MENU

K-HOME | KIROLANDIA | KIRI | REGOLAMENTO | CONTATTI  | corrente culturale | fridaartes | privacy e cookie | disclaimer
Kirosegnaliamo | Kiroalmanacco | Kirosegnaliamo
K-NEWS | PALCOSCENICO | MUSICA | ARTE | CINEMA | LIBRI | COSTUME/SOCIETA' | SCIENZE/NATURA |FOTO | DISEGNI/PITTURE | RACCONTI | POESIE | VIDEO
IppoKiro PutzoKiro MayaKira ManuKira AttiroKira MireKira VeraKira CeresKira VolpocaKiro Krouge

martedì 21 febbraio 2023

KIROSEGNALIAMO dal 21 al 26 febbraio 2023

 K-news    
 


Kiri, continuano per la stagione 2022-2023 le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce sguardo fuori porta e qualche anticipazione sugli eventi successivi.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
 
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
 
Dunque per sognare con voi...

TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
BARBARA
di Angelo Orlando
con (in ordine alfabetico)
Dario Biancone, Fabrizio Catarci,
Enrico Franchi, Olena Kozinina e Sebastiano Vinci.
regia Nicola Pistoia
costumi Alessia Sambrini, scena Francesco Montanaro
 
DOVE e QUANDO
TEATRO TRASTEVERE– Roma
Dal 23 al 26 febbraio, dal martedì al sabato ore 21,00 – Domenica ore 17,30

 
DETTAGLI
Aldo e Pino sono due amici che dopo una cena  “frugale”,  con antipasti, primi, secondi, contorni, dolce, caffè, ammazza caffè e tre bottiglie di vino,  decidono di raggiungere Barbara una escort mozzafiato, esperta in giochini erotici. I due, una volta a casa della ragazza, finiranno legati a letto insieme. “Barbara ritarda qualche minuto” così comunica ad Aldo e a Pino, Carmine il fedele segretario di Barbara.  Ma Barbara non si presenterà. Da qui in poi, si snoderà la strampalata vicenda dei due amici, costretti, loro malgrado, a stare chiusi in “cattività” nella camera da letto di Barbara.
 
Aldo e Pino, rappresentano un’Italia borghese che, arrivata al culmine delle proprie possibilità, ha il coraggio giusto (o crede di averlo) per lanciarsi “oltre”, per agguantare qualcos’altro. Barbara, rappresenta per Pino e Aldo, la soluzione all’insoddisfazione e al grigiore delle loro vite quotidiane. La trasgressione, l’energia di ciò che è alieno e pronto a sconvolgere ogni equilibrio, è una tentazione troppo grande e purtroppo per i due amici, anche impossibile da gestire. Barbara è una commedia notturna, brillante, assurda, che riguarda le sorti sociali di un paese, che pur pensando di meritare di più, in realtà resta piccolo e provinciale.
 
La domanda, è una sola: qual è l’Italia che ci piace?
Quella di Aldo e Pino, legata a un letto?
O quella di Barbara, di un’Italia che sogniamo, che non si fa mai vedere?
Bel dilemma.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Biglietto €15, compresa tessera associativa
 
CONSIGLIATA PRENOTAZIONE
 
Contatti: info@teatrotrastevere.it
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
NOVITÁ
 
TITOLO
MADRE MONNEZZA
Diretto e scritto da Danilo Caiano
Con Gisella Cesari
 
DOVE e QUANDO
CENTRO CULTURALE ARTEMIA - Roma
Dal 24 al 26 febbraio, sabato ore 21.00 e domenica ore 18.00

 
DETTAGLI
Arriva l’ultimo spettacolo della già nota 7° edizione di Artemia Off, la rassegna ha lo scopo di valorizzare i lavori focalizzati sulla ricerca di nuove e diverse forme drammaturgiche lontane dalla scena teatrale tradizionale. Il Centro Culturale Artemia è una realtà finalizzata alla scoperta di nuovi universi creativi, con uno sguardo rivolto particolarmente verso la grande presenza di sperimentazioni teatrali degne di nota, lontane da cliché e consuetudini, desiderose di un palcoscenico per esprimere la loro qualità artistica. Artemia Off è una possibilità per gli artisti e per il pubblico per proporre e apprezzare nuove e diverse forme di espressione.
 
La rassegna si svilupperà durante gli ultimi 3 weekend del mese di febbraio e avrà come protagonisti 3 spettacoli completamente diversi l’uno dall’altro ma con uno stesso filo conduttore: la sperimentazione.
 
Venerdì 24 e sabato 25 febbraio alle ore 21 e domenica 26 febbraio alle ore 18  andrà in scena l’ultimo spettacolo in rassegna: MADRE MONNEZZA.
 
Coprodotto dalla Compagnia Teatrale SinNombre Teatro e dallo stesso Centro Culturale Artemia, lo spettacolo diretto e scritto dalla penna del già noto autore Danilo Caiano, vedrà in scena la pluripremiata attrice Gisella Cesari in un monologo che siamo sicuri evidenzierà le doti di questa grande Artista.
 
Maria è anziana, vive sola in un appartamento completamente invaso dalla spazzatura, da cartacce, confezioni di plastica, ombrelli, sedie, bottiglie d’acqua, buste della spesa e bacinelle piene di panni. Maria è minuta, claudicante, sempre con le mani gonfie per colpa di un principio di Artrite. L'unica cosa che le tiene compagnia è Mollichino, un topo albino che le è entrato in casa, attirato dalla spazzatura, che lei ormai ha “adottato”. Le giornate di Maria scorrono tutte uguali, tra ricordi, album di foto sfogliati col magone e qualche biscottino offerto al piccolo Mollichino che ringrazia sempre con uno squittio. La sua alienante routine viene interrotta dalla telefonata del figlio che le dà una grande notizia: Maria diventerà nonna di una bimba che chiameranno Aurora. Ma quella che dovrebbe essere una lieta notizia, per Maria, è il ritorno di un incubo che ha cercato di seppellire, anno dopo anno, bruciando una foto alla volta.
 
