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martedì 24 maggio 2022

KIROSEGNALIAMO dal 24 al 30 maggio 2022

K-news  
 
Kiri, continuano per questa stagione 2021-2022, le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce sguardo in streaming e fuori porta.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
 
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
 
Dunque per sognare con voi...
 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Associazione Culturale Teatro Trastevere
presenta le serate EVENTO
Che spettacolo è?
Con
Salvo Miraglia e Jessica Loddo
e con la partecipazione di Marco Zordan, Clelia Liguori, Gabriele Vitale e…
Regia: non pervenuta...
 
DOVE e QUANDO
TEATRO TRASTEVERE – Roma
Dal 24 al 29 maggio 2022, giovedì- sabato ore 21.00 / domenica ore 18.00


DETTAGLI
Mise en espace divertente e pensata sui vizi e virtù dell’essere umano. Due attori in scena e nella vita. Salvo Miraglia (molto a sud) e Jessica Loddo (molto a nord) devono debuttare il giorno dopo e sono ancora indecisi sul testo: occasione imperdibile per confrontarsi, provare brani di teatro e di cinema. Si passerà per Pirandello, Chaplin, Mankiewicz, Byron. Spettacolo di grande successo: i due attori e doppiatori si cimenteranno nell'arte dell'improvvisazione. Ogni spettacolo ha un ospite diverso e ogni replica non è mai una replica perché diversa dall'altra.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Avviso ai soci
CONSIGLIATA PRENOTAZIONE
🎫biglietti interi 13 - ridotti 13  (prevista tessera associativa)
 
Contatti: 065814004
info@teatrotrastevere.it
www.teatrotrastevere.it
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NOVITÁ
 
TITOLO
Associazione Culturale Padiglione Ludwig e ENFI Teatro srl
Giorni Infelici
Di e con: Sabrina Scuccimarra
Regia: Martino D’Amico
Assistente regia: Matteo D’Incoronato
Musiche originali: Gioacchino Balistreri
Disegno luci: Alessio Pascale
Produzione: Padiglione Ludwig
 
DOVE e QUANDO
TEATRO LE MASCHERE - Roma
Dal 26 al 29 maggio 2022,  dal giovedì al sabato ore 21.00 – domenica ore 19.00

 
DETTAGLI
Sarà in scena al Teatro Le Maschere dal 26 al 29 maggio – nell’ambito della sezione serale - lo spettacolo Giorni Infelici di e con Sabrina Scuccimarra. Regia: Martino D’Amico.
Giorni Infelici è un atto di coscienza, l’evidente inutilità dello sforzo di rompere l’assordante cliché in cui abbiamo chiuso la nostra esistenza. Donna, la protagonista e sola interprete di sé stessa, affronta la sua magnifica giornata con la corazza delle conversazioni abitudinarie e degli amori ideati, attenta a che tutto resti incanalato nel binario dello stereotipo felice e dei luoghi comuni, costruiti con cura in 50 anni di semi-vita. E cosi, da sempre e per sempre, per arrivare alla fine della giornata. Anche la vitalità di un cervello e di un cuore vivo e pulsante, viene ridotta a modello intangibile ed inalterabile; anche un ricordo improvviso o una pausa non prevista, potrebbe distruggere quel castello di certezze. Donna recita così il suo copioncino quotidiano ma l’inaspettato arrivo di una “vicina” stravolge tutto, costringendola a cambiare il finale.
Lo spettacolo prende spunto, ovviamente, da Giorni Felici di S. Beckett. Prende spunto, sia chiaro, come accade dai grandi maestri, ma non vuole minimamente paragonarvisi né esserne estensione. E se nel capolavoro del grande scrittore irlandese, la forza drammatica non risiede nel dialogo, perfetto e senza increspature, riproducente una normale conversazione di una coppia piccolo borghese impegnata in discorsi di circostanza, ma nel dato visivo (la desertificazione scenica, la pistola, …) in Giorni Infelici, il dialogo che Donna inscena coi suo personaggi brevettati,  riproduce l’atto di coscienza del cliché di vita e quotidianamente ne riafferma la forza e il valore, in uno sviluppo solo illusorio di consapevolezza. Cristallizzato, invece, anch’esso in un modello rassicurante e partecipato. Qui, cioè, la traccia di vita è lo sforzo di consapevolezza e parlarne, parlarne, parlarne … Donna ci mostra, suo malgrado, non l’umano soffrire, il vuoto delle nostre esistenze ma come noi sopravviviamo ad esso, in un processo che appare cosciente ma cosciente non è. E questo è anche molto comico.
“Si ringrazia: Federica Miraglia per avere creduto per prima in questo progetto e Serena Scuccimarra per la preziosa collaborazione”
 
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Prezzo biglietto € 12,00
Sono previste riduzioni per gruppi CRAL e Associazioni. Per info: Tel. 06 58330817
Via Aurelio Saliceti 1/3, Roma
 
Info e prenotazioni: tel. 06 58330817, e-mail: info@teatrolemaschere.it
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NOVITÁ
 
TITOLO
IO ED ELENA
di Donatella Busini
diretto e interpretato da Mauro Toscanelli e Bruno Petrosino
produzione IPAZIA Production
con il contributo artistico di QUINCE
 costumi di Emanuele Zito
In prima assoluta

DOVE e QUANDO
TEATRO LO SPAZIO – Roma
Dal 26 al 29 maggio 2022, dal giovedì al sabato ore 21.00 / domenica ore 18.00

 
DETTAGLI
Debutta in prima assoluta al Teatro lo Spazio, dal 26 al 29 maggio, IO ED ELENA, spettacolo di Donatella Busini, diretto da Mauro Toscanelli e Bruno Petrosino.
Due donne, una madre ed una figlia affetta da gravi disturbi psichiatrici.
Diversamente uguali, vicine nella solitudine con cui l’esistenza e la malattia le hanno portate a convivere.
Una solitudine fronteggiata in modi totalmente differenti così come lo sono le loro personalità.
Rabbia, indulgenza, desiderio di compiacere, recriminazione, rifiuto, paura: un rapporto tra donne difficile da sostenere per entrambe. Ma un rapporto d’amore.
Violento, cupo, tagliente, sfibrante, esasperato ed esasperante come solo gli amori veri possono essere.
Questo rapporto, così crudelmente realistico tra una donna e la figlia psicotica, è raccontato in un contesto surreale in cui aleggia l’anima pulsante di un personaggio letterario discusso e spesso incompreso quale quello di Blanche Dubois,protagonista del testo “Un tram che si chiama desiderio” di T. Williams. Il respiro e lo spirito di Blanche sono elementi comuni alle protagoniste e si insinuano nelle loro parole ed azioni.
“Io ed Elena” è un dramma che vede due personaggi femminili vomitarsi addosso rancori e paure mai sopite: l’inesorabile invecchiare di Giovanna (la madre) che la conduce alla ricerca maniacale di conferme da parte di un uomo ideale, e la follia conclamata quanto lucida di Elena (la figlia) che dialoga con il suo alter ego Blanche.In questa osmosi continuativa di rimpalli tra le due (o, si potrebbe dire, le tre) vi è il contraccolpo doloroso reciproco che ne deriva.
L’incanto è il fulcro attorno a cui ruota la ricerca di madre e figlia; un incanto che si ricollega idealmente al desiderio sessuale della protagonista di Williams.
Pur essendo una drammaturgia tutta al femminile, il testo rimanda continuamente a figure maschili, le quali sono a volte idealizzate, a volte evocate in quanto personaggi del doloroso passato o del torbido presente di Giovanna. L’idea di far interpretare le due protagoniste a due uomini deriva proprio dal corto circuito che si intende provocare sulla scena.
Un dramma dove la musica e il Teatro nel Teatro danno la dimensione di fluidità in cui agiscono la follia e la disperazione, fino al parto finale in cui la Consapevolezza viene alla luce.
Un omaggio alle donne diverse e lontane dagli stereotipi.
 
