MENU

K-HOME | KIROLANDIA | KIRI | REGOLAMENTO | CONTATTI  | corrente culturale | fridaartes | privacy e cookie | disclaimer
Kirosegnaliamo | Kiroalmanacco | Kirosegnaliamo
K-NEWS | PALCOSCENICO | MUSICA | ARTE | CINEMA | LIBRI | COSTUME/SOCIETA' | SCIENZE/NATURA |FOTO | DISEGNI/PITTURE | RACCONTI | POESIE | VIDEO
IppoKiro PutzoKiro MayaKira ManuKira AttiroKira MireKira VeraKira CeresKira VolpocaKiro Krouge

martedì 10 maggio 2022

KIROSEGNALIAMO dal 10 al 16 maggio 2022

 K-news  

Kiri, continuano per questa stagione 2021-2022, le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce sguardo in streaming e fuori porta.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
 
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
 
Dunque per sognare con voi...
 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
C.N.T. Compagnia Nuovo Teatro
presenta
Penisproject per umani migliori
Scritto e diretto da Patrizia Schiavo
conAntonio De Stefano, Emanuele Durante, Roberto Fazioli, Dario Guidi, Eugenio Marinellie con Patrizia Schiavo
 
Attori in video:Oronzo Salvati (Giulio), Mimmo Chianese (il medico), GabrieleAnsini, Alessandro De Feo, Michele Fazzitta, Osmìn Lima Espinosa, Jacopo Mauriello, E. Marinelli, Simone Veltroni,
e con la partecipazione di Andrea Bernetti, psicoterapeuta fondatore di Prima
 (centro di ascolto uomini maltrattanti) di Roma
 
Elaborazioni video Massimo Bevilacqua - Video di scena Giulia Brazzale
Sound designer Alessandro Capone - Scenografia Marianna Ferrazzano
Movimento scenico Davide Romeo - Aiuto regia Sarah Nicolucci
Foto, Cecilia Nocella, Piero Tauro, Simona Albani, Riccardo Liberati
Organizzazione Silvia Grassi
 
DOVE e QUANDO
OFF/OFF THEATRE - Roma
Dal 10 al 15 maggio 2022,  dal martedì al sabato ore 21.00 – domenica ore 17.00


DETTAGLI
Da martedì 10 a domenica 15 maggio va in scena all’OffOff Theatre lo spettacolo “Penis Project per umani migliori”, a cura di Patrizia Schiavo, sul palco insieme ad Antonio De Stefano, Emanuele Durante, Roberto Fazioli, Dario Guidi, Eugenio Marinelli, prodotto da C.N.T. Compagnia Nuovo Teatro.
 
Nella nuova opera della Schiavo, l’organo sessuale maschile è solo il pretesto “pulp”, l’origine, il punto di partenza. Emblema di vulnerabilità quando ironicamente emergono le debolezze, e si toccano, allo scopo di sfatarli, gli inevitabili stereotipi: le dimensioni, l’ansia da prestazione; ma anche virilità, potere generativo, quando si tratta di ritrovare fiducia e coraggio attraverso i rituali, sulle orme delle antiche tradizioni. Ma anche strumento di conflitto, prevaricazione, violenza, talora inflitta, talora subita, perché anche il maschio è vittima di violenza, non certamente come e quanto la donna, ma l’abuso tribale per essere ammesso dalla parte dei “forti” continua ad essere perpetrato, non solo a sud del mondo. Omofobia e pedofilia continuano a mietere vittime al di là del genere.
 
Un gruppo di uomini, prototipi selezionati per rappresentare diverse tipologie maschili, entrano a far parte di un “programma” che potremo definire di “terapia sociale”, che step by step, seguiti da telecamere a circuito chiuso, come in un “reality show”, li porterà alla liberazione dagli stereotipi, dalle inibizioni, dall’ansia da prestazione, dalla cultura patriarcale. Durante la registrazione di un programma televisivo dal titolo “Il laboratorio del pene”, una conduttrice-sessuologa guiderà, tra domande scomode, voci off e azioni “psicomagiche” gli ospiti-attori in un percorso che li porterà a confessarsi, confrontarsi, mettere in discussione la dottrina fallocentrica e di conseguenza la nostra cultura, ancora troppo maschilista e sessista.
“Il progetto nasce come naturale conseguenza dopo il successo de “Il laboratorio della vagina” non tanto per creare un “sequel”, quanto indagare l’altra faccia della medaglia. Compiendo un salto di paradigma, cambiando prospettiva, muovendoci sempre tra il serio e il faceto, il goliardico e la polemica, con irriverenza, comicità e denuncia, al posto della vagina processeremo il pene, anche “lui” oggetto di desiderio, di ironie e mistificazioni, quanto simbolo maschilista e patriarcale, strumento di potere per eccellenza”, racconta l’autrice e regista Patrizia Schiavo.
 
ALTRE INFORMAZIONI
DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
 
🎫Costo Biglietti: Intero 25 €; Ridotto Over 65 18 €; Ridotto Under35 15 €
 
Via Giulia 19 – 20 – 21, Roma
 
Info e Prenotazioni+39 06.89239515 dalle ore 16.00 - offofftheatre.biglietteria@gmail.com
www.off-offtheatre.com
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
NOVITÁ
 
TITOLO
GENERAZIONE Y
di Barbe à Papa Teatro
 
DOVE e QUANDO
TEATRO BASILICA – Roma
Dal 10 al 15 maggio 2022, giovedì- sabato ore 21.00 / domenica ore 17.45


DETTAGLI
Sarà in scena dal 10 al 15 maggio al Teatro Basilica Generazione Y in un doppio appuntamento di Barbe à Papa Teatro, composto dagli spettacoli: Mi ricordo (2020) e L’arte della resistenza (2022).
Due spettacoli che affrontano temi fortemente rappresentativi della generazione alla quale apparteniamo, quella dei nati a cavallo tra gli anni 80 e i primi anni 90, chiamata appunto generazione Y o millennials.
Il tutto è partito nel 2017 quando ci siamo fatti la domanda: “qual è quel posto in cui mi sento a casa?” e la fatica del trovare la risposta è stata comune a tutte le persone che hanno fatto parte di questa ricerca. Perché tutti avevamo lasciato i nostri paesi d’origine, le case della nostra infanzia, ma nessuno aveva ancora trovato un nido sufficientemente caldo da poter chiamare casa. Un posto in cui affetti, luoghi del cuore, progetti e sogni, potessero riunirsi e farsi famiglia. E lo smarrimento di questa prima riflessione ci ha fatto chiedere: “sono solo in queste mie paure? O sono ansie che mi accomunano ad altri?” e la risposta ha generato lo spettacolo più doloroso della trilogia, quello che indaga il nostro passato e che ricerca la matrice dei traumi che ci accomunano. Ma se scavarci dentro ci ha fatto male, scoprire di essere insieme ci ha dato la forza di guardare al futuro con maggiore speranza. Questo ciclo di tre spettacoli si chiude con un grido di rabbia, e come potrebbe essere altrimenti? Dal dopoguerra ad oggi, la nostra, è la prima generazione ad essere più povera della precedente. E abbiamo ben capito, sulla nostra pelle, che non è soltanto una questione economica, o meglio, l’economia, come un grande domino, si ripercuote su tutti gli altri aspetti della nostra quotidianità. Ma la nostra non è una generazione sfortunata. La nostra sorte è stata determinata dall’egoismo dei nostri padri, ed è a loro che chiederemo conto. Non è più tempo di essere accondiscendenti, di pensare al proprio, alla sopravvivenza; è tempo di resistenza, di solidarietà, è tempo di sacrificarci per chi verrà dopo di noi. 
 
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Biglietti 15 euro
Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)
Contatti / Prenotazione obbligatoria +39 392 97.68.519 - info@teatrobasilica.com
 
Tutte le attività del Teatro Basilica si terranno nel rispetto della normativa sul distanziamento sociale in materia di prevenzione dal Covid19
 
www.teatrobasilica.com
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
NOVITÁ
 
TITOLO
FANTASME
Tratto dal libro
 “Fantasme, da Messalina a Giorgiana Masi, come e dove incontrarle”,
di Claudio Marrucci e Carmela Parissi
Pubblicato da Fefè Editore
Adattamento e Regia: Guido Lomoro
Coreografia e Movimenti scenici: Maria Concetta Borgese
Interpreti: Maria Concetta Borgese, Marta Iacopini,  Silvia Mazzotta
Musiche composte ed eseguite dal vivo da: Theo Allegretti
Grafica: Carmela Parissi
Scenografie: Enzo Piscopo
Disegno luci: Adalia Caroli
Costumi: Tania Orsini
Ufficio stampa: Andrea Cavazzini
Social media management: I Vetri blu
Produzione: Teatrosophia
 
DOVE e QUANDO
TEATROSOPHIA – Roma
Dal 10 al 15 maggio 2022, ore 21.00 / sabato e  domenica ore 18.00

 
DETTAGLI
SINOSSI:
Tutte le donne raccontate nel libro sono accomunate da un sottile filo rosso: una volta morte, si dice, il loro spirito non ha mai abbandonato questa terra. E tante e varie sono le leggende sul loro conto e su come assistere a una loro apparizione. Per questo si è coniato il termine “Fantasme”.
 