“Madre Monnezza” è un testo che parla di vecchiaia, solitudine, abbandono, ma non solo. Tratta del delicato ruolo della donna che, soprattutto negli anni passati, non era mai di sua proprietà, ma sempre assoggettata al padre, al marito o ai fratelli. Maria incarna proprio tutti questi stereotipi eteropatriarcali, compreso quello della religione, oppio dei popoli e unica vera consolazione per chi, come lei, si avvicina alla morte. La presenza di Mollicchino, permette a Maria di parlare, a ruota libera, senza essere mai interrotta o contraddetta mai… o meglio quasi mai. Mollicchino, però, non si vedrà mai in scena, poiché da buon topo, si nasconde, ma udiamo i suoi squittii di tanto in tanto. La scena, ovviamente, è invasa da spazzatura di tutti i tipi, perché Maria, non butta più niente, come se volesse conservare, insieme alle cose, ogni ricordo, ogni sensazione, ogni attimo di questa vita che le sta sfuggendo di mano. Gli unici oggetti, di cui si disfa, sono le fotografie. Le brucia, una ad una. Le ricordano di suo figlio Davide, di quando era depresso e per cercare di tirarlo su, lei e suo marito, gli avevano regalato una Polaroid. Ma è un ricordo tutt’altro che felice, perché, per caso Maria troverà alcune foto scattate da suo figlio… ma il soggetto è orribile. Maria decide di bruciare le foto e di non farne parola con nessuno. E così seppellisce questo segreto nel suo cuore, fino a quando una telefonata, proprio di suo figlio, scoperchierà il vaso di pandora.
 
Maria si trova reclusa, in casa, non esce e non vuole uscire, prigioniera dei suoi stessi oggetti. L’unico contatto con il mondo esterno è proprio il telefono e la chiamata che suo figlio le fa tutti i giorni, alla stessa ora. Un flusso di coscienza, insomma, che si alterna a momenti di ricordo realizzati con musiche e frasi di movimento espressivo.
Il pubblico potrà ammirare ancora, prima e dopo lo spettacolo, la mostra personale “LA LUNA RIVELATA” dell’Artista Plastica Virginia Carbonelli che accompagna tutta la rassegna.
 
ALTRE INFORMAZIONI
CENTRO CULTURALE ARTEMIA
Direttrice Artistica: Maria Paola Canepa
Media Partner: Kirolandia
 
Ingresso spettacoli: €12
Ingresso mostra: GRATUITO
Tessera annuale 2023 nuovi soci: €3
PRENOTAZIONI: 334 1598407 (anche WhatsApp e/o SMS)
Il pubblico è pregato di arrivare quindici minuti in anticipo per non perdere la priorità.
 
Via Amilcare Cucchini, 38 -  Roma
Info line: +39 334 159 8407
www.centroculturaleartemia.org
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
NOVITÁ
 
TITOLO
MIRRORS
Scritto e diretto da Emilia Martinelli
Con Jessica Bertagni e Michele Breda

Movimento scenico Chiara Casciani ed Emilia Martinelli
I ragazzi e le ragazze nei video: Viola Bufacchi, Elsa Ceddia, Lukman Cortoni, Alessio Falciatori, Anna Profico, Daniele Prosperococco.
Assistente alla regia Carlotta Solidea Aronica

Scenografie digitali e grafic design Luigi Vetrani

Video ragazzi e ragazze, stage mapping e mixer video live Stefano Fiori

Disegno luci David Barittoni
Realizzazione oggetti di scena Vasco Araldi

Produzione: Compagnia Fuori Contesto, Hubstract Made for Art Con il contributo della Regione Lazio.
Vincitore del bando In Viva Voce, promosso da ATCL
 
DOVE e QUANDO
TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO – Roma
24 febbraio, ore 21.00

 
DETTAGLI
Va in scena a Roma venerdì 24 febbraio al Teatro Biblioteca Quarticciolo, nell’ambito del festival FUORI POSTO- FESTIVAL DI TEATRI AL LIMITE 2023, MIRRORS, spettacolo scritto e diretto da Emilia Martinelli e interpretato da Jessica Bertagni e Michele Breda della Compagnia Fuori Contesto,vincitore del bando In Viva Voce, promosso da ATCL.

Il cambiamento è lo spunto per raccontare di storie di bilico, storie i cui protagonisti si sentono fuori posto, e da qui si dipana la loro ricerca per trovare un equilibrio.
 
"Chi sono?” - questa la domanda che si fanno i due protagonisti di MIRRORS.
 Alix ed Alex, amici d’infanzia, ispirati dalla storia di Alice nel paese delle meraviglie, si interrogano e scoprono, attraversando lo specchio, la loro identità in crescita. L’amicizia li tiene stretti e li fa sentire al sicuro in questo viaggio di scoperta, dove l’immaginazione sembra essere l’unica possibilità per scoprire e svelare il mistero della crescita. Un dialogo continuo, tra loro e non solo, tra il dondolare delle loro emozioni: “pianti e risate allo stesso tempo che rovesciano il cuore” dice una ragazza quindicenne in uno dei video presenti nello spettacolo.
In scena, gli specchi sono parete di proiezione video delle incertezze, finestre sul mondo di altri ragazzi e ragazze, ma soprattutto porte verso quel mondo fantastico di Alice nel paese delle meraviglie, dove tutto è capovolto eppure così capace di mostrare la strada.
Lo spettacolo è realizzato a partire da una ricerca sul campo, coinvolgendo circa 300 adolescenti delle scuole e dei laboratori di teatro condotti a Roma, dalla regista della compagnia.
 
“Con lo spettacolo MIRRORS abbiamo voluto portare in scena le voci di ragazzi e ragazze che la Compagnia ha ascoltato in questi ultimi anni” - dichiara l’autrice e regista Emilia Martinelli .
 
Lo spettacolo replicherà anche il 28 febbraio con un matinée al Teatro Comunale R. Falk di Tarquinia e a marzo nelle scuole della Regione Lazio.
 
FUORI POSTO. FESTIVAL DI TEATRI AL LIMITE 2023 si svolge dal 16 febbraio in teatri, scuole,spazi culturali ed è realizzato con il contributo della Regione Lazio e dell'Otto per Mille dellaChiesa Evangelica Valdese (Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi), a cura di FuoriContesto, con il patrocinio del Comune di Viterbo,  in collaborazione con il Teatro BibliotecaQuarticciolo di Roma, Atcl-Circuito Multidisciplinare del Lazio, Comune di Tarquinia, il teatrodel Lido di Ostia, il Comune di Calcata, Spazio Inter Artes di Viterbo, il Festival Medioera, il
festival Algoritmo, Hubstract Made For Art.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via Ostuni, 8 Roma
Per informazioni e prenotazioni: info@fuoricontesto.it
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
NOVITÁ
 
TITOLO
LA BANALITA’ DEL MALE
di Hannah Arendt
riduzione e adattamento di Paola Bigatto e Anna Gualdo
con Anna Gualdo
 
DOVE e QUANDO
TEATRO BELLI - Roma
Dal 23 al 26 febbraio 2023, venerdì ore 21:00_sabato ore 19:00_domenica ore 18:00

