Tra pochi giorni
partirà nella capitale la quinta edizione della rassegna di Teatro Off, ARTEMIA
OFF del CENTRO CULTURALE ARTEMIA, per tre fine settimana consecutive, saranno
in scena, uno dopo l'altro, tre intriganti spettacoli, il 15 e 16 Febbraio Dracula
– L’estasi del sangue di Simone Calcagno, subito dopo dal 21 al 23 Febbraio Storie dal genere umano
di Danilo Caiano e per concludere il 29 Febbraio ed il 1 Marzo L’ultimo
minatore di Antonio Mocciola con la regia di Marco
Prato.
Tra tante
proposte, le tre pièce sono state scelte seguendo dei criteri molto precisi
inerenti alla promozione di forme espressive innovative, nel segno
dell’artisticità e della sperimentazione.
In anteprima, noi Kiri
di KIROLANDIA abbiamo incontrato la direttrice Maria Paola Canepa, insieme agli autori e registi delle rispettive
rappresentazioni per farci raccontare qualcosa in più.
Maria
Paola Canepa le
prime due domande sono d'obbligo a te che dirigi con tanta vitalità ed amore il
CENTRO CULTURALE ARTEMIA piccolo gioiello della Capitale e che hai scelto i tre
interessanti spettacoli che andranno in scena nella tanto attesa rassegna di
Teatro Off.
Intanto
raccontaci quando e perché è nata l'idea di creare un simile contenitore?
Innanzitutto
voglio ringraziarvi per il vostro costante ed importantissimo supporto. Come
voi ben sapete, Artemia è una realtà che vive di se stessa e della cultura che
produce e canalizza attraverso le iniziative che organizza. In questi anni ho
conosciuto tantissimi meravigliosi artisti, ed a tanti di loro ho letto negli
occhi quell'incontenibile “urgenza” di comunicare, a modo loro, la propria
arte. Un po’, quello che è successo a me aprendo questo posto 7 anni fa. Con
tanta energia, amore ed una grande dose di sana incoscienza. Artemia non è solo
un teatro, ma un vero e proprio centro culturale dove ogni angolo è predisposto
per ospitare la creatività degli artisti (in qualsiasi campo), la curiosità del
pubblico ma sempre con l’intento di stimolare entrambi. Siamo considerati,
ahimè, un “circuito alternativo” e confesso che la cosa mi fa sorridere perché
credo che sarebbe bellissimo se ci fossero tantissimi posti dove l’arte e la
cultura transitino in maniera trasversale e a diversi livelli. Simili posti
dovrebbero essere più la regola che l’eccezione, ma visto che siamo
“alternativi” abbiamo pensato anche a questo contenitore per dare spazio ad
altri “alternativi”, e intendo compagnie che abbiano voglia e sentano
“l’urgenza” di fare ricerca e sperimentazione (che secondo me sono il motore
dell’arte), e che abbiano bisogno di una “casa” dove sentirsi a proprio agio per
creare senza sovrastrutture, sentendosi liberi di non seguire cliché
prestabiliti, e per dare l’opportunità al pubblico di avere altri punti di
vista. ARTEMIA OFF non è altro che il risultato di questa sperimentazione e
ricerca.
Questa è ancora
una volta una grossa sfida, perché come vi ho detto prima, voglio presentare al
pubblico “un altro punto di vista”. Un punto di vista non convenzionale. Gli
argomenti dei tre spettacoli in rassegna infatti, sono molto diversi tra di
loro. Molti degli artisti che presenteranno i loro spettacoli, hanno già
vissuto in passato questo contenitore ed hanno sperimentato per la prima volta
propri spettacoli ad Artemia, ed alcuni sono pure diventati molto importanti e
sono stati anche rappresentati in teatri molto più grandi, questo mi riempie di
orgoglio. Essere consapevole di mettere a disposizione uno spazio che possa
fungere da “calderone creativo” dove “cuocere” nuove idee, è la mia massima
ambizione artistica. Per esempio: quest’estate, uno dei registi in rassegna, mi
ha telefonato da un palco molto prestigioso, per dirmi che mi avrebbe inviato
delle foto, era orgoglioso e felice di quello che il suo spettacolo era
diventato, ed ha concluso la telefonata con la frase - voglio che tu veda almeno le foto perché tutto questo è nato proprio
lì da te - questa è una delle emozioni e soddisfazioni personali più grandi
che ho ricevuto da questa meravigliosa rassegna.
Andiamo
rigorosamente per ordine cronologico, Simone Calcagno tu ad aprire la
rassegna con Dracula
– L’estasi del sangue che vede
interpreti Valerio
Mammolotti, Tiziano Ferracci, David Capoccetti, Roberto Giannuzzi e Livia
Massimi, un
fantasy horror sperimentale tratto dal conosciutissimo romanzo, ambientato nella Londra dell’Ottocento tra strani fenomeni
in grado di destare l’attenzione del professor
Van Helsing, esperto del maligno e dell’occulto.
Ultimamente sono molti i registi che si stanno cimentando con
il genere horror sul palcoscenico qual è la motivazione che ha spinto anche te
a portare in teatro una pièce di questo tipo?