Delle 25 Fantasme presenti nel libro di Claudio Marrucci, 9 sono quelle presenti nell’adattamento: si è passati dai 9 monologhi ad un testo che assumesse i caratteri della teatralità.
Sono stati elaborati 3 quadri distinti, in ognuno dei quali sono 3 le fantasme protagoniste. Per ciascun quadro è stata creata una regia distinta affinché lo spettacolo, nel suo complesso, non risulti mai uguale a sé stesso. La regia della parola viaggia pari passo con il movimento dei corpi il quale, anch’esso, è stato strutturato in armonia con lo svolgimento drammaturgico quale mezzo espressivo, non di complemento, ma di espansione della parola stessa. Il movimento non si estrinseca solo con lo strumento della pura coreografia, anch’esso peraltro presente, ma accompagna le protagoniste in ogni momento, sia in presenza che in assenza della parola.
Protagonista insieme alla parola e al movimento sarà anche la musica composta per l’occasione dal maestro Theo Allegretti che eseguirà i brani dal vivo. Una musica che non è contorno o elemento aggiuntivo: le note saranno parte stessa della drammaturgia sottolineando alcuni momenti della narrazione e del movimento e creando atmosfere suggestive ed evocative.
 
Nel primo quadro le protagoniste saranno: Gaia Lavinia Volumnia (regina etrusca), Bianca Maria Aloisia Malaspina (giovane albina uccisa per stregoneria nel Medioevo) e Bianca Lancia (moglie suicida di Federico II di Svevia). Nel secondo quadro troveremo Lucrezia Borgia (figlia illegittima di papa Alessandro VI, una delle nobildonne più potenti e inquietanti del nostro Rinascimento), Artemisia Gentileschi (importantissima pittrice del Seicento) e Beatrice Cenci (nobildonna romana giustiziata nel 1599 per parricidio). L’ultimo quadro annovera invece Bianca Maria Martinengo (nobile infante del Cinquecento, morta tragicamente mentre una notte cercava di catturare delle lucciole), Rita Rosani (partigiana italiana di origine ebraica, medaglia d’oro al valore militare, caduta in combattimento contro gli oppressori) e Giorgiana Masi (studentessa, uccisa da una pallottola vagante durante un corteo negli anni di piombo).
In Fantasme, la parola e la musica, il corpo e lo spazio, si astraggono e si compenetrano, tra realtà e mito, storia e leggenda. Il femminile viene indagato dando corpo e voce a donne senza tempo
 
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Biglietti: 18 euro – ridotto: 15
(inclusa tessera associativa)
 
Al termine dello spettacolo aperitivo offerto da Teatrosophia
 
Teatrosophia
via della Vetrina 7
00186 Roma
 
Informazioni e prenotazioni
Tel: 06 68801089 /333 3256289
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
NOVITÁ
 
TITOLO
GLI AMICI DEGLI AMICI
di Franca De Angelis
dal racconto omonimo di Henry James
Con Patrizia Bernardini, Anna Cianca, Francesco Polizzi
Regia di Christian Angeli
 
DOVE e QUANDO
TEATRO STANZE SEGRETE – Roma
Dal 10 al 22 maggio 2022, dal martedì al sabato ore 21.00; domenica ore 18.00


DETTAGLI
Va in scena nella suggestiva cornice del Teatro Stanze Segrete, dal 10 al 22 maggio, GLI AMICI DEGLI AMICI, spettacolo scritto da Franca De Angelis e diretto da Christian Angeli, tratto dall’omonimo racconto di Henry James.
Olivia e Bernard si incontrano ad una festa del Capodanno 1895 in una casa dell’alta borghesia inglese. Bernard incuriosisce la donna raccontandole di una misteriosa esperienza fantasmatica che risulta essere identica a quella vissuta dalla migliore amica di Olivia: April. I due si innamorano ma, durante il periodo che precede le nozze, Olivia si accorge con sconcerto che le similitudini tra Bernard ed April non si limitano alla sola esperienza appresa durante il loro primo incontro. Mentre Bernard ed April non riescono ad incontrarsi, a causa di costanti incomprensioni, ritardi e piccoli contrattempi, per Olivia la somiglianza tra i due diventa un’ossessione fin quando, alla soglia delle nozze, sopraffatta dalla gelosia per April, giunge a dubitare perfino di volersi sposare. Neanche l’improvvisa morte dell’amica riuscirà a salvare il fidanzamento con Bernard, che sembra essere ostacolato da qualche forza ambigua e sconosciuta. Tredici anni dopo Olivia, perseguitata dai fantasmi di Bernard e April, si rivolge al dottor Meyer, uno psicoanalista, per far luce su quanto accaduto tredici anni prima. Il dottore cercherà di farsi largo tra i fantasmi di Olivia e toccare il centro della sua anima ma - come la psicoanalisi stessa che, nata da pochi anni, già faceva i conti con le innovative idee di Jung -  finirà per venire anche lui inghiottito in un mondo che apre le porte al soprannaturale.
 
In questa storia ambientata tra il 1895 e 1908, i personaggi condividono visioni del futuro tanto tragiche quanto festose, accompagnate da partiture musicali che all’epoca non potevano ancora essere composte, ma che si manifestano come echi di fantasmi inaspettati. Presenze che, come d’abitudine in Henry James, non spaventano, se mai sono esse stesse turbate da coloro che ossessivamente li evocano: i Vivi. Vivi che non sanno vivere ma che, grazie a un inatteso contatto con i Morti e con coloro che ancora devono nascere, imparano ad essere speranza per se stessi e per coloro che ameranno.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via della Penitenza 3/A Trastevere-Roma
 
Informazioni e prenotazioni 0649772027
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
TITOLO
Associazione Culturale Teatro Trastevere
in collaborazione con  INCONTROVERSO
presenta lo spettacolo EVENTO
PERICOLOSAMENTE
di Eduardo De Filippo
Regia di Alessandro Sena
Con Mariné Galstyan, Francesco Sgro e Cristiano Leopardi
Aiuto regia di Simonetta Di Coste

DOVE e QUANDO
TEATRO TRASTEVERE – Roma
Dal 12 al 15 maggio 2022, giovedì- sabato ore 21.00 / domenica ore 18.00


DETTAGLI
Alessandro Sena firma la regia di una delle opere meno conosciute di Eduardo De Filippo scritta dal grande autore partenopeo nel 1938 attraverso un breve e divertente commedia, qui trasformata in un moderno esercizio di stile, nel quale gli attori Mariné Galstyan, Francesco Sgro e Cristiano Leopardi recitano lo stesso testo in tre brevi atti ma con lingue e dinamiche diverse, come in un magico “esperanto” nel quale la fisicità è importante quanto la parola, ciò a riprova che a volte il nostro corpo può comunicare in modo efficace anche in assenza della comprensione dei contenuti.
 
PERICOLOSAMENTE è la storia di Michele che rientrato dall’America cerca una stanza in affitto nella Napoli alla quale egli fa ritorno dopo 15 anni. Accolto l’invito nel visitare una stanza presso la casa di Arturo, suo vecchio amico, Michele viene accolto da Dorotea, moglie di Arturo, in attesa che suo marito rientri in casa. Sotto gli occhi di Michele, fra moglie e marito accadrà l’impensabile, soprattutto quando Dorotea si mostrerà recalcitrante di fronte alle richieste di suo marito, tali da indurlo a compiere un’azione disarmante e al contempo divertente per riportare la pace in famiglia. Cit.
 
 
ALTRE INFORMAZIONI
Avviso ai soci
CONSIGLIATA PRENOTAZIONE
biglietti interi 16 - ridotti 13  (prevista tessera associativa)
 
Contatti: 065814004
info@teatrotrastevere.it
www.teatrotrastevere.it

KIROLANDIA media partner del Teatro Trastevere 
Convenzione per gli iscritti alla pagina FB di Kirolandia: Biglietto ridotto 
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
TITOLO
Scomodi e sconvenienti
ossia
Fine inopportuna di una relazione sconveniente
di Emiliano Metalli
regia  Orazio Rotolo Schifone
con  Francesco di Raimondo Matteo Santorum Orazio Rotolo Schifone
Costumi Simone Natali
aiuto regia Rebecca Righetti
 
DOVE e QUANDO
TEATRO SPAZIO 18B – Roma
Dal 12 al 22 maggio 2022, giovedì- abato ore 20.30 / domenica ore 18.00

 
DETTAGLI
Debutta in prima assoluta dal 12 al 22 maggio al Teatro Spazio 18b,SCOMODI E SCONVENIENTI ossia Fine inopportuna di una relazione sconveniente, spettacolo di Emiliano Metalli, diretto da Orazio Rotolo Schifone.
Tutto inizia per caso, forse. Un incontro fatale, complice il silenzio del fiume che scorre sonnolento e segreto lungo gli argini boschivi della capitale. Boschivi e nascosti agli occhi indiscreti: luoghi di battuage come molti altri per avventure effimere e impronunciabili. Oppure un'occasione di lavoro, forse. Ida cuce la storia di Armando e Giuseppe, come fosse un abito interminabile, e il pubblico la osserva tramite i suoi occhi e le sue parole. Una storia di persone scomode e sconvenienti per la società italiana del secondo dopoguerra, ancora troppo stretta nei lacci del condizionamento totalitario. Per questo la sua fine, per quanto inopportuna, è comunque preferibile.
Scomodi e sconvenienti vuole restituire voce e dignità a tutte quelle persone realmente esistite che, vittime innocenti della società, sono state dimenticate solo perché avevano scelto una strada diversa dalle regole dei benpensanti.
Un cast giovane e pieno di talento, una vicenda dimenticata che deve essere riportata alla luce e la lotta contro ogni forma di violenza: ecco perché questo è uno spettacolo da non perdere.
 