 
DETTAGLI
Dal 23 al 26 febbraio va in scena al Teatro Belli LA BANALITA’ DEL MALE di Hannah Arendt con Anna Gualdo.
Hannah Arendt (1906 - 1975), filosofa, allieva di Heidegger e Jaspers, emigrata nel 1933 dalla Germania alla Francia, e da qui in America nel 1940, a causa delle persecuzioni razziali, dal 1941 ha insegnato nelle più prestigiose università americane, pubblicando alcuni tra i più importanti testi del Novecento sul rapporto tra etica e politica. Nel 1961 segue, come inviata del The New Yorker, il processo Eichmann a Gerusalemme: il resoconto esce prima sulle colonne del giornale nel 1963, quindi, sempre nello stesso anno, in volume. Esso susciterà una grande ondata di proteste e una accesa polemica soprattutto da parte della comunità ebraica internazionale, a causa della particolare lettura che la Arendt, ebrea e tedesca, dà al fenomeno dell’Olocausto e dell’antisemitismo in Germania. Otto Adolf Eichmann (1906 - 1962) fu colui che, nei quadri organizzativi della Germania hitleriana, ebbe il ruolo di realizzare logisticamente la “soluzione finale”, cioè lo sterminio degli ebrei al fine di rendere i territori tedeschi judenrein. Sfuggito al processo di Norimberga, rifugiato in Argentina, venne catturato dal servizio segreto israeliano, processato a Gerusalemme e condannato a morte. Hannah Arendt osserva la macchina della giustizia di Israele con implacabile occhio critico. Non esita, ebrea, a indagare le responsabilità morali e dirette del popolo ebraico nella tragedia dell’Olocausto, né ad attribuire a tutto il popolo tedesco pesanti responsabilità durante il Nazismo e ipocriti sensi di colpa durante la ricostruzione post- bellica. Scopre che è la menzogna eletta a sistema di vita sociale e politica la principale artefice delle tragedie naziste, la menzogna come strategia esistenziale attuata prima di tutto nei confronti di se stessi: la capacità di negarsi delle verità conosciute è il meccanismo criminale che porta il male ad apparire banale, inconsapevolmente agito da personaggi che, come Eichmann, si dichiarano sinceramente stupefatti dell’attribuzione di questa responsabilità. Il male estremo, l’abominio criminale contro l’uomo rappresentato dal Nazismo non resta tranquillamente relegato nei responsabili noti dei massacri e dell’organizzazione, ma appare come una realtà sempre presente, in agguato nella pigrizia mentale, nell’inattività sociale e politica, nel delegare le scelte di vita ad altri da noi, nell’usare la banalità e la mediocrità come alibi morali. Coloro che sono sfuggiti a questo meccanismo dimostrano, con la loro vita, il loro esempio e spesso il loro sacrificio, che quella capacità di giudizio che ci esime dal commettere il male, non deriva da una particolare cultura, bensì dalla capacità di pensare.
E dove questa capacità è assente, là si trova la “banalità del male”.
La forza del testo risiede quindi non solo nei contenuti storici e filosofici a cui si fa riferimento (la nascita del Nazismo, le modalità dell’Olocausto, il processo di Norimberga), ma soprattutto nell’esempio morale offerto dalla Arendt osservatrice: un modello di equilibrio, di implacabilità nell’essere dolorosamente oggettiva e nel  sottolineare duramente le verità taciute da entrambe le parti processuali. Né il suo essere ebrea, né il suo essere tedesca, né il trovarsi di fronte a uno degli assassini di sei milioni di persone, altera la sua ricerca della verità e il suo sforzo di essere oggettiva. È per questo che oggi, quando il grande potere dell’informazione pretende di rifare gli accadimenti, di determinarne la realtà, quando la menzogna intellettuale sembra prevalere nella comunicazione umana e lo spirito critico dei più sembra acquietarsi nella “confortante coerenza delle ideologie”, il passionale e lucido sguardo della Arendt rappresenta una lezione di estrema attualità.
Lo spettacolo nasce come costola di un progetto più ampio, “Arendt al plurale”, voluto e immaginato da Paola Bigatto, nel quale le attrici Anna Gualdo e Sandra Cavallini, attraverso un personale percorso drammaturgico, hanno dato vita a differenti riedizioni del testo.
La direzione seguita da Anna Gualdo, è centrata sulla personalità di Eichmann, un omino piccolo piccolo preso a paradigma di un sistema, sulla relazione tra la sua incapacità di pensare e la mancanza di percezione delle proprie responsabilità.
In particolare la Gualdo, seguendo la Arendt, rintraccia nello strumento linguistico la possibilità di mentire a se stessi, manipolando il linguaggio, o difendendosi dallo scomodo pensare attraverso frasi fatte e slogan.
Lo spettacolo, nato per i banchi di scuola, come una lezione frontale tra professoressa e alunni, si sofferma sul personaggio Eichmann e la sua vita, perché attraverso i particolari e i dettagli, meglio si colgono i parallelismi e le similitudini tra i regimi totalitari e la situazione attuale, dove la deresponsabilizzazione dell’individuo, in nome della patria e dell’ideale, è molto simile alla capacità straniante della rete e dei social oggi. La povertà del linguaggio e l’uso di “parole alate” ricordano purtroppo l’abisso di Twitter e di slogan politici e la Arendt si scaglia contro la velocità di smemorizzazione, pericolosamente vicina al negazionismo, per la necessità di un racconto inteso come memoria storica, perchè “ i vuoti di memoria non esistono: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare.”
 
 
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzi: Interi € 20– Ridotti € 15
 
piazza Santa Apollonia, 11°
 
tel. 065894875 - info@teatrobelli.it
 
www.teatrobelli.it
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
MUSICA
 
NOVITÁ
 
TITOLO
CHARITY CAFE’
Concerti dal 21 al 26 febbraio 2023
 
DOVE e QUANDO
CHARITY CAFE’- Roma 
Dal 21 al 26  febbraio 2023


DETTAGLI
Martedì 21
ANDY'S CORNER - h 21:00
Classic Rock, Blues, Soul, Folk...
Andrea Angelini, in arte Andy’s Corner, presenta il suo progetto solista acustico. Propone una sintesi di vari generi e influenze musicali: un viaggio affascinante nella migliore musica anglo-americana in particolare dei ‘60s e ’70s, ma non solo...
Andrea Angelini, Voce, Chitarra & Armonica
---
Mercoledì 22
BLUES JAM & FRIENDS - h 22:00
Coordinata da: TAXI BLUES
 