Per la
stessa motivazione del genialoide Van Helsing si potrebbe dire, con la sua
ostinata volontà di smascherare quel male che oggi come allora si nidifica nel
tessuto sociale. La mia firma è quella di risvegliare sul palco i grandi miti
che l’umanità ha creato a propria immagine, da qui infatti il nome della
compagnia (Mythos). Quindi, in questo caso , per la voglia di addentrarmi nel
gotico moderno, in un dark più elegante ma forse anche più viscido, a noi più
vicino di un fantasy medievaleggiante ma che inesorabilmente in quel passato
trae le sue origini.
Cosa ci dobbiamo aspettare? Avremo sicuramente tanta paura e
poi?
Vi attende una lezione di
storia occulta... naturalmente! Quasi con tanto di pagella finale. Considerando
inoltre che l’obbiettivo è non essere azzannati, sarà esposto al pericolo delle
prime file chiunque sia sprovvisto di crocifisso al collo.
E poi... “Non osiate invocare la morte. Non tutti se la possono permettere in
Transilvania.” Vlad III.
Proseguiamo con te Danilo
Caiano, porti in scena Storie dal
genere umano con
protagonista Gisella Cesari che si
cimenta in sei storie di altrettanti esseri umani, un'attrice di cinema, un vero uomo, una
madre, un impiegato alle poste, un becchino e una donna in carriera che hanno
paura di guardarsi dentro e di scovare il proprio demone.
Quindi,
per te la scelta di raccontare un tema profondo, l'interiorità dell'uomo
attraverso varie sfaccettature, addentrandosi in alcune personalità, perché?
Perché
volevo parlare di qualcosa di universale ma in maniera pratica. I personaggi
che popolano questo spettacolo potremmo averli incontrati davvero nella nostra
vita. Possono essere l'uomo seduto accanto a noi nel bus, la vecchina che ci ha
rubato il posto in fila al supermercato, potremmo essere noi stessi. Ognuno di
noi ha un'interiorità, più o meno profonda, più o meno nascosta ma spesso passiamo
accanto agli altri, senza pensare che ognuno di noi ha il proprio vissuto. Le
sei storie raccontate appartengono a sei umani che non si conosco, che forse,
un giorno, si sono passati accanto, ma senza accorgersi l'uno dell'altra. Sono
commoventi, grotteschi, strampalati. Sono tragicomici. In una parola: umani.
Tanti
personaggi ma un'unica attrice sul palco, ha un significato particolare?
La
scelta di un'unica attrice per sei personaggi non è casuale. Questi umani hanno
storie diverse, che non sembrano intrecciarsi, ma quello che li accomuna è il
mettersi a nudo, il raccontarsi. Sembrano quasi le varie sfaccettature di un
unico essere umano. Così, una sola attrice diventa donna, uomo, giovane,
vecchia, madre, impiegato, automobilista, giusto, sbagliata, a dimostrazione
che il teatro è un gioco e ci dà la possibilità di cambiare le regole, di
essere liberi, di credere che una sola persona possa essere una, due, sei,
un'intera umanità. Sicuramente una sfida attoriale notevole. Ma che gusto c'è a
giocare senza un po' di rischio?!
Carissimi Antonio Mocciola e Marco Prato con il vostro spettacolo L’ultimo minatore si conclude la rassegna, l'interprete è Alessandro Berlino.
Nel 2018 chiude
l'ultima miniera di carbone in Italia nel Sulcis e Gavino il protagonista,
ex-minatore, racconta in brevi flash le condizioni di vita disumane in cui
lavorava insieme ai suoi colleghi, fino allo sgomento di un futuro tutto da
decifrare.
Antonio, hai scritto di una vicenda dimenticata
completamente dai mass media, cosa ti ha spinto ad interessartene sino a
dedicargli uno spettacolo di teatro civile?
Sono
incuriosito, e allo stesso tempo sbigottito, dal prezzo che si deve pagare
sempre al progresso. La Sardegna del '900 ha avuto una crescita, oserei dire,
bipolare. Mentre la costa gallurese si riempiva di cemento e dollari (solo per
poche tasche) il Sulcis, al capo opposto, sprofondava in una crisi senza
ritorno. La crisi delle miniere ne è la cartolina più lancinante. È giusto
ricordare, secondo me, i nostri fratelli che non hanno retto al tempo
forsennato della modernità, vittime di un'illusione
ottica che ancora adesso porta i suoi dolorosi segni.
Marco,
quali sono gli accorgimenti registici che hai pensato per questa pièce di
narrazione che si preannuncia molto coinvolgente?
Senza
spoilerare troppo, del resto si vede già in locandina, l’attore sarà avvolto
dal cellophane, che rappresenta gli strati della miniera da risalire per
tornare alla luce. Il cellophane è interessante anche per la stessa luce
teatrale, per i riflessi che crea. Rimandando in ambito illuminazione, è
previsto l’utilizzo di luci intra diegetiche, come una torcia con cui il nostro
protagonista si scaverà la strada attraverso il carbone, unico elemento in
scena.
Prefetto,
ora siamo veramente pronti per andare al CENTRO CULTURALE ARTEMIA ed immergerci con passione in ARTEMIA OFF e nelle sue intriganti sfaccettature.
- Andrea Alessio Cavarretta e Giovanni Palmieri -
_KIROLANDIA®_
CENTRO
CULTURALE ARTEMIA
Direzione artistica: Maria
Paola Canepa
Info e prenotazioni (anche via SMS): 334 159 8407
Via Amilcare
Cucchini, 38 – Roma
www.centroculturaleartemia.org
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Media partner: KIROLANDIA