatenazione degli eventi. Così,
mentre terribili atrocità passate, a cui il demonio dice di aver assistito,
sono pronte ad essere evocate di nuovo, ed altre future da lui predette, stanno
per concretizzarsi, gli increduli spettatori si trovano a vivere una storia che
si consuma in una densa manciata di giornate. Nel fulcro sta anche l'
imperituro amore tra Margherita verso il Maestro, audace autore di un testo su
Ponzio Pilato, osteggiato dalla critica sovietica e quindi da lui bruciato, la
cui vicenda diviene ulteriore tema della narrazione.
In una fittissima rete di avvenimenti, che seguono
ingannevoli e metaforici nessi, ciò che più s'innalza a strappare i fragorosi
applausi, tenuti sospesi sino alla fine, è di certo la somma bravura di ciascun
interprete capace d'essere una serie di eccessivi
personaggi, nelle gestualità e nelle modulazioni recitative sino
a trasmettere vari livelli d'interiorità attraverso variabili
esteriorità. Tra loro, sicuramente, rapisce la capacità affabulatoria di Michele Riondino sul palco Woland, che nella
sua deformità corporea e alterazione vocale, è un credibile diavolo contemporaneo, carismatico finanche in
quel mefistofelico sgradevole soffio da felino.
Ma, sopra ogni cosa, ciò che cattura ed invade
completamente è l'estetica evocativa di tutto lo spettacolo,
supportata da una scenografia molto dark che, per quanto essenziale, è
espressiva oltremodo in ogni suo singolo dettaglio. Ogni immagine è carica
di bellezza rappresentativa, ogni singola scena, ogni specifico atto,
assurge quasi ad immagine simbolo e s'inserisce nelle linee conduttrici
mentre si manifestano semplici sonorità atte a divenire altre guide metaforiche.
Come quel drappo rosso che scivola veloce nell'incedere di Ponzio Pilato e
traccia di rosso e di sangue indelebile ogni accadimento, ma anche il continuo
aprirsi e chiudersi delle porte e lo psicotico verso palatale del
bravissimo Alessandro Pezzali sulla scena interprete
del valletto Korov'ev .
Così, mentre gli spettatori, completamente
rapiti, assistono al meraviglioso volo, su una magica altalena, di
Margherita oramai strega, interpretata da Federica Rosellini, bravissima
soprattutto nel suo librarsi e liberarsi anche recitativo, quel suo
soprannaturale innalzarsi sulla realtà diviene acme di questa gotica
rappresentazione i cui incredibili sviluppi tendono a convergere, uno
di seguito all'altro, in una potente scena finale durevole nella
mente.
Mancano solo pochi giorni prima che IL MAESTRO E
MARGHERITA voli via dalla capitale e sarebbe un
peccato mentale non vedere questo capolavoro.
- Andrea Alessio Cavarretta -
_Kirolandia_
Foto di Guido Mencari
"IL MAESTRO E MARGHERITA"
di Michail Bulgakov
riscrittura di Letizia Russo
Con
Michele Riondino nel ruolo di Woland
e
Francesco Bonomo Maestro/Ponzio Pilato
Federica Rosellini Margherita
e con Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe, Oskar Winiarski
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Simone De Angelis
musiche originali Giacomo Vezzani
Regia Andrea Baracco
Produzione Teatro Stabile dell’Umbria
con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spa in occasione dei 40 anni di attività dell’impresa