Aprono la Session:
Angelo Auciello, Voce
Emiliano Guidi, Piano Organo
Gianluca Amici, Basso
Mario Damico, Batteria
BluesMan&BluesWoman sono invitati a salire sul palco del Charity
---
Giovedì 23
JAM SESSION NIGHT JAZZ - h 22:00
Dedicata a: STANDARDS JAZZ
Aprono la Session:
Danielle Di Majo, Sax
Gerardo Del Monte, Piano
Giuseppe Di Pasqua, Basso
Sergio Mazzini, Batteria
Tutti i Musicisti Jazz sono invitati a salire sul palco del Charity
---
Venerdì 24
FRATERNALI QUARTET
THE MUSIC of VIRGILIO FRATERNALI - h 22:00
Jazz Night
“Questo non è propriamente un ‘disco’, o meglio un ‘cd’; lo è diventato mediante le tecniche di oggi. In realtà è una registrazione effettuata nell’anno 1982 con mezzi oggi decisamente caduti in disuso, e registrato ‘seduta stante’ (come viene viene, tanto per intenderci).Lo scopo di tutto questo non è, appunto, la qualità del suono e di tante sfumature che indubbiamente lasciano a desiderare, ma quanto il linguaggio musicale, che all’epoca tentava di sviluppare nuovi messaggi, inerenti la fusione tra Musica popolare, Jazz e tematiche di stampo decisamente classico.
La speranza che io nutrivo vent’anni fa affinché questo lavoro fosse riconosciuto, a tutt’oggi non è cambiata e spero ancora, con il mio sentimento di artista, che dopo tanto tempo sia apprezzato come lo hanno apprezzato i musicisti che hanno collaborato con me. E tutti colore che, ascoltandolo, hanno fatto altrettanto”.Con queste parole, mio fratello Virgilio, riproponeva nel 2002 il suo progetto, nella speranza di farlo finalmente uscire dall’ombra. Oggi, a oltre 35 anni dalla nascita del progetto e a pochi mesi dalla sua morte, mi sono sentito in dovere di portare avanti il suo discorso musicale così presto troncato. E grazie ad Alessandro Tomei, Francesco Lo Giudice e Federico Orfanò, la musica è ripartita.
Alex Fraternali: Il progetto prese forma nel 1982 quando Virgilio Fraternali si recò per un periodo in Ungheria allo scopo di studiare la musica popolare di quel paese, sull'esempio del grande Bela Bartok. L'idea era proprio quella di fondere i canti dei contadini Ungheresi e Romeni, tematiche di stampo classico, il tutto filtrato con il Jazz. Dopo 35 anni di ingiusto oblio, il progetto ha ripreso forma.
Line-up
Alessandro Tomei, Sax
Francesco Lo Giudice, Piano
Alessandro Fraternali, Chitarra
Federico Orfanò, Batteria
---
Sabato 25
ManCon Blues Trio - h 22:00
Blues Night
I ManCon Blues Trio propongono un repertorio di Blues tradizionali, grandi classici e brani originali.
Line-up
Marcello Convertini, Chitarra & Voce
Max Manganelli, Armonica
Mimmo Antonini, Batteria
---
Domenica 26
AperiLIVE - h 18:30
Open Buffet & Live Music
con: LUISA ANNIBALI & SEBASTIAN MARINO DUO
In un classico duo piano e voce, Luisa Annibali e Sebastian Marino propongono, con immancabili momenti di improvvisazione ed estemporaneità, un repertorio composto sia da brani inediti, dalle sonorità Jazz e Neo Soul, che da standard Jazz e musiche brasiliane.
 
Luisa Annibali è una cantante e cantautrice italiana per metà romana e per metà calabrese. Un’artista poliedrica, che all’età di 20 anni, dopo un’esperienza di vita in Spagna, inizia i suoi studi di canto parallelamente agli studi legali. Dopo la laurea in giurisprudenza, si trasferisce per lavoro in Irlanda, dove raggiunge la consapevolezza di volersi dedicare pienamente alla musica. È a Dublino, città che l’ha accolta negli ultimi 6 anni, che Luisa inizia e termina i suoi studi al conservatorio, ottenendo un Bachelor Degree in ‘Jazz and Contemporary Music Performance’ presso ‘Dublin City University’, (partner della Berklee di Boston), frequentando un innovativo corso di laurea diretto dal musicista e compositore irlandese Ronan Guilfoyle. In Irlanda, Luisa si immerge nel panorama musicale che la circonda, iniziando ad esibirsi in locali quali ‘The International Bar’, ‘The Bello Bar’, ‘The Music Café’, ‘The Workman’s Club’ e molti altri, intessendo inoltre nuove collaborazioni artistiche con musicisti provenienti da ogni parte del mondo. Le sue principali influenze derivano dal Soul, dal Neo Soul, dal Jazz, dal Funky e da una delle sue più recenti passioni: la Musica Brasiliana. Luisa ha all’attivo diversi progetti, sia in Italia che in Irlanda. È inoltre attiva nell’organizzazione di concerti Jazz in Irlanda, facendo parte di ‘The Dublin Jazz Co-op’, una cooperativa di musicisti che promuove la diffusione del genere in Irlanda. È inoltre direttrice artistica di una nuova serie di concerti Jazz a Dublino ‘Jazz in Whelan’s’ e di eventi per ballerini Swing dal nome ‘Cara Mia Jazz&Swing Club’.
Sebastian Marino è un pianista, tastierista, compositore, arrangiatore e didatta, attivo nel panorama nazionale ed internazionale. Musicista eclettico e versatile, fin dagli esordi lavora parallelamente nel mondo del pop e del jazz, alternando il ruolo di turnista a quello di compositore e band leader. Nato a Roma il 08/09/1988, inizia gli studi musicali all'età di nove anni con il M° Grimoaldo Macchia. Nel 2008 consegue a pieni voti la licenza di Teoria, Solfeggio e Dettato Musicale presso il conservatorio “L. Refice” di Frosinone, in seguito abbandona gli studi classici per dedicarsi al jazz ed alla musica moderna. Negli ultimi mesi del 2011 vive e lavora a Dubai, esibendosi in club, teatri ed hotel, con i musicisti Paolo Di Marco e Fabiano Giovannelli: insieme accompagnano diversi artisti arabi, tra cui Kamal Musallam, Red One, Eddie Misk e Jon Pierre. Ha approfondito lo studio del jazz e del latin con DaveKikoski, Danilo Rea, Jose Ignazio Zulueta. Riprende lo studio della musica classica nel 2017 sotto la guida del M° Carlo Negroni e nel 2021 consegue il Diploma di Pianoforte (vecchio ordinamento) presso il Conservatorio “L. Refice” di Frosinone.
Line-up
Luisa Annibali, Voce
Sebastian Marino, Piano
 
ALTRE INFORMAZIONI
Nel mese di ottobreil locale sarà aperto dal martedì alla domenica
dalle 18:00 alle 02:00
AperiTIME dalle 19 alle 21
Inizio Live h 22 | il martedì h 21
Ingresso con Prima Consumazione Obbligatoria al prezzo minimo di € 10 - successive al prezzo di menù - No prenotazione
Presenti anche Gli AperiLive della domenica
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
DANZA
 
NOVITÁ
 
TITOLO
SYMBIOSIS
Di e con Melania Caggegi e Agnese Canicattì
Musiche originali Enrico Maria Paolillo
 
DOVE e QUANDO
SPAZIO RECHERCHE- Roma
25 febbraio 2023, ore 21.00 e 22.00

 
DETTAGLI
“Associazione o coesistenza, stretto rapporto, compenetrazione di elementi diversi.”
 