La storia è incentrata, in maniera assolutamente libera e romanzata, attorno alla figura di Ermanno Randi: un giovane attore omosessuale ucciso dal suo compagno. Siamo all'inizio degli anni 50 e la stampa ne parlò prima in maniera denigratoria, fino a cancellarne il nome. La vicenda parte dalla conoscenza fra i due, mettendo in luce i chiaroscuri di entrambi i caratteri e le contraddizioni di uno stile di vita omosessuale oggi dimenticato, con tutte le difficoltà del vivere in famiglia e in società, ma anche con i momenti di divertimento e di alternativa a regole e leggi troppo strette. Accanto ai due si narra anche la storia di un loro amico, reale testimone dei fatti fra i due, dallo spirito transgender ante litteram, recuperando le mitiche figure dell* prim* transessuali (ad esempio Coccinelle) che negli anni 50 scandalizzavano i perbenisti e affascinavano la Dolce Vita romana. Il testo, partendo dal finale tragico, si rivela tramite flashback e riflessioni dei tre protagonisti, con toni da noir.

Scomodi e Sconvenienti mi è arrivato inaspettatamente e, come tutte le cose che arrivano all’improvviso, ha colonizzato la mia testa impedendomi di pensare ad altro per lungo tempo e tutt’ora è tema ricorrente dei miei soliloqui mentali”_ annota Orazio Rotolo Schifone. “L’immaginario che si sta definendo è contaminato, a momenti distopico ma anche a tratti molto aderente all’atmosfera anni ’50 in cui il dramma è ambientato. La storia di Ermanno Randi è strettamente collegata al cinema italiano degli anni ’40/‘50 e ai suoi maggiori esponenti, in primis Anna Magnani che lo notò tra i ballerini della propria compagnia e lo fece recitare in quella di Nino Taranto come attore di rivista, poi il cinema arrivando ai film “I Fuorilegge” di Aldo Vergano, “Enrico Caruso” di Gentilomo con Gina Lollobrigida e e “Lebbra Bianca” con Sophia Loren, da lì il successo e la consacrazione, seppur poco durevole, a divo. Voglio giocare molto sulla relazione parallela, propria dei tre personaggi, tra il mondo interno, fatto di utopie, giochi e quotidianità e il mondo esterno, quello della società che lo aveva portato in alto, ormai nemica numero uno, quasi personificata, un buio condizionante all’interno del quale la luce dei tre brilla sempre più fioca, fino a soccombere.”
Lo spettacolo è patrocinato dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma, in occasione della Giornata mondiale contro l'omolesbobitransfobia.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via Rosa Raimondi Garibaldi, 18/b, Roma
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
NOVITÁ
 
TITOLO
PADRE ETERNO
scritto da ANTONIO MOCCIOLA
diretto da TOMMASO ARNALDI
interpretato da FRANCESCO GIANNOTTI e ANDREA CASANOVA MORONI,
scenografie e costumi di DOROTEA OTTAVIANI
 
DOVE e QUANDO
CENTRO CULTURALE ARTEMIA – Roma
Dal 13 al 15 maggio  2022,  dal giovedì al sabato ore 21.00_  domenica ore 18.00


DETTAGLI
Dopo 2 anni di attesa, si chiude questo lungo periodo dedicato al festival “inCorti da Artemia” con lo spettacolo vincitore del PRIMO PREMIO dell’edizione 2019: PADRE ETERNO
 
I vincitori del PRIMO PREMIO di "inCorti da Artemia 2019" arrivano sul palcodel Centro Culturale Artemia per riscuotere il loro meritatissimo premio.
 
PADRE ETERNO
Centro Culturale Artemia
Via Amilcare Cucchini, 38 – Roma
 
Dal 13 al 15 maggio 2022
 
Il Centro Culturale Artemia è felice di annunciare che finalmente i vincitori del PRIMO PREMIO di "inCorti da Artemia 2019 – Festival Nazionale di Corti Teatrali"arrivano, dopo 2 anni di attesa per emergenza sanitaria globale, per riscuotere il loro meritatissimo premio! E lo faranno portando in scena la versione integrale dello spettacolo PADRE ETERNO.
 
Lo spettacolo scritto dall’autore ANTONIO MOCCIOLA, diretto dal regista TOMMASO ARNALDI ed interpretato da FRANCESCO GIANNOTTI e ANDREA CASANOVA MORONI, con le scenografie e costumi di DOROTEA OTTAVIANI, andrà in scena sul palco del Centro Culturale Artemia i giorni venerdì 13 e sabato 14 maggio alle ore 21 e domenica 15 maggio alle ore 18.
La pièce teatrale prende spunto dalla straziante lettera (peraltro mai consegnata) del giovane Franz Kafka al padre Hermann, in un lavoro pubblicato postumo "Lettera al padre", dove c'è la summa del mondo interiore (e delle relative radici) del genio di Praga.Ma quel padre amato e detestato, ombra perenne e magnetica ossessione, ha favorito - suo malgrado - i capolavori che conosciamo. Il padre di Franz Kafka, robusto e cinico carnefice del gracile poeta, è figura attuale, anche in tempi in cui l'autorità genitoriale assume contorni sempre più sfumati, persino patetici. Apparentemente. Nel marasma esistenziale di un adolescente maschio alle prese con la mitizzazione di chiunque (il bullo più macho, il calciatore più famoso, il cantante più cliccato) non c'è sorte peggiore che idolatrare il padre, perché lui - e solo lui - conosce le più intime fragilità di un figlio, specie se fragile. E lo strumento di potere, che dovrebbe essere educativo, può deflagrare in sevizia. Mentre nel ragazzo (forse per difesa, forse per una latente perversione) subentra una sorte di sindrome di Stoccolma: l'amore per il proprio carceriere.
E' quello che accade in questo spettacolo dove tutto è scoperto, tutto è esposto: il pianto, la gioia, la sofferenza, il sorriso, la derisione, la manipolazione, il corpo, il guinzaglio che lo lega, metafora apparente (ovvero che appare) di un cordone ombelicale qui in versione virile. Perché alla fine è proprio il padre a seppellire il figlio, ribaltamento freudiano e sberleffo della natura. Eterno Padre, Padre Eterno.
ALTRE INFORMAZIONI
Ingresso: € 12
Tessera associativa 2022: € 3
 
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA (anche via SMS e/o WhatsApp): 3341598407
Si prega di arrivare almeno 15 minuti prima.
Direzione artistica: Maria Paola Canepa
 
Media Partner:
QUARTA PARETE ROMA: NOTE DI TEATRO, MUSICA E ARTE - Testata giornalistica
KIROLANDIA–Corrente di cooperazione culturale
 
Convenzione per gli iscritti alla pagina FB di Kirolandia
Biglietto ridotto con prenotazione il giorno prima della rappresentazione
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
Altra Scena
presenta
VANESSA SCALERA | ANNA FERZETTI | DANIELA MARRA
PIER GIORGIO BELLOCCHIO

in
OVVI DESTINI
drammaturgia e regia FILIPPO GILI
SCENE Alessandra De Angelis – Giulio Villaggio COSTUMI Paola Marchesin
DISEGNO LUCI Giuseppe Filipponio MUSICHE Paolo Vivaldi
FOTO DI SCENA Luana Belli e Agnese Ruggeri
DISEGNO LUCI Giuseppe Filipponio MUSICHE Paolo Vivaldi
FOTO DI SCENA Luana Belli e Agnese Ruggeri
 
DOVE e QUANDO
SALA UMBERTO – Roma
Dal 4 al 15 maggio, da mercoledì  a sabato ore 21.00_domenica h. 17.00


DETTAGLI
Dopo il successo della Trilogia di Mezzanotte nelle precedenti stagioni teatrali, Filippo Gili torna a scavare le relazioni familiari con il suo nuovo lavoro drammaturgico, Ovvi Destini. Uncast di tre straordinarie attrici sarà protagonista del progetto inedito del regista e drammaturgo romano: Vanessa Scalera (recentemente protagonista della fiction di successo Imma Tataranni – Sostituto procuratore), Anna Ferzetti (da poco al cinema con Valerio Mastrandrea e Marco Giallini in Domani è un altro giorno) e Daniela Marra (reduce di recente da Squadra Antimafia e dalla fiction Rai Il Cacciatore). Al loro fianco, la straordinaria partecipazione di Pier Giorgio Bellocchio (figlio del regista Marco Bellocchio e protagonista in diverse pellicole cinematografiche italiane).
 
Tre sorelle. Laura la primogenita, Lucia la seconda, Costanza la più piccola: sui trentacinque, chi più chi meno. Costanza è su una sedia a rotelle per colpa di un incidente provocato un paio d’anni prima da Laura, la maggiore. Ma né Costanza né Lucia conoscono la disgraziata responsabilità di Laura. Loro no: ma la conosce uno strano essere, Carlo, che comincia a ricattare Laura.
Laura è una incallita giocatrice d’azzardo. Violenti gli scontri con Lucia, la sorella di mezzo. Ma su questo si incentra anche il ricatto di Carlo: o dici a tua sorella che due anni fa fosti te, non vista, a fare quel balzo che costò le gambe di tua sorella, o tutti i proventi delle tue vincite li prenderò io. Il senso di colpa per quella disgrazia si fa materiale, sudato, vivo, bollente. Laura resiste. L’altro non spiffera nulla, fin quando, davanti alle due sorelle ‘sane’, non soltanto si dimostrerà tutt’altro che ricattatorio, ma offrirà anche loro un dono: la possibilità di realizzare un desiderio irrealizzabile. Un angelo? Un demone? Metafisico o reale che sia, quell’uomo ha offerto loro una possibilità che, se non grottesca, sembrerebbe sublime. Che desiderio potrebbe esprimere Laura, se non quello, per amore e senso di colpa, di far riavere l’uso delle gambe alla sorella?
Mi fermo qui. Ma voglio solo ricordare che il Poeta e lo Scienziato, nel film Stalker di Tarkovskji, quando arriveranno alla Stanza dei desideri si sottrarranno dall’esprimerne: chi garantisce che il desiderio più profondo sia quello cosciente, quello espresso, quello che deriva dall’amore, dalle cose chiare, piuttosto che uno strano oggetto che alberga nelle lontane caverne di un violento, libidico, antico Io?
 
