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venerdì 7 febbraio 2020

ARTEMIA OFF, dal 15 Febbraio al CENTRO CULTURALE ARTEMIA. L'intervista ai protagonisti della rassegna di Teatro Off della Capitale

Autori: Andrea Alessio Cavarretta (IppoKiro) - Giovanni Palmieri (PutzoKiro)  



Tra pochi giorni partirà nella capitale la quinta edizione della rassegna di Teatro Off, ARTEMIA OFF del CENTRO CULTURALE ARTEMIA, per tre fine settimana consecutive, saranno in scena, uno dopo l'altro, tre intriganti spettacoli,  il 15 e 16 Febbraio Dracula – L’estasi del sangue di Simone Calcagno, subito dopo dal 21 al 23 Febbraio  Storie dal genere umano di Danilo Caiano e per concludere il 29 Febbraio ed il 1 Marzo L’ultimo minatore di Antonio Mocciola con la regia di Marco Prato.

Tra tante proposte, le tre pièce sono state scelte seguendo dei criteri molto precisi inerenti alla promozione di forme espressive innovative, nel segno dell’artisticità e della sperimentazione.

In anteprima, noi Kiri di KIROLANDIA abbiamo incontrato la direttrice Maria Paola Canepa, insieme agli autori e registi delle rispettive rappresentazioni per farci raccontare qualcosa in più.

Maria Paola Canepa le prime due domande sono d'obbligo a te che dirigi con tanta vitalità ed amore il CENTRO CULTURALE ARTEMIA piccolo gioiello della Capitale e che hai scelto i tre interessanti spettacoli che andranno in scena nella tanto attesa rassegna di Teatro Off. 

Intanto raccontaci quando e perché è nata l'idea di creare un simile contenitore?
Innanzitutto voglio ringraziarvi per il vostro costante ed importantissimo supporto. Come voi ben sapete, Artemia è una realtà che vive di se stessa e della cultura che produce e canalizza attraverso le iniziative che organizza. In questi anni ho conosciuto tantissimi meravigliosi artisti, ed a tanti di loro ho letto negli occhi quell'incontenibile “urgenza” di comunicare, a modo loro, la propria arte. Un po’, quello che è successo a me aprendo questo posto 7 anni fa. Con tanta energia, amore ed una grande dose di sana incoscienza. Artemia non è solo un teatro, ma un vero e proprio centro culturale dove ogni angolo è predisposto per ospitare la creatività degli artisti (in qualsiasi campo), la curiosità del pubblico ma sempre con l’intento di stimolare entrambi. Siamo considerati, ahimè, un “circuito alternativo” e confesso che la cosa mi fa sorridere perché credo che sarebbe bellissimo se ci fossero tantissimi posti dove l’arte e la cultura transitino in maniera trasversale e a diversi livelli. Simili posti dovrebbero essere più la regola che l’eccezione, ma visto che siamo “alternativi” abbiamo pensato anche a questo contenitore per dare spazio ad altri “alternativi”, e intendo compagnie che abbiano voglia e sentano “l’urgenza” di fare ricerca e sperimentazione (che secondo me sono il motore dell’arte), e che abbiano bisogno di una “casa” dove sentirsi a proprio agio per creare senza sovrastrutture, sentendosi liberi di non seguire cliché prestabiliti, e per dare l’opportunità al pubblico di avere altri punti di vista. ARTEMIA OFF non è altro che il risultato di questa sperimentazione e ricerca. 


L'emozione è sicuramente molta, cosa ti aspetti dalla quinta edizione di ARTEMIA OFF?
Questa è ancora una volta una grossa sfida, perché come vi ho detto prima, voglio presentare al pubblico “un altro punto di vista”. Un punto di vista non convenzionale. Gli argomenti dei tre spettacoli in rassegna infatti, sono molto diversi tra di loro. Molti degli artisti che presenteranno i loro spettacoli, hanno già vissuto in passato questo contenitore ed hanno sperimentato per la prima volta propri spettacoli ad Artemia, ed alcuni sono pure diventati molto importanti e sono stati anche rappresentati in teatri molto più grandi, questo mi riempie di orgoglio. Essere consapevole di mettere a disposizione uno spazio che possa fungere da “calderone creativo” dove “cuocere” nuove idee, è la mia massima ambizione artistica. Per esempio: quest’estate, uno dei registi in rassegna, mi ha telefonato da un palco molto prestigioso, per dirmi che mi avrebbe inviato delle foto, era orgoglioso e felice di quello che il suo spettacolo era diventato, ed ha concluso la telefonata con la frase - voglio che tu veda almeno le foto perché tutto questo è nato proprio lì da te - questa è una delle emozioni e soddisfazioni personali più grandi che ho ricevuto da questa meravigliosa rassegna.


Andiamo rigorosamente per ordine cronologico, Simone Calcagno tu ad aprire la rassegna con Dracula – L’estasi del sangue che vede interpreti Valerio Mammolotti, Tiziano Ferracci, David Capoccetti, Roberto Giannuzzi e Livia Massimi, un fantasy horror sperimentale tratto dal conosciutissimo romanzo, ambientato nella Londra dell’Ottocento tra strani fenomeni in grado di destare l’attenzione del professor  Van Helsing, esperto del maligno e dell’occulto.