Nuovo appuntamento allo Spazio Recherche il 25 febbraio con SYMBIOSIS.
Symbiosis (dal greco “vivere insieme”) nasce dall’esigenza di indagare il rapporto simbiotico cheintercorre tra due specie viventi, rapporto descritto sia nell’ambito della biologia, come “qualsiasitipo di interazione biologica stretta e a lungo termine tra due diversi organismi biologici”, che inquello della psicologia, quale “forma di pensiero che determina un tipo di comportamento distretta dipendenza”.
L’idea principale della ricerca coreografica si focalizza sullo “stretto rapporto” fra i due corpi inscena, che interagiscono di continuo nello spazio, ottenendo un reciproco vantaggio dallarelazione instauratasi. Il rapporto simbiotico mutualistico quindi è quello che meglio descrivel’interazione che si vuole proporre in questo progetto artistico.
Le due danzAutrici si servono di immagini provenienti dalla biologia e dall’ambiente animale evegetale per proiettare poi i loro corpi all’interno di un ambiente colmo di sensazioni e percezionisurreali, che evocano il mondo dell’inconscio, della vita interiore e del sogno.
Dopo le prime settimane di ricerca “simbiosi” ha ottenuto il significato vero e crudo di “vivereinsieme”, ogni gesto, sguardo, respiro che si porta nello spazio è in stretta relazione con l’altroche, in questo momento, non potrebbe esistere se non attraverso questo rapporto simbiotico,attraverso questa “associazione o coesistenza”. L’obiettivo è quello di raggiungere uno status incui si instauri una simbiosi permanente a tutti gli effetti, in cui nessuno tra i partner simbioticipotrebbe sottrarsi all'altro.
La corda, unico e solo oggetto in scena, inizialmente divide lo spazio, crea un taglio netto e losepara in due ambienti in cui i corpi si muovono e interagiscono al momento stesso. Superata lalinea di separazione si realizza la “compenetrazione di elementi diversi”, ogni corpo trasferisce all’altro un movimento continuo, reso possibile grazie ad un legame reale tramite la corda. (...)
Questa immagine prende spunto dal significato del termine “foresia”, ovvero una forma disimbiosi in cui un partner si serve dell’altro come mezzo di locomozione.Questo progetto coreografico vuole portare in scena momenti di intima associazione, di sintoniatra i due corpi, ma anche momenti contraddittori tra elementi opposti e stati d’animo tra cuil’ansia, legata al sentirsi mancante di una parte vitale. La ricerca in un primo studio ha permesso di pensare ad un’ennesima condizione che consente la relazione simbiotica, ovvero l’esistenza tra leparti di uno spazio intermedio o terza regione, la cui origine filosofica è nel concetto di vuoto ointervallo. Creare, pensare, studiare questo “vuoto” conduce le due artiste ad una visione a 360gradi del concetto di simbiosi, che permette l’interazione tra due corpi, volgendo lo sguardo aquesto terzo elemento nello spazio.
La traccia musicale, composta appositamente per questo progetto coreografico, amplifica le varie emozioni che si vivono all’interno dello spazio, creando attraverso l’uso di suoni, rumori e strumenti tipici della cultura siciliana, un habitat reale e simbolico che abbraccia temi quali lanatura, la cultura e la psicologia umana. La melodia disegna così una cornice perfetta all’interno della quale si tenta di sviluppare questo tema tanto ampio e affascinante.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Costo del biglietto:
10€ più 5€ di tesseramento obbligatorio alla nostra Associazione Culturale TestaccioLab
Viale dell'Acquedotto Alessandrino 42, Roma
 
Per info e prenotazioni: spaziorecherche@gmail.com 0689024414
 
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
ARTE
 
MOSTRE
 
PROSEGUE
 
TITOLO
Officine Beat - Kirolandia - Cultursocialart
Presentano
TRITTICO D’ARTISTA
Selezione personale di opere in mostra
Terza esposizione
con
JEREMY BASTIANIELLO
 “EVOLVERE”
A cura di Andrea Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano
Presenta: Stefania Visconti
Organizzazione: Giovanni Palmieri e Sissi Corrado
 
DOVE e QUANDO
OFFICINE BEAT - Roma
Apertura esposizione: 18 febbraio 2023, ore 18.30
Opere esposte fino al 24 marzo 2023


DETTAGLI
Presso il cocktail bar bistrot OFFICINE BEAT di Roma prosegue il sempre più apprezzato format d’arte TRITTICO D’ARTISTA Selezione personale di opere in mostra organizzato da OFFICINE BEAT, KIROLANDIA e CULTURSOCIALART. Sabato 18 febbraio alle ore 18.30, arriva il terzo appuntamento con l’esposizione EVOLVERE di JEREMY BASTIANIELLO, a cura di Andrea Alessio Cavarretta, presentazione di  Stefania Visconti, organizzazione di Giovanni Palmieri e Sissi Corrado.
 
TRITTICO D’ARTISTA è un’idea d’arte, un format ideato e curato da Andrea Alessio Cavarretta con l’intento di costruire un percorso di sei mostre personali, da dicembre sino a maggio. Ogni artista è invitato ad esporre tre opere legate tra loro da uno specifico concept, un viaggio attraverso differenti modi di esprimersi e di concepire l’arte. La location è OFFICINE BEAT, tra i locali più amati della Capitale, un bar bistrot vintage nel cuore del quartiere San Lorenzo. Una volta incontrati i sei artisti, il format si concluderà con una mostra collettiva che aggiungerà un ulteriore punto di vista.
 
Il terzo trittico in esposizione è di JEREMY BASTIANIELLO, raffinato artista che con il suo elegante tratto riesce ad imprimere vita a tutto ciò che rappresenta. L’equilibrio e la delicatezza nei colori si uniscono in ogni sua opera alla forza e all’intensità del segno. BASTIANIELLO si propone al pubblico con EVOLVERE, l’apertura della sua esposizione personale è fissata per sabato 18 febbraio alle ore 18.30.
 
Sarà sempre l’attrice e modella Stefania Visconti con la sua simpatia ed eleganza a condurre la presentazione dell’artista e delle sue opere, che ancora una volta saranno svelate alle ore 19.00 anche nella consueta diretta social. A fianco a lei immancabile l’ideatore e curatore del format  Andrea Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano, in veste di valletto, il tutto per coinvolgere JEREMY BASTIANIELLO nel racconto del suo trittico.
 