Rodolfo Di Gianmarco ha scritto dello spettacolo: “Che magnifico mistero c’è sempre nel teatro di Filippo Gili, con l’ombra della morte come nella cultura scandinava, in rapporto coi dissidi dostoevskijani di Simon Weil, di Enzensberger e di Blanchot, e con l’infelicità immaginifica di Landolfi. (...) Formidabile, il quartetto in scena.”

ALTRE INFORMAZIONI
🎫Prezzo biglietto da 30€ a 20€
Via della Mercede, 50 - Roma - prenotazioni@salaumberto.com
Biglietti disponibili su www.salaumberto.com - www.ticketone.it
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
Produzione ITC2000
presenta
VIRGINIA RAFFAELE
SAMUSÀ
scritto da Virginia Raffaele, Giovanni Todescan, Francesco Freyrie, Daniele Prato
con Federico Tiezzi
regia FEDERICO TIEZZI
scene di Marco Rossi, costumi di Giovanna Buzzi, luci di Gianni Pollini
Il manifesto è di Mauro Balletti
Aiuto regia di Giovanni Scandella
 Attori di circo Fabio Nicolini, Andrea Sperotta, Bastian Von Marttens (Compagnia Quattrox4)
Si ringrazia per la collaborazione Italo Grassi
 
DOVE e QUANDO
TEATRO BRANCACCIO – Roma
Dal 3 al 15 maggio 2022 mart- sab h 20:45 –dom pomeridiana h 17:00


 
DETTAGLI
Dopo la brusca interruzione dovuta alla pandemia che ha bloccato la partenza del tour proprio al suo inizio nel 2020, Virginia Raffaele torna finalmente nei teatri con Samusà, il suo nuovo sorprendente spettacolo. Al netto del lockdown, sono stati due anni intensi per Virginia, divisa tra televisione e cinema dove si prepara a debuttare come protagonista di un film nel 2022 e ha dato la voce a personaggi dei cartoni animati come Morticia de La Famiglia Addams e i Croods. Ma, appena è stato possibile, l’attrice e performer romana è tornata a dare vita a questo spettacolo che così tanto racchiude della sua arte e della sua vita.
Il racconto di Samusà si nutre dei ricordi di Virginia e di quel mondo fantastico in cui è ambientata la sua infanzia reale, il luna park e da lì si sviluppa in quel modo tutto della Raffaele di divertire ed emozionare, stupire e performare, commuovere e far ridere a crepapelle.
“Sono nata e cresciuta dentro un luna park, facevo i compiti sulla nave pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il bruco mela. Poi il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: le attrazioni sono io e siete voi. Tutto quello che siamo diventati stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti”.
Ad arricchire l’impianto scenico originale, alcuni degli schizzi dipinti dalla stessa Virginia.
La regia si avvale della firma di Federico Tiezzi.
Samusà è scritto da Virginia Raffaele, Giovanni Todescan, Francesco Freyrie, Daniele Prato, con Federico Tiezzi.
Samusà è prodotto da ITC2000.
Prendete posto altro giro altra corsa”
 
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Prezzo biglietto da 29a 35 €
  
Via Merulana, 244, 00185 Roma 
 
botteghino@teatrobrancaccio.it
 
www.teatrobrancaccio.it
 __________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
LIBRI
 
PRESENTAZIONI
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Brevi storie dal carattere poetico e immaginifico
Ansaldo esordisce con il suo primo libro di racconti dal sinuoso stile narrativo
“Cuori nella Ghiacciaia” Edito Youcanprint Fabrizio Ansaldo
 
DOVE e QUANDO
LIBRERIA SINESTETICA – Roma
14 maggio 2022 ore 17.00

 
DETTAGLI
Il 14 maggio 2022 alle ore 17.00, alla libreria Sinestetica di Roma, in Viale Tirreno 70 a/b, si terrà la presentazione del libro di racconti di Fabrizio Ansaldo, edito da Youcanprint: “Cuori nella Ghiacciaia”. Il testo è composto da trentasei brevi storie che scorrono su un’asse narrativo ben strutturato, che l’autore e regista teatrale costruisce con sapienza.
All’interno di queste storie l’autore guida il lettore in un mondo realisticopoetico fatto di suggestioni e amore. I personaggi non hanno nome: un lui e una lei si muovono in contesti precisi su una Roma silenziosa che fa da sfondo. Lui e lei si riconoscono, si amano, si ritrovano, ma si lasciano anche.
La scrittura è chiara: le frasi sono concise, dirette, facilitando così la lettura. Il linguaggio è articolato e incita l’attenzione di chi legge. Gli innesti poetici, in forma di prosa, sono ricercati e alcune narrazioni possono essere considerate addirittura delle poesie.
Il verbo presentelascia intendere che bisogna vivere l’attimo, il momento. La vita dunque. Le atmosfere descritte vanno poi intrecciandosi con le tradizioni, gli incontri e il quotidiano, che fa parte di ognuno di noi.
Eleonora Persichetti, giornalista, scrittrice e insegnante, firma la prefazione soffermandosi sugli aspetti principali, rimarcando gli spunti autobiografici di Ansaldo, la ricerca interiore ben definita e la figura femminile assai multiforme. Lo stesso Ansaldo firma la postfazione dal titolo “Quello che resta” in cui delinea il cambiamento della collettività e non solo.
Siamo dentro a un delirio di onnipotenza di massa” asserisce l’autore, sottolineando l’ego dell’uomo, mentre al contempo considera l’opera di un’artista “tutto quello che resta”, in quanto “racchiude in sé la verità di quell’artista, lo sforzo della sua anima”, sforzo inteso anche in ambito amoroso. Tutto ciò che resta di un sentimento che fu e che rimane nei ricordi di chi lo ha vissuto.
In effetti, in “Cuori nella Ghiacciaia” Ansaldo ingloba il suo sentire nei confronti dell’amore a tutto tondo, che parla e si palesa sotto forme e linguaggi differenti. Nella piazza, nello specifico, un luogo particolare che include gli incontri che lasciano tracce del loro percorso, come anche nelle Chiese, nei bar, in casa o altrove.
Si respirano atmosfere variegate unite alla semplice tradizione oppure alla spiritualità, alla fugacità del prendersi per mano sotto la pioggia o, al contrario, alla morte in casa e al cibo.
 
È per questo che “il vero amore, quando accade, altro non fa che ricongiungerci con noi stessi”. Funge da specchio. Ed è qui che Ansaldo sfodera la sua arma migliore con la non denominazione dei suoi personaggi: lascia libero il lettore, il quale si rende autonomo, immedesimandosi all’interno delle vicende e dà ampio spazio all’immaginazione. Ciascuno di noi si può riconoscere nel lui o nella lei, identificandosi nei racconti: “non c’è identità più forte che riconoscere l’altro in noi”.
Un libro dal genere unico che cattura e che sicuramente coinvolge nella sua interezza e per come è stato concepito: si differenzia nel panorama letterario grazie a una scrittura colta e attenta in cui gioie e dolori si dipanano con linearità.
 
SINOSSI
Un uomo riconosce una sua ex in una piazza (“Au revoir, mademoiselle”), una donna ricorda un ragazzo conosciuto da giovane in una birreria (“Oh, ragazzo mio”), un uomo si innamora di una giovane operaia cinese dal carattere ribelle (“Shi Liang”), una donna trova l’amore nell’al di là (“Si potrebbe vivere solo di pane”). Iniziazione alla bellezza (“Un bravo bambino”), incontro con la morte(“Pane, burro e alici”), un uomo e la nostalgia per la sua gatta (“Fusa e baci2), coppie divise dalla differenza di classe (“Non siamo stati capaci di crescerli”, “Ostaggi di una pioggia incessante”, “Un giovane marxista”), un amore predestinato (“Che cosa state facendo!”), ma anche l’amore per la propria auto (“Oggi sono di riposo”).I racconti racchiudono stati d’animo dove lui e lei sono protagonisti o sullo sfondo. Discorsi amorosi raccontati con illusione e ironia, compassione e smarrimento.
 
Altre INFORMAZIONI
Viale Tirreno 70 a/b – Roma
 
www.fabrizioansaldo.com
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
ARTE
 