Ultimamente sono molti i registi che si stanno cimentando con il genere horror sul palcoscenico qual è la motivazione che ha spinto anche te a portare in teatro una pièce di questo tipo?
Per la stessa motivazione del genialoide Van Helsing si potrebbe dire, con la sua ostinata volontà di smascherare quel male che oggi come allora si nidifica nel tessuto sociale. La mia firma è quella di risvegliare sul palco i grandi miti che l’umanità ha creato a propria immagine, da qui infatti il nome della compagnia (Mythos). Quindi, in questo caso , per la voglia di addentrarmi nel gotico moderno, in un dark più elegante ma forse anche più viscido, a noi più vicino di un fantasy medievaleggiante ma che inesorabilmente in quel passato trae le sue origini.

Cosa ci dobbiamo aspettare? Avremo sicuramente tanta paura e poi?
Vi attende una lezione di storia occulta... naturalmente! Quasi con tanto di pagella finale. Considerando inoltre che l’obbiettivo è non essere azzannati, sarà esposto al pericolo delle prime file chiunque sia sprovvisto di crocifisso al collo.
E poi... “Non osiate invocare la morte. Non tutti se la possono permettere in Transilvania.” Vlad III.


Proseguiamo con te Danilo Caiano, porti in scena Storie dal genere umano con protagonista Gisella Cesari che si cimenta in sei storie di altrettanti esseri umani,  un'attrice di cinema, un vero uomo, una madre, un impiegato alle poste, un becchino e una donna in carriera che hanno paura di guardarsi dentro e di scovare il proprio demone.

Quindi, per te la scelta di raccontare un tema profondo, l'interiorità dell'uomo attraverso varie sfaccettature, addentrandosi in alcune personalità, perché?
Perché volevo parlare di qualcosa di universale ma in maniera pratica. I personaggi che popolano questo spettacolo potremmo averli incontrati davvero nella nostra vita. Possono essere l'uomo seduto accanto a noi nel bus, la vecchina che ci ha rubato il posto in fila al supermercato, potremmo essere noi stessi. Ognuno di noi ha un'interiorità, più o meno profonda, più o meno nascosta ma spesso passiamo accanto agli altri, senza pensare che ognuno di noi ha il proprio vissuto. Le sei storie raccontate appartengono a sei umani che non si conosco, che forse, un giorno, si sono passati accanto, ma senza accorgersi l'uno dell'altra. Sono commoventi, grotteschi, strampalati. Sono tragicomici. In una parola: umani.

Tanti personaggi ma un'unica attrice sul palco, ha un significato particolare?
La scelta di un'unica attrice per sei personaggi non è casuale. Questi umani hanno storie diverse, che non sembrano intrecciarsi, ma quello che li accomuna è il mettersi a nudo, il raccontarsi. Sembrano quasi le varie sfaccettature di un unico essere umano. Così, una sola attrice diventa donna, uomo, giovane, vecchia, madre, impiegato, automobilista, giusto, sbagliata, a dimostrazione che il teatro è un gioco e ci dà la possibilità di cambiare le regole, di essere liberi, di credere che una sola persona possa essere una, due, sei, un'intera umanità. Sicuramente una sfida attoriale notevole. Ma che gusto c'è a giocare senza un po' di rischio?!


Carissimi Antonio Mocciola e Marco Prato con il vostro spettacolo L’ultimo minatore si conclude la rassegna, l'interprete è Alessandro Berlino.
Nel 2018 chiude l'ultima miniera di carbone in Italia nel Sulcis e Gavino il protagonista, ex-minatore, racconta in brevi flash le condizioni di vita disumane in cui lavorava insieme ai suoi colleghi, fino allo sgomento di un futuro tutto da decifrare.

Antonio, hai scritto di una vicenda dimenticata completamente dai mass media, cosa ti ha spinto ad interessartene sino a dedicargli uno spettacolo di teatro civile?
Sono incuriosito, e allo stesso tempo sbigottito, dal prezzo che si deve pagare sempre al progresso. La Sardegna del '900 ha avuto una crescita, oserei dire, bipolare. Mentre la costa gallurese si riempiva di cemento e dollari (solo per poche tasche) il Sulcis, al capo opposto, sprofondava in una crisi senza ritorno. La crisi delle miniere ne è la cartolina più lancinante. È giusto ricordare, secondo me, i nostri fratelli che non hanno retto al tempo forsennato della modernità, vittime di un'illusione ottica che ancora adesso porta i suoi dolorosi segni.

Marco, quali sono gli accorgimenti registici che hai pensato per questa pièce di narrazione che si preannuncia molto coinvolgente?
Senza spoilerare troppo, del resto si vede già in locandina, l’attore sarà avvolto dal cellophane, che rappresenta gli strati della miniera da risalire per tornare alla luce. Il cellophane è interessante anche per la stessa luce teatrale, per i riflessi che crea. Rimandando in ambito illuminazione, è previsto l’utilizzo di luci intra diegetiche, come una torcia con cui il nostro protagonista si scaverà la strada attraverso il carbone, unico elemento in scena.


Prefetto, ora siamo veramente pronti per andare al CENTRO CULTURALE ARTEMIA ed immergerci con passione in ARTEMIA OFF e nelle sue intriganti sfaccettature.


- Andrea Alessio Cavarretta e Giovanni Palmieri -
_KIROLANDIA®_





CENTRO CULTURALE ARTEMIA
Direzione artistica: Maria Paola Canepa

Info e prenotazioni (anche via SMS): 334 159 8407
Via Amilcare Cucchini, 38 – Roma

www.centroculturaleartemia.org
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Media partner: KIROLANDIA