Così, in questa coinvolgente staffetta espositiva iniziata a dicembre con TRILOGY di PAOLO “MAKKA” MACCARI, proseguita con RINASCITA di DANIELE MAZZOLI, il testimone artistico passa ad EVOLVERE di JEREMY BASTIANIELLO, la sua esposizione potrà essere ammirata fino al 24 marzo 2023, dopodiché sarà la volta del quarto artista.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Esposizione con ingresso libero negli orari di apertura del locale
 
Via degli Equi 29, Roma – San Lorenzo
 
Tel. 06 9521 8779 - officine.beat@gmail.com
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE

TITOLO
RIMANI o TENEVAI
Giovanni Trimani
A cura di Velia Littera
Testo critico Emanuela Di Vivona
 
DOVE e QUANDO
GALLERIA PAVART- Roma
OPENING | 24 gennaio 2023 | ore 18:00
Fino al 24 febbraio 2023


 
DETTAGLI
“Trimani o Tenevai” sarà la prima tappa di un viaggio attraverso l’evoluzione artistica di Giovanni Trimani, un viaggio alla scoperta delle sue mille sfaccettature.
 
La curatrice della mostra, Velia Littera, nonché direttrice di Pavart Roma, presenta per la prima volta una personale di Giovanni Trimani nella sua galleria e per l’occasione ha scelto alcune delle sue opere giovanili in modo da iniziare un percorso che attraversi la sua vasta produzione artistica.
 
Il titolo della mostra “Trimani o Tenevai”, che può sembrare ironico, in realtà racchiude la sintesi massima della sua poetica e rappresenta uno dei concetti di vita a cui l’artista è molto legato. Il suo essere artista!
 
Dal suo incipit che introduce il catalogo della mostra:
 
“…Noi siamo i piedi senza scarpe, noi siamo le mani dei mendicanti, ci lasci senza lacci, ci sfiori nella carità, ma ci temi, come le tasse che non paghi, come i rimorsi che evadi. Siamo al limite dei tuoi incubi, siamo ciò che sogni. Noi siamo: gli artisti…”
 
Non esiste essere umano che nella vita non abbia pensato di scappare e molti sono scappati per davvero sperando in una vita migliore, sperando in un mondo migliore. Ansia, indecisione, esitazione. Mollo non mollo? Cambio? Rimango o me ne vado? La vita ci porta sempre a un bivio che ti può cambiare la vita.
 
Di sicuro Trimani ha scelto di fare l’artista e di farlo seriamente. È rimasto! L’arte è il suo modo per raccontarsi e per raccontare, attraverso il suo stile fatto di segni, simboli e colori ci porta a riflettere a fondo sulla vita, sui dolori, sulle angosce, ma anche sulle gioie e sull’armonia.
Vivere vuol dire scegliere ogni giorno un percorso, che sia razionale o irrazionale, il vero coraggio sta nella scelta. Qualunque essa sia, la cosa più importante è non rimanere fermi!
 
Come lo descrive la storica dell’arte Emanuela Di Vivona:
 
Le opere di Giovanni filtrano le influenze dei maestri del passato, modulati in una chiave totalmente personale e contemporanea. Tra le varie opere di Trimani possiamo ritrovare Picasso, Maccari, Manzù, i colori fauves e la forza emotiva dell’espressionismo tedesco.
 
Trimani ha sperimentato tutte le tecniche pittoriche, dall’olio, all'acquerello, dal pastello alla tempera, focalizzandosi sull’acrilico in pittura e sulla lavorazione del ferro in scultura. Il colore e il segno sono i protagonisti assoluti delle sue opere: un colore puro, stridente e acceso che contrasta con il nero del segno di contorno che ci riporta lì, al colore dell’espressionismo e alla luce magica delle vetrate medievali.
 
Giovanni Trimani è un artista che parte dalle esperienze del suo vissuto, elaborandole e proponendo le sue emozioni in una chiave quanto più universale possibile, affinché possa essere condivisa da chiunque. Ed è qui la forza di un artista: riuscire ad arrivare al cuore del fruitore, essere in grado di raccontare le emozioni del fruitore attraverso le proprie.
 
Artista contemporaneo nato a Roma nel 1974, Giovanni Trimani si considera un professionista dal 2007, ma le radici del suo essere artista affondano nel lontano 1987, quando ebbe la fortuna di incontrare Franco Giacchieri, importantissimo pittore romano. Negli anni Trimani ha affinato la sua tecnica con un’estenuante pratica accompagnata da quotidiana e scrupolosa preparazione didattica, lungo un percorso di apprendimento e formazione continua che rimane tutt’ora un punto fermo del suo lavoro.
Vive e lavora a Roma.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via Giuseppe Dezza 6B – Rom
a
Orari galleria: dal lunedì al venerdì ore 11-18
 
Per informazioni:
Pavart Roma,: info@pavart.it | IG @pavartroma | T. +39 06 58303356 
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
PASOLINI PITTORE
A cura di
Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani
 
DOVE e QUANDO
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Dal 29 ottobre 2022 al 16 aprile 2023


 
DETTAGLI
Pasolini Pittore è un progetto espositivo esclusivo completamente inedito nel suo genere, ideato per i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che intende riportare l’attenzione su un aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto creativo complessivo dello scrittore e regista, a oltre quaranta anni dall’ultima antologica completa su Pasolini pittore, del 1978, tenutasi a Palazzo Braschi.
 
Il progetto,curato da Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani per la Galleria d’Arte Moderna di Roma dal 29 ottobre 2022al 16 aprile 2023, è promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Lettere e Culture moderne, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Zigaina e l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Partner Tecnologico LIEU.city. Radio Partner Dimensione Suono Soft.
 
Comitato scientifico composto da: Silvana Cirillo (Docente “Letteratura italiana contemporanea”, Facoltà di Lettere e Filosofia, “Sapienza” Università di Roma); Claudio Crescentini (Storico dell’arte, Sovrintendenza Capitolina); Gianluca Farinelli (Direttore, Fondazione Cineteca di Bologna / Presidente, Fondazione Cinema per Roma); Gloria Manghetti (Direttrice, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze) e Federica Pirani (Storica dell’arte, Sovrintendenza Capitolina)
 
Oltre 150 opere, selezionate dal corpus della collezione del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, depositario della maggiore raccolta di opere dello scrittore e regista, ma anche dalla Fondazione Cineteca di Bologna, dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, per la prima volta in mostra fuori dalla locale Casa Colussi, dall’Archivio Giuseppe Zigaina, oltre che da collezionisti privati.
 