MOSTRE
 
Appena INAUGURATA
 
TITOLO
REFUGEES
di Keisuke Matsuoka
a cura di Cristian Porretta
 
DOVE e QUANDO
Galleria d'arte FABER – Roma
Dal 7 maggio al 30 luglio 2022


DETTAGLI
 
Con il patrocinio di UNHCR e FONDAZIONE ITALIA GIAPPONE
 
Sabato 7 maggio la galleria d'arte FABER presenta l'esposizione REFUGEES di Keisuke Matsuoka.
Nel 2016 l'artista giapponese Keisuke Matsuoka vince il prestigioso premio “Followship under the Pola Art Foundation Overseas Study Program” e ha così la possibilità di usufruire di una borsa di studio e residenza artistica che gli permetterà di vivere, studiare e lavorare a Roma per più di un anno.
Lo scultore, muovendosi dal terreno natale della tradizione culturale e spirituale nipponica, elabora una ricerca multidimensionale, il cui acme è teso a focalizzare una realtà socio-umana incredibilmente oscura e, ancora adesso, evanescente: la realtà del rifugiato.
Nasce in questo contesto il progetto REFUGEES.
Lo straniero in balìa degli eventi acquista nell'immaginario dell'artista il ruolo simbolico di una figura umana moderna.
Al centro del credo artistico di Matsuoka c’è il tentativo di trovare, da un punto di vista morfologico-antropologico-culturale, ma anche negli aspetti animistico-spirituali, la figura di un uomo universale scevra da ogni componente di genere, razza, luogo che possa specificarla o condizionarla.
La ricerca di Keisuke Matsuoka, difatti, agendo tra diverse e articolate dimensioni di significato, è esattamente tesa, secondo le stesse parole dell’artista, “alla scoperta dei fili che legano gli esseri umani tutti”.
La figura del rifugiato diventa presupposto e paradigma per un'analisi sull'intero genere umano.
Tutto questo Matsuoka lo analizza e lo ritrasmette con la propria arte, ce lo porge in forma di scultura, prende le materie, modella, trasforma, distrugge e ricostruisce; come fa la natura, come succede a ogni uomo con la propria identità, esattamente come sono costretti a fare i rifugiati nella lotta per la sopravvivenza.
L'esposizione è interamente realizzata in site specific per gli spazi della galleria e il percorso mette in mostra una sorprendente versatilità tecnica sia nelle opere scultoree che nelle installazioni esplose dal grande impatto scenografico.
A poca distanza dalla galleria sarà inoltre possibile visitare una sezione documentaristica del progetto, che, completa di lavori meno recenti, fornisce una panoramica esaustiva della produzione di Matsuoka.
“Che cos'è un rifugiato? Che cos'è un essere umano? Ho cercato di creare opere che rispondessero a queste domande e che scuotessero il cuore degli spettatori, anche se fossero di razze o nazionalità diverse. Vorrei che la mia opera potesse parlare anche agli alieni utilizzando un linguaggio comune, il linguaggio dell'arte”.
 
ALTRE INFORMAZIONI
martedì-sabato 10:00-19:00   domenica su appuntamento
via dei Banchi Vecchi 31, Roma  tel 06 68808624
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
Appena INAUGURATA
 
TITOLO
GIANNI BERENGO GARDIN. L’OCCHIO COME MESTIERE
a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro
oltre 200 fotografie per uno straordinario racconto visivo dell’Italia dal dopoguerra a oggi
 
DOVE e QUANDO
Spazio Extra MAXXI - Roma
Dal 4 maggio al 18 settembre 2022


DETTAGLI
Maestro del bianco e nero, della fotografia di reportage e di indagine sociale, in quasi settant’anni di carriera Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) ha raccontato con le sue immagini l’Italia dal dopoguerra a oggi, costruendo un patrimonio visivo unico caratterizzato da una grande coerenza nelle scelte linguistiche e da un approccio “artigianale” alla pratica fotografica.
 
La sua personale Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere, al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 4 maggio al 18 settembre 2022, raccoglie oltre 200 fotografie tra immagini celebri, altre poco note o completamente inedite.
Un racconto straordinario dedicato all’Italia, che riprende il titolo del celebre libro del 1970 curato da Cesare Colombo, L’occhio come mestiere, un’antologia di immagini del maestro che testimoniava l’importanza del suo sguardo, del suo metodo e della sua capacità fuori dal comune di narrare il suo tempo.
La mostra, a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro, è prodotta dal MAXXI in collaborazione con Contrasto. Main Partner Enel, socio fondatore del museo e compagno di viaggio in tutte le iniziative importanti.
 
Commenta Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: «Sono particolarmente felice di questa mostra dedicata a Gianni Berengo Gardin. Il maestro ha scelto di mostrare per la prima volta qui al MAXXI alcune fotografie inedite, e lo ringrazio moltissimo anche per questo.
Il suo sguardo ha attraversato l’Italia e l’ha raccontata nelle sue dinamiche sociali, nel mondo del lavoro, della cultura. Le sue immagini “vere” sono meravigliose, con l’uso del bianco e nero, con il gioco delle ombre. Raccontano l’uomo nella sua dimensione sociale, hanno un forte valore insieme poetico e politico e sono straordinariamente contemporanee».
 
La mostra
Il percorso espositivo è introdotto sulle scale dall’intervento dell’artista Martina Vanda: grandi illustrazioni a parete in bianco e nero ispirate da alcune fotografie iconiche di Berengo Gardin.
All’interno, un percorso fluido e non cronologico accompagna il visitatore in un viaggio nel mondo e nel
modo di vedere del maestro, offrendo una riflessione sui caratteri peculiari della sua ricerca. Tra questi: la centralità dell’uomo e della sua collocazione nello spazio sociale; la natura concretamente ma anche poeticamente analogica della sua “vera fotografia” (formula con cui timbra le sue stampe autografe mai manipolate e che rimanda al lavoro del fotografo come “artigiano”); la potenza e la specificità del suo modo di costruire la sequenza narrativa, che non si limita a semplici descrizioni dello spazio ma
costruisce naturalmente storie; l’adesione impegnata a una concezione della fotografia intesa come documento, eppure puntellata da dettagli spiazzanti e ironici. E, su tutto, la coerenza della sua visione.
 
Punto di partenza di questo viaggio visivo è Venezia, città d’elezione per Berengo Gardin che, pur non essendovi nato, si sente veneziano e dice: «i nonni erano veneziani, i bisnonni veneziani, papà venezianissimo». Venezia è il luogo in cui si forma come fotografo, grazie all’incontro con circoli fotografici come La Gondola, ed è il luogo di un continuo ritorno, dalle prime straordinarie immagini degli anni Cinquanta in cui vediamo una città intima e quasi sussurrata, molto poetica, passando per la contestazione alla Biennale del 1968 fino al celebre progetto dedicato alle Grandi Navi del 2013.
Da Venezia alla Milano dell’industria, delle lotte operaie, degli intellettuali (in mostra, tra gli altri, i ritratti di Ettore Sotsass, Gio Ponti, Ugo Mulas, Dario Fo), per attraversare poi quasi tutte le regioni e le città italiane, dalla Sicilia alle risaie del vercellese, osservate nelle loro trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi.
E poi i celebri reportage dai luoghi del lavoro realizzati per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e, soprattutto, Olivetti (con cui collabora per 15 anni), che lo aiutano a crearsi una coscienza sociale e, come dice nell’intervista a Margherita Guccione realizzata proprio per la mostra: «Posso definirmi comunista fuori dalle righe, non tanto perché ho letto i testi importanti del comunismo, ma perché ho lavorato in fabbrica con gli operai, capivo i loro problemi». Quelli sugli ospedali psichiatrici pubblicati nel 1968 nel volume Morire di classe, realizzato insieme a Carla Cerati: immagini di denuncia e rispetto, straordinarie e terribili, che documentavano per la prima volta le condizioni all’interno degli ospedali psichiatrici in diversi istituti in tutta Italia. Curato da Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia, il libro ha contribuito in modo
determinante alla costituzione del movimento d’opinione che ha condotto nel 1978 all’approvazione della legge 180 per la chiusura dei manicomi.
Le immagini in mostra raccontano poi i popoli e la cultura Rom, di cui Berengo Gardin ha fotografato con fiducia e curiosità i momenti intimi e quelli corali della loro vita, come le feste e le cerimonie; i tanti piccoli borghi rurali e le grandi città; i luoghi della vita quotidiana; L’Aquila colpita dal terremoto; i cantieri (tra cui anche quello del MAXXI, fotografato nel 2007); i molti incontri dell’autore con figure chiave della cultura contemporanea (Dino Buzzati, Peggy Guggenheim, Luigi Nono, Mario Soldati, solo per citarne alcuni).
 
Completano il percorso una parete dedicata allo studio di Milano, per Berengo Gardin luogo di riflessione e di elaborazione, che appare come una sorta di camera delle meraviglie in cui emergono anche aspetti privati e meno noti della sua personalità e un’altra dedicata ai libri, destinazione principale e prediletta del suo lavoro, una sorta di gigantesca libreria che ripercorre le oltre 250 pubblicazioni realizzate nel corso della sua lunga carriera, collaborando con autori quali Gabriele Basilico, Luciano D’Alessandro, Ferdinando Scianna, Renzo Piano e anche con Touring Club Italiano e con De Agostini. Fondamentale, inoltre, la collaborazione con il settimanale Il Mondo di Mario Pannunzio, dove tra il 1954 e il 1965 pubblica oltre 260 fotografie e di cui scrive: «Nella mia vita ho incontrato molti importanti intellettuali italiani che sono diventati amici e hanno influenzato moltissimo la mia fotografia. Il più importante è stato Mario Pannunzio».
 
Attraverso la scansione di un QR code, è inoltre possibile visitare la mostra accompagnati dalla voce di Gianni Berengo Gardin che racconta in prima persona aneddoti e ricordi legati alla sua vita personale e professionale, primo di una serie di podcast che il MAXXI dedica a fotografi, artisti e architetti presenti nella Collezione del Museo. 
 
La mostra è accompagnata dal libro L’occhio come mestiere (244 pagine, 45 euro) pubblicato da Contrasto e arricchito da un testo di Edoardo Albinati, dalla prefazione di Giovanna Melandri, da uno scritto di Alessandra Mauro e da una conversazione tra Margherita Guccione e Berengo Gardin.
 
Media partner è Rai Cultura che, venerdì 13 maggio, propone su Rai 5 una serata straordinaria dedicata al grande maestro. Si comincia alle 21.15 con una puntata speciale di Terza Pagina che racconta il dietro le quinte della mostra attraverso il racconto delle curatrici, del team di lavoro e un’intervista a Gianni Berengo Gardin. A seguire, alle 22.05, Art Night presenta il docufilm Il ragazzo con la Leica, regia di Daniele Cini, prodotto da Claudia Pampinella per Talpa Produzioni in collaborazione con Rai Cultura e con il sostegno del MiC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo. Ripercorrendo l’autobiografia scritta con la figlia Susanna in occasione dei suoi 90 anni, il film traccia il ritratto del fotografo e dell’uomo e ripercorre 70 anni di storia italiana, anche attraverso testimonianze di amici tra cui Renzo Piano, Ferdinando Scianna e Roberto Koch.