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Biglietti: 15 €– ridotto: 12 €
(bar aperto per aperitivo dalle 20.00)
 
Teatro Lo Spazio
Via Locri 43, Roma
 
informazioni e prenotazioni
339 775 9351 / 06 77204149
info@teatrolospazio.it
 
Acquisto Online: VivaTicket
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NOVITÁ
 
TITOLO
L’INGREDIENTE PERDUTO
dal romanzo di Stefania Aphel Barzini
di S. Aphel Barzini e C. Della Seta
Regia Claudia Della Seta
Con Elena Baroglio, Claudia Della Seta, Sofia Diaz, Maurizia Grossi, Virna Zorzan
Disegno luci Andrea Narese
Allestimento Brando Nencini
Costumi Laura Giannisi
Produzione Teatro delle donne
 
DOVE e QUANDO
TEATRO BASILICA – Roma
Dal 27 al 29  maggio 2022, giovedì- sabato ore 21.00 / domenica ore 17.45

 
DETTAGLI
Sarà in scena al TeatroBasilica dal 27 al 29 maggio 2022 L’INGREDIENTE PERDUTOdal romanzo di Stefania Aphel Barzini, di S. Aphel Barzini e C. Della Seta. Regia Claudia Della Seta. Con Elena Baroglio, Claudia Della Seta, Sofia Diaz, Maurizia Grossi, Virna Zorzan.
 
Una serie in un’unica serata. Una saga in tre brevi puntate. 1994 San Francisco: il Bar ZamZam, luogo storico della “Summer of Love” del Movimento Hippie. Sara è ad una gita scolastica per visitare i “cimeli” dei figli dei fiori. Da un muro Sara scorge una donna in foto che le sorride. Al cuore di Sara salta un battito: quella donna bionda le sorride. Quella donna bionda Sara la sogna sempre, da quando è bambina. Lei la chiama “La Dama Bionda”. Sconvolta da ciò che ha visto e da ciò che le sarà rivelato Sara comincia un viaggio e noi l’accompagniamo. Un viaggio alla ricerca della trama della sua vita, dentro i segreti della sua famiglia, per trovare i vincoli e i nessi della sua anima e del suo cuore. Stromboli, il vulcano: Iddu. Qua comincia il viaggio, per continuare nella “Merica” degli anni 10, “Gli States” degli anni 50 e poi “La Summer of Love” degli anni 70: la Generazione che si credeva immortale e invincibile, la generazione dei genitori di Sara. Che Eredità le hanno lasciato per continuare a vivere? Che ingredienti? Sara, appassionata di cucina, sa che un’eredità c’è: la ricetta delle Melanzane alla Parmigiana. Tre breviatti: “La Merica e Iddu”,” U:S: A: and bourbon”, “The Summer of Love, Death and Coming Home”.
 
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Biglietti 15 euro
Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)
Contatti / Prenotazione obbligatoria +39 392 97.68.519 - info@teatrobasilica.com
 
Tutte le attività del Teatro Basilica si terranno nel rispetto della normativa sul distanziamento sociale in materia di prevenzione dal Covid19
 
www.teatrobasilica.com
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PROSEGUE
 
TITOLO
OTI – Officine del Teatro Italiano
presenta
BARBARA FORIA
in
VOLEVO NASCERE SCEMA!
(…per non andare in guerra!)
di
Barbara Foria   Fabrizio Testini
Alessandro Clemente       Stefano Vigilante
regia
CLAUDIO INSEGNO
 
DOVE e QUANDO
SALA UMBERTO – Roma
Dal 17 al 29 maggio, da mercoledì  a sabato ore 21.00_domenica h. 17.00


DETTAGLI
Come può una donna del XXI secolo vivere felice i propri rapporti interpersonali senza ansie di prestazione, senza paura del futuro e, soprattutto, senza filtri Instagram?
 
Nel suo nuovo one-woman-show, Barbara Foria mette in scena i dubbi esistenziali e i controsensi surreali che sorprendono una donna arrivata a quella che Dante chiamava “metà del cammino” e che le fanno desiderare di rinascere in una prossima vita con un atteggiamento più spensierato verso la realtà.
Insomma… il segreto della felicità è quello di rinascere scema?
Se sì, avvisatemi che mi organizzo!
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Prezzo biglietto da 28€ a 17€
 
Via della Mercede, 50 - Roma - prenotazioni@salaumberto.com
Biglietti disponibili su www.salaumberto.com - www.ticketone.it
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EVENTO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
SEDOTTA E SCLERATA SHOW
evento in occasione della Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla
 