La mostra parte dagli inizi pittorici di Pasolini che vanno di pari passo con le prime prove poetiche in friulano. Ritratti e raffigurazioni di corpi, maschili e femminili, che ricreano una sorta di mappatura visiva della famiglia e delle amicizie di Pasolini. Presenti anche nature morte e paesaggi rurali friulani dal sapore fortemente intimista che, da altro punto di vista, quello tecnico, documentano l’eccezionale abilità artistica e la sperimentazione del pigmento messa in atto da parte del giovane Pasolini.
 
Un’importante sezione sarà dedicata all’autoritratto e al ritratto, generi pittorici molto amati da Pasolini, in modo particolare il secondo conin esposizione quelli che potremmo considerare come i “ritratti dell’anima”. Quelli familiari – il cugino Nico Naldini, la madre Susanna, la cugina Franca– la serie legata ai protagonisti del mondo artistico di Pasolini – Giovanna Bemporad, Federico De Rocco, Giuseppe Zigaina – oltre a quelli del mondo cinematografico romano – Laura Betti, NinettoDavoli – con un’attenzione particolare ai ritratti dell’amico poeta Andrea Zanzotto.
 
Una riflessione a parteriguardairitratti di treprotagonisti del mondo culturale e artistico di Pasolini: Ezra Pound, Roberto Longhi e Maria Callas,chedanno vita a una “mostra nella mostra”, grazie ad un’attenta ricostruzione delle fasi di realizzazione e delle potenzialità d’investimento creativo e tecnico di Pasolini.
 
Altro focusinteressa la serie di ritratti dello storico e critico d’arte Roberto Longhi, Maestro riconosciuto da Pasolini fin dagli anni degli studi universitari a Bologna. In seguito,lo scrittore manifesta il proprio debito con Longhi dedicandogli Mamma Roma (1962) e, oltre 10 anni dopo, la recensione per «Tempo» (8 gennaio 1974) dell’antologia di saggi longhiani Da Cimabue a Morandi (Milano, Mondadori, 1973).
 
Focus speciale è dedicato al rapporto artistico e di amicizia fra Pasolini e Fabio Mauri, con una serie di disegni bolognesi degli anni Quaranta-Cinquanta, di cui alcuni per la prima volta in mostra grazie alla collaborazione con lo Studio Fabio Mauri Associazione per l'Arte L' Esperimento del Mondo, documenti essenziali della determinazione di un’amicizia, che è anche scambio continuo di idee e stili.
 
Una sezione della mostra è riservata al rapporto fra Pasolini e l’arte italiana del Novecento, attraverso l’esposizione di opere delle collezioni d’arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina (Galleria d’Arte Moderna, Museo Carlo Bilotti Aranciera Villa Borghese, Casa Museo Alberto Moravia, MACRO), con artisti di cui Pasolini ha fortemente apprezzato lo stile – Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi, Mario Mafai, Scipione e Antonietta Raphäel ecc. – e altri artisti considerati per la loro novità estetica nel panorama italiano della metà del Novecento. Come Federico de Rocco, Franco Gentilini, Virgilio Guzzi, Renato Guttuso, Carlo Levi, Giacomo Manzù, Toti Scialoja, Lorenzo Tornabuoni, Renzo Vespignani, Giuseppe Zigaina, ecc.
 
Proveniente in esclusiva dalla Collezione di famiglia è esposta per la prima volta anche un’accurata selezione di opere d’arte contemporanea di proprietà di Pier Paolo Pasolini, con l’intento di sottolineare come certe passioni artistiche e stilistiche abbiano attraversato la vita e la pittura di Pasolini, così come i suoi scritti d’arte e le stanze delle sue diverse case romane, con opere di Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Carlo Levi, Alberto Savinio, Andy Warhol, ecc.
 
A chiusura della mostra un minimo omaggio al “volto” di Pasolini, tramite una serie di ritratti storici realizzati, con vari stili e in tempi diversi, da Ennio Calabria, Renato Guttuso, Carlo Levi, Milo Manara, Mario Schifano e altri.
 
A contrappunto mediale una serie di fotografie di Sandro Becchetti, Mimmo Cattarinich, Vittorugo Contino, Aldo Durazzi, Ezio Vitale, oltre a documentari e film concessi dalla Fondazione Cineteca di Bologna, RAI Teche, RAI Cinema e Palomar, fra i quali: Carpaccio(1947),cortometraggio di Roberto Longhi diretto da Umberto Barbaro; Pier Paolo Pasolini. La Ragione di un sogno(2001), un appassionante e poetico film di Laura Betti e Pasolini, Il Corpo e la Voce(2015)film-documentario di Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti e Paolo Marcellini.
 
A corollario della mostra sarà organizzata una serie di incontri culturali, readings e proiezioni di compendio alle tematiche affrontate nella mostradal titolo “Pasoliniana. Intorno a Pasolini pittore”, a cura di Silvana Cirillo e Claudio Crescentini, che si svolgeranno presso la Galleria d’Arte Moderna. In tale contesto il Dipartimento di Lettere e Culture moderne della Facoltà di Lettere e Filosofia, “Sapienza” Università di Roma,ha in corso la realizzazione del “Progetto Pasolini” Convegno Internazionali di Studi, a cura di Silvana Cirillo e ClaudioCrescentini,sul rapporto fra scrittura, pittura e cinema.
 
Un'attenzione particolare è stata dedicata all'accessibilità: per le persone con disabilità visiva è stato progettato, in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, un percorso dedicato, dotato di disegni a rilievo e relative audio descrizioni. Saranno inoltre disponibili visite tattili gratuite, guidate da operatori specializzati.
 
Il catalogo è edito da Silvana Editoriale. Grazie alla collaborazione del Partner Tecnologico la mostra sarà visitabile dall’8 dicembre 2022 nel Metaverso di LIEU.city.
 
Promotori: Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Lettere e Culture moderne, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Zigaina.
 
Organizzazione Zètema Progetto Cultura
Radio partner: Dimensione Suono Soft
Partner tecnologico:  LIEU.city
 
ALTRE INFORMAZIONI
Roma, Via Francesco Crispi, 24
 
Dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
 
www.galleriaartemodernaroma.it
www.museiincomune.it
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
RAOUL DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO CIPOLLA – Roma
Dal 14 ottobre 2022


 
DETTAGLI
Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre PompidouPalais Galliera, la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la LoireMusée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale«Sono molto lieto di ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico».
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PROSEGUE
 
TITOLO
VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dall’ 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023


 
DETTAGLI
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889) sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra vede come main sponsor Aceasponsor Generali Valore Culturaspecial partner Ricolamobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficialemedia partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
PER BAMBINE/I e RAGAZZE/I
 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Strega bistrega
Di Fabio Traversa
Con Valentina Greco, Fabio Traversa e in video Dawid Job Wasiulevska Rocca
Regia di Tiziana Lucattini e Fabio Traversa
Scene: Francesco Persico
Costumi: Valentina Bazzucchi
Disegno luci: Martin Beeretz
Regia: Fabio Traversa
Riprese e regia video: Fabio Traversa
Postproduzione:Lucia De Amicis
Organizzazione e promozione:Serena Amidani e Paola Meda
 