Lo stesso documentario sarà poi proiettato al MAXXI mercoledì 22 giugno alle 19.00. Durante l'evento verrà presentato il libro L’occhio come mestiere, in una conversazione tra Gianni Berengo Gardin e le curatrici della mostra.

Il lavoro e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono rappresentati in esclusiva da Fondazione Forma per la Fotografia.
La mostra è realizzata in collaborazione con Contrasto, Fondazione Forma per la Fotografia e Archivio Gianni Berengo Gardin.
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
Appena INAUGURATA
 
TITOLO
Alchimia dei colori
di Alessandro Cignetti
curata da Tiziana Todi
 
DOVE e QUANDO
Galleria Vittoria – Roma
Dal 4 al 14 maggio 2022

 
DETTAGLI
La mostra, curata da Tiziana Todi, si focalizza sul delicato rapporto tra colore ed emozione nell’arte e al misterioso processo di creazione che coinvolge l’artista.
Alessandro Cignetti con questa mostra pone lo spettatore ad una visione personale e attuale composta da oltre 20 tele, che nel loro insieme compongono un diario intimo interpretato dall’artista attraverso una pittura stratificata, in cui l’immagine sembra dissolversi, lasciando che sia il colore a trasmettere le sensazioni legate ad un luogo, un’azione o un volto. Alessandro Cignetti da sempre incline alla sperimentazione rende, dunque, il colore l'elemento protagonista della mostra e della sua ricerca, in continua evoluzione, raccontandoci la sua storia e quella di un mondo in continua trasformazione.​
 
Scrive Tiziana Todi della mostra:
​[...]Cignetti ci rivela il suo alfabeto cromatico e attraverso questo, risveglia il mondo interiore assopito, invita l'anima ad abbandonarsi a tinte così vive che ne sentiamo l’essenza.
Opere cariche di una forza vibrante e appassionata delle sue emozioni che ci invitano all'ascolto dell'eco del nostro intimo, fa sì che lo scambio energetico tra l'artista e il fruitore non sia casuale o superficiale, ma bensì frutto di una scelta dovuta agli stati d'animo vissuti, non solo quindi dono per gli occhi, ma condivisione di sensazioni profonde, trasmettendo il suo messaggio legato all' emotività. Con nuance mai aggressive, mai piatte, mai troppo squillanti e volutamente artificiali, realizza una pittura riconciliante con la natura ed il mondo fuori di sé e sembra cercare una dimensione sinestetica dove vista, tatto e olfatto trovano un punto di fusione.
Opere cariche di una forza vibrante e appassionata delle sue emozioni che ci invitano all'ascolto dell'eco del nostro intimo, fa sì che lo scambio energetico tra l'artista e il fruitore non sia casuale o superficiale, ma bensì frutto di una scelta dovuta agli stati d'animo vissuti, non solo quindi dono per gli occhi, ma condivisione di sensazioni profonde, trasmettendo il suo messaggio legato all' emotività. Con nuance mai aggressive, mai piatte, mai troppo squillanti e volutamente artificiali, realizza una pittura riconciliante con la natura ed il mondo fuori di sé e sembra cercare una dimensione sinestetica dove vista, tatto e olfatto trovano un punto di fusione.[...]

ALTRE INFORMAZIONI
Per ovviare alle restrizioni causate dall’emergenza sanitaria in corso, la Galleria Vittoria vi
aspetta tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 19, per appuntamento via mail all’indirizzo info@galleriavittoria.com
 
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
Still Appia.
Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento
 
DOVE e QUANDO
Complesso di Capo di Bove - Parco Archeologico dell'Appia Antica - Roma
Da 9 aprile al 9 ottobre 2022


DETTAGLI
Nella splendida cornice del Parco Archeologico dell'Appia Antica, presso il Complesso di Capo di Bove, dal 9 aprile al 9 ottobre 2022, è ospitata la mostra fotografica “Still Appia. Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento” che intende andare oltre il reportage fotografico e narrativo, rendendo omaggio alla via Appia vista come itinerario culturale e grande palinsesto storico-sociale di oltre 2000 anni.
A presentare il lavoro di Giulio Ielardi - in mostra e nel catalogo edito da Gangemi - è Francesco Zizola, uno dei nomi più illustri della fotografia contemporanea.
Oltre cinquanta scatti di Giulio Ielardi, fotografo romano, raccontano il suo viaggio fatto a piedi nel 2021, in solitaria lungo la via Appia da Roma a Brindisi: ventinove giorni in tutto, di zaino in spalla tra strade, ruderi e borghi alla ri-scoperta di una delle strade più antiche di Roma.
Oltre che un reportage o meglio una ricerca artistica, le fotografie di Ielardi rappresentano un’occasione per un aggiornamento sugli sviluppi della valorizzazione di questa arteria dell’antichità, prima grande direttrice di unificazione culturale della penisola italiana che Ielardi ha percorso interamente a piedi: per questo la mostra si concluderà il 9 ottobre 2022, nella Giornata del Camminare, la manifestazione promossa da Federtrek per favorire la diffusione della cultura del camminare, presupposto fondamentale di questo progetto.
L’importanza acquisita negli ultimi anni dal recupero dei percorsi a piedi è testimoniata dall’interesse da parte del Ministero della Cultura (MIC) nel dare vita al progetto Appia Regina Viarum.
L’obiettivo del progetto è la realizzazione del cammino dell’Appia Antica da Roma a Brindisi, prevedendo una serie di interventi di sistemazione del tracciato e dei monumenti in tutte e quattro le Regioni - Lazio, Campania, Basilicata e Puglia - attraversate dall’Appia stessa.
A valle di questi interventi che interessano anche il suo territorio, il Parco Archeologico dell'Appia Antica è stato investito per decreto istitutivo del coordinamento della valorizzazione di tutta la Regina Viarum fino a Brindisi. La mostra Still Appia vuole raccontare le azioni e le visioni di questo ambizioso programma.
La mostra è organizzata dal Parco Archeologico dell’Appia Antica e curata da Luigi Oliva e Simone Quilici - Direttore del Parco. L’evento vede il patrocinio dei Consigli Regionali del Lazio, della Campania, della Basilicata e della Puglia, oltre il patrocinio del Parco Regionale dell’Appia Antica, del Parco Regionale dei Castelli Romani, del Comune di Mesagne, di Italia Nostra e della Compagnia dei Cammini. 
Partner Culturale: FIAF - Federazione italiana associazioni fotografiche.
LA MOSTRA
Giulio Ielardi è un fotografo, giornalista free lance e naturalista che si interessa da sempre di ambiente e patrimonio culturale.
Decide - a distanza di sei anni dal pionieristico viaggio sempre lungo la via Appia di Paolo Rumiz del 2015 - di intraprendere il cammino della più antica delle strade pubbliche romane e di fotografare le variabili ambientali e paesaggistiche dell’Italia centro meridionale lungo la via.
Dai numerosi siti archeologici e centri abitati, fino ai territori agricoli che sopravvivono alle zone più urbanizzate, le sue immagini documentano e interpretano con lo sguardo della fotografia autoriale i paesaggi dell’Appia che si contraddistinguono per una componente sempre presente, ovvero il tracciato della strada stessa, seppur spesso inglobato dal territorio che muta col passare del tempo.
I protagonisti dei suoi scatti vanno dallo splendore del basolato del VI miglio ancora dentro la città di Roma, a quello presso la piazza Palatina di Terracina, fino ai tre chilometri di basolato riportati alla luce agli inizi degli anni Duemila nella valle di Sant’Andrea (tra Fondi e Itri), che rappresentano uno dei tratti più spettacolari dell’intera Regina Viarum (foto medie n. 1, 3 e 7).
Non sempre Ielardi fotografa elementi che riportano alla mente la grandiosità di Roma e così, accanto alla foto dei frammenti decorativi collocati in un muro di laterizio presso il Casal Rotondo, (foto grandi n. 1), ecco quella di un cancello in abbandono di una tenuta a Castel Gandolfo (foto grandi n. 2).
Tra gli scorci più sorprendenti: i resti del Capitolium a Terracina davanti alle case del centro (foto grandi n. 5) e i palazzi a sei piani di Santa Maria Capua Vetere dietro le arcate dell’anfiteatro romano, secondo per grandezza solo al Colosseo (foto grandi n. 6).
Tra gli scatti più impattanti quelli realizzati a Benevento dell’area archeologica del Sacramento stretta tra i palazzi (foto grandi n. 9); di una statua romana nel centro storico inglobata nel muro di una casa (foto grandi n. 10); dell’arco di Traiano ricco di rilievi scultorei che ha come sfondo una palazzina della città (foto medie n. 20).
Al centro delle sue fotografie anche l’area archeologica della Trinità a Venosa e quella della Valle del Reale, fino alle campagne di Genzano di Lucania (foto medie n. 23-28); i casali in abbandono eretti dopo la riforma fondiaria degli anni Cinquanta nelle campagne verso Maschito (Potenza, foto grandi n. 12); il tratto di Appia nella Murgia Catena, nelle aride splendide campagne di Altamura (foto medie n. 30) e il “faccia a faccia” tra la diga sulla gravina Gennarini e un ponte d’età forse romana, in vista di Taranto (foto medie n. 32).
Mentre è in dirittura d’arrivo a Brindisi, Ielardi realizza lo splendido scatto alle possenti mura della città messapica di Muro Tenente (foto medie n. 36), nelle campagne tra Mesagne e Latiano e la gigantografia del Centro commerciale all’ingresso di Brindisi che chiude anche il percorso di mostra.
“Le fotografie di Giulio sono fotografie on the road, apparentemente semplici, lontane dallo stile sensazionalistico della fotografia di reportage e di quella di viaggio inteso come consumo di luoghi e di punti di vista” - scrive nel suo testo in catalogo Francesco Zizola fotografo italiano, vincitore del World Press Photo of the Year 1996, laureato in antropologia - “[…] Ogni immagine ci viene offerta come traccia poetica da seguire per rintracciare si le vestigia di ciò che siamo stati attraverso i luoghi che si sono completamente trasformati, ma anche come riflessione per interrogare la nostra identità presente.”
IL VIAGGIO SUI SOCIAL DI GIULIO IELARDI E LA COSTRUZIONE DI UNA COMMUNITY INTORNO AL PROGETTO
Per promuovere il progetto e suscitare curiosità da parte del pubblico, prima della partenza Giulio Ielardi apre il profilo Instagram @apiedilungolappia e la pagina Facebook L’Appia a piedi, da Roma a Brindisi e, col passare del tempo, provoca l’interesse da parte di sempre più follower.
In mostra - e nel catalogo - il Diario di viaggio racconta i 29 giorni di cammino attraverso i post e le fotografie scattate appositamente per i social.
La community che si è creata comprende un vasto pubblico di camminatori, escursionisti, appassionati difensori delle radici storico-archeologiche, paladini del patrimonio culturale, storici dell’arte, archeologi, propugnatori del diritto a una mobilità sostenibile, difensori dell’ambiente e del paesaggio, artisti, appassionati di antichità romane, cittadini della Capitale e abitanti delle comunità lungo il tracciato del cammino.
Grazie ai tanti commenti e alle interazioni volte a richiamare da una parte l’attenzione a luoghi lungo l’Appia da valorizzare, dall’altra a raccontare di quelle associazioni impegnate nella promozione dell’antico tracciato, la community fornisce un ulteriore strumento di conoscenza fondamentale per intervenire nella valorizzazione dell’intero tratto della Regina Viarum.
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
IL VIDEO RENDE FELICI
Videoarte in Italia
La produzione di videoarte e cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta, sono al centro di un unico grande progetto espositivo articolato in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI e  GALLERIA D’ARTE MODERNA - Roma
Dal 12 aprile al 4 settembre 2022