DOVE e QUANDO
SALA UMBERTO  – Roma
30 maggio 2022, ore 20.30


DETTAGLI
Il 30 maggio, in occasione della Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla, ci sarà in Sala Umberto l’evento Sedotta e sclerata show, uno spettacolo con musicisti, attori, giornalisti ed ospiti di fama internazionale che traeispirazionedal romanzo autobiografico “Sedotta e sclerata” della scrittrice Ileana Speziale, colpita da questa patologia alla giovane età di vent’anni.
Lo spettacolo sarà arricchito da testimonianze di chi la malattia la tratta o la vive quotidianamente.
La manifestazione è promossa dall’Associazione di Promozione Sociale Libera Civitas col Patrocinio di AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla). L’obiettivo è realizzare una campagna di sensibilizzazione sociale contro la discriminazione e i pregiudizi legati alla disabilità.
Alla serata, presentata da Savino Zaba, interverranno tra gli altri:il cantante Luca Barbarossa, la soprano EkaterinaBakanovagli attori Sebastiano Somma eClaudia Gerini (accompagnata quest’ultima dal Solis String Quartet),i ballerini di tango argentino Miguel Angel Zotto e DaianaGuspero, i comici Pablo e Pedro, la scrittrice Ileana Speziale. Presenti poi RaminBahrami, considerato uno tra i più importanti interpreti bachiani viventi a livello internazionale, Guido Rimonda, violinista di fama internazionale (massimo cultore di Giovan Battista Viotti e direttore del Festival intitolato al musicista vercellese) ed il cantautore Antonio Laganà.
Dicono gli organizzatori: “La realizzazione del progetto“Verso i sogni ed oltre” mira ad informare e sensibilizzare tutti, soprattutto i giovani, su cosa significhi convivere ogni giorno con la sclerosi multipla, anche quando non si vede”. E ancora sottolineano il valore della musica nell’affrontare la malattia: “La storia della musica ci ha fortunatamente dimostrato che la passione è più forte di ogni ostacolo. Nella storia sono tanti gli artisti, che non si sono arresi davanti ad una disabilità e hanno continuato con successo il proprio cammino (Paganini aveva la sindrome di Marfan, Beethoven era sordo, Robert Schumann aveva disturbi mentali, Ray Charles era cieco ecc.)”.
I temi musicali e letterari scelti per la giornata mondiale della sclerosi multipla hanno lo scopo di aprire una riflessione su tre aspetti rappresentativi: Socialità, Pregiudizi, Resilienza.
La Sclerosi Multipla è una patologia neurodegenerativa demielinizzante, che colpisce prevalentemente i giovani. La SM può esordire ad ogni età della vita, ma è diagnosticata per lo più tra i giovani - 16/40 anni - e nelle donne che risultano colpite in numero doppio rispetto agli uomini. In Italia si calcola una nuova diagnosi di SM ogni tre ore. Della sclerosi multipla non si parla molto e spesso i pregiudizi superano la realtà. Per esempio c'è chi fa un'equazione automatica tra sclerosi multipla e sedia a rotelle, chi crede che la diagnosi rappresenti un'immediata condanna a evidenti disabilità e c'è perfino chi teme forme di
contagio. Niente di tutto questo: l'andamento della malattia è variabilissimo da una persona all'altra, con effetti a volte molto ridotti. Poi la sclerosi non si può trasmettere in alcun modo.
La serata sarà un turbinio di ritmi che altro non sono che i battiti di un cuore virtuale in grado di unire tutti in un comune afflato di sensibilizzazione verso la tematica, di speranza verso la ricerca e di apertura verso la vita.
 
ALTRE INFORMAZIONI
 
Via della Mercede, 50 - Roma
 
ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Per prenotazioni libera_civitas@yahoo.it
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MUSICA
 
NOVITÁ
 
TITOLO
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA E CULTURA LATINO AMERICANA
EDIZIONE  2022
26 MAGGIO PARTY DI APERTURA
FINO AL 25 SETTEMBRE
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2 CONCERTI A ROCK IN ROMA
FIESTA FESTIVAL EDITION E OZUNA
16 LUGLIO E 21 LUGLIO
 
DOVE e QUANDO
PARCO ROSATI – Eur Roma
Dal 26 maggio al 25 settembre 2022


 
DETTAGLI
Nella splendida cornice del Parco Rosati all’Eur, in Via delle Tre Fontane 24, da giovedì 26 maggio fino al 25 settembre, parte la 27esima edizione di Fiesta, il Festival internazionale di Musica e Cultura Latino Americana, che dal 1995 travolge il pubblico della capitale con la sua vitalità e la sua “caliente” energia. La manifestazione ha da sempre la finalità di favorire lo scambio e l’incontro tra le diverse culture ed etnie abbattendo barriere e pregiudizi in nome della contaminazione e del confronto culturale. Dopo due anni di stop a causa dell’emergenza sanitaria, si riparte con grande entusiasmo e con una programmazione live più esplosiva che mai, ricca di novità e che vede la partecipazione delle più importanti star del panorama musicale latino-americano.
 Il primo concerto programmato il 1 giugno è affidato a “PUPY Y LOS QUE SON SON  grande gruppo di musica cubana creato e diretto dal pianista, arrangiatore e scrittore  Pupy, considerato una delle figure più importanti della Timba, a seguire il 3 giugno troviamo il sofisticato vocalist “ HAVANA DE PRIMERA”, il 10 giugno il reggaeton di “EL MICHA” ,  il 17 giugno “ LIRICO EN LA CASA”, il 18 giugno il grande produttore discografico e cantante portoricano “ JHAY CORTEZ”, il 24 giugno ci sarà il ragazzo d’oro della latin mondiale “ JUSTIN QUILES”, il 25 giugno “GRUPO EXTRA  la  famosa band di musica latina, per chiudere  in bellezza  il 30 giugno arriva “EL ALFA”, l’artista urbano più influente  del genere dembow di tutti i tempi. Il mese di luglio è ricco di sorprese e nomi prestigiosi come “GENTE DE ZONA” gruppo cubano esploso a livello mondiale con successi come “Yo quiero”, “Bailando” e le collaborazioni con artisti come Jennifer Lopez, Laura Pausini e molti altri, il 2 luglio sul palco l’idolo della bachata pluripremiato con 14 Latin Grammy Nomination “PRINCE ROYCE”, l’8 luglio “EL TIGER”, il 9 luglio è la volta della rapper domenicana TOKISCHA” che propone Hip Hop rap e trap. Il grande Music Hall si sposta e   trasloca (per motivi di capienza) a Rock in Roma all’Ippodromo delle Capannelle per l’imperdibile concerto del 16 luglio con quattro esponenti della musica latino-americana URBANA “FIESTA FIESTA FESTIVAL EDITION con ANUEL AA, SECH, RYAN CASTRO, LA ROSS MARIA”, e il 21 luglio per accogliere la pluripremiata star internazionale della trap latina e del raggaeton “OZUNA”. Il 22 luglio si ritorna al Parco Rosati ed arriva la musica di “CARLOS VIVES” due volte vincitore Grammy e quindici volte Latin Grammy.  Arriviamo al 6 agosto con il gruppo storico cubano “LOS VAN VAN”, una delle prime band che ha mescolato il Son cubano con il jazz e il rock, creando un originale progetto ritmico e armonico con le percussioni.
Ma Fiesta non è solo musica live, è un vero e proprio “villaggio musicale” che ospita tante forme di musica arte e danza incoraggiando un’integrazione tra i diversi generi e sonorità. Tanti infatti saranno gli spettacoli colorati e scenografici messi in scena da un corpo di ballo multietnico formato da 22 ballerini presenti per tutta l’estate. A dare un ulteriore contributo al divertimento notturno ci penseranno gli 8 dj che selezioneranno le più belle canzoni e sonorità latine e caraibiche: dalla salsa al Mambo, dal Cha Cha Cha alla Bachata e poi Rumba, Merengue, Timba, Reggae e Reggaeton.
Il Festival Fiesta edizione 2022 torna con una veste rinnovata grazie alla passione e all’instancabile lavoro di ricerca del suo Direttore Artistico Mansur Naziri, così attento alle nuove tendenze senza però dimenticare l’importanza della tradizione.   
Un festival unico che permette di capire e conoscere meglio le particolarità di altre culture, grazie alla presenza di artisti provenienti da diverse parti del mondo che attraverso la loro musica lanciano un messaggio universale di solidarietà.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Giorni di apertura: mercoledì - venerdì - sabato - domenica
APERTURA PORTE GIORNI SENZA CONCERTI ORE 22.00
APERTURA PORTE GIORNI DEI CONCERTI ORE 21.00
INIZIO CONCERTI ORE 23.00
INFOLINE: 3272915369
BIGLIETTI SU I-TICKET TICKET ONE E BOXOL
 
