Recensione critica dello spettacolo "Una favola sbagliata" scritto e diretto da Alessandro Calamunci Manitta
Replica di sabato otto ottobre duemilaventidue, Teatro Pretrolini – Roma
Una
tragica vicenda che lascia ancora sgomenti può essere raccontata sul
palcoscenico con chiarezza, incisività e allo stesso tempo con garbo?
La
pièce teatrale UNA FAVOLA SBAGLIATA firmata dall’abile drammaturgo anche
regista Alessandro Calamunci Manitta,
andata in scena al TEATRO PETROLINI di Roma, dimostra ampiamente che questa
possibilità è realizzabile tanto da riuscire a portare il pubblico verso quella
particolare attenzione che ne sospende i fragorosi applausi sino al finale dal robusto
effetto.
A
concretizzare il buon risultato è sicuramente anche la bravura dei due
interpreti, Alessandro Bevilacqua e Mauro Toscanelli, entrambi in grado di
sostenere i loro difficili ruoli nel partare avanti una recitazione marcata eppure misurata che si spinge con decisione crescente verso lo spettatore, senza mai
invadere troppo il tracciato di quanto si va costruendo sulla scena con limpidezza
disarmante.
Andiamo
per ordine. Durante l’epoca fascista, un malcapitato fotografo e mediatore
trentottenne, negli anni che vanno dal 1924 al
1928, venne accusato di una serie di orribili delitti, non da lui commessi, verso
alcune bambine, quindi scagionato completamente ma mai veramente riabilitato
dall’opinione pubblica; difatti se il suo arresto fu clamoroso, quale capro
espiatorio di un caso dalla difficile risoluzione, la sua dichiarazione di non
colpevolezza e successiva scarcerazione venne relegata dai giornali in modesti
trafiletti.
La
storia raccontata è quella di Gino Girolimoni, ma questo si svelerà solo alla
fine della rappresentazione, senza condizionare troppo la platea. L’assurda
quanto terribile vicenda umana, realmente accaduta, è conosciuta da molti,
anche perché il cognome del protagonista, suo malgrado, è entrato nel lessico,
perlopiù del centro Italia, come sinonimo di “pedofilo”.
Nel
testo, l’accurato autore Calamunci Manitta, inserisce altri due personaggi,
quello dell’inquirente che effettuò l’arresto e a cardine l’emblematica figura del
commissario Dosi che si batté per la sua
scarcerazione convinto dell’innocenza del protagonista, come cornice riporta importanti
episodi anche di valore storico tra cui assurge il delitto Matteotti. In
controluce aleggia lo spettro dell’altrui colpevolezza mai definitivamente identificata
e viene richiamata più volte l’efficace quanto evanescente immagine della bolla
di sapone, sottile filo dell’illusione e della precarietà nel vivere.
Senza
indugiare troppo nei particolari della corposa linea narrativa che giunge sino agli
ultimi anni di vita dello sventurato, bisogna rilevare, fuor di dubbio, che la potente
pièce, dall’indiscutibile valore poetico, attraverso l’incastro di varie tipologie narrative
ben tenute assieme sino all’epilogo, riesce a realizzare un resoconto nitido
dei fatti, a cui si accosta un discreto livello di profondità costruito anche attraverso
l’indagine dentro le personalità dei personaggi chiave.
Nonostante,
ad una prima visione, talune transizioni risultino forse leggermente meccaniche
ed il finale appaia un pochino dilatato così da configurare una lieve perdita
di tensione emotiva, lo spettacolo, al suo esordio, è da considerarsi
eccellente anche perché i due attori, come già rilevato al principio di questa
riflessione, ne tessono perfette le trame tanto da meritarsi fortissimi
battimani.
Ci
tengo a rilevare che questa interessante opera teatrale del giovane autore
pugliese ha la capacità di spingersi verso la rappresentazione contemporanea fino
a concretizzarsi in spettacolo sperimentale senza far venir meno il suo valore
di teatro civile, espositivo di un accadimento rappresentato in modo esauriente.
In conclusione non posso che
augurarmi che UNA FAVOLA SBAGLIATA possa impreziosire le stagioni di molti altri teatri.
Andrea Alessio Cavarretta -
_KIROLANDIA®_
Per le immagini a corredo si ringrazia la fotografa Chiara
Egle Trento
scritto e diretto da Alessandro Calamunci Manitta
con Alessandro Bevilacqua e Mauro Toscanelli