 
DETTAGLI
Un’unica grande mostra, due luoghi. “IL VIDEO RENDE FELICI. Videoarte in Italia” è una mostra unitaria che si articola in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna,dal 12 aprile al 4 settembre 2022. Soggetto della mostra è la videoarte e il cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta ai primi decenni del nuovo secolo.
 
Il progetto,a cura di Valentina Valentini, è promosso da Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo. Con il patrocinio di “Sapienza Università di Roma, Università degli Studi di Udine e Università degli Studi di Milano Bicocca. In collaborazione con AAMOD | Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Cineteca Nazionale | Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Lo schermo dell’arte | festival di cinema e arte contemporanea, RAI Teche, LaCamera Ottica, Riccione Teatro. Con la collaborazione scientifica diSapienza Università di Roma | Dipartimento di Design Pianificazione, Tecnologie dell’Architettura. Organizzazione di Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Azienda Speciale Palaexpo e Zètema Progetto Cultura. Catalogo a cura di Cosetta Saba e Valentina Valentini, edito da Treccani.
 
In mostra 19 installazioni a cui si aggiungono oltre 300 opere raccolte all’interno di rassegne dedicate, per un totale di oltre 100 artiste e artisti coinvolti. Il percorso espositivo si snoda attraverso la molteplice varietà di formati espositivi: video monocanale, installazioni video, multimediali, interattive,con l’intento di evidenziare le interferenze del video con il cinema, la tv, il teatro, la danza, la fotografia, le arti plastiche. Alle opere esposte si affiancano i numerosi documenti, bozzetti, disegni, locandine, manifesti, fotografie e cataloghi, che ne ripercorrono il processo produttivo e il contesto storico.
Questa dimensione intermediale è analizzata in ciascuno spazio da una diversa prospettiva così da creare un’articolazione autonoma e nello stesso tempo interrelata nelle due sedi espositive.
 
Al Palazzo delle Esposizioni il percorso mira a evidenziare le trasformazioni del formato installativo nel suo dialogo con lo spazio e con i dispositivi tecnologici, in un arco cronologico che va dalla fine degli anni Sessanta al XXI secolo. Le opere qui presenti sono rappresentative, oltre che della ricerca dell’artista, di una sperimentazione delle tecnologie elettroniche e digitali in rapporto alla storia della videoarte in Italia. Il programma include 13 rassegne fra miscellanee e personali di film d’artista e video monocanale. Artisti in mostra: Marinella Pirelli, Michele Sambin, Giovanotti Mondani Meccanici, Mario Convertino, Studio Azzurro, Daniele Puppi, Rosa Barba, Danilo Correale, Elisa Giardina Papa, Quayola, Donato Piccolo.
Alla GAM si espongono sia installazioni sia opere monocanale provenienti dai centri di produzione e disseminazione della videoarte, attivi in Italia sin dagli anni ’60, con una forte vocazione internazionale. Sono poste in luce le relazioni tra la videoarte, l’architettura radicale e il design postmodernista; le ibridazioni fra video e danza e fra video e teatro. Una ampia sezione è dedicata alle sperimentazioni televisive e ai programmi televisivi realizzati da artisti e a una selezione di Festival video. Tra le installazioni opere di Fabio Mauri, Daniel Buren, Bill Viola, Cosimo Terlizzi, Umberto Bignardi, Masbedo, Fabrizio Plessi, Franco Vaccari.
 
L’Italia è stata promotrice di progetti esemplari e pionieristici e rappresenta un punto di riferimento artistico-culturale per la sperimentazione video. Varietà, qualità e respiro internazionale caratterizzano le iniziative legate a questo medium fin dai primi anni Settanta, in un contesto caratterizzato dalle nuove estetiche emerse con l’arte ambientale, la body art, l’arte povera, la musica sperimentale, la controinformazione e le nuove forme di teatro e danza.
Dalla fine degli anni Settanta la videoarte acquisisce forme complesse di ibridazione attraverso l’utilizzo sperimentale del video, in televisione come nel teatro e nella danza fino all’emergere delle prime forme di computer art. Negli anni Novanta il formato installazione (video e multimedia) trova nei musei, nelle gallerie e in istituzioni come la Biennale di Venezia, una grande accoglienza, favorito dal diffondersi delle tecnologie digitali. Infine nel nuovo secolo si accentua l’assimilazione della videoarte nel vasto territorio dell’immagine in movimento trasformato dalle tecnologie digitali.
 
Sono in programma rassegne di film d’artista e video, tavole rotonde e performance dal vivo.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Palazzo delle Esposizioni
Roma, via Nazionale, 194
Orari
domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30. Lunedì chiuso L’ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura
Biglietti
Intero € 10 - Ridotto € 8 - Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 4 - gratuito fino a 6 anni
Dal 28 aprile 2022: intero € 12.50 - ridotto € 10 - Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6
Ingresso gratuito il primo mercoledì del mese per gli under 30 dalle 14.00
Ingresso gratuito per i possessori della membership card PdE.
Informazioni e prenotazioni
www.palazzoesposizioni.it
Social Media
Facebook: @PalazzoEsposizioni | Instagram: @PalazzoEsposizioni | Twitter: @Esposizioni
 
GAM - Galleria d’Arte Moderna
Roma, Via Francesco Crispi, 24
Orari
Dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
Biglietti
Biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 9,00 intero e di € 8,00 ridotto, per i non residenti; biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 8,00 intero e di € 7,00 ridotto, per i residenti; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.
Ingresso gratuito ai possessori della MIC card
Informazioni e prenotazioni
T. +39 060608 tutti i giorni ore 9.00 - 21.00
www.galleriaartemodernaroma.it ; www.museiincomuneroma.it
Social Media
Facebook: @GalleriaArteModerna @MuseiInComuneRoma | Instagram: @museiincomuneroma
Twitter: @museiincomune
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
“London Calling: British Contemporary Art Now”
per la prima volta in Italia, la mostra
“London Calling: British Contemporary Art Now”.
50 anni di arte londinese raccontati attraverso oltre 30 magnifiche opere di 13 artisti di fama internazionale: da David Hockney a Anish Kapoor, da Jake e Dinos Chapman a Damien Hirst fino ad arrivare a Idris Khan.
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO CIPOLLA - Roma
Dal 17 marzo al 17 luglio  2022

 
DETTAGLI
Dal 17 marzo al 17 luglio 2022, le sale di Palazzo Cipolla a Roma ospitano una delle più particolari mostre di arte contemporanea mai realizzate in Italia: “London Calling: British Contemporary Art Now. From David Hockney to Idris Khan”una mostra che attraverso oltre 30 opere riunisce il lavoro di 13 grandi artisti britannici di diverse generazioni, per la cui carriera artistica la città di Londra ha svolto un ruolo molto importante.

La mostra presenta un parterre d’eccezione di artisti nati nell'arco di cinque decenni, tra il 1937 e il 1978: David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan.

Una sequenza di artisti la cui carriera è stata in qualche modo influenzata dalla capitale britannica, o perché vi sono nati, oppure vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi. Nomi che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l'Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo. Artisti che innestano le loro radici su una Londra di inizio anni Sessanta, in piena trasformazione economica e sociale e che si preparava a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea.

Partendo dal più anziano, David Hockney, fino a giungere al più giovane, Idris Khan, il percorso espositivo propone uno spaccato dell'attuale scena artistica londinese attraverso una serie di opere iconiche selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi. Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery, New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea.