www.fiestafestival.it
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ARTE
 
MOSTRE
 
PROSEGUE
 
TITOLO
REFUGEES
di Keisuke Matsuoka
a cura di Cristian Porretta
 
DOVE e QUANDO
Galleria d'arte FABER – Roma
Dal 7 maggio al 30 luglio 2022

 
DETTAGLI
 
Con il patrocinio di UNHCR e FONDAZIONE ITALIA GIAPPONE
 
Sabato 7 maggio la galleria d'arte FABER presenta l'esposizione REFUGEES di KeisukeMatsuoka.
Nel 2016 l'artista giapponese KeisukeMatsuoka vince il prestigioso premio “Followship under the Pola Art Foundation OverseasStudy Program” e ha così la possibilità di usufruire di una borsa di studio e residenza artistica che gli permetterà di vivere, studiare e lavorare a Roma per più di un anno.
Lo scultore, muovendosi dal terreno natale della tradizione culturale e spirituale nipponica, elabora una ricerca multidimensionale, il cui acme è teso a focalizzare una realtà socio-umana incredibilmente oscura e, ancora adesso, evanescente: la realtà del rifugiato.
Nasce in questo contesto il progetto REFUGEES.
Lo straniero in balìa degli eventi acquista nell'immaginario dell'artista il ruolo simbolico di una figura umana moderna.
Al centro del credo artistico di Matsuoka c’è il tentativo di trovare, da un punto di vista morfologico-antropologico-culturale, ma anche negli aspetti animistico-spirituali, la figura di un uomo universale scevra da ogni componente di genere, razza, luogo che possa specificarla o condizionarla.
La ricerca di KeisukeMatsuoka, difatti, agendo tra diverse e articolate dimensioni di significato, è esattamente tesa, secondo le stesse parole dell’artista, “alla scoperta dei fili che legano gli esseri umani tutti”.
La figura del rifugiato diventa presupposto e paradigma per un'analisi sull'intero genere umano.
Tutto questo Matsuoka lo analizza e lo ritrasmette con la propria arte, ce lo porge in forma di scultura, prende le materie, modella, trasforma, distrugge e ricostruisce; come fa la natura, come succede a ogni uomo con la propria identità, esattamente come sono costretti a fare i rifugiati nella lotta per la sopravvivenza.
L'esposizione è interamente realizzata in site specific per gli spazi della galleria e il percorso mette in mostra una sorprendente versatilità tecnica sia nelle opere scultoree che nelle installazioni esplose dal grande impatto scenografico.
A poca distanza dalla galleria sarà inoltre possibile visitare una sezione documentaristica del progetto, che, completa di lavori meno recenti, fornisce una panoramica esaustiva della produzione di Matsuoka.
“Che cos'è un rifugiato? Che cos'è un essere umano? Ho cercato di creare opere che rispondessero a queste domande e che scuotessero il cuore degli spettatori, anche se fossero di razze o nazionalità diverse. Vorrei che la mia opera potesse parlare anche agli alieni utilizzando un linguaggio comune, il linguaggio dell'arte”.
 
ALTRE INFORMAZIONI
 
martedì-sabato 10:00-19:00   domenica su appuntamento
via dei Banchi Vecchi 31, Roma  tel 06 68808624
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PROSEGUE
 
TITOLO
GIANNI BERENGO GARDIN. L’OCCHIO COME MESTIERE
a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro
oltre 200 fotografie per uno straordinario racconto visivo dell’Italia dal dopoguerra a oggi
 
DOVE e QUANDO
Spazio Extra MAXXI - Roma
Dal 4 maggio al 18 settembre 2022
 

DETTAGLI
Maestro del bianco e nero, della fotografia di reportage e di indagine sociale, in quasi settant’anni di carriera Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) ha raccontato con le sue immagini l’Italia dal dopoguerra a oggi, costruendo un patrimonio visivo unico caratterizzato da una grande coerenza nelle scelte linguistiche e da un approccio “artigianale” alla pratica fotografica.
 
La sua personale Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere, al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 4 maggio al 18 settembre 2022, raccoglie oltre 200 fotografie tra immagini celebri, altre poco note o completamente inedite.
Un racconto straordinario dedicato all’Italia, che riprende il titolo del celebre libro del 1970 curato da Cesare Colombo, L’occhio come mestiere, un’antologia di immagini del maestro che testimoniava l’importanza del suo sguardo, del suo metodo e della sua capacità fuori dal comune di narrare il suo tempo.
La mostra, a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro, è prodotta dal MAXXI in collaborazione con Contrasto. Main Partner Enel, socio fondatore del museo e compagno di viaggio in tutte le iniziative importanti.
 
Commenta Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: «Sono particolarmente felice di questa mostra dedicata a Gianni Berengo Gardin. Il maestro ha scelto di mostrare per la prima volta qui al MAXXI alcune fotografie inedite, e lo ringrazio moltissimo anche per questo.
Il suo sguardo ha attraversato l’Italia e l’ha raccontata nelle sue dinamiche sociali, nel mondo del lavoro, della cultura. Le sue immagini “vere” sono meravigliose, con l’uso del bianco e nero, con il gioco delle ombre. Raccontano l’uomo nella sua dimensione sociale, hanno un forte valore insieme poetico e politico e sono straordinariamente contemporanee».
 
La mostra
Il percorso espositivo è introdotto sulle scale dall’intervento dell’artista Martina Vanda: grandi illustrazioni a parete in bianco e nero ispirate da alcune fotografie iconiche di Berengo Gardin.
All’interno, un percorso fluido e non cronologico accompagna il visitatore in un viaggio nel mondo e nel
modo di vedere del maestro, offrendo una riflessione sui caratteri peculiari della sua ricerca. Tra questi: la centralità dell’uomo e della sua collocazione nello spazio sociale; la natura concretamente ma anche poeticamente analogica della sua “vera fotografia” (formula con cui timbra le sue stampe autografe mai manipolate e che rimanda al lavoro del fotografo come “artigiano”); la potenza e la specificità del suo modo di costruire la sequenza narrativa, che non si limita a semplici descrizioni dello spazio ma
costruisce naturalmente storie; l’adesione impegnata a una concezione della fotografia intesa come documento, eppure puntellata da dettagli spiazzanti e ironici. E, su tutto, la coerenza della sua visione.
 