DOVE e QUANDO
CENTRALE PRENESTE TEATRO - Roma
26 febbraio 2023, dalle 16.30

 
DETTAGLI
Domenica 26 febbraio alle ore 16.30 a Centrale Preneste Teatro (Via Alberto da Giussano, 58) per la Rassegna Infanzie e adolescenze in gioco 2022/23 va in scena lo spettacolo "Strega Bistrega" della Compagnia Ruotalibera Teatro. La regia e il testo sono di Fabio Traversa, l’interpretazione è affidata a Valentina Greco e Fabio Traversa e, in video, a Dawid Job Wasiulevska Rocca.
La protagonista dello spettacolo è una strega ostinatamente ignorante, una sopravvissuta di una tradizione stregonesca antica e superata. Deve trovare da mangiare e non è facile. C’è una figlia ignorante anche lei, ma curiosa. Esistono altri esseri al mondo? Bambini? E come sono fatti? Forse possono diventare un pasto invitante. Ma se già il bambino in tutte le fiabe è preda inafferrabile, in questa storia lo è ancora di più.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Adatto dai 6 ai 10 anni
Il costo del biglietto è per tutti di 6 euro.
 
Acquisto esclusivamente on-line su  www.centraleprenesteteatro.it/calendario-eventi o in biglietteria il giorno dello spettacolo dalle ore 16.00 previa disponibilità dei posti
 
Via Alberto da Giussano, 58 - Roma
 
Prenotazione obbligatoria
 
Info: 06 27801063
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
SGUARDO FUORI PORTA
 
ARTE
 
PROSEGUE
 
TITOLO
Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque
a cura di Tiziano Panconi
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO MAZZETTI  - Asti
Dal 26 novembre al 10 aprile 2022


 
DETTAGLI
La Belle Époque, i salotti, le nobildonne e la moda: è il travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile.
Dal 26 novembre 2022 al 10 aprile 2023 Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più amati di ogni tempo, viene celebrato con una grande mostra a Palazzo Mazzetti di Asti.
Dopo i successi delle mostre Chagall. Colore e magiaMonet e gli impressionisti in NormandiaI Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna, la collaborazione tra Fondazione Asti Musei e Arthemisia continua a richiamare folle di visitatori ad Asti.
Il nuovo progetto, a cura di Tiziano Panconi, è dedicato al genio indiscusso di Boldini.
80 magnifiche opere - tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) - sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso.
L’esposizione presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.
Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.
Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo.
Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.
La mostra Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque, con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti e vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Catalogo edito da Skira.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Corso Vittorio Alfieri, 357


www.museidiasti.com
info@fondazioneastimusei.it  
prenotazioni@fondazioneastimusei.it

ORARI
Martedì – domenica 10.00/19.00

(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì chiuso
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
ANTICIPAZIONI…
 
TEATRO
 
FOCUS
Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale,
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
in collaborazione con Il Mulino di Amleto
FESTEN
IL GIOCO DELLA VERITÀ
 
primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg,
scritto da Mogens Rukov & BO Hr. Hansen
versione italiana e adattamento di
Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi e (in o. a.)
Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti,
Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca
regia Marco Lorenzi
 
SALA UMBERTO
Dal 28 febbraio al 5 marzo 2023


Arriva al suo terzo anno di tournée, suscitando ampia attenzione di pubblico e critica, Festen. Il gioco della verità, primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg, scritto da Mogens Rukov e BO Hr. Hansen e prima opera aderente al manifesto Dogma 95. A firmare la regia è Marco Lorenzi, regista fondatore della compagnia torinese Il Mulino di Amleto, vincitrice Premio della Critica A.N.C.T. 2021, che insieme a Lorenzo De Iacovo ha realizzato la versione italiana e l’adattamento.
Lo spettacolo - inserito dalla rivista Birdmen tra i 10 spettacoli imperdibili nel 2022 - è sostenuto dall’impegno produttivo di TPE - Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, in collaborazione con Il Mulino di Amleto.
Coerente con il percorso artistico de Il Mulino di Amleto e considerato ormai un classico del teatro europeo, Festen vede in scena Danilo NigrelliIrene Ivaldi, Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca.
 
La pièce racconta di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, “i Klingenfeld”, riunita per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che, una volta pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e strappando via maschere. La festa si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, segreti indicibili e relazioni di potere malsane.
L’opera scava all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la relazione con la figura paterna, la verità, il rapporto con il potere e l’autorità imposta. Impossibile non pensare ad Amleto, alla tragedia greca, ma anche all’universo favolistico dei Fratelli Grimm.
La scelta registica di un uso drammaturgico radicale della cinepresa permette di sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà che consegna allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che viene proiettato. Un gigantesco piano-sequenza, girato dagli stessi attori per tutto lo spettacolo e proiettato davanti allo sguardo della platea, amplifica, ironizza, dissacra e approfondisce il senso delle domande di Festen. Qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?
 
Festen è il primo film realizzato da Thomas Vinterberg secondo i dettami del Dogma 95, manifesto che, redatto a Copenhagen nel 1995 dai cineasti danesi Søren Kragh-Jacobsen, Kristian Levring, Lars Von Trier e lo stesso Vinterberg, proclamava un «voto di castità» sulla tecnica cinematografica. Un dettame a cui, sia loro che gli eventuali aderenti al movimento, avrebbero dovuto seguire nel realizzare i loro film. Tutti gli orpelli erano vietati, si proclamava un cinema senza filtri, puro, privo di illusioni e di canoni predefiniti, in cui è «la vita interiore dei personaggi a giustificare la trama».
La semplicità nella realizzazione, l’incredibile mano del grande Vinterberg e il profondo significato politico sociale di critica alla società danese, fanno del film un cult fondamentale, tanto da vincere nel 1998 il Gran Premio della Giuria a Cannes (all’epoca presieduta da Martin Scorsese), numerosi Robert (gli Oscar nordici) e anche alcuni Independent Spirit Awards. Thomas Vinterberg si è aggiudicato nel 2021 il premio Oscar per il miglior film straniero con la pellicola Un altro giro.
 
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
 
-          GLI EVENTI SEGNALATI POTREBBERO SUBIRE VARIAZIONI -
 
Segui sempre gli hashtag
#kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroeventodasogno
per rimanere informato
sugli eventi da sogno della settimana
 
Chiunque vuole segnalarci un'iniziativa può farlo inviando il Comunicato Stampa completo d'immagine ad una delle nostre email kirolandia@gmail.com - info@kirolandia.com