La varietà degli artisti presenti consente, inoltre, di contemplare tecniche compositive assai diverse tra loro, come pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video e molto altro, esprimendo una molteplicità di temi quali la vita quotidiana, il confino, l'esplorazione dell'essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell'arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte.

La mostra presenta un parterre d’eccezione di artisti nati nell'arco di cinque decenni, tra il 1937 e il 1978: David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan.
Una sequenza di artisti la cui carriera è stata in qualche modo influenzata dalla capitale britannica, o perché vi sono nati, oppure vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi. Nomi che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l'Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo. Artisti che innestano le loro radici su una Londra di inizio anni Sessanta, in piena trasformazione economica e sociale e che si preparava a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea.
Partendo dal più anziano, David Hockney, fino a giungere al più giovane, Idris Khan, il percorso espositivo propone uno spaccato dell'attuale scena artistica londinese attraverso una serie di opere iconiche selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi. Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery, New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea.
La varietà degli artisti presenti consente, inoltre, di contemplare tecniche compositive assai diverse tra loro, come pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video e molto altro, esprimendo una molteplicità di temi quali la vita quotidiana, il confino, l'esplorazione dell'essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell'arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte.
 
ALTRE INFORMAZIONI
La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, ed è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting Arthemisia.
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
JAGO. The Exhibition 
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dal 12 marzo al 3 luglio 2022

 
DETTAGLI
Palazzo Bonaparte a Roma ospita dal 12 marzo al 3 luglio 2022 la prima grande mostra dedicata a JAGO.
Pseudonimo di Jacopo Cardillo, classe 1987, Jago è scultore potente attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come "The Social Artist" per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social.

Sicuro talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video – attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web – raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.
Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi.

A Palazzo Bonaparte la genialità di JAGO viene documentata per la prima volta in una mostra che riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da Memoria di Sé a Excalibur), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come Figlio Velato e Pietà), passando per creazioni meno recenti ma più direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI (Habemus Hominem).

Curata da Maria Teresa Benedetti, la mostra connota gli elementi chiave di un lavoro continuamente in fieri, capace di costante arricchimento.

…La mia scultura è lingua viva. Utilizzare una lingua non significa copiarla. Mi riconosco in un linguaggio e lo adotto: sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, senza spirito di emulazione. Sono me stesso.

Prima testimonianza è lo scavo sui grandi sassi raccolti nel greto di un fiume alle pendici delle Alpi Apuane, pazientemente scavati nel desiderio di raccontare una storia personale e umana. Pietà e violenza si intrecciano nello sguardo dell’artista. Sorprendente è la scardinante nudità del Pontefice emerito, mentre l’immagine di una Venere (2018), priva della giovanile venustà, sconcerta e induce a riflettere sul valore simbolico della bellezza. D’altro lato incalza un drammatico oggi con la presenza del Figlio Velato (2019), icona simbolica di tragedie senza tempo, cui si connette l’intensa meditazione sul dolore, racchiusa nella desolata monumentalità della Pietà (2021). Ancor prima, l’artista ha proposto un tema svincolato da ogni rapporto con la storia, nel replicare la sequenza del battito cardiaco in Apparato Circolatorio (2017).

Palazzo Bonaparte si trasformerà inoltre in uno studio d’artista: durante i mesi di mostra Jago lavorerà alla sua prossima imponente scultura all’interno della sede espositiva.
Saranno anche organizzate visite straordinarie alla mostra, guidate dallo stesso Jago.
Pseudonimo di Jacopo Cardillo, classe 1987, Jago è scultore potente attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come "The Social Artist" per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social.
Sicuro talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video – attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web – raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.
Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi.
A Palazzo Bonaparte la genialità di JAGO viene documentata per la prima volta in una mostra che riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da Memoria di Sé a Excalibur), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come Figlio Velato e Pietà), passando per creazioni meno recenti ma più direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI (Habemus Hominem).
Curata da Maria Teresa Benedetti, la mostra connota gli elementi chiave di un lavoro continuamente in fieri, capace di costante arricchimento.
…La mia scultura è lingua viva. Utilizzare una lingua non significa copiarla. Mi riconosco in un linguaggio e lo adotto: sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, senza spirito di emulazione. Sono me stesso.
Prima testimonianza è lo scavo sui grandi sassi raccolti nel greto di un fiume alle pendici delle Alpi Apuane, pazientemente scavati nel desiderio di raccontare una storia personale e umana. Pietà e violenza si intrecciano nello sguardo dell’artista. Sorprendente è la scardinante nudità del Pontefice emerito, mentre l’immagine di una Venere (2018), priva della giovanile venustà, sconcerta e induce a riflettere sul valore simbolico della bellezza. D’altro lato incalza un drammatico oggi con la presenza del Figlio Velato (2019), icona simbolica di tragedie senza tempo, cui si connette l’intensa meditazione sul dolore, racchiusa nella desolata monumentalità della Pietà (2021). Ancor prima, l’artista ha proposto un tema svincolato da ogni rapporto con la storia, nel replicare la sequenza del battito cardiaco in Apparato Circolatorio (2017).
Palazzo Bonaparte si trasformerà inoltre in uno studio d’artista: durante i mesi di mostra Jago lavorerà alla sua prossima imponente scultura all’interno della sede espositiva.
Saranno anche organizzate visite straordinarie alla mostra, guidate dallo stesso Jago.
 
ALTRE INFORMAZIONI
L’esposizione JAGO. The Exhibition è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Jago Art Studio.
L’evento è consigliato da Sky Arte.
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
BILL VIOLA. Icons of Light 
curata da Kira Perov 
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dal 5 marzo 2022

 
DETTAGLI
BILL VIOLA. Icons of Light è il titolo della prossima mostra di Palazzo Bonaparte che, a partire dal 5 marzo 2022, renderà omaggio al più grande artista della videoarte dagli anni Settanta a oggi. BILL VIOLA arriva nella Capitale e lo fa in un modo speciale.

L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.

Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.

Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).

Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
Un evento unico per concedersi la possibilità di riflettere sulla vita, intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, del tutto diverso da quello che si è lasciato all'ingresso.  

L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
Un evento unico per concedersi la possibilità di riflettere sulla vita, intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, del tutto diverso da quello che si è lasciato all'ingresso.  
 
ALTRE INFORMAZIONI
prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione del Bill Viola Studio.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura ed è consigliata da Sky Arte.
Catalogo edito da Skira e include un saggio a cura di Valentino Catricalà.
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
UNO SGUARDO FUORI PORTA
 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Per la rassegna INNESTI al Ridotto del Mercadante
da mercoledì 11 a domenica 15 maggio l’acclamato spettacolo
Cuòre: sostantivo maschile
drammaturgia di Angela Di Maso dalla Storia di Alvia e Daniela
con la regia di Alvia Reale
interpretato da Daniela Giovannetti e Alvia Reale
spazio scenico, luci, immagini Francesco Calcagnini
costumi Sandra Cardini
assistente alla regia Ilaria Iuozzo
assistente alla regia Ilaria Iuozzo
produzione Gruppo della Creta
 
DOVE e QUANDO
Ridotto del Mercadante - Napoli
Dal 11 al 15 maggio 2022
Calendario delle rappresentazioni
11/05ore 21.00 | 12/05ore 21.00 | 13/05ore 17.00 | 14/05 ore 17.00 | 15/05 ore 21.00


DETTAGLI
“Una rara occasione per osservare il teatro «da dentro»,
incarnato nell’umanità di chi il teatro lo fa, e lo vive come propria vita.”*
 
“Reale e Giovanetti che mettono la faccia nel progetto con suggerimenti di contenuti realmente vissuti, e la drammaturga che ha ascoltato questi viaggi nell’esistenza,
e li ha convertiti in battute, hanno messo a punto un team di verità.” **
 
“Daniela Giovanetti e Alvia Reale raccontano qualcosa di sé, delle proprie delusioni e dei propri sogni per descrivere quel pezzetto di mondo nel quale ci muoviamo tutti.
Sospesi tra cuore e rabbia, tra vita e illusione. Come insegna il teatro, insomma.”***
 
Sono solo alcuni ma indicativistralciestratti dalle convinterecensioni che salutarono lo scorso ottobre il debutto romano di Cuòre: sostantivo maschile, lo spettacolo con drammaturgia di Angela Di Maso interpretato da DanielaGiovannetti e AlviaReale - che firma anche la regia – in scena dall’11 al 15 maggio al Ridotto del Mercadante, per la rassegna INNESTI programmata dal Teatro Nazionale nella sala al primo piano del teatro di Piazza Municipio.
Uno spettacolo dunque che parla di chi il teatro lo fa e di teatro vive, che nasce dopo il lungo silenzio scenico imposto dalla pandemia come necessità e bisogno di parlare di sé: «Non c’è agonia più grande – scrivenelle note Alvia Reale –che tenere una storia non raccontata dentro di sé».
Lo spazio scenico, le luci e le immagini sono di Francesco Calcagnini; i costumi di Sandra Cardini; assistente alla regia Ilaria Iuozzo; la produzione del Gruppo della Creta.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Info www.teatrodinapoli.it
Biglietteria tel. 081.5513396 | e.mail biglietteria@teatrodinapoli.it
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
👀GLI EVENTI SEGNALATI POTREBBERO SUBIRE VARIAZIONI👀
 
Segui sempre gli hashtag
#kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroeventodasogno
per rimanere informato
sugli eventi da sogno della settimana
 
Chiunque vuole segnalarci un'iniziativa può farlo inviando il Comunicato Stampa completo d'immagine ad una delle nostre email kirolandia@gmail.com - info@kirolandia.com