Punto di partenza di questo viaggio visivo è Venezia, città d’elezione per Berengo Gardin che, pur non essendovi nato, si sente veneziano e dice: «i nonni erano veneziani, i bisnonni veneziani, papà venezianissimo». Venezia è il luogo in cui si forma come fotografo, grazie all’incontro con circoli fotografici come La Gondola, ed è il luogo di un continuo ritorno, dalle prime straordinarie immagini degli anni Cinquanta in cui vediamo una città intima e quasi sussurrata, molto poetica, passando per la contestazione alla Biennale del 1968 fino al celebre progetto dedicato alle Grandi Navi del 2013.
Da Venezia alla Milano dell’industria, delle lotte operaie, degli intellettuali (in mostra, tra gli altri, i ritratti di Ettore Sotsass, Gio Ponti, Ugo Mulas, Dario Fo), per attraversare poi quasi tutte le regioni e le città italiane, dalla Sicilia alle risaie del vercellese, osservate nelle loro trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi.
E poi i celebri reportage dai luoghi del lavoro realizzati per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e, soprattutto, Olivetti (con cui collabora per 15 anni), che lo aiutano a crearsi una coscienza sociale e, come dice nell’intervista a Margherita Guccione realizzata proprio per la mostra: «Posso definirmi comunista fuori dalle righe, non tanto perché ho letto i testi importanti del comunismo, ma perché ho lavorato in fabbrica con gli operai, capivo i loro problemi». Quelli sugli ospedali psichiatrici pubblicati nel 1968 nel volume Morire di classe, realizzato insieme a Carla Cerati: immagini di denuncia e rispetto, straordinarie e terribili, che documentavano per la prima volta le condizioni all’interno degli ospedali psichiatrici in diversi istituti in tutta Italia. Curato da Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia, il libro ha contribuito in modo
determinante alla costituzione del movimento d’opinione che ha condotto nel 1978 all’approvazione della legge 180 per la chiusura dei manicomi.
Le immagini in mostra raccontano poi i popoli e la cultura Rom, di cui Berengo Gardin ha fotografato con fiducia e curiosità i momenti intimi e quelli corali della loro vita, come le feste e le cerimonie; i tanti piccoli borghi rurali e le grandi città; i luoghi della vita quotidiana; L’Aquila colpita dal terremoto; i cantieri (tra cui anche quello del MAXXI, fotografato nel 2007); i molti incontri dell’autore con figure chiave della cultura contemporanea (Dino Buzzati, Peggy Guggenheim, Luigi Nono, Mario Soldati, solo per citarne alcuni).
 
Completano il percorso una parete dedicata allo studio di Milano, per Berengo Gardin luogo di riflessione e di elaborazione, che appare come una sorta di camera delle meraviglie in cui emergono anche aspetti privati e meno noti della sua personalità e un’altra dedicata ai libri, destinazione principale e prediletta del suo lavoro, una sorta di gigantesca libreria che ripercorre le oltre 250 pubblicazioni realizzate nel corso della sua lunga carriera, collaborando con autori quali Gabriele Basilico, Luciano D’Alessandro, Ferdinando Scianna, Renzo Piano e anche con Touring Club Italiano e con De Agostini. Fondamentale, inoltre, la collaborazione con il settimanale Il Mondo di Mario Pannunzio, dove tra il 1954 e il 1965 pubblica oltre 260 fotografie e di cui scrive: «Nella mia vita ho incontrato molti importanti intellettuali italiani che sono diventati amici e hanno influenzato moltissimo la mia fotografia. Il più importante è stato Mario Pannunzio».
 
Attraverso la scansione di un QR code, è inoltre possibile visitare la mostra accompagnati dalla voce di Gianni Berengo Gardin che racconta in prima persona aneddoti e ricordi legati alla sua vita personale e professionale, primo di una serie di podcast che il MAXXI dedica a fotografi, artisti e architetti presenti nella Collezione del Museo. 
 
La mostra è accompagnata dal libro L’occhio come mestiere (244 pagine, 45 euro) pubblicato da Contrasto e arricchito da un testo di Edoardo Albinati, dalla prefazione di Giovanna Melandri, da uno scritto di Alessandra Mauro e da una conversazione tra Margherita Guccione e Berengo Gardin.
 
Media partner è Rai Cultura che, venerdì 13 maggio, propone su Rai 5 una serata straordinaria dedicata al grande maestro. Si comincia alle 21.15 con una puntata speciale di Terza Pagina che racconta il dietro le quinte della mostra attraverso il racconto delle curatrici, del team di lavoro e un’intervista a Gianni Berengo Gardin. A seguire, alle 22.05, Art Night presenta il docufilm Il ragazzo con la Leica, regia di Daniele Cini, prodotto da Claudia Pampinella per Talpa Produzioni in collaborazione con Rai Cultura e con il sostegno del MiC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo. Ripercorrendo l’autobiografia scritta con la figlia Susanna in occasione dei suoi 90 anni, il film traccia il ritratto del fotografo e dell’uomo e ripercorre 70 anni di storia italiana, anche attraverso testimonianze di amici tra cui Renzo Piano, Ferdinando Scianna e Roberto Koch.
 
Lo stesso documentario sarà poi proiettato al MAXXI mercoledì 22 giugno alle 19.00. Durante l'evento verrà presentato il libro L’occhio come mestiere, in una conversazione tra Gianni Berengo Gardin e le curatrici della mostra.
 
Il lavoro e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono rappresentati in esclusiva da Fondazione Forma per la Fotografia.
La mostra è realizzata in collaborazione con Contrasto, Fondazione Forma per la Fotografia e Archivio Gianni Berengo Gardin.
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PROSEGUE
 
TITOLO
Still Appia.
Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento
 
DOVE e QUANDO
Complesso di Capo di Bove - Parco Archeologico dell'Appia Antica - Roma
Da 9 aprile al  9 ottobre 2022


DETTAGLI
Nella splendida cornice del Parco Archeologico dell'Appia Antica, presso il Complesso di Capo di Bove, dal 9 aprile al 9 ottobre 2022, è ospitata la mostra fotografica “Still Appia. Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento” che intende andare oltre il reportage fotografico e narrativo, rendendo omaggio alla via Appia vista come itinerario culturale e grande palinsesto storico-sociale di oltre 2000 anni.
A presentare il lavoro di Giulio Ielardi - in mostra e nel catalogo edito da Gangemi - è Francesco Zizola, uno dei nomi più illustri della fotografia contemporanea.
Oltre cinquanta scatti di Giulio Ielardi, fotografo romano, raccontano il suo viaggio fatto a piedi nel 2021, in solitaria lungo la via Appia da Roma a Brindisi: ventinove giorni in tutto, di zaino in spalla tra strade, ruderi e borghi alla ri-scoperta di una delle strade più antiche di Roma.
Oltre che un reportage o meglio una ricerca artistica, le fotografie di Ielardi rappresentano un’occasione per un aggiornamento sugli sviluppi della valorizzazione di questa arteria dell’antichità, prima grande direttrice di unificazione culturale della penisola italiana che Ielardi ha percorso interamente a piedi: per questo la mostra si concluderà il 9 ottobre 2022, nella Giornata del Camminare, la manifestazione promossa da Federtrek per favorire la diffusione della cultura del camminare, presupposto fondamentale di questo progetto.
L’importanza acquisita negli ultimi anni dal recupero dei percorsi a piedi è testimoniata dall’interesse da parte del Ministero della Cultura (MIC) nel dare vita al progetto Appia Regina Viarum.
L’obiettivo del progetto è la realizzazione del cammino dell’Appia Antica da Roma a Brindisi, prevedendo una serie di interventi di sistemazione del tracciato e dei monumenti in tutte e quattro le Regioni - Lazio, Campania, Basilicata e Puglia - attraversate dall’Appia stessa.
A valle di questi interventi che interessano anche il suo territorio, il Parco Archeologico dell'Appia Antica è stato investito per decreto istitutivo del coordinamento della valorizzazione di tutta la Regina Viarum fino a Brindisi. La mostra Still Appia vuole raccontare le azioni e le visioni di questo ambizioso programma.
La mostra è organizzata dal Parco Archeologico dell’Appia Antica e curata da Luigi Oliva e Simone Quilici - Direttore del Parco. L’evento vede il patrocinio dei Consigli Regionali del Lazio, della Campania, della Basilicata e della Puglia, oltre il patrocinio del Parco Regionale dell’Appia Antica, del Parco Regionale dei Castelli Romani, del Comune di Mesagne, di Italia Nostra e della Compagnia dei Cammini. 
Partner Culturale: FIAF - Federazione italiana associazioni fotografiche.
LA MOSTRA
Giulio Ielardi è un fotografo, giornalista free lance e naturalista che si interessa da sempre di ambiente e patrimonio culturale.
Decide - a distanza di sei anni dal pionieristico viaggio sempre lungo la via Appia di Paolo Rumiz del 2015 - di intraprendere il cammino della più antica delle strade pubbliche romane e di fotografare le variabili ambientali e paesaggistiche dell’Italia centro meridionale lungo la via.
Dai numerosi siti archeologici e centri abitati, fino ai territori agricoli che sopravvivono alle zone più urbanizzate, le sue immagini documentano e interpretano con lo sguardo della fotografia autoriale i paesaggi dell’Appia che si contraddistinguono per una componente sempre presente, ovvero il tracciato della strada stessa, seppur spesso inglobato dal territorio che muta col passare del tempo.
I protagonisti dei suoi scatti vanno dallo splendore del basolato del VI miglio ancora dentro la città di Roma, a quello presso la piazza Palatina di Terracina, fino ai tre chilometri di basolato riportati alla luce agli inizi degli anni Duemila nella valle di Sant’Andrea (tra Fondi e Itri), che rappresentano uno dei tratti più spettacolari dell’intera Regina Viarum (foto medie n. 1, 3 e 7).
Non sempre Ielardi fotografa elementi che riportano alla mente la grandiosità di Roma e così, accanto alla foto dei frammenti decorativi collocati in un muro di laterizio presso il Casal Rotondo, (foto grandi n. 1), ecco quella di un cancello in abbandono di una tenuta a Castel Gandolfo (foto grandi n. 2).
Tra gli scorci più sorprendenti: i resti del Capitolium a Terracina davanti alle case del centro (foto grandi n. 5) e i palazzi a sei piani di Santa Maria Capua Vetere dietro le arcate dell’anfiteatro romano, secondo per grandezza solo al Colosseo (foto grandi n. 6).
Tra gli scatti più impattanti quelli realizzati a Benevento dell’area archeologica del Sacramento stretta tra i palazzi (foto grandi n. 9); di una statua romana nel centro storico inglobata nel muro di una casa (foto grandi n. 10); dell’arco di Traiano ricco di rilievi scultorei che ha come sfondo una palazzina della città (foto medie n. 20).
Al centro delle sue fotografie anche l’area archeologica della Trinità a Venosa e quella della Valle del Reale, fino alle campagne di Genzano di Lucania (foto medie n. 23-28); i casali in abbandono eretti dopo la riforma fondiaria degli anni Cinquanta nelle campagne verso Maschito (Potenza, foto grandi n. 12); il tratto di Appia nella Murgia Catena, nelle aride splendide campagne di Altamura (foto medie n. 30) e il “faccia a faccia” tra la diga sulla gravina Gennarini e un ponte d’età forse romana, in vista di Taranto (foto medie n. 32).
Mentre è in dirittura d’arrivo a Brindisi, Ielardi realizza lo splendido scatto alle possenti mura della città messapica di Muro Tenente (foto medie n. 36), nelle campagne tra Mesagne e Latiano e la gigantografia del Centro commerciale all’ingresso di Brindisi che chiude anche il percorso di mostra.
“Le fotografie di Giulio sono fotografie on the road, apparentemente semplici, lontane dallo stile sensazionalistico della fotografia di reportage e di quella di viaggio inteso come consumo di luoghi e di punti di vista” - scrive nel suo testo in catalogo Francesco Zizola fotografo italiano, vincitore del World Press Photo of the Year 1996, laureato in antropologia - “[…] Ogni immagine ci viene offerta come traccia poetica da seguire per rintracciare si le vestigia di ciò che siamo stati attraverso i luoghi che si sono completamente trasformati, ma anche come riflessione per interrogare la nostra identità presente.”
IL VIAGGIO SUI SOCIAL DI GIULIO IELARDI E LA COSTRUZIONE DI UNA COMMUNITY INTORNO AL PROGETTO
Per promuovere il progetto e suscitare curiosità da parte del pubblico, prima della partenza Giulio Ielardi apre il profilo Instagram @apiedilungolappia e la pagina Facebook L’Appia a piedi, da Roma a Brindisi e, col passare del tempo, provoca l’interesse da parte di sempre più follower.
In mostra - e nel catalogo - il Diario di viaggio racconta i 29 giorni di cammino attraverso i post e le fotografie scattate appositamente per i social.
La community che si è creata comprende un vasto pubblico di camminatori, escursionisti, appassionati difensori delle radici storico-archeologiche, paladini del patrimonio culturale, storici dell’arte, archeologi, propugnatori del diritto a una mobilità sostenibile, difensori dell’ambiente e del paesaggio, artisti, appassionati di antichità romane, cittadini della Capitale e abitanti delle comunità lungo il tracciato del cammino.
Grazie ai tanti commenti e alle interazioni volte a richiamare da una parte l’attenzione a luoghi lungo l’Appia da valorizzare, dall’altra a raccontare di quelle associazioni impegnate nella promozione dell’antico tracciato, la community fornisce un ulteriore strumento di conoscenza fondamentale per intervenire nella valorizzazione dell’intero tratto della Regina Viarum.
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PROSEGUE
 
TITOLO
IL VIDEO RENDE FELICI
Videoarte in Italia
La produzione di videoarte e cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta, sono al centro di un unico grande progetto espositivo articolato in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI e  GALLERIA D’ARTE MODERNA - Roma
Dal 12 aprile al 4 settembre 2022


DETTAGLI
Un’unica grande mostra, due luoghi. “IL VIDEO RENDE FELICI. Videoarte in Italia” è una mostra unitaria che si articola in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna,dal 12 aprile al 4 settembre 2022. Soggetto della mostra è la videoarte e il cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta ai primi decenni del nuovo secolo.
 
Il progetto,a cura di Valentina Valentini, è promosso da Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo. Con il patrocinio di “Sapienza Università di Roma, Università degli Studi di Udine e Università degli Studi di Milano Bicocca. In collaborazione con AAMOD | Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Cineteca Nazionale | Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Lo schermo dell’arte | festival di cinema e arte contemporanea, RAI Teche, LaCamera Ottica, Riccione Teatro. Con la collaborazione scientifica diSapienza Università di Roma | Dipartimento di Design Pianificazione, Tecnologie dell’Architettura. Organizzazione di Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Azienda Speciale Palaexpo e Zètema Progetto Cultura. Catalogo a cura di Cosetta Saba e Valentina Valentini, edito da Treccani.
 
In mostra 19 installazioni a cui si aggiungono oltre 300 opere raccolte all’interno di rassegne dedicate, per un totale di oltre 100 artiste e artisti coinvolti. Il percorso espositivo si snoda attraverso la molteplice varietà di formati espositivi: video monocanale, installazioni video, multimediali, interattive,con l’intento di evidenziare le interferenze del video con il cinema, la tv, il teatro, la danza, la fotografia, le arti plastiche. Alle opere esposte si affiancano i numerosi documenti, bozzetti, disegni, locandine, manifesti, fotografie e cataloghi, che ne ripercorrono il processo produttivo e il contesto storico.
Questa dimensione intermediale è analizzata in ciascuno spazio da una diversa prospettiva così da creare un’articolazione autonoma e nello stesso tempo interrelata nelle due sedi espositive.
 
Al Palazzo delle Esposizioni il percorso mira a evidenziare le trasformazioni del formato installativo nel suo dialogo con lo spazio e con i dispositivi tecnologici, in un arco cronologico che va dalla fine degli anni Sessanta al XXI secolo. Le opere qui presenti sono rappresentative, oltre che della ricerca dell’artista, di una sperimentazione delle tecnologie elettroniche e digitali in rapporto alla storia della videoarte in Italia. Il programma include 13 rassegne fra miscellanee e personali di film d’artista e video monocanale. Artisti in mostra: Marinella Pirelli, Michele Sambin, Giovanotti Mondani Meccanici, Mario Convertino, Studio Azzurro, Daniele Puppi, Rosa Barba, Danilo Correale, Elisa Giardina Papa, Quayola, Donato Piccolo.
Alla GAM si espongono sia installazioni sia opere monocanale provenienti dai centri di produzione e disseminazione della videoarte, attivi in Italia sin dagli anni ’60, con una forte vocazione internazionale. Sono poste in luce le relazioni tra la videoarte, l’architettura radicale e il design postmodernista; le ibridazioni fra video e danza e fra video e teatro. Una ampia sezione è dedicata alle sperimentazioni televisive e ai programmi televisivi realizzati da artisti e a una selezione di Festival video. Tra le installazioni opere di Fabio Mauri, Daniel Buren, Bill Viola, Cosimo Terlizzi, Umberto Bignardi, Masbedo, Fabrizio Plessi, Franco Vaccari.
 
L’Italia è stata promotrice di progetti esemplari e pionieristici e rappresenta un punto di riferimento artistico-culturale per la sperimentazione video. Varietà, qualità e respiro internazionale caratterizzano le iniziative legate a questo medium fin dai primi anni Settanta, in un contesto caratterizzato dalle nuove estetiche emerse con l’arte ambientale, la body art, l’arte povera, la musica sperimentale, la controinformazione e le nuove forme di teatro e danza.
Dalla fine degli anni Settanta la videoarte acquisisce forme complesse di ibridazione attraverso l’utilizzo sperimentale del video, in televisione come nel teatro e nella danza fino all’emergere delle prime forme di computer art. Negli anni Novanta il formato installazione (video e multimedia) trova nei musei, nelle gallerie e in istituzioni come la Biennale di Venezia, una grande accoglienza, favorito dal diffondersi delle tecnologie digitali. Infine nel nuovo secolo si accentua l’assimilazione della videoarte nel vasto territorio dell’immagine in movimento trasformato dalle tecnologie digitali.
 
Sono in programma rassegne di film d’artista e video, tavole rotonde e performance dal vivo.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Palazzo delle Esposizioni
Roma, via Nazionale, 194
Orari
domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30. Lunedì chiuso L’ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura
Biglietti
Intero € 10 - Ridotto € 8 - Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 4 - gratuito fino a 6 anni
Dal 28 aprile 2022: intero € 12.50 - ridotto € 10 - Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6
Ingresso gratuito il primo mercoledì del mese per gli under 30 dalle 14.00
Ingresso gratuito per i possessori della membership card PdE.
Informazioni e prenotazioni
www.palazzoesposizioni.it
Social Media
Facebook: @PalazzoEsposizioni | Instagram: @PalazzoEsposizioni | Twitter: @Esposizioni
 
GAM - Galleria d’Arte Moderna
Roma, Via Francesco Crispi, 24
Orari
Dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
Biglietti
Biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 9,00 intero e di € 8,00 ridotto, per i non residenti; biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 8,00 intero e di € 7,00 ridotto, per i residenti; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.
Ingresso gratuito ai possessori della MIC card
Informazioni e prenotazioni
T. +39 060608 tutti i giorni ore 9.00 - 21.00
www.galleriaartemodernaroma.it ; www.museiincomuneroma.it
Social Media
Facebook: @GalleriaArteModerna @MuseiInComuneRoma | Instagram: @museiincomuneroma
Twitter: @museiincomune
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PROSEGUE
 
TITOLO
“London Calling: British Contemporary Art Now”
per la prima volta in Italia, la mostra
“London Calling: British Contemporary Art Now”.
50 anni di arte londinese raccontati attraverso oltre 30 magnifiche opere di 13 artisti di fama internazionale: da David Hockney a Anish Kapoor, da Jake e Dinos Chapman a Damien Hirst fino ad arrivare a Idris Khan.
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO CIPOLLA - Roma
Dal 17 marzo al 17 luglio  2022

 
DETTAGLI
Dal 17 marzo al 17 luglio 2022, le sale di Palazzo Cipolla a Roma ospitano una delle più particolari mostre di arte contemporanea mai realizzate in Italia: “London Calling: British Contemporary Art Now. From David Hockney to Idris Khan”una mostra che attraverso oltre 30 opere riunisce il lavoro di 13 grandi artisti britannici di diverse generazioni, per la cui carriera artistica la città di Londra ha svolto un ruolo molto importante.

La mostra presenta un parterre d’eccezione di artisti nati nell'arco di cinque decenni, tra il 1937 e il 1978: David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan.

Una sequenza di artisti la cui carriera è stata in qualche modo influenzata dalla capitale britannica, o perché vi sono nati, oppure vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi. Nomi che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l'Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo. Artisti che innestano le loro radici su una Londra di inizio anni Sessanta, in piena trasformazione economica e sociale e che si preparava a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea.

Partendo dal più anziano, David Hockney, fino a giungere al più giovane, Idris Khan, il percorso espositivo propone uno spaccato dell'attuale scena artistica londinese attraverso una serie di opere iconiche selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi. Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery, New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea.

La varietà degli artisti presenti consente, inoltre, di contemplare tecniche compositive assai diverse tra loro, come pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video e molto altro, esprimendo una molteplicità di temi quali la vita quotidiana, il confino, l'esplorazione dell'essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell'arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte.

La mostra presenta un parterre d’eccezione di artisti nati nell'arco di cinque decenni, tra il 1937 e il 1978: David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan.
Una sequenza di artisti la cui carriera è stata in qualche modo influenzata dalla capitale britannica, o perché vi sono nati, oppure vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi. Nomi che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l'Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo. Artisti che innestano le loro radici su una Londra di inizio anni Sessanta, in piena trasformazione economica e sociale e che si preparava a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea.
Partendo dal più anziano, David Hockney, fino a giungere al più giovane, Idris Khan, il percorso espositivo propone uno spaccato dell'attuale scena artistica londinese attraverso una serie di opere iconiche selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi. Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery, New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea.
La varietà degli artisti presenti consente, inoltre, di contemplare tecniche compositive assai diverse tra loro, come pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video e molto altro, esprimendo una molteplicità di temi quali la vita quotidiana, il confino, l'esplorazione dell'essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell'arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte.
 
ALTRE INFORMAZIONI
La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, ed è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting Arthemisia.
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PROSEGUE
 
TITOLO
JAGO. The Exhibition 
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dal 12 marzo al 3 luglio 2022

 
DETTAGLI
Palazzo Bonaparte a Roma ospita dal 12 marzo al 3 luglio 2022 la prima grande mostra dedicata a JAGO.
Pseudonimo di Jacopo Cardillo, classe 1987, Jago è scultore potente attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come "The Social Artist" per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social.

Sicuro talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video – attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web – raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.
Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi.

A Palazzo Bonaparte la genialità di JAGO viene documentata per la prima volta in una mostra che riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da Memoria di Sé a Excalibur), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come Figlio Velato e Pietà), passando per creazioni meno recenti ma più direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI (Habemus Hominem).

Curata da Maria Teresa Benedetti, la mostra connota gli elementi chiave di un lavoro continuamente in fieri, capace di costante arricchimento.

…La mia scultura è lingua viva. Utilizzare una lingua non significa copiarla. Mi riconosco in un linguaggio e lo adotto: sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, senza spirito di emulazione. Sono me stesso.

Prima testimonianza è lo scavo sui grandi sassi raccolti nel greto di un fiume alle pendici delle Alpi Apuane, pazientemente scavati nel desiderio di raccontare una storia personale e umana. Pietà e violenza si intrecciano nello sguardo dell’artista. Sorprendente è la scardinante nudità del Pontefice emerito, mentre l’immagine di una Venere (2018), priva della giovanile venustà, sconcerta e induce a riflettere sul valore simbolico della bellezza. D’altro lato incalza un drammatico oggi con la presenza del Figlio Velato (2019), icona simbolica di tragedie senza tempo, cui si connette l’intensa meditazione sul dolore, racchiusa nella desolata monumentalità della Pietà (2021). Ancor prima, l’artista ha proposto un tema svincolato da ogni rapporto con la storia, nel replicare la sequenza del battito cardiaco in Apparato Circolatorio (2017).

Palazzo Bonaparte si trasformerà inoltre in uno studio d’artista: durante i mesi di mostra Jago lavorerà alla sua prossima imponente scultura all’interno della sede espositiva.
Saranno anche organizzate visite straordinarie alla mostra, guidate dallo stesso Jago.
Pseudonimo di Jacopo Cardillo, classe 1987, Jago è scultore potente attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come "The Social Artist" per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social.
Sicuro talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video – attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web – raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.
Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi.
A Palazzo Bonaparte la genialità di JAGO viene documentata per la prima volta in una mostra che riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da Memoria di Sé a Excalibur), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come Figlio Velato e Pietà), passando per creazioni meno recenti ma più direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI (Habemus Hominem).
Curata da Maria Teresa Benedetti, la mostra connota gli elementi chiave di un lavoro continuamente in fieri, capace di costante arricchimento.
…La mia scultura è lingua viva. Utilizzare una lingua non significa copiarla. Mi riconosco in un linguaggio e lo adotto: sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, senza spirito di emulazione. Sono me stesso.
Prima testimonianza è lo scavo sui grandi sassi raccolti nel greto di un fiume alle pendici delle Alpi Apuane, pazientemente scavati nel desiderio di raccontare una storia personale e umana. Pietà e violenza si intrecciano nello sguardo dell’artista. Sorprendente è la scardinante nudità del Pontefice emerito, mentre l’immagine di una Venere (2018), priva della giovanile venustà, sconcerta e induce a riflettere sul valore simbolico della bellezza. D’altro lato incalza un drammatico oggi con la presenza del Figlio Velato (2019), icona simbolica di tragedie senza tempo, cui si connette l’intensa meditazione sul dolore, racchiusa nella desolata monumentalità della Pietà (2021). Ancor prima, l’artista ha proposto un tema svincolato da ogni rapporto con la storia, nel replicare la sequenza del battito cardiaco in Apparato Circolatorio (2017).
Palazzo Bonaparte si trasformerà inoltre in uno studio d’artista: durante i mesi di mostra Jago lavorerà alla sua prossima imponente scultura all’interno della sede espositiva.
Saranno anche organizzate visite straordinarie alla mostra, guidate dallo stesso Jago.
 
ALTRE INFORMAZIONI
L’esposizione JAGO. The Exhibition è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Jago Art Studio.
L’evento è consigliato da Sky Arte.
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PROSEGUE
 
TITOLO
BILL VIOLA. Icons of Light 
curata da Kira Perov 
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dal 5 marzo 2022

 
DETTAGLI
BILL VIOLA. Icons of Light è il titolo della prossima mostra di Palazzo Bonaparte che, a partire dal 5 marzo 2022, renderà omaggio al più grande artista della videoarte dagli anni Settanta a oggi. BILL VIOLA arriva nella Capitale e lo fa in un modo speciale.

L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.

Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.

Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).

Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
Un evento unico per concedersi la possibilità di riflettere sulla vita, intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, del tutto diverso da quello che si è lasciato all'ingresso.  

L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
Un evento unico per concedersi la possibilità di riflettere sulla vita, intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, del tutto diverso da quello che si è lasciato all'ingresso.  
 
ALTRE INFORMAZIONI
prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione del Bill Viola Studio.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura ed è consigliata da Sky Arte.
Catalogo edito da Skira e include un saggio a cura di Valentino Catricalà.
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